Un impero cinese pronto ad acquistare il Milan

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Dumbaghi

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Ricordi cosa scrissi il giorno delle notizie su Jack Ma a proposito delle fonti? Io sono convintissimo che Jack Ma ci sia dentro.

Perché quelle su Evergrande, o su Li non si sono propagate?

Le cose dovrebbero essere andate più o meno così:

- Repubblica lancia lo scooppone su Jack Ma.
- Il nome tirato in ballo è troppo ghiotto per non informarsi.
- Le piccole testate riprendono la news di Repubblica per fare notizia, nel frattempo le linee telefoniche di repubblica iniziano ad essere infuocate. I colleghi di altri giornali vogliono sapere qualcosa di più per capire se riprendere la news o meno. La risposta di Repubblica sulla soffiata li convince a pubblicare.
- Dopo una giornata di hype, qualcuno chiama le testate all'ordine. Esce il nome di Evergrande, nel frattempo Ma lancia quel post su weibo.

Questa è la mia personale ricostruzione, e sinceramente, credo sia andata proprio così.

Per me Ma non c'entra niente, su questo non sono ottimista
 

goleador 70

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Ricordi cosa scrissi il giorno delle notizie su Jack Ma a proposito delle fonti? Io sono convintissimo che Jack Ma ci sia dentro.

Perché quelle su Evergrande, o su Li non si sono propagate?

Le cose dovrebbero essere andate più o meno così:

- Repubblica lancia lo scooppone su Jack Ma.
- Il nome tirato in ballo è troppo ghiotto per non informarsi.
- Le piccole testate riprendono la news di Repubblica per fare notizia, nel frattempo le linee telefoniche di repubblica iniziano ad essere infuocate. I colleghi di altri giornali vogliono sapere qualcosa di più per capire se riprendere la news o meno. La risposta di Repubblica sulla soffiata li convince a pubblicare.
- Dopo una giornata di hype, qualcuno chiama le testate all'ordine. Esce il nome di Evergrande, nel frattempo Ma lancia quel post su weibo.

Questa è la mia personale ricostruzione, e sinceramente, credo sia andata proprio così.
Che poi dai quella battuta su Milano e su Yao ming era tutto tranne che una smentita
 

Il Re dell'Est

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Il direttore di China-files.com, Gabriele Battaglia, spiega perché Alibaba-Milan avrebbe perfettamente senso. E rivela anche i possibili lati negativi della vicenda. L'articolo è del 28 aprile (due giorni fa) ed è uscito in contemporanea con la chiacchierata che lo stesso Battaglia ha fatto con Campopiano. Eccone un sunto: Battaglia è un milanista old school pertanto farebbe di tutto per togliersi dai piedi l'attuale proprietà/dirigenza. Fino ad ora si tratta soltanto di voci che provengono dall'Italia e che sono state riprese anche da South China Morning Post – di proprietà del Gruppo Alibaba – che riporta, appunto, delle voci. Un segno?
Gli addetti ai lavori che sono stati contattati (giornalisti sportivi, business man nel marketing calcistico), sono molto scettici: i cinesi non buttano soldi. Perché dovrebbero farlo per un buco nero come una squadra italiana? Eppure c'è chi pensa che l'acquisto del Milan da parte di Alibaba avrebbe perfettamente senso. Parliamo di Rowan Simons, 48 enne inglese che vive in Cina da 28 anni ed è stato il primo commentatore straniero per la CCTV, tv di stato cinese. Simons afferma che "Nell'ambiente se ne sente parlare da tempo e anche economicamente sarebbe del tutto coerente. E vi spiego perché. Bisogna considerare diversi aspetti. Primo, il governo vuole che la Cina diventi una superpotenza calcistica. Quindi bisogna investire nel calcio. Secondo, in questo discorso si innestano i grandi gruppi imprenditoriali cinesi in concorrenza tra loro."
Alibaba nasce come sito di e-commerce, ma col tempo ha diversificato i suoi investimenti, tant'è che recentemente ha creato una sua divisione sportiva. Ed è anche proprietario al 50% del Guangzhou. Ma non è tutto: lo scorso settembre è stato creato Alisport, che si propone di intercettare gran parte di quei 5mila miliardi di yuan (680 miliardi di euro) che, secondo stime ufficiali, dovrebbero rappresentare il valore totale del mercato legato allo sport in Cina.
In che modo? Utilizzando l'immensa banca dati sugli utenti dei siti di e-commerce del gruppo per vendere loro eventi sportivi, equipaggiamento e altre merci. In poche parole: facendo diventare i 500 milioni di utenti Alibaba consumatori e praticanti di sport.
In questa diversificazione dei propri investimenti però Alibaba si trova indietro rispetto ad un altro colosso cinese, ossia Dalian Wanda. Quest'ultimo nasce come gruppo immobiliare, poi però è passato allo spettacolo prendendo la statunitense AMC Theaters e infine è entrata a gamba tesa anche nell'e-commerce accordandosi con Baidu e Tencent per una nuova piattaforma di vendite: Ffan.com. Senza parlare dell'acquisto del 20% dell'Atletico Madrid, e di Infront.
Se adesso, quindi, estendiamo il discorso alla disfida imprenditorial-sportiva, secondo Rowan Simons "Wanda possiede già un grande club calcistico, è concessionaria dei diritti tv per la Coppa del Mondo ed è il principale sponsor della Fifa. Stando così le cose, durante i mondiali da qui al 2030, quale sarà il gruppo con la più grande fetta di pubblicità sulla TV cinese?"
Ecco quindi che Alibaba si trova a rincorrere. E l'acquisto del Milan si inserirebbe alla perfezione in questa competizione serrata.
A ciò poi va aggiunto un altro aspetto meno trasparente. L'economia cinese sta rallentando, e le incertezze sul valore dei renminbi ha prodotto la cosiddetta "fuga dei capitali". Per i grandi gruppi, infatti, il miglior modo di esportare valuta dalla Cina è quello di investire in asset all'estero, a prescindere dal fatto che restituiscano o meno dei profitti.
Continua Simons, "in una fase come questa di insicurezza dell'economia, conviene portare i capitali dove c'è certezza del diritto. Ebbene, cosa c'è di meglio, oggi, che investire nel calcio in Europa? Porti i soldi all'estero, li rimetti in circolo, e nello stesso tempo fai contento il governo che vuole trasformare il Paese in una “superpotenza calcistica”, perché il Milan potrebbe significare proprio questo, ossia trasferimento di cultura calcistica in Cina, cioè un contributo alla causa".
Altra osservazione a margine, ma non troppo: "In questi investimenti, i gruppi cinesi dichiarano di solito di avere speso meno di quanto effettivamente spendono. Quindi ognuno tragga le conclusioni che vuole su un accordo che ufficialmente dovrebbe avvenire sulla base di 700 milioni di euro e che magari invece si chiude a un miliardo. Sia per chi compra, sia per chi vende."
Tirando le somme, quindi, Alibaba per il Milan sarebbe certamente bellissimo perché ha tanti soldi da investire e fa capo ad un giovane come Jack Ma che ha 52 anni, visione ed è considerato un guru per molti giovani. Ma Alibaba potrebbe essere negativo per il Milan perché si inserirebbe nella disfida dei gruppi cinesi con, sullo sfondo, le ambizioni del governo di Pechino.
Insomma, il Milan sarebbe inserito in logiche che sfuggono completamente al controllo dei suoi tifosi.
Ma diciamocelo: con Berlusconi c'erano già abituati
.
 
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Splendidi Incisivi

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Il direttore di China-files.com, Gabriele Battaglia, spiega perché Alibaba-Milan avrebbe perfettamente senso. E rivela anche i possibili lati negativi della vicenda. L'articolo è del 28 aprile (due giorni fa) ed è uscito in contemporanea con la chiacchierata che lo stesso Battaglia ha fatto con Campopiano. Eccone un sunto: Battaglia è un milanista old school pertanto farebbe di tutto per togliersi dai piedi l'attuale proprietà/dirigenza. Fino ad ora si tratta soltanto di voci che provengono dall'Italia e che sono state riprese anche da South China Morning Post – di proprietà del Gruppo Alibaba – che riporta, appunto, delle voci. Un segno?
Gli addetti ai lavori che sono stati contattati (giornalisti sportivi, business man nel marketing calcistico, sono molto scettici: i cinesi non buttano soldi. Perché dovrebbero farlo per un buco nero come una squadra italiana? Eppure c'è chi pensa che l'acquisto del Milan da parte di Alibaba avrebbe perfettamente senso. Parliamo di Rowan Simons, 48 enne inglese che vive in Cina da 28 anni ed è stato il primo commentatore straniero per la CCTV, tv di stato cinese. Simons afferma che "Nell'ambiente se ne sente parlare da tempo e anche economicamente sarebbe del tutto coerente. E vi spiego perché. Bisogna considerare diversi aspetti. Primo, il governo vuole che la Cina diventi una superpotenza calcistica. Quindi bisogna investire nel calcio. Secondo, in questo discorso si innestano i grandi gruppi imprenditoriali cinesi in concorrenza tra loro."
Alibaba nasce come sito di e-commerce, ma col tempo ha diversificato i suoi investimenti, tant'è che recentemente ha creato una sua divisione sportiva. Ed è anche proprietario al 50% del Guangzhou. Ma non è tutto: lo scorso settembre è stati creato Alisport, che si propone di intercettare gran parte di quei 5mila miliardi di yuan (680 miliardi di euro) che, secondo stime ufficiali, dovrebbero rappresentare il valore totale del mercato legato allo sport in Cina.
In che modo? Utilizzando l'immensa banca dati sugli utenti dei siti di e-commerce del gruppo per vendere loro eventi sportivi, equipaggiamento e altre merci. In poche parole: facendo diventare i 500 milioni di utenti Alibaba consumatori e praticanti di sport.
In questa diversificazione dei propri investimenti però Alibaba si trova indietro rispetto ad un altro colosso cinese, ossia Dalian Wanda. Quest'ultimo nasce come gruppo immobiliare, poi però è passato allo spettacolo prendendo la statunitense AMC Theaters e infine è entrata a gamba tesa anche nell'e-commerce accordandosi con Baidu e Tencent per una nuova piattaforma di vendite: Ffan.com. Senza parlare dell'acquisto del 20% dell'Atletico Madrid, e di Infront.
Se adesso, quindi, estendiamo il discorso alla disfida imprenditorial-sportiva, secondo Rowan Simons "Wanda possiede già un grande club calcistico, è concessionaria dei diritti tv per la Coppa del Mondo ed è il principale sponsor della Fifa. Stando così le cose, durante i mondiali da qui al 2030, quale sarà il gruppo con la più grande fetta di pubblicità sulla TV cinese?"
Ecco quindi che Alibaba si trova a rincorrere. E l'acquisto del Milan si inserirebbe alla perfezione competizione serrata.
A questo poi va aggiunto un altro aspetto meno trasparente. L'economia cinese sta rallentando, e le incertezze sul valore dei renminbi ha prodotto la cosiddetta "fuga dei capitali". Per i grandi gruppi, infatti, il miglior modo di esportare valuta dalla Cina è quello di investire in asset all'estero, a prescindere dal fatto che restituiscano o meno dei profitti.
Continua Simons, "in una fase come questa di insicurezza dell'economia, conviene portare i capitali dove c'è certezza del diritto. Ebbene, cosa c'è di meglio, oggi, che investire nel calcio in Europa? Porti i soldi all'estero, li rimetti in circolo, e nello stesso tempo fai contento il governo che vuole trasformare il Paese in una “superpotenza calcistica”, perché il Milan potrebbe significare proprio questo, ossia trasferimento di cultura calcistica in Cina, cioè un contributo alla causa".
Altra osservazione a margine, ma non troppo: "In questi investimenti, i gruppi cinesi dichiarano di solito di avere speso meno di quanto effettivamente spendono. Quindi ognuno tragga le conclusioni che vuole su un accordo che ufficialmente dovrebbe avvenire sulla base di 700 milioni di euro e che magari invece si chiude a un miliardo. Sia per chi compra, sia per chi vende."
Tirando le somme, quindi, Alibaba per il Milan sarebbe certamente bellissimo perché ha tanti soldi da investire e fa capo ad un giovane come Jack Ma che ha 52 anni, visione ed è considerato un guru per molti giovani. Ma Alibaba potrebbe essere negativo per il Milan perché si inserirebbe nella disfida dei gruppi cinesi con, sullo sfondo, le ambizioni del governo di Pechino.
Insomma, il Milan sarebbe inserito in logiche che sfuggono completamente al controllo dei suoi tifosi.
Ma diciamocelo: con Berlusconi c'erano già abituati
.
Quoto la chiusa finale: con Berlusconi ci eravamo già abituati. Berlusconi ci ha usato per scopi politici? Alibaba farebbe lo stesso? Poco male, l'importante è che investano e ci facciano vincere altre 5 Champions League.
 
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Il direttore di China-files.com, Gabriele Battaglia, spiega perché Alibaba-Milan avrebbe perfettamente senso. E rivela anche i possibili lati negativi della vicenda. L'articolo è del 28 aprile (due giorni fa) ed è uscito in contemporanea con la chiacchierata che lo stesso Battaglia ha fatto con Campopiano. Eccone un sunto: Battaglia è un milanista old school pertanto farebbe di tutto per togliersi dai piedi l'attuale proprietà/dirigenza. Fino ad ora si tratta soltanto di voci che provengono dall'Italia e che sono state riprese anche da South China Morning Post – di proprietà del Gruppo Alibaba – che riporta, appunto, delle voci. Un segno?
Gli addetti ai lavori che sono stati contattati (giornalisti sportivi, business man nel marketing calcistico, sono molto scettici: i cinesi non buttano soldi. Perché dovrebbero farlo per un buco nero come una squadra italiana? Eppure c'è chi pensa che l'acquisto del Milan da parte di Alibaba avrebbe perfettamente senso. Parliamo di Rowan Simons, 48 enne inglese che vive in Cina da 28 anni ed è stato il primo commentatore straniero per la CCTV, tv di stato cinese. Simons afferma che "Nell'ambiente se ne sente parlare da tempo e anche economicamente sarebbe del tutto coerente. E vi spiego perché. Bisogna considerare diversi aspetti. Primo, il governo vuole che la Cina diventi una superpotenza calcistica. Quindi bisogna investire nel calcio. Secondo, in questo discorso si innestano i grandi gruppi imprenditoriali cinesi in concorrenza tra loro."
Alibaba nasce come sito di e-commerce, ma col tempo ha diversificato i suoi investimenti, tant'è che recentemente ha creato una sua divisione sportiva. Ed è anche proprietario al 50% del Guangzhou. Ma non è tutto: lo scorso settembre è stato creato Alisport, che si propone di intercettare gran parte di quei 5mila miliardi di yuan (680 miliardi di euro) che, secondo stime ufficiali, dovrebbero rappresentare il valore totale del mercato legato allo sport in Cina.
In che modo? Utilizzando l'immensa banca dati sugli utenti dei siti di e-commerce del gruppo per vendere loro eventi sportivi, equipaggiamento e altre merci. In poche parole: facendo diventare i 500 milioni di utenti Alibaba consumatori e praticanti di sport.
In questa diversificazione dei propri investimenti però Alibaba si trova indietro rispetto ad un altro colosso cinese, ossia Dalian Wanda. Quest'ultimo nasce come gruppo immobiliare, poi però è passato allo spettacolo prendendo la statunitense AMC Theaters e infine è entrata a gamba tesa anche nell'e-commerce accordandosi con Baidu e Tencent per una nuova piattaforma di vendite: Ffan.com. Senza parlare dell'acquisto del 20% dell'Atletico Madrid, e di Infront.
Se adesso, quindi, estendiamo il discorso alla disfida imprenditorial-sportiva, secondo Rowan Simons "Wanda possiede già un grande club calcistico, è concessionaria dei diritti tv per la Coppa del Mondo ed è il principale sponsor della Fifa. Stando così le cose, durante i mondiali da qui al 2030, quale sarà il gruppo con la più grande fetta di pubblicità sulla TV cinese?"
Ecco quindi che Alibaba si trova a rincorrere. E l'acquisto del Milan si inserirebbe alla perfezione competizione serrata.
A questo poi va aggiunto un altro aspetto meno trasparente. L'economia cinese sta rallentando, e le incertezze sul valore dei renminbi ha prodotto la cosiddetta "fuga dei capitali". Per i grandi gruppi, infatti, il miglior modo di esportare valuta dalla Cina è quello di investire in asset all'estero, a prescindere dal fatto che restituiscano o meno dei profitti.
Continua Simons, "in una fase come questa di insicurezza dell'economia, conviene portare i capitali dove c'è certezza del diritto. Ebbene, cosa c'è di meglio, oggi, che investire nel calcio in Europa? Porti i soldi all'estero, li rimetti in circolo, e nello stesso tempo fai contento il governo che vuole trasformare il Paese in una “superpotenza calcistica”, perché il Milan potrebbe significare proprio questo, ossia trasferimento di cultura calcistica in Cina, cioè un contributo alla causa".
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Tirando le somme, quindi, Alibaba per il Milan sarebbe certamente bellissimo perché ha tanti soldi da investire e fa capo ad un giovane come Jack Ma che ha 52 anni, visione ed è considerato un guru per molti giovani. Ma Alibaba potrebbe essere negativo per il Milan perché si inserirebbe nella disfida dei gruppi cinesi con, sullo sfondo, le ambizioni del governo di Pechino.
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Ma diciamocelo: con Berlusconi c'erano già abituati
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interessantissimo articolo al quale mi viene da rispondere in modo molto semplice:
fossimo in una posizione tipo la roma degli ultimi anni (un esempio ma potrei farne altri) allora direi attenzione a non finire da male in peggio......ma nella nostra condizione (di risultati,economica,di società ecc) vendere e anche di corsa! i rischi potenziali sono nettamente inferiori ai vantaggi!
 

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Gli addetti ai lavori che sono stati contattati (giornalisti sportivi, business man nel marketing calcistico, sono molto scettici: i cinesi non buttano soldi. Perché dovrebbero farlo per un buco nero come una squadra italiana? Eppure c'è chi pensa che l'acquisto del Milan da parte di Alibaba avrebbe perfettamente senso. Parliamo di Rowan Simons, 48 enne inglese che vive in Cina da 28 anni ed è stato il primo commentatore straniero per la CCTV, tv di stato cinese. Simons afferma che "Nell'ambiente se ne sente parlare da tempo e anche economicamente sarebbe del tutto coerente. E vi spiego perché. Bisogna considerare diversi aspetti. Primo, il governo vuole che la Cina diventi una superpotenza calcistica. Quindi bisogna investire nel calcio. Secondo, in questo discorso si innestano i grandi gruppi imprenditoriali cinesi in concorrenza tra loro."
Alibaba nasce come sito di e-commerce, ma col tempo ha diversificato i suoi investimenti, tant'è che recentemente ha creato una sua divisione sportiva. Ed è anche proprietario al 50% del Guangzhou. Ma non è tutto: lo scorso settembre è stato creato Alisport, che si propone di intercettare gran parte di quei 5mila miliardi di yuan (680 miliardi di euro) che, secondo stime ufficiali, dovrebbero rappresentare il valore totale del mercato legato allo sport in Cina.
In che modo? Utilizzando l'immensa banca dati sugli utenti dei siti di e-commerce del gruppo per vendere loro eventi sportivi, equipaggiamento e altre merci. In poche parole: facendo diventare i 500 milioni di utenti Alibaba consumatori e praticanti di sport.
In questa diversificazione dei propri investimenti però Alibaba si trova indietro rispetto ad un altro colosso cinese, ossia Dalian Wanda. Quest'ultimo nasce come gruppo immobiliare, poi però è passato allo spettacolo prendendo la statunitense AMC Theaters e infine è entrata a gamba tesa anche nell'e-commerce accordandosi con Baidu e Tencent per una nuova piattaforma di vendite: Ffan.com. Senza parlare dell'acquisto del 20% dell'Atletico Madrid, e di Infront.
Se adesso, quindi, estendiamo il discorso alla disfida imprenditorial-sportiva, secondo Rowan Simons "Wanda possiede già un grande club calcistico, è concessionaria dei diritti tv per la Coppa del Mondo ed è il principale sponsor della Fifa. Stando così le cose, durante i mondiali da qui al 2030, quale sarà il gruppo con la più grande fetta di pubblicità sulla TV cinese?"
Ecco quindi che Alibaba si trova a rincorrere. E l'acquisto del Milan si inserirebbe alla perfezione competizione serrata.
A questo poi va aggiunto un altro aspetto meno trasparente. L'economia cinese sta rallentando, e le incertezze sul valore dei renminbi ha prodotto la cosiddetta "fuga dei capitali". Per i grandi gruppi, infatti, il miglior modo di esportare valuta dalla Cina è quello di investire in asset all'estero, a prescindere dal fatto che restituiscano o meno dei profitti.
Continua Simons, "in una fase come questa di insicurezza dell'economia, conviene portare i capitali dove c'è certezza del diritto. Ebbene, cosa c'è di meglio, oggi, che investire nel calcio in Europa? Porti i soldi all'estero, li rimetti in circolo, e nello stesso tempo fai contento il governo che vuole trasformare il Paese in una “superpotenza calcistica”, perché il Milan potrebbe significare proprio questo, ossia trasferimento di cultura calcistica in Cina, cioè un contributo alla causa".
Altra osservazione a margine, ma non troppo: "In questi investimenti, i gruppi cinesi dichiarano di solito di avere speso meno di quanto effettivamente spendono. Quindi ognuno tragga le conclusioni che vuole su un accordo che ufficialmente dovrebbe avvenire sulla base di 700 milioni di euro e che magari invece si chiude a un miliardo. Sia per chi compra, sia per chi vende."
Tirando le somme, quindi, Alibaba per il Milan sarebbe certamente bellissimo perché ha tanti soldi da investire e fa capo ad un giovane come Jack Ma che ha 52 anni, visione ed è considerato un guru per molti giovani. Ma Alibaba potrebbe essere negativo per il Milan perché si inserirebbe nella disfida dei gruppi cinesi con, sullo sfondo, le ambizioni del governo di Pechino.
Insomma, il Milan sarebbe inserito in logiche che sfuggono completamente al controllo dei suoi tifosi.
Ma diciamocelo: con Berlusconi c'erano già abituati
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Non capisco le frasi finali ma ci sta, comunque ripeto: dubito che c'entri Alibaba.
 
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