Milan al bivio: o i giovani, o spendere.

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Tuttosport in edicola: Quello che era preventivabile, si è verificato. Il Milan aveva puntato tutto sulla semifinale Champions: dentro o fuori, con ogni rischio del caso. È uscito il fuori e ora i rossoneri sono all’angolo. Scucito troppo presto lo scudetto dalla maglia, cacciati dalla Coppa Italia dopo aver perso in casa contro un Torino ridotto in dieci, brutalizzati a Riad dall’Inter in Supercoppa italiana e nuovamente messi sotto dai nerazzurri in 180’ di euroderby, ancora una volta senza segnare gol. Quattro obiettivi scivolati via di mano giorno dopo giorno in un 2023 cominciato male e, finora, condotto peggio. Resta un solo salvagente cui aggrapparsi, quello della qualificazione alla prossima Champions League. Quello e solo quello, perché anche una Europa “minore” non sarebbe considerata appagante dall’ambiente: per il palcoscenico su cui esibirsi e per gli introiti decisamente più bassi che garantisce. I rossoneri non sono certo nella posizione migliore. Anzi, oggi sarebbero fuori dai giochi, dopo il contributo di prestazioni spesso ingiustificabili, come l’ultima offerta in casa dello Spezia. Inchiodati a un quinto posto a -4 dalla Lazio, divario importante a tre giornate dalla conclusione e colmabile confidando unicamente nelle disgrazie altrui, sul campo e fuori (con un occhio alla Juventus). Una situazione più da studente che cerca affannosamente di rimediare all’ultimo per evitare materie a settembre che quell’8 indicato da Paolo Maldini come voto in caso di qualificazione Champions.

Al di là di questo, il dt rossonero ha comunque avuto il merito della chiarezza, dopo l’eliminazione dalla coppa. Perché da questa stagione si deve solamente imparare. Come sottolineato in passato, l’impressione è come se lo scudetto (inatteso quanto meritato) avesse portato a una sopravvalutazione della rosa. Una condizione negativa emersa con il rendimento non all’altezza di molti protagonisti della passata stagione, su cui si è innestato un mercato deludente. Rispetto ai vicini di casa interisti, il Milan ha privilegiato gli investimenti giovani ai parametri zero di esperienza. Ha pagato quest’ultima e, anche se Maldini rimarca come sia stata la direttiva societaria da seguire, sorge comunque il dubbio che sui giocatori a costo cartellino zero si sarebbe comunque potuto operare una scelta diversa (vedi il deludentissimo Origi). Il Milan, almeno, ha dalla sua il merito di aver assunto una posizione chiara sui traguardi industriali. Puntare sui giovani per costruire il futuro e rendere solidi i bilanci, una posizione che può portare a delusioni nell’immediato, avendo però bene in mente l’obiettivo di costruire qualcosa che regga nel tempo. Basta che si abbia però la forza di sostenere tale progetto che, seguendo un ragionamento logico, non dovrebbe essere messo in discussione da una mancata qualificazione all’Europa: a chi lavora in tale ottica deve essere concesso il beneficio di poter sbagliare. A meno che, come richiesto da Maldini, non venga concessa la forza di investimenti in grado di rendere il Milan competitivo e stabile ad alto livello.
 
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Tuttosport in edicola: Quello che era preventivabile, si è verificato. Il Milan aveva puntato tutto sulla semifinale Champions: dentro o fuori, con ogni rischio del caso. È uscito il fuori e ora i rossoneri sono all’angolo. Scucito troppo presto lo scudetto dalla maglia, cacciati dalla Coppa Italia dopo aver perso in casa contro un Torino ridotto in dieci, brutalizzati a Riad dall’Inter in Supercoppa italiana e nuovamente messi sotto dai nerazzurri in 180’ di euroderby, ancora una volta senza segnare gol. Quattro obiettivi scivolati via di mano giorno dopo giorno in un 2023 cominciato male e, finora, condotto peggio. Resta un solo salvagente cui aggrapparsi, quello della qualificazione alla prossima Champions League. Quello e solo quello, perché anche una Europa “minore” non sarebbe considerata appagante dall’ambiente: per il palcoscenico su cui esibirsi e per gli introiti decisamente più bassi che garantisce. I rossoneri non sono certo nella posizione migliore. Anzi, oggi sarebbero fuori dai giochi, dopo il contributo di prestazioni spesso ingiustificabili, come l’ultima offerta in casa dello Spezia. Inchiodati a un quinto posto a -4 dalla Lazio, divario importante a tre giornate dalla conclusione e colmabile confidando unicamente nelle disgrazie altrui, sul campo e fuori (con un occhio alla Juventus). Una situazione più da studente che cerca affannosamente di rimediare all’ultimo per evitare materie a settembre che quell’8 indicato da Paolo Maldini come voto in caso di qualificazione Champions.

Al di là di questo, il dt rossonero ha comunque avuto il merito della chiarezza, dopo l’eliminazione dalla coppa. Perché da questa stagione si deve solamente imparare. Come sottolineato in passato, l’impressione è come se lo scudetto (inatteso quanto meritato) avesse portato a una sopravvalutazione della rosa. Una condizione negativa emersa con il rendimento non all’altezza di molti protagonisti della passata stagione, su cui si è innestato un mercato deludente. Rispetto ai vicini di casa interisti, il Milan ha privilegiato gli investimenti giovani ai parametri zero di esperienza. Ha pagato quest’ultima e, anche se Maldini rimarca come sia stata la direttiva societaria da seguire, sorge comunque il dubbio che sui giocatori a costo cartellino zero si sarebbe comunque potuto operare una scelta diversa (vedi il deludentissimo Origi). Il Milan, almeno, ha dalla sua il merito di aver assunto una posizione chiara sui traguardi industriali. Puntare sui giovani per costruire il futuro e rendere solidi i bilanci, una posizione che può portare a delusioni nell’immediato, avendo però bene in mente l’obiettivo di costruire qualcosa che regga nel tempo. Basta che si abbia però la forza di sostenere tale progetto che, seguendo un ragionamento logico, non dovrebbe essere messo in discussione da una mancata qualificazione all’Europa: a chi lavora in tale ottica deve essere concesso il beneficio di poter sbagliare. A meno che, come richiesto da Maldini, non venga concessa la forza di investimenti in grado di rendere il Milan competitivo e stabile ad alto livello.
Veramente abbiamo sbagliato le valutazioni sui giovani, sugli affermati, sui parametri zero e pure sui vecchi.
E c'è pure qualcuno che si è involuto o fermato del tutto.

Per questo dico che vanno fatte valutazioni approfondite.

Ma non facciamo prima a dire chi quest'anno ha tirato la carretta??
Saranno in 8, non di più.
Tonali forse l'unico che per continuità merita un 8.
Non per qualità, per la qualità nemmeno lui lo vedo migliorato.

Il problema è tecnico ragazzi!!

Dal mercato :
-cdk zero;
-adli zero;
-origi zero;
-dest zero e poi fatto fuori;
-vranckx zero;
-thiaw ci ha dato una mano
-Pobega inespresso;

Tra i vecchi :
-ibra da ospizio;
-rebic sparito;
-messias insufficiente;
-kalulu regredito;
-tomori regredito;
-ballo inutile;
-florenzi bollito;
-gabbia accantonato;
-saele il solito;
-Kjaer scoppiato;
-calabria limiti di sempre;


Quelli che non ho citato sono quelli che hanno tirato la baracca o almeno ci hanno provato.
Mike, theo, krunic, tonali, giroud , leao, diaz, bennacer.

A me pare una crisi profonda e preoccupante.
Ne facciamo fuori 15???
 

jumpy65

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Spendere ma per i giovani, poi bisogna capire cosa voglia dire spendere. Pagare tanto un cartellino è una follia a prescindere e non garantisce niente, bisogna trovare i giocatori giusti. Qualche errore si farà ma piu fai operazioni a caso più rischi di fare errori. L'anno scorso ci è andata bene con thiaw male con dest e valuterei Vranckx. Operazioni concettualmente giuste erano origi e cdk ma hanno deluso. Hanno deluso anche pobega e adli già nostri. Col senno di poi un disastro e sarebbe stato anche peggio con sanchez ma a priori non era tutto sbagliato anzi la linea da seguire a mio avviso è quella.
Ti può andare benissimo come al napoli che ha azzeccato tutto o male come a noi o anche alla juve col calvario di pogba
 

luigi61

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Prima o poi i nodi vengono al pettine....non aver voluto investire nel rinforzare la rosa in maniera adeguata, lasciar andare via con noncuranza Kessie elemento fondamentale dello scacchiere, aver voluto imbizzarrirsi su una scommessa folle da 30 mln(buttati nel cesso) per cdk invece di puntare su dybala aver ingaggiato un centravanti macchietta e continuare a contrattualizzare un mental coach in pensione prendere gente ridicola dest adlii etcetc sono errori gravissimi di cui si paghera dazio x anni ; di chi sono le responsabilità lo capisce anche un bimbo in fasce; il rimedio ci sarebbe perché su quelli che hanno tirato la carretta si potrebbe ricostituire un nucleo dal quale ripartire ma servono:
1 proprietà seria e non certo stile jerycalacardinale fenomeno da circo di sole chiacchiere , parafulmine prestanome
2 dirigenza competente quale non si è mostrata quella attuale
2 fattori ad oggi irrealizzabili soprattutto il primo per cui per al povero tifoso rossonero non rimane che ricordare i bei tempi passati quando c'era un club vincente che si chiamava AC MILAN..purtroppo quello odierno è un circo itinerante che offre solo spettacoli indecenti
 
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Al di là di questo, il dt rossonero ha comunque avuto il merito della chiarezza, dopo l’eliminazione dalla coppa. Perché da questa stagione si deve solamente imparare. Come sottolineato in passato, l’impressione è come se lo scudetto (inatteso quanto meritato) avesse portato a una sopravvalutazione della rosa. Una condizione negativa emersa con il rendimento non all’altezza di molti protagonisti della passata stagione, su cui si è innestato un mercato deludente. Rispetto ai vicini di casa interisti, il Milan ha privilegiato gli investimenti giovani ai parametri zero di esperienza. Ha pagato quest’ultima e, anche se Maldini rimarca come sia stata la direttiva societaria da seguire, sorge comunque il dubbio che sui giocatori a costo cartellino zero si sarebbe comunque potuto operare una scelta diversa (vedi il deludentissimo Origi). Il Milan, almeno, ha dalla sua il merito di aver assunto una posizione chiara sui traguardi industriali. Puntare sui giovani per costruire il futuro e rendere solidi i bilanci, una posizione che può portare a delusioni nell’immediato, avendo però bene in mente l’obiettivo di costruire qualcosa che regga nel tempo. Basta che si abbia però la forza di sostenere tale progetto che, seguendo un ragionamento logico, non dovrebbe essere messo in discussione da una mancata qualificazione all’Europa: a chi lavora in tale ottica deve essere concesso il beneficio di poter sbagliare. A meno che, come richiesto da Maldini, non venga concessa la forza di investimenti in grado di rendere il Milan competitivo e stabile ad alto livello.
Non esiste nessun bivio,esistono solo giocatori forti e scarsi e noi non abbiamo chi sappia prendere quelli forti,anzi,se gliene capita qualcuno a tiro lo lascia di proposito(vedi Dybala),quindi direi che finché determinati personaggi sono al Milan a maneggiare soldi per il mercato siamo belli che condannati.
 

luigi61

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Non esiste nessun bivio,esistono solo giocatori forti e scarsi e noi non abbiamo chi sappia prendere quelli forti,anzi,se gliene capita qualcuno a tiro lo lascia di proposito(vedi Dybala),quindi direi che finché determinati personaggi sono al Milan a maneggiare soldi per il mercato siamo belli che condannati.
proprio così
la dirigenza va di pari passo con una proprietà farlocca da circo equestre , un'accoppiata vincente per gli altri...finché entrambi i fattori non cambieranno è bene mettersi l'animo in pace come andiamo scrivendo da parecchio tempo a futura memoria degli aziendalisti che vedo un po spariti negli ultimi tempi....
 

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Tuttosport in edicola: Quello che era preventivabile, si è verificato. Il Milan aveva puntato tutto sulla semifinale Champions: dentro o fuori, con ogni rischio del caso. È uscito il fuori e ora i rossoneri sono all’angolo. Scucito troppo presto lo scudetto dalla maglia, cacciati dalla Coppa Italia dopo aver perso in casa contro un Torino ridotto in dieci, brutalizzati a Riad dall’Inter in Supercoppa italiana e nuovamente messi sotto dai nerazzurri in 180’ di euroderby, ancora una volta senza segnare gol. Quattro obiettivi scivolati via di mano giorno dopo giorno in un 2023 cominciato male e, finora, condotto peggio. Resta un solo salvagente cui aggrapparsi, quello della qualificazione alla prossima Champions League. Quello e solo quello, perché anche una Europa “minore” non sarebbe considerata appagante dall’ambiente: per il palcoscenico su cui esibirsi e per gli introiti decisamente più bassi che garantisce. I rossoneri non sono certo nella posizione migliore. Anzi, oggi sarebbero fuori dai giochi, dopo il contributo di prestazioni spesso ingiustificabili, come l’ultima offerta in casa dello Spezia. Inchiodati a un quinto posto a -4 dalla Lazio, divario importante a tre giornate dalla conclusione e colmabile confidando unicamente nelle disgrazie altrui, sul campo e fuori (con un occhio alla Juventus). Una situazione più da studente che cerca affannosamente di rimediare all’ultimo per evitare materie a settembre che quell’8 indicato da Paolo Maldini come voto in caso di qualificazione Champions.

Al di là di questo, il dt rossonero ha comunque avuto il merito della chiarezza, dopo l’eliminazione dalla coppa. Perché da questa stagione si deve solamente imparare. Come sottolineato in passato, l’impressione è come se lo scudetto (inatteso quanto meritato) avesse portato a una sopravvalutazione della rosa. Una condizione negativa emersa con il rendimento non all’altezza di molti protagonisti della passata stagione, su cui si è innestato un mercato deludente. Rispetto ai vicini di casa interisti, il Milan ha privilegiato gli investimenti giovani ai parametri zero di esperienza. Ha pagato quest’ultima e, anche se Maldini rimarca come sia stata la direttiva societaria da seguire, sorge comunque il dubbio che sui giocatori a costo cartellino zero si sarebbe comunque potuto operare una scelta diversa (vedi il deludentissimo Origi). Il Milan, almeno, ha dalla sua il merito di aver assunto una posizione chiara sui traguardi industriali. Puntare sui giovani per costruire il futuro e rendere solidi i bilanci, una posizione che può portare a delusioni nell’immediato, avendo però bene in mente l’obiettivo di costruire qualcosa che regga nel tempo. Basta che si abbia però la forza di sostenere tale progetto che, seguendo un ragionamento logico, non dovrebbe essere messo in discussione da una mancata qualificazione all’Europa: a chi lavora in tale ottica deve essere concesso il beneficio di poter sbagliare. A meno che, come richiesto da Maldini, non venga concessa la forza di investimenti in grado di rendere il Milan competitivo e stabile ad alto livello.
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