Repubblica è lieta di intervistare un trafficante di essere umani dalla Tunisia.
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Sono originario delle isole Kerkennah
Ho iniziato dal basso, cinque anni fa.
Partecipavo all’organizzazione dei viaggi, ma non sono stato mai scafista.
I clienti erano contenti, mi sono fatto un nome e poi un gruzzolo.
Ho iniziato a investire nelle trasferte
Una società in regola in un altro settore per lavare il denaro sporco e giustificare il mio tenore di vita
Ci sono coordinatori a diversi livelli.
C’è chi raccoglie i clienti, chi si procura le barche, chi rimedia i motori.
Fino a chi guida la barca e diventa scafista
Fra loro non si conoscono.
Solo io conosco tutti.
Uso il cellulare per dare ordini e istruzioni.
E barche di legno per passare sul Mediterraneo perché quelli metallici sono troppo pericolosi.
Viaggiano donne con neonati o famiglie intere.
Non voglio macchiarmi le mani del loro sangue.
E poi un naufragio è un grosso rischio anche per me
Grazie a Dio non ho mai avuto un naufragio
Anche chi viaggia si assume rischi e responsabilità
Se i viaggi si sono ridotti, è solo perché il tempo è strano quest’anno.
Soffia un vento forte. È il cambiamento climatico.
Non fatevi illusioni.
Gli accordi che Giorgia Meloni e l’Ue negoziano con la Tunisia non serviranno.
Neppure il profeta in persona potrebbe bloccare l’harka
Non finirà perché in Tunisia la gente è come strozzata: impedirgli di partire significherebbe ucciderli subito. Ormai qui siamo a un punto di non ritorno.
Ad agosto ho già trenta viaggi completi e pronti a partire.
La Meloni si deve rassegnare.
Dipende sempre dal servizio fornito
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Sono 2500-3000 dinari (740-880 euro) su una barca di legno con più di cinquanta persone a bordo.
Chi, invece, ne pagherà 7000-8000 andrà nella stessa imbarcazione, ma solo con una trentina di migranti e due motori invece di uno, nel caso il primo faccia cilecca
Se qualcuno non ha i soldi, può partire gratis ma deve procurarci almeno cinque clienti.
E poi, se in navigazione ci saranno problemi, dovrà essere il primo a saltare in mare
P
er ogni viaggio l’organizzazione investe 240 mila dinari, compreso l’acquisto della barca.
Ne incassa 450 mila.
Io ne trattengo il 20% (oltre 12mila euro).
Il resto lo divido tra i coordinatori, in genere sono cinque quelli coinvolti.
Quando bisogna trovare i capitali per organizzare i viaggi mi rivolgo a uomini d’affari e liberi professionisti.
Ci sono sempre più controlli della polizia e i pescatori hanno paura, possono essere incriminati.
Allora, facciamo costruire barche di legno qui nella zona di Sfax, in appena 5-6 giorni. I componenti sono già pronti, vanno solo assemblati.
Ma è caro
Faccio tutto questo perchè mi sono dato un obiettivo.
Una cifra ben precisa per realizzare un progetto personale e lecito»