Furlani:"Redbird vuole vincere. Stadio? No pronostici".

gabri65

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Ancora il loquacissimo Furlani, dopo le parole di ieri, ospiti di un altro evento.

Le solite dichiarazioni sui soliti temi, riportate da TMW:

"Il nostro è un progetto si basa sul successo sportivo. Sono convinto che debba essere così, nel medio periodo gli interessi del tifoso e dell’azionista sono gli stessi. Il successo sportivo crea un successo finanziario. E’ strano dirlo e ripeterlo. Ma le risorse che vengono create dal business vengono reinvestite nel prodotto calcio per avere più successo”.

"Il decreto crescita? Noi ci troviamo come calcio italiano in una situazione in cui abbiamo tante forze contro di noi. Impossibilità di fare stadi è una, la pirateria è un’altra. Poi ci sono cose più piccole che rendono il calcio italiano meno competitivo rispetto agli altri top campionati. Il Decreto Crescita è unica leva per rendere competitivo il campionato rispetto ad altri. Il calcio non è un giocattolo. E’ un’industria che attrae capitali stranieri, grazie al Decreto Crescita le squadre italiane sono tornate ad attrarre talenti che prima non riuscivamo a permetterci e grazie a questi abbiamo avuto successo in Europa. Quindi a me sembra un totale controsenso andare a cambiare una norma che è quella che ci permette di andare verso la strada giusta e che insita nella parola ha 'crescita'. Mi sembra una pazzia. Tristemente non abbiamo fatto i Mondiali nel 2018 e nel 2022. Ma mi sembra difficile dire che la Nazionale non vada a bene a causa del Decreto Crescita. Se guardiamo le giovanili poi le nazionali hanno fatto benissimo. Se c’è una preoccupazione, come ho sentito, che il Decreto Crescita impatti i vivai, allora dico di sederci attorno a un tavolo e parliamone. Cerchiamo di affrontare questo problema. Noi come Milan siamo disposti a impegnarci nello sviluppo dei nostri calciatori. Tagliare il Decreto Crescita però vuol dire ridurre le risorse che sarebbero tolte anche dai settori giovanili.

"l'Arabia Saudita? Da economista dico che non può non essere una cosa buona. Il suo ingresso è un’opportunità per tutti”

Lo stadio? Preferisco non fare pronostici, fare progetti stadi in Italia non è facile. San Siro 2 è abbandonato, ora puntiamo su San Donato".

Quello del Milan è un percorso continuo di crescita, vogliamo implementare il business. Odio fare pronostici prima delle partite, figuriamoci a tre anni. Spererei di aver avanzato di più il progetto stadio”.

"Più facile vincere lo Scudetto o arrivare al pareggio di bilancio? Son tutte e due difficili. Ma se vinci lo scudetto più facile pareggiare il bilancio”.

"Se sul campo siamo rivali, con gli altri 19 club di Serie A dobbiamo lavorare insieme e far crescere il prodotto calcio. Due grandi sfide di sistema: lotta alla pirateria che è un dramma per il calcio italiano e gli stadi. Noi ci stiamo impegnando sul nostro progetto stadio, ma sono felice che anche altre squadre stiano intraprendendo altri progetti”.

"I diritti tv? Arrivare al canale della Serie A con ricavi maggiori è un’idea innovativa, interessante, ma non è senza rischi. Non c’è una prova che io conosca in giro in Europa che dimostri che sia la strada giusta, ma secondo me non è stata fatta nemmeno abbastanza analisi per capirlo. E’ chiaro che è un concetto interessante. Come Serie A abbiamo deciso che non eravamo pronti e di andare dunque con la forma tradizionale. Canale di Lega il passo successivo? Il contratto che abbiamo sarà per le prossime cinque stagioni, chissà come cambierà il calcio”.

Il peso che dò a queste parole è pari pari a quelle di un indaista.
 

Zenos

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Ancora il loquacissimo Furlani, dopo le parole di ieri, ospiti di un altro evento.

Le solite dichiarazioni sui soliti temi, riportate da TMW:

"Il nostro è un progetto si basa sul successo sportivo. Sono convinto che debba essere così, nel medio periodo gli interessi del tifoso e dell’azionista sono gli stessi. Il successo sportivo crea un successo finanziario. E’ strano dirlo e ripeterlo. Ma le risorse che vengono create dal business vengono reinvestite nel prodotto calcio per avere più successo”.

"Il decreto crescita? Noi ci troviamo come calcio italiano in una situazione in cui abbiamo tante forze contro di noi. Impossibilità di fare stadi è una, la pirateria è un’altra. Poi ci sono cose più piccole che rendono il calcio italiano meno competitivo rispetto agli altri top campionati. Il Decreto Crescita è unica leva per rendere competitivo il campionato rispetto ad altri. Il calcio non è un giocattolo. E’ un’industria che attrae capitali stranieri, grazie al Decreto Crescita le squadre italiane sono tornate ad attrarre talenti che prima non riuscivamo a permetterci e grazie a questi abbiamo avuto successo in Europa. Quindi a me sembra un totale controsenso andare a cambiare una norma che è quella che ci permette di andare verso la strada giusta e che insita nella parola ha 'crescita'. Mi sembra una pazzia. Tristemente non abbiamo fatto i Mondiali nel 2018 e nel 2022. Ma mi sembra difficile dire che la Nazionale non vada a bene a causa del Decreto Crescita. Se guardiamo le giovanili poi le nazionali hanno fatto benissimo. Se c’è una preoccupazione, come ho sentito, che il Decreto Crescita impatti i vivai, allora dico di sederci attorno a un tavolo e parliamone. Cerchiamo di affrontare questo problema. Noi come Milan siamo disposti a impegnarci nello sviluppo dei nostri calciatori. Tagliare il Decreto Crescita però vuol dire ridurre le risorse che sarebbero tolte anche dai settori giovanili.

"l'Arabia Saudita? Da economista dico che non può non essere una cosa buona. Il suo ingresso è un’opportunità per tutti”

Lo stadio? Preferisco non fare pronostici, fare progetti stadi in Italia non è facile. San Siro 2 è abbandonato, ora puntiamo su San Donato".

Quello del Milan è un percorso continuo di crescita, vogliamo implementare il business. Odio fare pronostici prima delle partite, figuriamoci a tre anni. Spererei di aver avanzato di più il progetto stadio”.

"Più facile vincere lo Scudetto o arrivare al pareggio di bilancio? Son tutte e due difficili. Ma se vinci lo scudetto più facile pareggiare il bilancio”.

"Se sul campo siamo rivali, con gli altri 19 club di Serie A dobbiamo lavorare insieme e far crescere il prodotto calcio. Due grandi sfide di sistema: lotta alla pirateria che è un dramma per il calcio italiano e gli stadi. Noi ci stiamo impegnando sul nostro progetto stadio, ma sono felice che anche altre squadre stiano intraprendendo altri progetti”.

"I diritti tv? Arrivare al canale della Serie A con ricavi maggiori è un’idea innovativa, interessante, ma non è senza rischi. Non c’è una prova che io conosca in giro in Europa che dimostri che sia la strada giusta, ma secondo me non è stata fatta nemmeno abbastanza analisi per capirlo. E’ chiaro che è un concetto interessante. Come Serie A abbiamo deciso che non eravamo pronti e di andare dunque con la forma tradizionale. Canale di Lega il passo successivo? Il contratto che abbiamo sarà per le prossime cinque stagioni, chissà come cambierà il calcio”.
Se avesse voluto vincere Pioliisonifair era sfancul già dopo il derby.
 

Franco

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Cambiategli il disco. Ormai fa un'intervista al giorno e ripete sempre la stessa cosa. Più prevedibile di un cinepanettone di De Sica.
 

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Ancora il loquacissimo Furlani, dopo le parole di ieri, ospiti di un altro evento.

Le solite dichiarazioni sui soliti temi, riportate da TMW:

"Il nostro è un progetto si basa sul successo sportivo. Sono convinto che debba essere così, nel medio periodo gli interessi del tifoso e dell’azionista sono gli stessi. Il successo sportivo crea un successo finanziario. E’ strano dirlo e ripeterlo. Ma le risorse che vengono create dal business vengono reinvestite nel prodotto calcio per avere più successo”.

"Il decreto crescita? Noi ci troviamo come calcio italiano in una situazione in cui abbiamo tante forze contro di noi. Impossibilità di fare stadi è una, la pirateria è un’altra. Poi ci sono cose più piccole che rendono il calcio italiano meno competitivo rispetto agli altri top campionati. Il Decreto Crescita è unica leva per rendere competitivo il campionato rispetto ad altri. Il calcio non è un giocattolo. E’ un’industria che attrae capitali stranieri, grazie al Decreto Crescita le squadre italiane sono tornate ad attrarre talenti che prima non riuscivamo a permetterci e grazie a questi abbiamo avuto successo in Europa. Quindi a me sembra un totale controsenso andare a cambiare una norma che è quella che ci permette di andare verso la strada giusta e che insita nella parola ha 'crescita'. Mi sembra una pazzia. Tristemente non abbiamo fatto i Mondiali nel 2018 e nel 2022. Ma mi sembra difficile dire che la Nazionale non vada a bene a causa del Decreto Crescita. Se guardiamo le giovanili poi le nazionali hanno fatto benissimo. Se c’è una preoccupazione, come ho sentito, che il Decreto Crescita impatti i vivai, allora dico di sederci attorno a un tavolo e parliamone. Cerchiamo di affrontare questo problema. Noi come Milan siamo disposti a impegnarci nello sviluppo dei nostri calciatori. Tagliare il Decreto Crescita però vuol dire ridurre le risorse che sarebbero tolte anche dai settori giovanili.

"l'Arabia Saudita? Da economista dico che non può non essere una cosa buona. Il suo ingresso è un’opportunità per tutti”

Lo stadio? Preferisco non fare pronostici, fare progetti stadi in Italia non è facile. San Siro 2 è abbandonato, ora puntiamo su San Donato".

Quello del Milan è un percorso continuo di crescita, vogliamo implementare il business. Odio fare pronostici prima delle partite, figuriamoci a tre anni. Spererei di aver avanzato di più il progetto stadio”.

"Più facile vincere lo Scudetto o arrivare al pareggio di bilancio? Son tutte e due difficili. Ma se vinci lo scudetto più facile pareggiare il bilancio”.

"Se sul campo siamo rivali, con gli altri 19 club di Serie A dobbiamo lavorare insieme e far crescere il prodotto calcio. Due grandi sfide di sistema: lotta alla pirateria che è un dramma per il calcio italiano e gli stadi. Noi ci stiamo impegnando sul nostro progetto stadio, ma sono felice che anche altre squadre stiano intraprendendo altri progetti”.

"I diritti tv? Arrivare al canale della Serie A con ricavi maggiori è un’idea innovativa, interessante, ma non è senza rischi. Non c’è una prova che io conosca in giro in Europa che dimostri che sia la strada giusta, ma secondo me non è stata fatta nemmeno abbastanza analisi per capirlo. E’ chiaro che è un concetto interessante. Come Serie A abbiamo deciso che non eravamo pronti e di andare dunque con la forma tradizionale. Canale di Lega il passo successivo? Il contratto che abbiamo sarà per le prossime cinque stagioni, chissà come cambierà il calcio”.
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