concordo in pieno, credo sia uno dei vari motivi per cui nella parte vincente dell'era Berlusconi eravamo più forti dell'Inter.
Chi gioca in patria è legato a doppio filo alla squadra, per tanti motivi: vive maggiormente la questione tifo, gioca nella nazione/regione/città in cui vive e in cui potrebbe rimanere a vivere, ha un rapporto iniziale con lo staff più diretto ecc, ecc.
In un buon gruppo di connazionali è anche più facile inserire e integrare stranieri, che vengono "trascinati" dal resto del gruppo, mentre in una babele il Rejinders di turno (nome preso a caso tra i nuovi arrivati, e solo per fare un esempio, nulla contro di lui) può pensare: "ma a me cosa cambia se vinco o perdo il Derby o se quest'anno il Milan va male? al limite a fine anno me ne vado a giocare da un'altra parte, magari in un'altra nazione".
tutto ciò deriva da quel dannato decreto crescita che nel calcio fa solo danni.
Ci si riempie di stranieri, convinti di pagarli meno, o di potersi così permettere giocatori più forti a pari ingaggio, per poi ritrovarsi a:
- diventare matti per farli rinnovare
- renderli invendibili se non in campionati super-top (perchè lo stipendio lordo per chi compra è più pesante)
- come già detto ad avere giocatori disaffezionati