[Storia] Il Saint-Etienne '70 - Parte I

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È il 12 maggio 1976 all'Hampden Park di Glasgow mentre Bayern Monaco e Saint-Etienne si contendono la Coppa dei Campioni, del Bayern Monaco ne abbiamo già parlato, adesso tocca al Saint-Etienne ma per farlo dobbiamo fare un deciso passo indietro, ameno a dieci anni prima, almeno all'estate del 1967.
C'è un uomo, Roger Rocher, presidente del Saint-Etienne già dal 1961, che non molto diverso dal collega tedesco Wilhelm Neudecker, è deciso a portare la sua squadra ai vertici del calcio francese e se possibile anche del calcio europeo.


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Per fare ciò ha deciso di chiamare sulla panchina de Le Verts, i verdi, Albert Batteux, l'uomo che sulla panchina dello Stade Reims riuscì a raggiungere per due volte la finale di Coppa dei Campioni dovendo però chinare il capo agli extraterresti del Real Madrid, agli alieni Puskas, Di Stefano, Gento e Raymond Kopaszewski, lo stesso "Kopa" che aveva avuto dalla sua parte, nello Stade Reims, durante la prima finale contro il Real Madrid, quella del '56; lo stesso Kopa che aveva lanciato nell'estate del '58 con la nazionale francese e che in quella stessa estate passò tra le fila spagnole, ma questa è un'altra storia.
Insomma, Rocher aveva bisogna di uno dei protagonisti dell'unica importante stagione calcistica francese, quella degli anni '50 che vide lo Stade Reims raggiungere due volte la finale di Coppa dei Campioni e la Francia raggiungere il terzo posto nei Mondiali del '58. Buoni piazzamenti ma niente di più per il calcio francese che almeno fino agli anni '70 guardò questo sport con un che di snobismo, infatti in Francia gli sport più popolari all'epoca erano il rugby con il suo Sei Nazioni e il tennis che tra i suoi tornei più importanti annoverava proprio uno francese, il Roland Garros. Il calcio fu sempre lo sport dei poveri, se mi passate l'espressione, ma Rocher ambisce a qualcosa di importante e chiama sulla sua panchina Albert Batteuax.
Batteaux eredita una buona squadra, nel Saint Etienne ci sono infatti il portiere Carnus,il difensore Bosquier, i due centrocampisti Aimè Jacquet, lo stesso Jacquet che guiderà la nazionale francese nei mondiali del '98, e Robert Herbin, lo stesso Herbin che succederà proprio a Batteaux, infine, in attacco, il bomber Hervè Revelli. Batteaux si fa comprare, poi, Salif Keita che segnerà la bellezza di 125 goal fino al 1972. Che in Francia il calcio non fosse all'ordine del giorno s'era capito, infatti come si lasciarono prendere dall'entusiasmo per Ben Barek, la "perla nera" che incrociò la strada di Helenio Herrera, così si lasciarono andare a facili entusiasmi anche con Salif Keita, infatti i compagni di squadra lo reputarono il più forte calciatore mai visto e Battaux sostenne che avrebbe oscurato Pelé se fosse nato in Brasile, ma andiamo avanti...
Il Saint-Etienne vince tre campionati di fila, dal 1967 al 1970, due Coppe di Francia('68 e '70) e nello stesso triennio in cui conquista i campionati francesi partecipa anche alle tre edizioni della Coppa dei Campioni, più quella del '71, dove però non riesce mai ad andare oltre gli ottavi di finale; intanto Batteux entra in conflitto con la società e il ricco Marsiglia porta via sia Carnus, che Bosquier e Keita.
Rocher decide di cambiare e affida la panchina ad un centrocampista della sua squadra, Robert Herbin, all'epoca 33enne.


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Herbin è stato un giocatore assai polivalente, centrocampista capace di giocare anche in attacco, dove durante una stagione mise a segno 25 goal, e in difesa dove s'improvviserà durante uno dei campionati vinti da allenatore . Herbin è un giocatore molto intelligente, doti che apprezza molto mister Batteux e da grande mente calcistica qual è capisce subito che deve impostare la sua squadra sul collettivo, sulla coesione tra i reparti, sul gioco di squadra, lui che ha avuto una visione del campo a 360°.
Il calcio olandese, il calcio di Ernst Happel, che pratica l'Ajax di Cruijff affascina il mondo intero, affascinerà Arrigo Sacchi e affascina Robert Herbin che cerca di proporre lo stesso tipo di gioco nel suo Saint-Etienne adottando il tipico 4-3-3 happeliano. La prima stagione alla guida dei verdi non è negativa, tuttavia c'è troppa alternanza di risultati, la squadra infatti viaggerà sempre tra la quarta e la sesta posizione in campionato salvo poi trovare intorno alla metà della stagione la quadratura definitiva che l'avrebbe portata di lì a poco al salto di qualità.
Herbin infatti passa dal 4-3-3 happeliano al 4-4-2 utilizzando ancora la difesa a zono e il fuorigioco happeliani ma introducendo nel nuovo modulo un concetto altrettanto nuovo, cioè la cosiddetta squadra corta.
Herbin esigeva che la sua squadra giocasse nel giro di 30 metri e si muovesse a fisarmonica, avanti e indietro, compatta, ecco quindi che anche lui, come Happel, fu cultore della preparazione atletica.
Questo tipo di gioco presupponeva, infatti, grande atletismo da parte della squadra di Herbin, atletismo applicato in maniera rivoluzionaria soltanto sui 30 metri.
Herbin trova la quadratura del cerchio e si avvia verso la qualificazione in Coppa Uefa però un passo falso nella trasferta di Angers relegherà definitivamente la squadra francese al quarto posto con appuntamento alla stagione successiva.
Il grande Saint-Etienne però è nato e dalla stagione successiva, la stagione 1973-74, il Saint-Etienne torna alla vittoria dell'allora Division 1 che vincerà per tre anni consecutivi, fino alla stagione 1975-76.
Dopo il primo campionato conquistato il Saint-Etienne si qualifica per la Coppa dei Campioni 1974-75 e così la squadra di Rocher tenta di nuovo l'assalto all'Europa ripetutamente fallito sotto la guida di Batteux.
Il Saint-Etienne trova nel primo turno lo Sporting Lisbona della scarpa d'oro Héctor Yazalde che liquida con un facile 2-0 ed 1-1, quindi approda agli ottavi, traguardo che mai la squadra francese riuscì a superare se non sotto la guida di Herbin. Anche questa volta infatti sembra che la squadra francese debba fare le valigie soltanto al secondo turno, di fatto nell'andata a Spalato, contro l'Hajduk, il Saint-Etienne perde col passivo di addirittura 4 reti ad 1. È qui che Herbin va oltre, è qui che succede il miracolo.
Poco dopo la mezz'ora della partita di ritorno, il capitano Jean-Michel Larqué trova il goal dell'1-0 ma sull'ora di gioco Jerkovic, già autore di una doppietta all'andata, segna il goal del pareggio. Un minuto dopo Bathenay lascia partire un siluro che porta i francesi sul 2-1. È il momento di osare, Herbin decide di tirare fuori Repellini e mette dentro una quinta punta, Triantafyllos e su decisa spinta offensiva il Saint-Etienne si procura un calcio di rigore al minuto 71'. Va Bereta sul dischetto, rincorsa, tiro e goal, mancano venti minuti e un solo goal per agguantare i preliminari.
A questo punto sale in cattedra proprio Triantafyllos che trova prima il goal del 4-1e poi quello del 5-1 su punizione alla fine del primo tempo supplementare. Il miracolo è compiuto, il Saint-Etienne è ai quarti di finale di Coppa dei Campioni.
Nei quarti c'è un'altra partita durissima, con i polacchi del Ruch Chorzow. La squadra polacca, in casa, va addirittura in vantaggio 3-0 ma nella stessa partita i verdi riusciranno ad accorciare fino al 3-2 con goal di Triantafyllos e Larqué, i protagonisti del turno precedente. Nel ritorno in casa il Saint-Etienne trova subito il vantaggio con Janvion e chiuderà la partita sul 2-0 con Hervè Revelli.
Il Saint-Etienne è in semifinale ma come già sappiamo l'avventura francese s'interromperà proprio qui, dinnanzi al maestoso Bayern Monaco di Franz Beckenbauer. L'andata questa volta è in Francia, dove il Saint-Etienne è imbattibile e infatti non perde ma purtroppo neanche vince e la partita finisce 0-0. Il ritorno in casa favorirà il Bayern che con i goal di Beckenbauer e Durnberger fisserà il risultato sul 2-0 andando al Parc des Princes contro il Leeds United.
Intanto il Saint-Etienne vince ancora il campionato e si prenota per un nuovo assalto alla Coppa dei Campioni 1975-76.
L'anno successivo il Saint-Etienne però può contare su un nuovo giocatore, Dominique Rocheteau, destinato a diventare uno dei protagonisti della Francia di Platini e campione d'Europa 1
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Il Saint-Etienne così inizia la sua ennesima avventura in Europa, nel primo turno incontra il Copenaghen che schianterà con i risultati di 2-0 e 3-1, il calcio danese è tradizionalmente molto fisico ma il Saint-Etienne di Herbin è abbastanza maturo per tenere a bada la spinta atletica del Copenaghen per poi colpire i danesi al momento opportuno e così non c'è storia nei 180 minuti.
Agli ottavi di finale ci sono i Rangers Glasgow, anche loro sono un avversario arcigno ma anche loro non opporranno maggior resistenza di quanto abbiano fatto quelli di Copenaghen, all'andata è 2-0 per il Saint-Etienne e al ritorno è ancora 2-1 per i francesi.
Nei quarti di finale però suonerà tutt'altra musica per i verdi di Herbin, nei quarti c'è la Dinamo Kiev di Valerij Lobanovskij.
La Dinamo Kiev, all'epoca, era praticamente la squadra della nazionale ed era una delle prime riproposizioni di calcio totale dopo l'esperienza happeliana e olandese, l'organizzazione della squadra sovietica era estrema e si schierava con una sorta di 4-4-2 col centrocampo disposto a rombo, infatti:
in mezzo alla difesa ci sono Michail Rechko e Stefan Fomenko, mentre sugli esterni agiscono i terzini di spinta Viktor Matvienko e Vladimir Troskin; davanti alla difesa c'è Anatolij Konkov e ai suoi fianchi il solido Vladimir Muntjan ma soprattutto Vladimir Veremeev, regista dalla tecnica sopraffina, vero motore della squadra, quindi agisce da trequartista rapido e dinamico, capace di inserirsi in attacco e di andare in goal, Viktor Kolotov, alle spalle delle due punte: Vladimir Onishchenko e il leggendario Oleh Blochin, dai 211 goal in 403 partite con la Dinamo Kiev.
Il Saint-Etienne si schiera con la formazione tipo:
tra i pali Ivan Curkovic, portiere jugoslavo voluto fortemente da Robert Herbin, giocatore d'immensa personalità e professionalità, dedito al duro lavoro, calmo e tatticamente brillante, è l'uomo che comanda la difesa a zona di Herbin; in difesa invece ci sono Farison a destra e Janvion a sinistra, mentre in mezzo agiscono Christian Lopez e Oswaldo Piazza, quest'ultimo fu un'incredibile intuizione di Herbin, infatti fu prelevato come attaccante dal Velez Sarsfield ma fu piazzato in difesa dall'allenatore francese, Piazza accettò il nuovo schieramento tattico ma ottenne anche l'autorizzazione ad attaccare, di qui le sue proverbiali cavalcate, al suo fianco Lopez, libero elegante ed ordinato, spalla perfetta di Piazza; in mezzo al campo ci sono Christian Synaeghel, elegante e minuto interno di centrocampo ma soprattutto Dominique Bathenay, centrocampista abile in interdizione, in impostazione e con un mortaio al posto della gamba, probabilmente tra i migliori mediani francesi dell'epoca, quindi abbiamo capitan Larqué, che pur essendo centrocampista agirà quasi da seconda punta alle spalle del centravanti Hervè Revelli; infine sulle fasce Sarramagna a sinistra e Rocheteau a destra, vincitore del ballottaggio con Patrick Revelli.
La partita d'andata viene giocata a Simferopoli, in Crimea, dato che lo stadio di Kiev è impraticabile per il ghiaccio, la Dinamo Kiev da una grandissima dimostrazione di forza, imbottiglia tutto l'attacco del Saint-Etienne, da Rochetau a Revelli e si rende pericolosissima nelle sortite offensive, infatti a rendere il passivo meno problematico saranno soltanto le importanti parate di Ivan Curkovic che però non potranno nulla ai goal di Konkov e di Blochin che fisseranno il risultato sul 2-0.
La partita di ritorno sembra già scritta, la Dinamo Kiev è stata troppo forte all'andata ma le rimonte sono il pane per i denti dei francesi, è stato così con l'Hajduk Spalato, col Ruch Chorzow e sarà così anche con la Dinamo Kiev.
Il Saint-Etienne in casa non perde mai, fa il suo arrembante gioco, Piazza semina il panico per le vie centrali del campo, Rocheteau riesce a saltare sistematicamente Matvienko e il Saint-Etienne tutto gioca all'attacco, anche favorito dal catenaccio che Lobanovskij ha deciso di fare per la partita di ritorno. Blochin, di fatto, è lasciato praticamente solo in avanti, il resto della squadra si schiera su due linee, la prima all'altezza della trequarti, la seconda all'altezza dell'aria di rigore. Ma la svolta avverrà al minuto 63' quando un calcio d'angolo di Rocheteau, finito lungo, viene raccolto da Troskin che lancia Blochin sulla trequarti. Il centravanti sovietico corre per settanta metri di campo come una lepre, supera Janvion con una finta e di slancio anche Lopez, è solo davanti Curkovic.
Un secondo, sarà un secondo soltanto a cambiare la storia di quella partita, infatti per quel secondo, lungo 90 minuti, Blochin guarda negli occhi Curkovic, non tira, esita e Lopez recupera, il difensore vince il rimpallo e l'azione da goal della Dinamo Kiev viene sventata. Goal sbagliato, goal subito, è la legge del calcio.
La palla arriva a Piazza a centrocampo che in progressione travolge Veremeev e Kolotov, passa a Patrick Revelli, subentrato a Sarramagna, il quale va in contrasto con Rechko al limite dell'area, la palla si impenna e quando scende come un fulmine Hervè Revelli la scaraventa in fondo al sacco anticipando tutti. Saint-Etienne-Dinamo Kiev 1-0.
Dopo soltanto otto minuti Gonnella fischia un fallo dubbio al limite dell'area di rigore, ci va Larqué, tiro al fulmicotone e 2-0. La Dinamo Kiev si riprende dallo shock, torna a giocare a calcio ma il risultato si trascina fino al 90', in perfetta parità, come un anno prima con l'Hajduk.
Nei supplementari ci sarà anche un rigore per la Dinamo Kiev ma la disciplina degli uomini di Lobanovskij è ferrea e i suoi giocatori non protestano mai, il Saint-Etienne è sulle gambe, Rocheteau chiede il cambio ma Herbin non glielo concede, Piazza ha i crampi ma al 112' Revelli salta Fomienko e dal fondo la mette in mezzo, sulla palla arriva Rocheteau, è 3-0. Ci penserà Janvion a salvare su Blochin nel finale prima del fischio di Gonnella che proietterà il Saint-Etienne per la seconda volta in semifinale di Coppa dei Campioni.
 
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