[Storia] Il Liverpool di Bill Shankly - Parte I

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Dopo un lungo periodo di stop riprendiamo il nostro percorso proprio da dove l'avevamo lasciato, cioè dalla Coppa dei Campioni1975-76, quella della finalissima tra il Bayern Monaco del Kaiser Beckenbauer e il Saint-Etienne di Robert Herbin.
Dalla stagione successiva, però, si sarebbe affermato un nuovo immenso ciclo di vittorie, dopo quello olandese e tedesco degli ultimi sei anni, un ciclo che avrebbe ricoperto quasi tutto il decennio successivo, fino alla stagione 1983-84, un ciclo che non avrebbe visto il dominio di una sola squadra, il Liverpool su tutte, ma anche di altri due club, cioè l'Aston Villa ma soprattutto il Nottingham Forest, stiamo parlando della grande stagione del calcio inglese degli anni settanta e ottanta.

L'Inghilterra, lo sappiamo, è la patria del football o per lo meno così recita la tradizione, il che rese arroganti all'inverosimile gli uomini di calcio inglesi che naturalmente finirono per autodefinirsi i maestri del football, tuttavia l'essersi arroccati tra le loro mura nazionali e non essersi mai confrontati col calcio europeo contribuì all'arretratezza del movimento calcistico inglese che non riuscì, in questo modo, ad essere mai al passo degli altri movimenti calcistici europei.
Una squadra inglese, infatti, esce per la prima volta dai propri confini soltanto nel 1937, in occasione del torneo di calcio dell'Expo, stiamo parlando del Chelsea.
I Blues non fanno una cattiva figura, tuttavia dovranno fermarsi in finale contro il grande Bologna dell'epoca, "lo squadrone che tremare il mondo fa".
La sconfitta non fa certamente piacere agli inglesi che mesti se ne tornano in patria, prima di mettere di nuovo la testa fuori di casa in occasioni dei Mondiali di calcio del 1950 in Brasile.
Questa è la prima partecipazione della nazionale inglese alla massima competizione per nazionali di calcio.
The masters of football esordiscono con un 2-0 ai danni del Cile, salvo poi abbandonare presto la competizione venendo sconfitti dalla dilettante selezione statunitense prima e dalla Spagna poi, in entrambi le partite col risultato di 1-0.
Gli inglesi non fanno una piega ma ancora non sanno cosa li aspetta, infatti durante il risorgimento calcistico ungherese, che vide lo sboccio dell'Aranycsapat, la nazionale inglese, pur non valendo un granché calcisticamente, continua a ritenersi la nazionale più forte del mondo e sfidando i magiari nel novembre del 1953 finisce per portare a casa due solenni sconfitte per 6-3 e per 7-1.
Fu questo episodio a risvegliare l'orgoglio inglese, infatti in seguito a questa batosta epocale, oltre ad essere cacciati dalla nazionale molti dei giocatori protagonisti di quella partita, tra cui sei giocatori dell'11 titolare, si decise di troncare ogni rapporto con il 'calcio sistemico', cioè col Sistema di Sir Herbert Chapman, adottato ad oltranza dalla nazionale inglese.
Il Sistema, così come il Metodo di Pozzo e Meisl, rappresentarono una grande rivoluzione calcistica negli anni '30, in seguito alla modifica alla regola del fuorigioco del 1926, della quale abbiamo parlato nell' articolo sul Wunderteam.
Chapman con le sue nuove idee tattiche, i suoi nuovi metodi, portò sul tetto d'Inghilterra l'Arsenal e finì per influenzare tutto il movimento calcistico inglese.
Negli anni '40 però arriva la Seconda guerra mondiale e, quando il Calcio riprese il suo corso, questi modelli di gioco erano ormai superati, dall'MM di Gusztav Sebes, il CT dell'Ungheria che ebbe ragione proprio degli inglesi nella partita del '53 e successivamente dal Brasile di Pelè che riprendendo le mosse dell'MM ungherese propose uno spregiudicato 4-2-4, adottato presto anche in Europa da squadre come Real Madrid, Barcellona, Benfica... fino agli anni '70 dove ci sarebbe stata, presto, una nuova rivoluzione, quella del calcio totale di Ernst Happel.
L'Inghilterra, intanto, era rimasta indietro, era rimasta ancora al Sistema negli anni '50, anni dove toccò il fondo ma dove iniziò anche a gettare le basi per una resurrezione che troverà sfogo quasi una ventina di anni dopo, a cavallo tra gli anni '70 ed '80.
Questi sono gli anni del leggendario Liverpool di Bill Shankly che, insieme all'Aston Villa e al Nottingham Forest, concederà al calcio inglese il primo vero dominio internazionale, a parte l'estemporaneo exlpoit del biennio '66-67 che vide prima la nazionale inglese di Ramsey campione del mondo e poi il Manchester United di Matt Busby campione d'Europa.

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Bill Shankly nasce a Glenbuck, in Scozia nel 1913, in casa Shankly il calcio è la passione di famiglia, infatti tutti e quattro i suoi fratelli giocano a pallone, così come altri suoi due zii.
La carriera di Shankly da giocatore è modesta, milita prima nel Carlisle United e poi nel Preston North End prima di dover interrompere la sua attività sportiva a causa della guerra, come molti altri calciatori dell'epoca.
Dopo la guerra, però, Shankly torna a giocare per Preston ma sarà il Carlisle ad offrirgli la svolta, offrendogli la panchina della squadra.
Shankly diventa il nuovo allenatore del Carlisle United ma dopo appena due anni, vagabondare qua e là, passa al Grimsby Town, quindi al Workington e infine all'Huddersfield, prima di ricevere la fatidica chiamata, nell'ottobre del 1959, dai dirigenti del Liverpool. Shankly non se lo fa dire due volte e accetta l'incarico.
Il Liverpool era già un club importante a livello nazionale, infatti era il terzo club più titolato del paese dietro all'Arsenal e al Sunderland, a pari merito con lo United e gli odiati rivali dell'Everton ma proprio i Toffees, però, avevano oscurato la stella del Liverpool che invece militava tristemente, da cinque anni, in Division two.
Il lavoro di Shankly fu lungo e meticoloso, la promozione fu infatti centrata solo dopo tre anni e soltanto poco alla volta il tecnico scozzese riuscirà a riportare il Liverpool ai piani alti del calcio inglese.
A distanza di un anno dal suo arrivo, infatti, Bill Shankly, con l'appoggio della società, decise di mandare via addirittura ventiquattro giocatori.
Anno dopo anno, intanto, inseriva in squadra nuovi uomini: Roger Hunt promosso in prima squadra nel 1959, quindi Ian Callaghan nel 1960, fino alla conquista della First Division nella stagione 1961-1962.
Il Liverpool termina la prima stagione in First Division a metà classifica, all'ottavo posto ma l'anno dopo centra subito il titolo nazionale, il sesto nella sua storia, e l'anno dopo ancora una FA Cup ed una Community Shield, oltre alla semifinale di Coppa dei Campioni dove verrà fermato soltanto dall'Inter di Helenio Herrera.
Fino alla stagione 1966-67, nel giro di quattro anni, il Liverpool conquisterà complessivamente 3 First Division, 3 Community Shield ed una FA Cup.
A questo periodo di vittorie, però, si avvicenderà presto un periodo di magre consolazioni, lungo un lustro, dalla stagione 1967-68 alla stagione 1971-1972, dove il Liverpool non riuscirà a centrare più alcun titolo ma dove mister Shankly darà il via alla cosiddetta seconda ricostruzione, la quale formerà lo zoccolo duro del Liverpool capace di dare il via ad un ciclo lungo ben quattro Coppe dei Campioni.
Nel '67, infatti, arriva il portiere Ray Clemence per 18.000 sterline dal Scunthorpe United e nello stesso anno il centrale di difesa e futuro capitano Emlyn Hughes dal Blackpool per 65.000 sterline; qualche anno dopo, nel '70, l'esterno destro Steve Heighway, prelevato dallo Skelmersdale United e l'attaccante John Toshack dal Cardiff City, fino all'estate del '71 quando per la somma di 35.000 sterline, ancora dallo Scunthorpe United, fu prelevato Kevin Keegan.
Il Liverpool torna così alla vittoria in campionato nella stagione 1972-73 e nello stesso anno centra anche il suo primo titolo europeo, vincendo la seconda edizione della neonata Coppa Uefa, alla quale aveva avuto accesso grazie al terzo posto ottenuto nella stagione precedente in campionato, dal momento che il primo posto, all'epoca, dava accesso alla Coppa dei Campioni e il secondo alla Coppa delle Coppe.
Il 1973-74 è l'anno fatidico, infatti al di là del secondo posto in campionato e della conquista dell'FA Cup, a fine stagione arriva l'annuncio shock del presidente John Smith: il ritiro di mister Shankly.
L'annuncio sconvolge Liverpool e tutto il calcio inglese ma ormai mister Shankly non ce la fa più, la sua decisione è dettata dal grande dispendio di energie fisiche e mentali, dall'eccessivo stress a cui "The Boss", come lo chiamavano i suoi giocatori, si era sottoposto per troppi anni, dal '59, anno del suo ingaggio, fino a quel 1974, per un totale di quindici anni di Liverpool.

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All'addio di Shankly, però, non corrispose lo sfacelo del club, come spesso succede, Shankly non fece terra bruciata, anzi lasciò una squadra fortissima che soltanto a partire dal suo addio, paradossalmente, otterrà i suoi più grandi successi.
Una squadra forte non solo negli uomini ma soprattutto nella filosofia di gioco, infatti è proprio mister Shankly a spazzare via la classica filosofia della "palla lunga" inglese, al contrario, il Liverpool inizia a porporre un calcio nuovo rispetto alla tradizione inglese, prendendo le mosse dal calcio totale olandese.
Il Liverpool inizia a giocare palla a terra, non più di lanci lunghi, gioca di possesso palla, grazie alla tecnica individuale dei propri giocatori, e domina completamente il gioco nell'estenuante ricerca del varco per aprire la difesa avversaria, verticalizzando rapidamente.
Il Liverpool cerca di non sprecare mai la palla insistendo nell'offesa dell'avversario ma gioca con grande pazienza, con fraseggi rapidi e precisi, con il cosiddetto pass and move, cioè passaggio e movimento, passaggio per il movimento senza palla del compagno, un concetto che si era visto all'inizio degli anni '70 proprio col calcio totale di Happel.
Diventa fondamentale il movimento senza palla e l'armonico movimento di tutta la squadra, diventano fondamentali dinamismo e atletismo, così il gioco diventa corale e non viene più prodotto dal solo centrocampo ma è anche la difesa a parteciparvi, infatti i terzini non si limitano più a difendere ma cominciano a spingere, a sovrapporsi sulle fasce, in coppia con gli esterni di centrocampo e così i difensori centrali smettono di essere dei soli distruttori di gioco ma sono in grado di far ripartire l'azione.
Proprio la difesa inizia ad essere schierata a zona e tutta la squadra inizia ad essere impegnata in fase difensiva, vi è infatti l'utilizzo del pressing sistematico, questi sono altri due concetti, tipici del calcio olandese, che vengono ereditati dal Liverpool.
A differenza del calcio totale, però, nel Liverpool vi è maggior libertà del singolo, in particolar modo degli attaccanti, infatti sulla Merseyside vediamo avvicendarsi grandi solisti come Keegan e Dalglish, fino a Ian Rush, pertanto il Liverpool non sarà caratterizzato da quella 'totalità' del calcio olandese e quindi da quella completa intercambiabilità dei giocatori da un ruolo all'altro. Questa nuova filosofia di gioco, poi, verrà seminata in uno scolastico ed equilibrato 4-4-2, modulo introdotto poco tempo prima dal francese Robert Herbin.
È proprio negli ultimi anni di carriera che mister Shankly e il suo allenatore in seconda, Bob Paisley, tattico della squadra, decidono di mutare l'atteggiamento e il gioco del liverpool, poiché in patria la squadra riusciva sì a raggiungere risultati ma in Europa iniziavano a pesare le continue eliminazioni, come l'ultima del '74 in Coppa dei Campioni per mano della Stella Rossa.
L'estate del 1974 è quindi un'estate di grandi cambiamenti a Liverpool, a Shankly, in panchina, succede Bob Paisley:

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arrivano inoltre gli ultimi giocatori che di lì a poco sarebbero andati alla conquista della Coppa dei Campioni: dal Northampton Town infatti arriva il terzino destro Phil Neal, dall'Arsenal l'esterno destro Ray Kennedy, quindi il centrale di centrocampo Terence McDermott dal Newcastle.
La squadra ormai è completa e alla sua prima stagione in panchina, Paisley, conquista subito una Community Shield ma è dalla stagione successiva che per il Liverpool comincia un instancabile e leggendario ciclo di vittorie, ciclo che racconteremo nel prossimo articolo...
 

ps18ps

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sono contento che hai ripreso a scrivere questi articoli che sono bellissimi complimenti.
 

mistergao

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Grandissimo racconto, che entra dritto nel cuore di chi ama il calcio prima che questa o quella squadra.

Nei miei pellegrinaggi per gli stadi di tutta Europa sono capitato (ovviamente) ad Anfield.

La cosa che più mi ha colpito della (giusta) venerazione nei confronti di Bill Shankly è il suo monumento fuori dallo stadio, che è questo:

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se leggete sotto non trovate il numero di trofei vinti, le date di nascita e morte o qualche citazione.
No, voi ci trovate solo una scritta "He made the people happy". Perchè non conta quanto hai vinto (difatti non è l'allenatore più vincente della storia del Liverpool) o cosa hai detto, ma cosa hai fatto. E lui ha reso la gente felice.
 
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