[Storia] Il blocco Juventus - Parte III

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La prima fase a gironi del mondiale dell'82 vede l'Italia impegnata morbido girone con Camerun e Perù, fatta eccezione per la Polonia.
La nazionale è sempre la stessa, solo che stavolta al posto di Causio e Bettega ci saranno Conti e Graziani, mentre nelle prime due partite del girone sarà Gianpiero Marini a partire da titolare al posto di Gabriele Oriali.
Nella prima partita del girone finisce 0-0 contro la Polonia di Boniek, comprato in quella stessa estate dalla Juventus, nella seconda invece è 1-1 contro il Perù che nei minuti finali recupera il nostro vantaggio siglato da Bruno Conti, mentre nell'ultima partita del girone è ancora pareggio, 1-1 col Camuren, recuperati dal goal di M'Bida dopo il vantaggio di Graziani.
La prima fase del mondiale non è esattamente esaltante come quella della spedizione precedente,la stampa italiana si scatena contro il CT Bearzot e lo apostrofa senza mezzi termini come un incompetente ed un inetto, esce fuori anche la notizia di un premio da 70 milioni di lire, a testa, per gli atleti azzurri in caso di passaggio turno e addirittura, nel tipico gusto scandalistico italiano, si insinua un presunto rapporto omosessuale tra Rossi e Cabrini.
Bearzot prende la miglior decisione possibile e sceglie il silenzio stampa, tutta la squadra è con lui ed è in questo clima che si produrrà la storica lite tra Marco Tardelli e Mario Sconcerti, quando il primo inviterà il secondo, che assisteva ad una seduta di allenamento, ad entrare nel campo da gioco dopo i rimproveri del giornalista per il silenzio stampa, i due arriveranno quasi alle mani prima di essere separati.
È in questo clima che la nazionale si prepara alla seconda fase a gironi dove l'Italia finisce contro l' Argentina campione in carica e un Brasile infarcito di campioni quali Cerezo, Zico, Falcao, Socrates.
L'Italia è data per spacciata, tra i confini nostrani la stampa continua la sassaiola mediatica, consapevole dell'imminente eliminazione da un girone impossibile.
Qui si compie l'impresa, l'Italia tira fuori l'orgoglio, tira fuori tutto il suo gioco di una volta e nella prima partita contro l'albiceleste gioca una partita difensivamente perfetta durante prima frazione di gioco; bloccato Diego Armando Maradona con l'asfissiante marcatura ad uomo di Claudio Gentile, ordinata da mister Bearzot, infatti l'Argentina è sterile e nella ripresa arriva il vantaggio siglato da Marco Tardelli prima e il raddoppio firmato da Cabrini poi, alla fine l'Argentina accorcia con Passarella ma i primi due punti sono dell'Italia.
L'Argentina perde anche col Brasile e quindi è testa a testa con i verdeoro ed è qui che ruba la scena a tutti il nostro bomber Paolo Rossi.
Bearzot piazza Gentile su Zico stavolta, ad Oriali, che dalla partita col Camerun gioca al posto di Marini, va Eder, mentre la marcatura su Serginho è compito di Collovati.
Al 5' minuti arriva il vantaggio azzurro con incornata di Rossi ma cinque minuti e Socrates va in porta, è 1-1; il vantaggio dell'Italia arriva sul pressing di Graziani, il classico pressing dalla cintola in su che la zona mista aveva importato dall'Olanda, Cerezo sbaglia, Rossi gli intercetta il passaggio, va in porta e fa 2-1 al 25' ma siamo intorno al settantesimo quando il Brasile riesce ad agguantare di nuovo il pareggio con un tiro da fuori di Falcao, però l'Italia resiste al bel gioco brasiliano e una manciata di minuti dopo, su calcio d'angolo, maldestramente deviato da Oscar, Rossi si avventa sulla palla ed esplode un tiro dal limite per la sua personale tripletta.
L'Italia è in semifinale contro la Polonia, tra i polacchi pesa la squalifica di Boniek, tra gli azzurri quella di Gentile, al posto del quale gioca Beppe Bergomi, praticamente all'esordio dato che l'unica partita giocata precedentemente in maglia azzurra era stata l'amichevole contro la Germania di tre mesi prima, tuttavia "lo Zio", così chiamato per i suoi lunghi baffoni, ennesima geniale intuizione di Bearzot, fa il suo e non c'è partita, la Polonia senza Boniek è sterile, mentre l'Italia macina gioco e vince 2-0 con doppietta di Rossi su doppio assist di Bruno Conti.
In finale l'Italia trova la Germania, la formazione è la solita, tuttavia manca il faro di centrocampo, Giancarlo Antognoni, azzoppato nella partita precedente da Waldemar Matysik, allora Bearzot decide di mandare in campo ancora una volta Bergomi per un'inedita difesa a cinque: a sinistra su Rumenigge ci andrà proprio Bergomi, Collovati in mezzo starà su Fischer, a Gentile invece il compito di marcare a destra Littbarski, alle loro spalle il solito monumentale Scirea, Oriali davanti a fare filtro, in assenza di Antognoni sarà Tardelli a fare gioco, ormai è un olandese, un centrocampista che sa fare tutto, mentre Cabrini sarà ancora più libero sulla fascia, praticamente da esterno, grazie alla quadrupla protezione alle sue spalle, davanti i soliti Conti, Graziani e Rossi.
La prima fazione di gioco finisce 0-0 con un rigore sbagliato da Cabrini, tuttavia nella ripresa, al 57', è sempre Rossi, al sesto goal mondiale, a portare in vantaggio gli azzurri avventandosi su una palla spedita in area di rigore da calcio di punizione, è questione di minuti per il raddoppio, infatti appena dieci minuti dopo è Tardelli in caduta dal limite dell'area a scagliare la palla in rete, alla fine arriverà anche il 3-0 con la solita incursione di Conti che la mette sulla testa di Altobelli, subentrato nei primi minuti per un infortunio di Graziani.
La Germania segna il goal della bandiera due minuti dopo ma l'Italia è campione del mondo.

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L'Italia è campione del mondo e, come dopo i mondiali del '78, il blocco Juventus ne risentirà parecchio dell'impegno mondiale, infatti i bianconeri fanno fatica nel campionato successivo.
L'inizio è difficile per la nuova squadra di Zbigniew Boniek e Michel Platini, entrambi giunti nella sessione estiva a prelevare rispettivamente Virdis e Brady, con 2 sconfitte in 3 partite nel mese di settembre.
La Juventus però recupera presto e tenta una volata finale contro la Roma del barone Liedholm che però riuscirà a staccare i bianconeri di 4 punti e a conquistare il suo secondo titolo nazionale.
In Europa, poi, la stagione è ancora più sfortunata, infatti la Juventus arriva fino alla finale di Coppa dei Campioni, venendo però sconfitta dall'Amburgo di Happel.
Nei sedicesimi la Juventus elimina con un complessivo 7-4 i danesi dell'Hvidore, mentre negli ottavi trova lo Standard Liegi di Raymond Goethals che riesce a stoppare, in casa, un 1-1 ai bianconeri, salvo poi dover cedere 2-0 a Torino.
Nei quarti altro turno difficile, di fatto la Juventus incontra i campioni in carica dell'Aston Villa che però vengono schiantati 2-1 fuori casa e 3-1 a Torino, così, dopo i due impegnativi turni europei, l'urna di semifinale è generosa e concede ai bianconeri il Widzew Lodz che perde 2-0 a Torino e strappa un 2-2 tra le mura di casa.
In finale, quindi, arriva Ernst Happel, il quale aveva già eliminato Trapattoni e la Juventus alla guida del Club Bruges ed eliminerà ancora, nella partita più importante, la Juventus.
La Juventus è arrembante, infatti ha compiuto un cammino importane eliminando anche squadre toste come l'Aston Villa campione in carica o il Liegi di Goethals, tuttavia l'acume tattico di Happel, ancora una volta, avrà la meglio, infatti il tecnico austriaco si schiererà specularmente alla Juventus sorprendendo Trapattoni che conosceva bene il calcio totale di Happel e si aspettava di ritrovarselo ancora una volta in finale.
La partita finisce 1-0, mentre Happel va sul 2-0 nel suo personale scontro con Giovanni Trapattoni.
All'amara stagione si aggiungerà anche l'addio di Zoff, sostituito da Tacconi, e l'addio di Bettega, sostituito da Penzo e Vignola che costituiranno con Rossi la nuova coppia d'attacco, alle loro spalle il genio de "Le Roy" Platini, quindi l'estro di Boniek, in sostituzione di Furino all'ultima stagione in bianconero, ad affiancare Bonini e Tardelli.
La Juventus così va alla conquista del ventunesimo titolo nazionale, nella stagione 1983-84, rivaleggiando ancora con la straordinaria Roma del Barone e superandola di soli due punti nella classifica finale.
In questa stagione la Juventus centra anche il suo secondo titolo europeo dopo la Coppa Uefa del '77, stiamo parlando della Coppa delle Coppe, alla quale aveva avuto accesso grazie al secondo posto in campionato dell'anno precedente.
I sedicesimi di finale per i bianconeri sono una gita fuoriporta, infatti il Lechia Gdansk viene liquidato per 7-0 a Torino e 3-1 in Polonia, ben più impegnativo lo scontro nel turno successivo contro il Paris Saint-Germain, infatti sarà soltanto grazie al prezioso 2-2 in Francia che la Juventus riuscirà a superare il turno dopo lo 0-0 difeso a Torino.
Nei quarti di finale arrivano i finlandesi dell'Haka, sconfitti per 1-0 all'andata e al ritorno, quindi l'ultimo ostacolo è rappresentato dal Manchester United, a cui la Juventus strappa un punto fuori casa per poi andar a vincere 2-1 a Torino.
In finale c'è il Porto che la Juventus sconfigge per 2-1 con reti di Boniek e Vignola.

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L'anno successivo la Juve incontra non poche difficoltà, dietro molla Gentile che va in scadenza e si accasa alla Fiorentina, in sostituzione del quale arriva Luciano Favero dall'Avellino, mentre Brio è sempre alle prese con nuovi infortuni, Platini è in affanno dopo il vittorioso europeo con la Francia e Boniek, Tardelli e Rossi annunciano il loro addio a fine stagione per accasarsi, rispettivamente, alla Roma, all'Inter e al Milan, in attacco viene anche ceduto Penzo che sarà sostituito da Massimo Briaschi in arrivo dal Genoa.
La Juventus disputerà infatti un'annata disastrosa in campionato, finendo addirittura al sesto posto, guardando soltanto da metà classifica il trionfo del Verona di Osvaldo Bagnoli.
Trapattoni, intelligentemente, però, si rende conto in anticipo della disastrosa stagione che stava per profilarsi e decide di dare l'assalto all'Europa, probabilmente l'ultimo treno per provare a vincere la massima competizione europea.
Nei sedicesimi di finale la Juventus trova i finlandesi dell'Ilves, attuale Tampere, che liquida 4-0 e 2-1, agli ottavi con un 2-0 a Torino e un 4-2 in Svizzera è il Grasshoppers ad essere fatto fuori.
Nei quarti, invece, c'è lo Sparta Praga e arriva un vittoria per 3-0 in casa che rende innocua la sconfitta per 1-0 in Repubblica Ceca, discorso analogo in semifinale quando la Juventus sconfigge ancora per 3-0 i francesi del Bordeaux per poi rischiare qualcosina in Francia con una sconfitta per 2-0, ma ecco che in finale arriva il leggendario Liverpool, campione in carica e già vincitore di 4 Coppe dei Campioni.
La finale è all'Heysel di Bruxelles dove il Liverpool di Joe Fagan si schiera col suo classico 4-4-2 a zona, contro la zona mista trapattoniana così disposta:

Tacconi
Scirea
Favero Brio Cabrini
Tardelli Bonini Boniek
Platini
Briaschi Rossi​

Purtroppo quella serata resterà famigerata per lo scempio che ne fecero gli hooligans del Liverpool, i quali, caricando le recinzioni del settore dove avevano preso posto i tifosi autonomi e non organizzati della Juventus, costrinsero questi ultimi ad ammassarsi contro il muro dello stesso settore che, cedendo al peso, crollò causando 39 morti ed oltre 600 feriti.
La partita si svolse in un clima surreale, infatti la decisione fu quella di giocare nonostante tutto, e la Juventus alla fine ottenne la vittoria sul Liverpool per 1-0 con un goal di Platini dal dischetto.

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La stagione 1985-86 è l'ultima del Trap sulla panchina della Juventus che saluta conquistando il suo settimo titolo personale, nonché ventiduesimo della Juventus.
Nel dicembre del 1985, invece, i bianconeri diventano anche la prima squadra della storia ad aver collezionato ogni titolo internazionale con la conquista della Coppa Intercontinentale, vinta ai danni degli Argentinos Junior per 4-2 ai calci di rigore, dopo il 2-2 dei tempi supplementari.
In estate, quindi, arriva l'addio di Giovanni Trapattoni che si accasa all'Inter, di lì ad un anno il ritiro di Michel Platini e così finirà la grande Juventus che non vincerà più alcun titolo fino alla stagione 1994-95, fino all'avvento e al nuovo ciclo di Marcello Lippi.
 
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