[STORIA] Ernst Happel - Parte II

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Happel nel 1975 siede sulla panchina del Bruges e al primo anno compie subito il miracolo, il Bruges torna a vincere la Pro League che aveva vinto, prima dell’austriaco, soltanto due volte nella sua storia e proprio con l'austriaco la vincerà per tre anni consecutivi, dal ’75 al ’78.
Nella sua prima stagione Happel porta il Bruges anche in finale di Coppa Uefa eliminando agli ottavi di finale la Roma e a proposito di quella partita sappiamo che il giorno del match tenne un allenamento addirittura alle sette di mattina, questo per far capire quanto fosse importante per lui la preparazione atletica.
Ai quarti di finale eliminerà di nuovo il Milan e così siamo 3-0 per Happel nella sua personale sfida contro il calcio italiano, mentre in semifinale eliminerà l’Amburgo, che di lì a poco avrebbe allenato, per fermarsi soltanto in finale contro il Liverpool di Bob Paisley.
Nella stagione successiva vince ancora il campionato belga, quindi per la terza volta consecutiva nella stagione 1977-78, la stessa in cui porterà, dopo il Feyenoord, anche il Club Bruges in finale di Coppa dei Campioni.
Come due anni prima in Coppa Uefa, Happel, dovrà fermarsi ancora una volta in finale e ancora una volta contro il Liverpool di Paisley.
Alla finale del 1978, però, il Bruges ci arrivò davvero decimato e nonostante una partita difensivamente perfetta verrà sconfitto dagli inglesi col risultato di 1-0, grazie al fortunoso goal di Dalglish al minuto 64.
Anche in quest’annata Happel aumentò lo score contro il calcio italiano, portandosi sul 4-0 dopo aver eliminato, in semifinale, la Juventus di Trapattoni.
Come per il Feyenoord, anche per il Club Bruges bisogna rendersi conto della grandezza del lavoro di Happel poiché fu capace di portare ai vertici europei una squadra assolutamente mediocre, priva di qualsiasi tradizione, dando però risalto ad un movimento calcistico, quello belga, che prima di allora, proprio come quello olandese, non aveva mai avuto alcuna rilevanza a livello europeo.


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Happel, però, nel ’78 fece un qualcosa di straordinario, infatti oltre a guidare il Club Bruges nella sua cavalcata verso la finale di Londra, guiderà, in contemporanea col club, una nazionale, l’Olanda, ma ripercorriamo brevemente la storia della nazionale di calcio olandese.
Michels, dopo aver imparato la lezione da Happel, porterà l'Ajax a vincere il suo primo titolo europeo, nella stagione 1970-1971, proprio quella successiva alla vittoria di Happel col Feyenoord.
Dopo la Coppa dei campioni del 1971, però, Michels passa al Barcellona e l’Ajax resta nelle mani di Stefan Kovacs che porterà avanti il lavoro del suo predecessore. L’Ajax fu come una bella donna, per la quale Happel fabbricò l’abito da sera che Michels le mise per permettere a Kovacs di portarla al ballo di gala.
Michels resta, quindi, quattro anni sulla panchina catalana vincendo soltanto una Liga e una Copa del Rey, ciò nonostante nel 1974 arriva la chiamata per guidare l’Olanda al mondiale.
L’Olanda del mondiale fu speculare all’Ajax tre volte campione d’Europa, col 4-3-3 ereditato da Happel infatti giocavano:

Jongbloed
Suurbier Rijsbergen Haan Krol
Jansen Neeskens Van Hanegem
Rep Cruijff Rensenbrink​

Questa nazionale, però, dovette fermarsi in finale contro la Germania, la Germania del Kaiser Beckenbauer e la Germania del Bayern Monaco, l'altra grande scuola calcistica dell'epoca che in quel di Monaco ebbe ragione della spettacolare scuola olandese.
L'Olanda, quindi, fallisce l'appuntamento mondiale del '74 ma quattro anni dopo ci riprova chiamando sulla panchina Ernst Happel, il quale eredita la nazionale vice campione del mondo di quattro anni prima.
Happel, nel mondiale del 1978 però, dovrà fare a meno di Cruijff, il quale, come confesserà lui stesso, decise di non prendervi parte a causa della decisione, già precedentemente presa, di abbandonare il calcio in seguito all'attentato del '73 nel quale alcuni banditi, penetrati nella sua villa di Barcellona, legarono lui e sua moglie davanti ai loro figli, salvo poi essere riuscito, lo stesso Cruijff, a sventare l'attentato.
Happel dunque deve fare a meno di Johan Cruijff ma ha più o meno lo zoccolo duro del mondiale precedente, infatti la rosa era rimasta praticamente la stessa, con l'aggiunta dei fratelli Van der Kerkhof, René ala destra che andò a prendere il posto di Resenbrink con lo spostamento di quest’ultimo nel ruolo di Cruijff e Willy che andò a prendere il posto di Van Hanegem, ormai troppo vecchio, con Neeskens e Jansen; oltre ai due fratelli Kerkhof, ci fu anche l’innesto di Ernie Brandts e Jan Poortvlijet a ruotare con i vecchi difensori Krol, Haan e Suurbier.
L’Olanda apre il mondiale con un 3-0 all’Iran, sebbene ci si aspettasse di più, ma le prime difficoltà arriveranno già dalla seconda partita, cioè col pareggio per 0-0 col Perù e addirittura con la sconfitta per 3-2 contro la Scozia che farà passare il turno alla nazionale di Happel da seconda, dietro i peruviani.
L’Olanda così finisce nel complicatissimo girone con Germania Ovest, Italia ed Austria.
Nella prima partita del girone, però, sconfigge l'Austria col risultato di 5-1, quindi blocca la Germania Ovest sul 2-2 per arrivare a giocare il passaggio del turno, nell'ultima partita, contro l’Italia.
Gli azzurri, infatti, avevano analogamente agli olandesi sconfitto l'Austria e pareggiato con la Germania, così l'ultima partita avrebbe decretato il vincitore del girone e quindi la finalista che si sarebbe scontrata con l'Argentina per il titolo mondiale.
L'Olanda di Happel, però, sconfiggerà gli azzurri col risultato di 2-1 e così Happel raggiungerà il personalissimo score di 5-0 contro il calcio italiano. L’Olanda è in finale e deve affrontare i padroni di casa dell’Argentina.
Chi mi legge su questi lidi sa che non mi piace parlare di complotti et similia, almeno non più, però a onor del vero bisogna dire che quella finale fu leggermente condizionata in favore dei padroni di casa, alla fine, infatti, vincerà l’Argentina e forse per le eventuali conseguenze è stato meglio così.
Dico, diciamo, dicono, che quella finale fu pilotata perché ad esempio Gonnella chiuse un occhio sulla violenta gomitata di Passarella a Neeskens, perché gli olandesi ebbero quattro ammonizioni e gli argentini nessuna, perché nel secondo tempo il ritmo che l’Olanda imponeva all’albiceleste venne ripetutamente spezzato da Gonnella.
L’Olanda domina la partita nel primo tempo dove l’Argentina, al contrario, riesce a rendersi pericolosa soltanto un paio di volte di cui una al 38’, cioè il minuto del vantaggio argentino con una prodezza di Mario Kempes.
Nella ripresa l’Olanda torna a dominare, al minuto 81' arriva anche il pareggio ed è proprio all’ultimo minuto che Resenbrink sembra regalare il primo mondiale agli orange, sembra rendere realtà l'ennesima impresa di Happel cercando a cinque metri dalla linea di porta di piazzare la palla tra palo e portiere... ma la palla incoccia sul legno e ritorna in campo.
Goal sbagliato, si va negli spogliatoi e al 104’ dei supplementari arriva il goal subito, la dura legge del calcio, a segnare è ancora Kempes che fa doppietta regalando il titolo all’Argentina prima del definitivo 3-1 di Bertoni. Happel non lo sconfigge nessuno, tranne il caso.
Dopo il mondiale perso in finale per la gioia di un popolo che altrimenti avrebbe vissuto un dramma alla maniera dei loro colleghi brasiliani, ed è giusto così perché Happel è abbastanza grande per fare anche il martire, l'allenatore austriaco decide di prendersi un anno sabbatico e decide di tornare in panchina soltanto nel 1979, alla guida dello Standard Liegi.
Qui non riesce a raggiungere alcun titolo ma incrementa il suo bottino personale con il calcio italiano portandosi sul 6-0 con la vittoria ai sedicesimi di finale della Coppa Uefa 1979-80 ai danni del Napoli.
Nel 1981 allora viene chiamato sulla panchina dell’Amburgo e qui Happel continuerà a dispensare miracoli.
Qui, proprio come col Feyenoord e col Bruges, appena siede sulla panchina vince il campionato, come il re Mida ciò che tocca diventa oro.
Nel 1981-82 l’Amburgo diventa campione di Germania e arriva in finale di Coppa Uefa perdendo contro il Goteborg, prosegue quindi il periodo sfortunato dell’austriaco per quanto riguarda le finali.
Happel, però, l’anno successivo fa di più, molto di più, centra infatti un’altra finale, quella di Coppa dei Campioni ma non perderà come l’anno precedente, vincerà anzi nella finalissima contro la favoritissima Juventus di Trapattoni, che qualche anno prima aveva già patito una bruciante sconfitto contro il Burges di Happel.
Ai sedicesimi di finale l’Amburgo fa fuori la Dinamo Berlino, agli ottavi di finale l’Olympiakos, ai quarti la Dinamo Kiev e in semifinale il Real Sociedad.
In finale Happel trova la Juventus e centra il settimo successo di fila contro il calcio italiano sconfiggendo la Juve di Trapattoni, una Juve fortissima e destinata alla vittoria finale, una Juve piena di entusiasmo per l’eliminazione dei campioni in carica dell’Aston Villa in semifinale.
Happel mette in pratica un capolavoro tattico, infatti, sebbene Trapattoni avesse studiato e conoscesse il calcio happeliano, Happel decise di schierarsi praticamente a specchio con un battitore libero, Rolff ad uomo su Platini, che fu completamente annullato, e Bastrup sul lato di Gentile, costringendo quest'ultimo a seguire il calciatore tedesco e a scoprire il suo lato, di fatto proprio dalla sinistra arriverà il gran goal di Felix Magath che regalò la coppa all'Amburgo.
Happel, così, diventa il primo allenatore della storia del calcio ad aver vinto la Coppa dei Campioni con due squadre diverse.
In quella stagione, Happel, bissa anche la Bundesliga dell'anno precedente.
Dopo questo fantastico biennio l’Italia riuscirà finalmente a togliersi una piccola soddisfazione contro lui, infatti l’Inter di Ilario Castagner riusce a piazzare il 7-1 eliminando Happel negli ottavi di finale della Coppa Uefa del 1984-85 ma, al di là di questo piccolo dato statistico, Happel centrerà anche una Coppa di Germania, ultimo titolo con l’Amburgo, nella stagione ’86-87, per poi ritirarsi in Austria alla guida dello Swarovski Tirol.


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Alla guida dello Swarovski Tirol Happel vince due campionati austriaci diventando così anche il primo allenatore della storia del calcio a vincere campionati nazionali in quattro paesi diversi ma Happel, in verità, si ritirò in patria a causa di un male che lo logorava da tempo: un tumore allo stomaco. Una malattia che lo porterà via dai campi di calcio molto presto. Siamo nel 1992 quando Happel viene chiamato dalla Federcalcio austriaca per diventare il nuovo CT della nazionale, il calcio austriaco, dall'Anschluss, non si è mai più ripreso e adesso ha bisogno di un santone, ha bisogno del suo eletto per provare una disperata rinascita.
Happel ovviamente accetta, diventa CT ma non ce la fa più e muore il 14 novembre del 1992, la Federcalcio austriaca non potrà fare altro che mangiarsi le mani per non averlo chiamato prima, tuttavia non si esimerà dal concedergli i dovuti onori dedicandogli uno stadio, attualmente esistente e che può anche fregiarsi del ranking a 5 stelle della UEFA: l’Ernst Happel Stadion.


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rossovero

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Davvero un santone. In pratica la sua gestione è coincisa con le uniche annate di grandezza di Feyennord (in parte), Bruges e Amburgo. Prima e dopo il nulla, il che la dice lunga.
 

Splendidi Incisivi

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Davvero un santone. In pratica la sua gestione è coincisa con le uniche annate di grandezza di Feyennord (in parte), Bruges e Amburgo. Prima e dopo il nulla, il che la dice lunga.
Esattamente, è praticamente l'unico allenatore ad aver portato sul tetto d'Europa delle squadrette, gli altri allenatori entrati nella storia del calcio e che hanno vinto tutto l'hanno fatto con i club più importanti del mondo, non col Feyenoord, con l'Amburgo o col Bruges. Forse era un'altra epoca, forse erano altri tempi, sta di fatto che Happel resta indelebilmente nella storia del calcio e male si fa a ricordarlo così poco.
 

Fabry_cekko

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Esattamente, è praticamente l'unico allenatore ad aver portato sul tetto d'Europa delle squadrette, gli altri allenatori entrati nella storia del calcio e che hanno vinto tutto l'hanno fatto con i club più importanti del mondo, non col Feyenoord, con l'Amburgo o col Bruges. Forse era un'altra epoca, forse erano altri tempi, sta di fatto che Happel resta indelebilmente nella storia del calcio e male si fa a ricordarlo così poco.

Dimentichi Clough.
 
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