Spread al minimo storico, disoccupazione giù.

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Grazie del tuo intervento, ma, abbi pazienza, io sono limitato e conosco poco la materia. Comprendo che non si può spiegare un mondo complesso come questo in poche parole.

Capisco che un singolo dato decontestualizzato non fa testo e ci sono milioni di variabili da tenere in considerazione. Capisco anche che viene posta enfasi per ovvii motivi di propaganda. Però i media stessi bombardano con i numeri. Sembra che gli indicatori come spread, PIL, debito siano quelli più evidenti. Naturalmente c'è una inerzia enorme, ed i provvedimenti giusti di un periodo si riflettono solo più tardi sull'andamento dello status del paese, magari quando c'è un altro governo. Fin qui ci arrivo.

Se non è così, allora basiamoci su un paniere di altre variabili, altrimenti non si riesce a capire se il governo sta facendo bene o male. Quello è il mio scopo, onde indirizzare bene la mia preferenza. Se poi, come lasci intendere (e come nuovamente, capisco fin troppo bene) è sempre la solita fregatura, allora il voto non può che essere dato a casaccio o per simpatia superficiale.

Nuovamente, sono solo considerazioni.

Poni una questione mica da poco. Esiste un insieme di indicatori che consenta di giudicare sinteticamente l'operato di un governo?
Tecnicamente, potrei rispondere che oltre alle variabili economiche che tu citi (PIL, debito, spread) ce ne sono tante altre che dovrebbero essere guardate. Anche tra gli economisti questo problema si è posto da tempo: andare oltre l'economia e guardare a indicatori di benessere, dalla povertà all'ambiente e alla salute. Se ti interessa c'è una ponderosa pubblicazione annuale dell'ISTAT sui BES (indicatori di benessere equo e sostenibile) in Italia.
Difficile però che questi ti possano dare un'idea di come si sta muovendo un particolare governo. I fenomeni non dipendono solo dal governo ma da tanti altri fattori e, comunque, spesso si muovono molto lentamente. Tra l'altro ormai dagli anni '80 la capacità di singoli governi di influenzare la realtà è molto limitata: vedi TINA (There is no alternative) o il trilemma di Rodrik (è impossibile avere contemporaneamente libertà di movimento dei capitali, stato-nazione e democrazia, bisogna limitare una delle tre: personalmente non avrei dubbi su quale delle tre limitare).
E allora? Non resta che studiare (per capire significato e limiti dei vari indicatori) e poi scegliere in base alle proprie preferenze di fondo (ad esempio, tra libertà economica ed uguaglianza). Oltre un certo limite l'oggettività non esiste.
Un modo che io trovo utile per orientarsi è capire che la diversità di opinioni dipende da due ordini di fattori: quelli di tipo positivo (come funziona il mondo: quali sono le conseguenze di determinati interventi?) e quelli di tipo normativo (quali obiettivi, ovvero come dovrebbe funzionare il mondo). Per fare un esempio: la flat tax. Possiamo non essere d'accordo su due ordini di questioni 1) quali sarebbero le conseguenze di - poniamo - un'aliquota unica al 20% con un costo di, diciamo, 20-30 miliardi da coprire con un taglio della spesa sanitaria oppure con un aumento del disavanzo e del debito: quali effetti sulla crescita, ecc.? 2) a prescindere dalle conseguenze, ho una preferenza per l'uguaglianza che mi spinge a volere comunque un'imposta progressiva, al di là degli effetti economici (o viceversa: ritengo che le imposte siano un attentato ai miei diritti fondamentali e quindi la flat tax mi piace a prescindere).

Rileggendomi mi accorgo di essere stato un po' pedante e non sono certo di averti risposto. Scusami ma ho scritto di getto.
 

gabri65

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Poni una questione mica da poco. Esiste un insieme di indicatori che consenta di giudicare sinteticamente l'operato di un governo?
Tecnicamente, potrei rispondere che oltre alle variabili economiche che tu citi (PIL, debito, spread) ce ne sono tante altre che dovrebbero essere guardate. Anche tra gli economisti questo problema si è posto da tempo: andare oltre l'economia e guardare a indicatori di benessere, dalla povertà all'ambiente e alla salute. Se ti interessa c'è una ponderosa pubblicazione annuale dell'ISTAT sui BES (indicatori di benessere equo e sostenibile) in Italia.
Difficile però che questi ti possano dare un'idea di come si sta muovendo un particolare governo. I fenomeni non dipendono solo dal governo ma da tanti altri fattori e, comunque, spesso si muovono molto lentamente. Tra l'altro ormai dagli anni '80 la capacità di singoli governi di influenzare la realtà è molto limitata: vedi TINA (There is no alternative) o il trilemma di Rodrik (è impossibile avere contemporaneamente libertà di movimento dei capitali, stato-nazione e democrazia, bisogna limitare una delle tre: personalmente non avrei dubbi su quale delle tre limitare).
E allora? Non resta che studiare (per capire significato e limiti dei vari indicatori) e poi scegliere in base alle proprie preferenze di fondo (ad esempio, tra libertà economica ed uguaglianza). Oltre un certo limite l'oggettività non esiste.
Un modo che io trovo utile per orientarsi è capire che la diversità di opinioni dipende da due ordini di fattori: quelli di tipo positivo (come funziona il mondo: quali sono le conseguenze di determinati interventi?) e quelli di tipo normativo (quali obiettivi, ovvero come dovrebbe funzionare il mondo). Per fare un esempio: la flat tax. Possiamo non essere d'accordo su due ordini di questioni 1) quali sarebbero le conseguenze di - poniamo - un'aliquota unica al 20% con un costo di, diciamo, 20-30 miliardi da coprire con un taglio della spesa sanitaria oppure con un aumento del disavanzo e del debito: quali effetti sulla crescita, ecc.? 2) a prescindere dalle conseguenze, ho una preferenza per l'uguaglianza che mi spinge a volere comunque un'imposta progressiva, al di là degli effetti economici (o viceversa: ritengo che le imposte siano un attentato ai miei diritti fondamentali e quindi la flat tax mi piace a prescindere).

Rileggendomi mi accorgo di essere stato un po' pedante e non sono certo di averti risposto. Scusami ma ho scritto di getto.

Ma che stai dicendo.

Sei stato gentilissimo e ti ringrazio infinitamente, anche solo per il tempo che mi hai dedicato. Poi sta a me cercare di riflettere su quello che mi hai detto e farne tesoro. Grazie ancora.
 
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Alle tue osservazioni, caro Kurt, mi permetto di aggiungere che al fabbisogno finanziario da soddisfare nella prossima legge di bilancio dovrà aggiungersi il rifinanziamento delle mancate entrate da privatizzazioni, che il Governo aveva convenuto nello scorso dicembre con la Commissione UE per l'importo di circa 18 miliardi di euro, onde avere il via libera da Bruxelles per la previsione di saldo deficit/PIL al 2,04% per il 2019, e che, confermato recentemente dal DEF, sono state realizzate che per poche centinaia di milioni. Il loro rifinanziamento dovrà ora essere assicurato nel 2020, e nel 2021, onde garantire l'osservanza del Patto di Stabilità per come aggiornato nei giorni scorsi. Con esse, e la salvaguardia dall'aumento dell'IVA al 25,5%, per l'importo di circa 25 miliardi, la manovra di finanza pubblica per il 2020 ammonta ad ora a circa 43 miliardi di euro, al netto della incidenza della annunciata riforma fiscale, prudentemente quotata dalla Lega a 15 miliardi. Vedremo ora a settembre, alla preparazione della nuova legge di bilancio :sisi:

Certo, Casnop, mancano anche quelli (non è una novità, tuttavia: anche il governo precedente, tranne in un anno, non ha mai rispettato gli obiettivi sulle privatizzazioni; c'è da dire che le privatizzazioni sono per loro natura misure una tantum e costituiscono solo un tampone rispetto alla crescita del debito: meglio migliorare il saldo del bilancio annuale).
Comunque, come dici tu, anche trascurando le privatizzazioni ma considerando la flat tax si arriva comunque a una manovra da 40 miliardi o altrimenti a un disavanzo del 4,5% del PIL. Questo provocherebbe una reazione molto dura dei mercati e farebbe schizzare lo spread (annullando i supposti benefici delle misure, come è già accaduto con la legge di bilancio dello scorso anno).
Ho l'impressione che la Commissione europea abbia fatto un calcolo politico: non mettere sotto procedura l'Italia per il 2019 (sarebbe stato poco comprensibile alla luce del fatto che il governo sta comunque rispettando l'accordo di dicembre scorso) ma chiedere di ribadire gli impegni per il 2020 (il che equivale a una montagna da scalare). In un certo senso ha dato corda al nostro governo, una corda su cui finirà per impiccarsi: o rispettare gli impegni ribaditi oggi verso mercati ed Europa o mantenere le promesse (non aumenteremo l'IVA e faremo la flat tax) verso il proprio elettorato. Se non vivessimo e lavorassimo qui, verrebbe da dire che ci sarà da divertirsi :sisi:
 
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