Di Montella delude il quando approccia le partite come quella con l'Empoli, che è e rimane squadra da mettere sotto con un solo tempo, possibilmente il primo, giocato bene. Questi approcci agonistici scadenti sono stati osservati altre volte nel corso della stagione, Pescara, Genova con il Genoa, Udinese all'andata, Sampdoria al ritorno. La squadra dà l'impressione di non uscire letteralmente dal pullmann, come se il training prepartita scaricasse emotivamente i giocatori. Strano, perché in altre partite, magari condizionate da fattori tecnici e tattici, l'impressione rimane altra. Potrebbe dirsi che essa sconta l'assenza di leaders agonistici, in campo o in panchina, cui appoggiarsi, per il contributo concreto o anche solo per la presenza, nei momenti di difficoltà, nel singolo match o in certe fasi della stagione. È un dato da tenere in conto per la prossima annata, quando inizierà la risalita della corrente, si immagina con diverse aspettative, cui Montella in primis non potrà sottrarsi. L'allenatore, che merita l'apertura di credito che gli sta concedendo la nuova proprietà, dovrà meditare, sembra che lo stia facendo, sulla efficienza di questo 433, di cui conosciamo da sempre il limite primo di richiedere un fisiologico apporto in termini realizzativi dai suoi esterni offensivi, che, ove mancante, lo riduce al velleitarismo, specie quando il sistema di coperture difensive sia minato da un centrocampo molto offensivo e poco dinamico. Se è quello il gusto, si faccia allora densità a centrocampo, aumentando gli effettivi, e si porti il maggior numero possibile di centrocampisti nella metà campo avversaria, aumentando le opzioni di tiro e passaggio. Altrimenti, è palla a Suso o Deulofeu, nella speranza che qualcuno all'altro capo della linea risponda.