Silvio Berlusconi

Milanforever26

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Sono curioso di vedere la cerimonia di addio..

Sarebbe bello farla con alle spalle la bacheca con tutti i trofei vinti..una roba impressionate
 

Splendidi Incisivi

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Mi spiace ma arrivate troppo tardi.

COMMUNICATO STAMPA :

L'Administratore del sito http://www.milanworld.net, ha approvato il contratto preliminare firmato dal amministratore delegato [MENTION=1]Admin[/MENTION] e da Djici, rappresentante di se stesso, relativo alla compravendita del "ultimo messagio di insulto nel topic Galliani".

Il prezzo d'acquisto sarebbe di 20 €.
La penale sarrebe pari a 250 €.

5 agosto 2016.
La Gazzetta dice che la tua cordata si è sfaldata :fuma:
 

mistergao

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So che è un po' lungo, ma per chi l'ha vissuto per intero e (soprattutto) per chi non c’era: breve storia di trent’anni di Silvio Berlusconi

Eh sì, perché adesso lo vediamo solamente come un vecchio malato di cuore che ha apposto quella firma, quella decisiva per liberarci di lui (o meglio, per cominciare a liberarci di lui) ma Silvio Berlusconi è stato uno dei più controversi ed incredibili personaggi della storia del calcio, la cui carriera ha attraversato tre precise fasi, cui sono legati i destini del Milan.

Prima fase, 1986-1994: la rivoluzione

So che è impossibile, ma ci proverò, proverò a spiegarvi cosa è stato Silvio Berlusconi negli anni ’80. Più che i numeri enormi delle vittorie di quegli anni, infatti, era grande la sensazione di trovarsi davanti ad una sorta di Re Mida, capace di trasformare tutto quel che trovava in oro, oltre che di gestire capitali mostruosi.
Mai si era visto un flusso di capitali così ingenti come quelli che transitavano dalle mani di Silvio Berlusconi (e dalle casse del Milan) in quegli anni. Ogni tifoso del Milan aveva l’idea di essere tifoso di una squadra di veri fighi, capace di far sembrare l’avvocato Agnelli un vecchio che non sapeva dove portare l’orologio o Pellegrini un piccolo imprenditore sfigato. Dino Viola? Un sincero appassionato di calcio senza un quattrino. Ferlaino? Se paragonato a Berlusconi era un presidentuncolo schiavo di Maradona. Il Milan in quegli anni era LA squadra, quella davanti a tutti in tutto: aveva un’organizzazione societaria che veniva dal mondo dell’imprenditoria, sapeva essere sempre un passo avanti rispetto agli altri (le tournèe all’estero, le amichevoli in diretta TV, gli acquisti giocatori che oggi verrebbero definiti galacticos), sembrava essere parte di un meccanismo perfettamente funzionale a garantirne le vittorie per anni ed anni. In particolare innovativa era la sinergia calcio-TV: il Milan veniva concepita come squadra prettamente televisiva, da vedere sul divano con gli amici prima ancora che allo stadio. Del resto San Siro può contenere 80.000 persone, davanti alla TV possiamo starci tutti, possiamo trovarci con gli amici a guardarci un breve spot di cinque secondi, ovviamente davanti a Canale 5.
Questo periodo finisce nel 1994, quando (anche grazie al Milan) Berlusconi vince le elezioni, diventando per la prima volta presidente del consiglio; da lì in poi nulla sarebbe stato più come prima.

Seconda fase, 1994-2009: il mantenimento

Non si può essere vergini due volte, come non si può essere rivoluzionari due volte, ed il Berlusconi che nel ’94 si presenta agli elettori è (anche) uno dei più grandi rivoluzionari che calcio e TV abbiano mai conosciuto. Dopo la vittoria delle elezioni sostanzialmente lascia la guida del Milan in mano a Galliani: il processo non è immediato, ma graduale ed innegabile. Quando un’azienda è ben avviata, può farcela anche senza chi l’ha fondata: a me è capitato di vedere aziende nelle quali il fondatore non c’è più (perché morto o perché va in ufficio un giorno a settimana, negli altri si gode i soldi), capaci di andare avanti bene. Il Milan dalla stagione 94/95 è orfano di Silvio Berlusconi, che dall’estate del ’94 in poi ricoprirà un ruolo sempre più marginale nelle sorti della squadra rossonera. Negli anni cambierà, diventando sempre più defilato ed acido, non esponendosi più in prima persona nella scelta degli allenatori (neanche in quella di Ancelotti, teoricamente a botta sicura, essendo un figlioccio di quel Sacchi che Berlusconi tanto aveva voluto) quanto piuttosto riservando loro stoccate quando i risultati o il “giuoco” non erano all’altezza delle sue richieste. Del resto non c’è da stupirsi: Berlusconi è troppo concentrato sulla carriera politica, nella quale deve dimostrarsi infallibile, a costo di essere ridicolo, per cui si riserva il ruolo di “bacchettatore” di decisioni prese (solo apparentemente) da qualcun altro, quando poi anche i muri sanno che al Milan non si muove foglia che Berlusconi non voglia.
I risultati: continuano ad arrivare, anche se non sono più quelli di prima. Inoltre, se nei primi otto anni di presidenza Berlusconi gli acquisti erano dispendiosi ma tutto sommato centrati, in questo quindicennio si nota un progressivo aumento dei giocatori presi quasi per caso, senza un reale disegno dietro agli acquisti.
E così capita che si acquisti Roberto Baggio senza averne un reale bisogno (anzi, del quale Capello avrebbe fatto volentieri a meno) o che arrivino prima Helveg e Bierhoff e solo dopo un allenatore come Zaccheroni, in grado di sfruttare le loro doti. L’inizio del nuovo millennio vede un’accelerazione di questo modus operandi: le sessioni di calciomercato 2001 e 2002 vedono arrivare al Milan un numero sconsiderato di mezze punte e di trequartisti, che solo l’abilità di Ancelotti riuscirà a far convivere in maniera vincente. Ma gli anni passano e la situazione è destinata a peggiorare: l’estate del 2006 non è solo quella di Calciopoli ma soprattutto quella della vendita di Shevchenko: mai il Milan in vent’anni di Berlusconi aveva visto partire il suo più grande campione. Arriverà poi, inaspettata come una nevicata d’agosto, la Champions del 2007, ma è solo l’ultimo sussulto di un gruppo eccezionale, figlia soprattutto delle gesta di Kakà, la cui partenza verso il Real Madrid (nell’estate del 2009) segnerà la fine di questa fase.

Terza fase, 2009-2016: il cupio dissolvi

E’ difficile dire quando quest’ultima fase sia cominciata: secondo alcuni dopo la Champions del 2007, secondo alcuni nel momento in cui è stato venduto Shevchenko, secondo altri nell’estate del 2012. Tutti però sono concordi su un punto: il Milan di Berlusconi è finito. Ed è finito per mancanza di voglia, di lungimiranza, di chiarezza societaria, di strategia imprenditoriale, prima ancora che per mancanza di soldi. In sostanza è finito perché ha negato tutto ciò che era una ventina di anni prima. Dall’estate del 2009 il Milan non c’è più stato. Ogni tanto Galliani ha avuto delle buone illuminazioni, aiutato spesso da particolari situazioni di mercato (il colpo-Ibra, l’arrivo di Van Bommel o l’acquisto di Buonaventura) affogate, però, in un mare di giganteschi errori. E’ la continua approssimazione il vero motivo conduttore del Milan negli ultimi sette anni di gestione Berlusconi, il quale si fa vedere sempre meno, usando sempre di più la squadra a scopi elettorali. Quando anche gli elettori incominciano a voltargli le spalle, da dopo il 2013, si capisce chiaramente quanto il Milan sia diventato per lui un fastidio. A questo si aggiungono i problemi societari, con le continue liti Barbara-Galliani, probabilmente nate mentre l’A.D. cercava di vendere Pato al PSG (il momento in cui il Milan ha perso il campionato 2011/2012) e proseguite fino alle dimissioni farsa del pelato nel Dicembre 2013. Tutti i tifosi milanisti speravano in una fine diversa, ma probabilmente dentro di loro sapevano che sarebbe finita così, perché non c’era altro modo. E anche ora che Berlusconi ormai ha firmato, vicino alla gioia per la “liberazione” qualcuno ha la sinistra paura di un colpo di coda finale da parte della sua corte dei miracoli, capace di fare saltare tutto o, quantomeno, di farci venire il sangue amaro.
 

Super_Lollo

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So che è un po' lungo, ma per chi l'ha vissuto per intero e (soprattutto) per chi non c’era: breve storia di trent’anni di Silvio Berlusconi

Eh sì, perché adesso lo vediamo solamente come un vecchio malato di cuore che ha apposto quella firma, quella decisiva per liberarci di lui (o meglio, per cominciare a liberarci di lui) ma Silvio Berlusconi è stato uno dei più controversi ed incredibili personaggi della storia del calcio, la cui carriera ha attraversato tre precise fasi, cui sono legati i destini del Milan.

Prima fase, 1986-1994: la rivoluzione

So che è impossibile, ma ci proverò, proverò a spiegarvi cosa è stato Silvio Berlusconi negli anni ’80. Più che i numeri enormi delle vittorie di quegli anni, infatti, era grande la sensazione di trovarsi davanti ad una sorta di Re Mida, capace di trasformare tutto quel che trovava in oro, oltre che di gestire capitali mostruosi.
Mai si era visto un flusso di capitali così ingenti come quelli che transitavano dalle mani di Silvio Berlusconi (e dalle casse del Milan) in quegli anni. Ogni tifoso del Milan aveva l’idea di essere tifoso di una squadra di veri fighi, capace di far sembrare l’avvocato Agnelli un vecchio che non sapeva dove portare l’orologio o Pellegrini un piccolo imprenditore sfigato. Dino Viola? Un sincero appassionato di calcio senza un quattrino. Ferlaino? Se paragonato a Berlusconi era un presidentuncolo schiavo di Maradona. Il Milan in quegli anni era LA squadra, quella davanti a tutti in tutto: aveva un’organizzazione societaria che veniva dal mondo dell’imprenditoria, sapeva essere sempre un passo avanti rispetto agli altri (le tournèe all’estero, le amichevoli in diretta TV, gli acquisti giocatori che oggi verrebbero definiti galacticos), sembrava essere parte di un meccanismo perfettamente funzionale a garantirne le vittorie per anni ed anni. In particolare innovativa era la sinergia calcio-TV: il Milan veniva concepita come squadra prettamente televisiva, da vedere sul divano con gli amici prima ancora che allo stadio. Del resto San Siro può contenere 80.000 persone, davanti alla TV possiamo starci tutti, possiamo trovarci con gli amici a guardarci un breve spot di cinque secondi, ovviamente davanti a Canale 5.
Questo periodo finisce nel 1994, quando (anche grazie al Milan) Berlusconi vince le elezioni, diventando per la prima volta presidente del consiglio; da lì in poi nulla sarebbe stato più come prima.

Seconda fase, 1994-2009: il mantenimento

Non si può essere vergini due volte, come non si può essere rivoluzionari due volte, ed il Berlusconi che nel ’94 si presenta agli elettori è (anche) uno dei più grandi rivoluzionari che calcio e TV abbiano mai conosciuto. Dopo la vittoria delle elezioni sostanzialmente lascia la guida del Milan in mano a Galliani: il processo non è immediato, ma graduale ed innegabile. Quando un’azienda è ben avviata, può farcela anche senza chi l’ha fondata: a me è capitato di vedere aziende nelle quali il fondatore non c’è più (perché morto o perché va in ufficio un giorno a settimana, negli altri si gode i soldi), capaci di andare avanti bene. Il Milan dalla stagione 94/95 è orfano di Silvio Berlusconi, che dall’estate del ’94 in poi ricoprirà un ruolo sempre più marginale nelle sorti della squadra rossonera. Negli anni cambierà, diventando sempre più defilato ed acido, non esponendosi più in prima persona nella scelta degli allenatori (neanche in quella di Ancelotti, teoricamente a botta sicura, essendo un figlioccio di quel Sacchi che Berlusconi tanto aveva voluto) quanto piuttosto riservando loro stoccate quando i risultati o il “giuoco” non erano all’altezza delle sue richieste. Del resto non c’è da stupirsi: Berlusconi è troppo concentrato sulla carriera politica, nella quale deve dimostrarsi infallibile, a costo di essere ridicolo, per cui si riserva il ruolo di “bacchettatore” di decisioni prese (solo apparentemente) da qualcun altro, quando poi anche i muri sanno che al Milan non si muove foglia che Berlusconi non voglia.
I risultati: continuano ad arrivare, anche se non sono più quelli di prima. Inoltre, se nei primi otto anni di presidenza Berlusconi gli acquisti erano dispendiosi ma tutto sommato centrati, in questo quindicennio si nota un progressivo aumento dei giocatori presi quasi per caso, senza un reale disegno dietro agli acquisti.
E così capita che si acquisti Roberto Baggio senza averne un reale bisogno (anzi, del quale Capello avrebbe fatto volentieri a meno) o che arrivino prima Helveg e Bierhoff e solo dopo un allenatore come Zaccheroni, in grado di sfruttare le loro doti. L’inizio del nuovo millennio vede un’accelerazione di questo modus operandi: le sessioni di calciomercato 2001 e 2002 vedono arrivare al Milan un numero sconsiderato di mezze punte e di trequartisti, che solo l’abilità di Ancelotti riuscirà a far convivere in maniera vincente. Ma gli anni passano e la situazione è destinata a peggiorare: l’estate del 2006 non è solo quella di Calciopoli ma soprattutto quella della vendita di Shevchenko: mai il Milan in vent’anni di Berlusconi aveva visto partire il suo più grande campione. Arriverà poi, inaspettata come una nevicata d’agosto, la Champions del 2007, ma è solo l’ultimo sussulto di un gruppo eccezionale, figlia soprattutto delle gesta di Kakà, la cui partenza verso il Real Madrid (nell’estate del 2009) segnerà la fine di questa fase.

Terza fase, 2009-2016: il cupio dissolvi

E’ difficile dire quando quest’ultima fase sia cominciata: secondo alcuni dopo la Champions del 2007, secondo alcuni nel momento in cui è stato venduto Shevchenko, secondo altri nell’estate del 2012. Tutti però sono concordi su un punto: il Milan di Berlusconi è finito. Ed è finito per mancanza di voglia, di lungimiranza, di chiarezza societaria, di strategia imprenditoriale, prima ancora che per mancanza di soldi. In sostanza è finito perché ha negato tutto ciò che era una ventina di anni prima. Dall’estate del 2009 il Milan non c’è più stato. Ogni tanto Galliani ha avuto delle buone illuminazioni, aiutato spesso da particolari situazioni di mercato (il colpo-Ibra, l’arrivo di Van Bommel o l’acquisto di Buonaventura) affogate, però, in un mare di giganteschi errori. E’ la continua approssimazione il vero motivo conduttore del Milan negli ultimi sette anni di gestione Berlusconi, il quale si fa vedere sempre meno, usando sempre di più la squadra a scopi elettorali. Quando anche gli elettori incominciano a voltargli le spalle, da dopo il 2013, si capisce chiaramente quanto il Milan sia diventato per lui un fastidio. A questo si aggiungono i problemi societari, con le continue liti Barbara-Galliani, probabilmente nate mentre l’A.D. cercava di vendere Pato al PSG (il momento in cui il Milan ha perso il campionato 2011/2012) e proseguite fino alle dimissioni farsa del pelato nel Dicembre 2013. Tutti i tifosi milanisti speravano in una fine diversa, ma probabilmente dentro di loro sapevano che sarebbe finita così, perché non c’era altro modo. E anche ora che Berlusconi ormai ha firmato, vicino alla gioia per la “liberazione” qualcuno ha la sinistra paura di un colpo di coda finale da parte della sua corte dei miracoli, capace di fare saltare tutto o, quantomeno, di farci venire il sangue amaro.

Vissute tutte , io inizio a ricordare bene dal 90/91 in poi ( avevo 10 anni ) ... che dire , ogni volta che rileggo queste cose mi viene da piangere .. veramente non per scherzo .. io associo quel milan alla mia famiglia , andare allo stadio con mio padre e mia sorella .. all'attaccamento alla maglia ... allo stare bene ( u po' quello che fanno tutti con i ricordi da bambino ) .

Per chi non c'era non può capire cos'era quel milan , essere i più forti di tutti ma non per fortuna o perchè quell anno è andata cosi.. essere SEMPRE i più belli i più forti e i più ricchi di tutti .. una sorta di TEAM di campioni presi per il mondo che aveva l'unico scopo di andare negli stati avversari e piallare tutto quello che si trovava davanti tra l'altro con un gioco fantastico .
 

mistergao

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Vissute tutte , io inizio a ricordare bene dal 90/91 in poi ( avevo 10 anni ) ... che dire , ogni volta che rileggo queste cose mi viene da piangere .. veramente non per scherzo .. io associo quel milan alla mia famiglia , andare allo stadio con mio padre e mia sorella .. all'attaccamento alla maglia ... allo stare bene ( u po' quello che fanno tutti con i ricordi da bambino ) .

Per chi non c'era non può capire cos'era quel milan , essere i più forti di tutti ma non per fortuna o perchè quell anno è andata cosi.. essere SEMPRE i più belli i più forti e i più ricchi di tutti .. una sorta di TEAM di campioni presi per il mondo che aveva l'unico scopo di andare negli stati avversari e piallare tutto quello che si trovava davanti tra l'altro con un gioco fantastico .

Vedo che come età siamo lì...
Il mio più bel ricordo è legato alla sera del 24 Maggio 1989: PRIMA (e non dopo) la partita eravamo in giro con mio papà in macchina (chissà poi perchè...) e ovunque a Lainate (dove abitavo all'epoca) c'erano bandiere del Milan, poster della squadra, gente pronta a vivere quella partita come una festa. Mai più vista una cosa del genere, un ottimismo, una sensazione di essere al cospetto di una squadra "vincente per diritto divino", in avanti su tutto e su tutti.

L'Inter e la Juve hanno vinto cinque campionati di fila, e la Juve vincerà anche il sesto, ma i loro tifosi non hanno avuto e non avranno mai la positività, l'ottimismo, la serenità del tifoso del Milan negli anni '80.

Triste perchè quei tempi mai più torneranno? Sì, ma è meglio rimpiangerli che non averli mai vissuti...
 

numero 3

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Dispiace che gli ultimi anni del Berlusconi abbiano offuscato un ventennale meraviglioso...probabilmente la vecchiaia è andata di pari passo con un nutrito gruppo di sciacalli che hanno rubacchiato e vissuto alle sue spalle ...parenti mogli e amministratori vari...
Grazie cmq da un tifoso 46enne...che ha vissuto TUTTO
 

Black

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Vedo che come età siamo lì...
Il mio più bel ricordo è legato alla sera del 24 Maggio 1989: PRIMA (e non dopo) la partita eravamo in giro con mio papà in macchina (chissà poi perchè...) e ovunque a Lainate (dove abitavo all'epoca) c'erano bandiere del Milan, poster della squadra, gente pronta a vivere quella partita come una festa. Mai più vista una cosa del genere, un ottimismo, una sensazione di essere al cospetto di una squadra "vincente per diritto divino", in avanti su tutto e su tutti.

L'Inter e la Juve hanno vinto cinque campionati di fila, e la Juve vincerà anche il sesto, ma i loro tifosi non hanno avuto e non avranno mai la positività, l'ottimismo, la serenità del tifoso del Milan negli anni '80.

Triste perchè quei tempi mai più torneranno? Sì, ma è meglio rimpiangerli che non averli mai vissuti...

d'accordissimo con te, hai espresso al meglio cosa si provava in quegli anni. Nel 1989 avevo 14 anni, andavo alle medie e ricordo l'invidia degli juventini ed interisti. Ma non è solo l'invidia (che si prova per qualsiasi squadra vincente), ma l'aria magica che c'era intorno a quel Milan di Sacchi in quegli anni. Resterà una squadra mitica, come solo il grande Ajax di Crujiff.
Ricorderò per sempre quei momenti delle prime vittorie, il 1° Maggio 1988 a Napoli, il 5-0 al Real e la finale con la Steaua. Già il Milan di Capello per quanto forte (e forse ancora più forte in quanto più compatto) non ha avuto, a mio parere lo stesso fascino.

Veramente un peccato aver rovinato parzialmente il ricordo del passato con questi ultimi anni bui. Sarebbe bastato veramente poco (ovvero rimuovere Galliani e mettere un qualsiasi DS valido) per mantenere il Milan a livelli più decenti negli ultimi anni.
Ma probabilmente per Fininvest contava di più avere qualcuno in lega per i diritti tv, che un DS capace a gestire il Milan
 

Old.Memories.73

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So che è un po' lungo, ma per chi l'ha vissuto per intero e (soprattutto) per chi non c’era: breve storia di trent’anni di Silvio Berlusconi

Eh sì, perché adesso lo vediamo solamente come un vecchio malato di cuore che ha apposto quella firma, quella decisiva per liberarci di lui (o meglio, per cominciare a liberarci di lui) ma Silvio Berlusconi è stato uno dei più controversi ed incredibili personaggi della storia del calcio, la cui carriera ha attraversato tre precise fasi, cui sono legati i destini del Milan.

Prima fase, 1986-1994: la rivoluzione

So che è impossibile, ma ci proverò, proverò a spiegarvi cosa è stato Silvio Berlusconi negli anni ’80. Più che i numeri enormi delle vittorie di quegli anni, infatti, era grande la sensazione di trovarsi davanti ad una sorta di Re Mida, capace di trasformare tutto quel che trovava in oro, oltre che di gestire capitali mostruosi.
Mai si era visto un flusso di capitali così ingenti come quelli che transitavano dalle mani di Silvio Berlusconi (e dalle casse del Milan) in quegli anni. Ogni tifoso del Milan aveva l’idea di essere tifoso di una squadra di veri fighi, capace di far sembrare l’avvocato Agnelli un vecchio che non sapeva dove portare l’orologio o Pellegrini un piccolo imprenditore sfigato. Dino Viola? Un sincero appassionato di calcio senza un quattrino. Ferlaino? Se paragonato a Berlusconi era un presidentuncolo schiavo di Maradona. Il Milan in quegli anni era LA squadra, quella davanti a tutti in tutto: aveva un’organizzazione societaria che veniva dal mondo dell’imprenditoria, sapeva essere sempre un passo avanti rispetto agli altri (le tournèe all’estero, le amichevoli in diretta TV, gli acquisti giocatori che oggi verrebbero definiti galacticos), sembrava essere parte di un meccanismo perfettamente funzionale a garantirne le vittorie per anni ed anni. In particolare innovativa era la sinergia calcio-TV: il Milan veniva concepita come squadra prettamente televisiva, da vedere sul divano con gli amici prima ancora che allo stadio. Del resto San Siro può contenere 80.000 persone, davanti alla TV possiamo starci tutti, possiamo trovarci con gli amici a guardarci un breve spot di cinque secondi, ovviamente davanti a Canale 5.
Questo periodo finisce nel 1994, quando (anche grazie al Milan) Berlusconi vince le elezioni, diventando per la prima volta presidente del consiglio; da lì in poi nulla sarebbe stato più come prima.

Seconda fase, 1994-2009: il mantenimento

Non si può essere vergini due volte, come non si può essere rivoluzionari due volte, ed il Berlusconi che nel ’94 si presenta agli elettori è (anche) uno dei più grandi rivoluzionari che calcio e TV abbiano mai conosciuto. Dopo la vittoria delle elezioni sostanzialmente lascia la guida del Milan in mano a Galliani: il processo non è immediato, ma graduale ed innegabile. Quando un’azienda è ben avviata, può farcela anche senza chi l’ha fondata: a me è capitato di vedere aziende nelle quali il fondatore non c’è più (perché morto o perché va in ufficio un giorno a settimana, negli altri si gode i soldi), capaci di andare avanti bene. Il Milan dalla stagione 94/95 è orfano di Silvio Berlusconi, che dall’estate del ’94 in poi ricoprirà un ruolo sempre più marginale nelle sorti della squadra rossonera. Negli anni cambierà, diventando sempre più defilato ed acido, non esponendosi più in prima persona nella scelta degli allenatori (neanche in quella di Ancelotti, teoricamente a botta sicura, essendo un figlioccio di quel Sacchi che Berlusconi tanto aveva voluto) quanto piuttosto riservando loro stoccate quando i risultati o il “giuoco” non erano all’altezza delle sue richieste. Del resto non c’è da stupirsi: Berlusconi è troppo concentrato sulla carriera politica, nella quale deve dimostrarsi infallibile, a costo di essere ridicolo, per cui si riserva il ruolo di “bacchettatore” di decisioni prese (solo apparentemente) da qualcun altro, quando poi anche i muri sanno che al Milan non si muove foglia che Berlusconi non voglia.
I risultati: continuano ad arrivare, anche se non sono più quelli di prima. Inoltre, se nei primi otto anni di presidenza Berlusconi gli acquisti erano dispendiosi ma tutto sommato centrati, in questo quindicennio si nota un progressivo aumento dei giocatori presi quasi per caso, senza un reale disegno dietro agli acquisti.
E così capita che si acquisti Roberto Baggio senza averne un reale bisogno (anzi, del quale Capello avrebbe fatto volentieri a meno) o che arrivino prima Helveg e Bierhoff e solo dopo un allenatore come Zaccheroni, in grado di sfruttare le loro doti. L’inizio del nuovo millennio vede un’accelerazione di questo modus operandi: le sessioni di calciomercato 2001 e 2002 vedono arrivare al Milan un numero sconsiderato di mezze punte e di trequartisti, che solo l’abilità di Ancelotti riuscirà a far convivere in maniera vincente. Ma gli anni passano e la situazione è destinata a peggiorare: l’estate del 2006 non è solo quella di Calciopoli ma soprattutto quella della vendita di Shevchenko: mai il Milan in vent’anni di Berlusconi aveva visto partire il suo più grande campione. Arriverà poi, inaspettata come una nevicata d’agosto, la Champions del 2007, ma è solo l’ultimo sussulto di un gruppo eccezionale, figlia soprattutto delle gesta di Kakà, la cui partenza verso il Real Madrid (nell’estate del 2009) segnerà la fine di questa fase.

Terza fase, 2009-2016: il cupio dissolvi

E’ difficile dire quando quest’ultima fase sia cominciata: secondo alcuni dopo la Champions del 2007, secondo alcuni nel momento in cui è stato venduto Shevchenko, secondo altri nell’estate del 2012. Tutti però sono concordi su un punto: il Milan di Berlusconi è finito. Ed è finito per mancanza di voglia, di lungimiranza, di chiarezza societaria, di strategia imprenditoriale, prima ancora che per mancanza di soldi. In sostanza è finito perché ha negato tutto ciò che era una ventina di anni prima. Dall’estate del 2009 il Milan non c’è più stato. Ogni tanto Galliani ha avuto delle buone illuminazioni, aiutato spesso da particolari situazioni di mercato (il colpo-Ibra, l’arrivo di Van Bommel o l’acquisto di Buonaventura) affogate, però, in un mare di giganteschi errori. E’ la continua approssimazione il vero motivo conduttore del Milan negli ultimi sette anni di gestione Berlusconi, il quale si fa vedere sempre meno, usando sempre di più la squadra a scopi elettorali. Quando anche gli elettori incominciano a voltargli le spalle, da dopo il 2013, si capisce chiaramente quanto il Milan sia diventato per lui un fastidio. A questo si aggiungono i problemi societari, con le continue liti Barbara-Galliani, probabilmente nate mentre l’A.D. cercava di vendere Pato al PSG (il momento in cui il Milan ha perso il campionato 2011/2012) e proseguite fino alle dimissioni farsa del pelato nel Dicembre 2013. Tutti i tifosi milanisti speravano in una fine diversa, ma probabilmente dentro di loro sapevano che sarebbe finita così, perché non c’era altro modo. E anche ora che Berlusconi ormai ha firmato, vicino alla gioia per la “liberazione” qualcuno ha la sinistra paura di un colpo di coda finale da parte della sua corte dei miracoli, capace di fare saltare tutto o, quantomeno, di farci venire il sangue amaro.

Bellissima ricostruzione complimenti :grande:
Per anni ho desiderato che arrivasse il momento nel quale Silvio Berlusconi passasse la mano ma venerdì quando ho letto la notizia e visto la sua foto mentre firmava la vendita del Milan non sono riuscito a gioire...perchè alla mente mi sono subito corsi i ricordi che tu ben descrivi nel tuo post
E' difficile spiegare ad un giovane cosa è stato il Milan di Berlusconi...specialmente quello del primo decennio...una società rivoluzionaria guidata da un uomo geniale che ha portato il calcio Italiano non ad un livello superiore...ma al massimo livello dove gli altri (anche europei) dovevano solo inseguire e tenere come punto di riferimento il Milan di Berlusconi
Non mi dilungo molto su come la società Milan abbia influenzato la squadra Milan....il Milan di Sacchi...la luce...

Il secondo decennio...nulla da aggiugere alla tua disamina...se non il fatto che probabilmente la vendita di Sheva ''per sistemare il bilancio'' è stata l'inizio della fine...in puro ''Galliani style''...niente idee,niente programmi e di conseguenza 17 milioni di euro buttati nel cesso per un certo Ricardo Olivera (Chi l'ha visto?)

Il terzo Berlusconi...quello che in cinque anni ha distrutto quello che aveva costruito in venticinque
Siamo di fronte ad un ottantenne senza più stimoli a primeggiare...senza più genialità...e sopratutto non in grado di reggere finanziariamente il confronto con le nuove forze entrate nel calcio
Un Berlusconi che avrebbe potuto uscire di scena in maniera trionfale...''Signori...io un pezzo della storia del calcio l'ho scritta...ora tocca ad altri''...invece no...accecato dalla enorme considerazione che ha di se stesso ha testardamente continuato a guidare il Milan con decisioni incomprensibili e dannose...ha lasciato che Galliani guidasse il Milan in maniera incompetente e catastrofica...insomma...ha quasi rischiato di far morire il suo figlio prediletto

Ma alla fine bisogna tirare le somme...perchè si tratta della stessa persona...ed io da Milanista da più di quarant'anni non me la sento di ''ripudiare'' la persona che mi ha portato dall'inferno al paradiso del calcio...le emozioni che mi ha fatto provare rimarranno per sempre uniche...

Ora vedo una persona anziana e malata...e nonostante la mia avversione nei suoi confronti (come uomo e come politico) non riesco ad infierire su di lui...perchè quando lo vedo (sopratutto nelle vesti di Presidente del Milan) il mio primo pensiero va al fatto che quest'uomo se esiste un olimpo del calcio ha un posto assicurato in prima fila

In conclusione...nonostante tutto...Grazie Presidente Berlusconi
 
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...............

Ma alla fine bisogna tirare le somme...perchè si tratta della stessa persona...ed io da Milanista da più di quarant'anni non me la sento di ''ripudiare'' la persona che mi ha portato dall'inferno al paradiso del calcio...le emozioni che mi ha fatto provare rimarranno per sempre uniche...

Ora vedo una persona anziana e malata...e nonostante la mia avversione nei suoi confronti (come uomo e come politico) non riesco ad infierire su di lui...perchè quando lo vedo (sopratutto nelle vesti di Presidente del Milan) il mio primo pensiero va al fatto che quest'uomo se esiste un olimpo del calcio ha un posto assicurato in prima fila

In conclusione...nonostante tutto...Grazie Presidente Berlusconi

Massì', dai...
Sperando che chi subentrerà vinca almeno la metà di quanto fatto da lui.
 
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