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Intervista esclusiva di Clarence Seedorf rilasciata alla Gazzetta dello Sport oggi in edicola.
Ecco i passaggi più importanti:
"Capello, Ancelotti e Lippi sono il top. Fabio mi ha dato la convinzione di essere un leader. I sistemi di gioco, i numeri. Appassionano enormemente voi giornalisti, ne discutereste per ore. Ma sa qual è la verità? Che nel calcio moderno il sistema esiste solo nella fase difensiva. In quella offensiva c’è fluidità totale, sei giocatori che si muovono continuamente in sincronia senza dare punti di riferimento. Per questo le domande sul modulo di gioco mi annoiano.... Nel Milan ho cambiato ritmi e consuetudini. Serve ambizione, che solo in Italia è considerata una parola non bella. Mario in realtà è una persona squisita, dolce, sensibilissima. Si sente gravato di responsabilità enormi e, in fondo, non sue. Occorre sollevarlo, anzi liberarlo, dall’obbligo di rappresentare un simbolo. Restituire all’individuo il suo valore centrale significa sviluppare il potenziale umano con serenità. Errori compresi. Solo così diventerà un campione completo: quel giorno sarà una vittoria per me e tutti. I miei giocatori devono ritrovare la convinzione in se stessi. Per questo, ho cambiato ritmi e consuetudini di allenamento. Voglio che giochino, ridano, si divertano. Nelle sedute tecniche non mi soffermo mai troppo sugli errori. Mostro loro soprattutto ciò che hanno fatto bene. Erano appena dieci minuti? Fantastico, possono diventare venti, poi trenta, e infine una partita intera. Bisogna partire sempre da ciò che funziona. Il Milan ha un piano solido per il futuro. Al Botafogo, per esempio, dicevo ai compagni devi fare questo e quest’altro. Un bel rompip..... Alle volte mi ascoltavano, e le cose funzionavano. Alle volte no. Ora i giocatori devono darmi retta per forza, e magari un po’ per amore. In fondo è per il loro bene".
Ecco i passaggi più importanti:
"Capello, Ancelotti e Lippi sono il top. Fabio mi ha dato la convinzione di essere un leader. I sistemi di gioco, i numeri. Appassionano enormemente voi giornalisti, ne discutereste per ore. Ma sa qual è la verità? Che nel calcio moderno il sistema esiste solo nella fase difensiva. In quella offensiva c’è fluidità totale, sei giocatori che si muovono continuamente in sincronia senza dare punti di riferimento. Per questo le domande sul modulo di gioco mi annoiano.... Nel Milan ho cambiato ritmi e consuetudini. Serve ambizione, che solo in Italia è considerata una parola non bella. Mario in realtà è una persona squisita, dolce, sensibilissima. Si sente gravato di responsabilità enormi e, in fondo, non sue. Occorre sollevarlo, anzi liberarlo, dall’obbligo di rappresentare un simbolo. Restituire all’individuo il suo valore centrale significa sviluppare il potenziale umano con serenità. Errori compresi. Solo così diventerà un campione completo: quel giorno sarà una vittoria per me e tutti. I miei giocatori devono ritrovare la convinzione in se stessi. Per questo, ho cambiato ritmi e consuetudini di allenamento. Voglio che giochino, ridano, si divertano. Nelle sedute tecniche non mi soffermo mai troppo sugli errori. Mostro loro soprattutto ciò che hanno fatto bene. Erano appena dieci minuti? Fantastico, possono diventare venti, poi trenta, e infine una partita intera. Bisogna partire sempre da ciò che funziona. Il Milan ha un piano solido per il futuro. Al Botafogo, per esempio, dicevo ai compagni devi fare questo e quest’altro. Un bel rompip..... Alle volte mi ascoltavano, e le cose funzionavano. Alle volte no. Ora i giocatori devono darmi retta per forza, e magari un po’ per amore. In fondo è per il loro bene".