non stiamo giocando a basket. le rose sono ampie e i giocatori più intercambiabili. se una società è così pollastra da riempire tutto il monte ingaggi con gente unica in rosa, e questa si spacca, cavoli suoi. ti tieni quel milione di margine per prendere un sostituto. così è lavorare bene.
messi va anche ora dove lo pagano di più, con la differenza che ora son sempre gli stessi.
e per quanto riguarda i tifosi principali insoddisfatti, puoi mettere un salary cap non perfettamente uguale per tutti, ma dipendente in minima parte da risultati storici, numero tifosi o boiate così... anche la F1 è una cosa simile, anche se fatta male.
Perfetto.
E' un discorso molto complesso.
Sono tutti bravi a riempirsi la bocca di belle parole ( non parlo dei tifosi ovviamente ma dei parrucconi della uefa) ma il fair play io lo vedo solo nel nome : fpf.
Per il resto c'è troppa approssimazione.
Quel che dici tu circa la miopia di alcuni dirigenti è vero, anzi verissimo, però è anche doveroso sottolineare che il movimento calcistico non si sposta mai da solo ma coinvolge altri fattori del paese, non per ultime la burocrazia e le amministrazioni comunali.
Insomma, ti faccio un banale esempio, come potrebbero essere i nostri clubs al passo coi tempi e sullo stesso livello delle inglesi di turno se non hanno nemmeno lo stadio di proprietà?
La uefa ha tracciato il futuro ma poi , inevitabilmente, sono venute a galle le difficoltà vere che i diversi paesi stanno affrontando.
Non ci potrà mai essere vero fair play se i fatturati dei clubs sono diversi e se i valori dei campionati sono cosi diversi.
Ti inviterei a notare una cosa : bayern, juve e paris saint germain oggi sono delle eccellenze. Lo sono anche perchè nei rispettivi campionati hanno cannibalizzato il sistema non solo nel campionato e nei risultati ma anche nel controllo stesso del sistema per ciò che concerne il mercato interno e tutto il resto.
In europa però stentano a fare, ultimamente, quell'ulteriore salto di qualità e si sono assestate tra le migliori 8.
Pare invece che il fpf abbia consacrato il modello inglese. E' un caso ?
Per me non lo è.
Parliamo del miglior campionato del continente, una lega che le tv si scannano per accaparrarsi e che vale molto molto di più della serie A in termini di soldoni.
La premier è gestita in modo totalmente diverso dagli altri campionati, la spartizione proventi derivanti dai diritti tv mira alla crescita del sistema e non all'arricchimento dei soliti noti.
Ecco, questo è un modus operandi che rispecchia i valori del fair play.
Se tutti i campionati fossero come la premier forse potremmo parlare di fpf ma, visto come stanno le cose, il fair play per me oggi è una chimera.
Se non vengono uniformati i campionati, se non si sono le stesse condizioni, se non ci sono campionati simili per valori non ci sarà mai fpf nella massima manifestazione continentale per club.
Il tetto salariale invece e un sistema in stile nba metterebbero dei paletti alle spese.
Spendere compatibilmente al fatturato non accorcia le distanze ma anzi le allarga, mettere un tetto alle spese, agli ingaggi invece garantirebbe ancora la competizione.
Senza competitività non vi sarà mai sport.
La gente davanti la tv e negli stadi vuole assistere a gare equilibrate.
Assolutamente d’accordo con te, specie riguardo al fatto che “Spendere compatibilmente al fatturato non accorcia le distanze ma anzi le allarga, mettere un tetto alle spese, agli ingaggi invece garantirebbe ancora la competizione“.
Anche nel calcio per nazionali competono relativamente in pochi (basta guardare l’albo d’oro dei mondiali), ma li almeno si sa che ciò che conta è solo la capacità. La capacità delle varie nazioni di produrre talenti calcistici. Ovvio che nella capacità di produrre detti talenti entrano in gioco anche la dimensione della nazione e la tradizione calcistica, ma lo strapotere del denaro li non esiste. Se l’Italia fa pena uscendo due mondiali ai gironi e non qualificandosi per il terzo sappiamo che non è per la crisi economica del 2008 che ha fatto si che altre nazionali potessero fregarci i migliori giocatori con la forza del denaro, ma solo perché non siamo stati in grado di produrli.
Se hai una nazionale che, ipotesi, ha un giocatore che vale Shevchenko in attacco e una difesa dove il massimo che hai sono giocatori del valore di Musacchio, così te la tieni. Cavoli tuoi se non sei stato in grado di produrre giocatori competitivi per ogni ruolo, non puoi smiliardare per fare una nazionale di top players stranieri.
Competenza, dunque. E infatti adesso le cose, per quanto riguarda la nazionale, stanno cambiando, perché difficilmente una nazione come l’Italia può non produrre talenti calcistici degni di questo nome per eoni.
Se invece contasse la potenza economica probabilmente oggi dovremmo già prepararci a dire addio ai nostri talenti e andremmo agli europei e ai mondiali con una nazionale che varrebbe la Svezia, se va bene.
E guardiamo l’Inghilterra: come hai detto, nel calcio per club fanno sfracelli grazie ai soldi che riescono a generare e agli stranieri che riescono a comprare ma la loro nazionale ha sempre fatto pena per l’incapacità di produrre squadre fatte solo di inglesi che fossero forti davvero.
Col sistema attuale nel calcio di club invece puoi avere tutta la competenza che vuoi che fai ciao ciao a qualunque velleità sportiva se non sei tra i pochi sbombati di denaro.
Nessuna nazionale può venirti a fregare il tuo Roberto Baggio o il tuo Messi, invece se oggi il Milan avesse la fortuna di produrre un Messi nel suo settore giovanile tempo zero secondi e i grandi club attuali glielo strapperebbero grazie alla loro potenza economica.
Pensate se oggi la nostra primavera avesse prodotto un altro Baresi, un altro Paolo Maldini, un altro Filippo Galli. Quanto tempo credete che riusciremmo a trattenerli?
Gente come Baresi o Maldini potrebbe anche voler restare con tutto il cuore, ma quando arriva il PSG, il. Barca, il Real, che gli offre un ingaggio da 25 milioni di euro all’anno che fai? Anche li riesci a trattenerli?
L’esempio di Cristiano Ronaldo è emblematico: gioca in una nazionale come il Portogallo (nonostante sia una nazionale storicamente perdente, che probabilmente mai vincerà un mondiale e chissà quando rivincerà un europeo, proprio perché la qualità media dei giocatori che il Portogallo riesce a produrre è sempre stata modesta) quando non esiste nessuna squadra di club portoghese che potrebbe anche solo lontanamente permettersi di averlo.
Lo stesso vale per Brasile e Argentina: sono tantissimi anni ormai che l’Intercontinentale prima e il mondiale per club poi è diventato una farsa, perché le loro squadre di club non possono permettersi di trattenere nessun giocatore forte davvero. Una volta le cose erano ben diverse, e le intercontinentali negli anni 60/70/80/90 erano spesso molto equilibrate, al punto che Pelè si considerava cinque volte campione del mondo, perché oltre ai tre mondiali vinti da lui con la nazionale ci aggiungeva pure le due intercontinentali vinte col Santos. E a proposito, oggi un club brasiliano quante possibilità avrebbe di trattenere uno come Pelè? Zero.
Poi ai mondiali magari ti trovi con delle nazionali brasiliane e argentine fortissime, ma pensiamo a cosa sarebbero se i soldi la facessero da padrone anche nel calcio per nazionali: accadrebbe la stessa cosa che accade con i club, e sarebbero costrette ad andare ai mondiali con delle nazionali di scappati di casa, visto che la situazione economica di Brasile e Argentina è quella che è, e quindi i giocatori brasiliani e argentini più forti giocherebbero tutti per altre nazionali.
I soldi hanno rovinato tutto, non è un luogo comune, è la realtà.
Non a caso il calcio per club era molto migliore prima della sentenza Bosman, che limitando a tre il numero di stranieri per squadra aveva il duplice effetto di valorizzare la competenza dei vari paesi di produrre talenti calcistici (visto che otto undicesimi dovevano essere autoctoni) e di far sì che anche squadre non sbombate di denaro potessero essere protagoniste, visto che non poteva arrivare il Real di turno a saccheggiare la stella rossa di turno appena produce un top player, e il talento era molto più diffuso e “sparso” per le varie squadre.