Roma: cinese uccide rapinatore in un bar tabaccheria.

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Scontro a fuoco a Roma, a Cinecittà. Due rapinatori italiani, Ennio Proietti e Enrico Antonelli di 69 e 58 anni, sono entrati a volto coperto e armati in in bar tabaccheria della zona. Il titolare del locale, un cinese, per difendersi, è riuscito ad impossessarsi dall'arma uccidendo Ennio Proietti.

Seguiranno aggiornamenti

Sempre e comunque solidarietà al titolare, che però, se fosse stato italiano, la magistratura gli avrebbe tolto oggi la vita.
 
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Sempre e comunque solidarietà al titolare, che però, se fosse stato italiano, la magistratura gli avrebbe tolto oggi la vita.

non facciamo discorsi da bar, i condannati per avere ammazzato un ladro li conti sulle dita. Sono casi estremi, tipo gente che rincorre i ladri per la strada o il recente caso di Angelo Peveri (con tanto di visita di Salvini in carcere sigh!), l' imprenditore che ha immobilizzato, fatto inginocchiare e poi sparato in testa al ladro. Modello Far West.
 
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non facciamo discorsi da bar, i condannati per avere ammazzato un ladro li conti sulle dita. Sono casi estremi, tipo gente che rincorre i ladri per la strada o il recente caso di Angelo Peveri (con tanto di visita di Salvini in carcere sigh!), l' imprenditore che ha immobilizzato, fatto inginocchiare e poi sparato in testa al ladro. Modello Far West.

No, non sono tutti casi estremi. E anche coloro che non sono condannati in via definitiva, siccome i processi durano anni e anni chissà poi perché, pagano stangate per potersi difendere in tribunale. Ti auguro di non avere mai a che fare con la giustizia italiana, a meno che tu non ne sia un esponente, allora il discorso è tutto diverso.
 
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No, non sono tutti casi estremi. E anche coloro che non sono condannati in via definitiva, siccome i processi durano anni e anni chissà poi perché, pagano stangate per potersi difendere in tribunale. Ti auguro di non avere mai a che fare con la giustizia italiana, a meno che tu non ne sia un esponente, allora il discorso è tutto diverso.

che la giustizia italiana (sia nel penale che nel civile) abbia tempi biblici lo sappiamo tutti, ma non c'entra assolutamente niente con il tuo commento precedente
 
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che la giustizia italiana (sia nel penale che nel civile) abbia tempi biblici lo sappiamo tutti, ma non c'entra assolutamente niente con il tuo commento precedente
Quoto con quanto hai scritto finora.

Tra l'altro enigmistic ha detto un'altra cosa ancora: non solo che spesso e volentieri chi uccide un ladro viene "punito" dalla legge, ma che la stessa funzioni diversamente a seconda della nazionalità del soggetto in questione.
 

gabri65

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Scontro a fuoco a Roma, a Cinecittà. Due rapinatori italiani, Ennio Proietti e Enrico Antonelli di 69 e 58 anni, sono entrati a volto coperto e armati in in bar tabaccheria della zona. Il titolare del locale, un cinese, per difendersi, è riuscito ad impossessarsi dall'arma uccidendo Ennio Proietti.

Seguiranno aggiornamenti

Premesso che non è mai bello celebrare la morte di una persona, questo è un caso dove non sento nessuna pietà umana, specie quando hai passato una vita intera a delinquere e quindi non vuoi coscientemente vivere in civiltà con gli altri.

Il proprietario ha fatto bene, ed io mi schiero per questione di principio sempre con chi viene aggredito. Ed il motivo è molto semplice: per istinto di conservazione, caratteristica di tutti gli esseri umani e che sembra non essere più contemplata. Tu non puoi sapere in anticipo quanto male ti farà il tuo aggressore, e quindi sei autorizzato dal tuo DNA a difenderti al massimo delle tue possibilità, anche sancendone la morte.

Poi siamo tutti intelligenti (almeno spero) e possiamo decidere quale contromisura adottare in modo da provocare il minor danno possibile. Ma questo solo per una questione etica. In teoria, durante una azione convulsa e senza preavviso, se il tuo aggressore ti sta attaccando ed è armato, non è umanamente accettabile non intraprendere azioni estreme per la propria difesa. La vita è una, e basta un attimo di debolezza (o troppa "bontà") per soccombere per sempre.
 
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