L'articolo 18 è sempre stata una bandiera di una certa sinistra e dei sindacati-dei-pensionati che non ha mai veramente difeso il il lavoro in Italia, ma solo certe realtà (media-grande impresa).
In verità questo articolo doveva già essere abolito all'inizio degli anni '80, ma tutti i politici se la sono sempre fatta sotto, perchè temevano le manifestazioni di piazza e la perdita dei consensi. Il reintegro forzato (perchè questo era) non ha permesso ad alcuni settori strategici di crescere. Esempio calzante è l'aver bloccato l'automazione del lavoro nella Fiat negli anni '70, attraverso perversi accordi con lo Stato (Termini Imerese, Cassino.. le casse integrazioni elargite in grande quantità).
Per tornare IT, mi chiedo come in un Paese con il 40% di disoccupazione under 30, si possa ancora parlare di articolo 18 e pensioni o di questo fantasioso lavoro di cittadinanza.
Servono incentivi per le start-up, defiscalizzazione, semplificazione burocratica, snellimento dell'attivita' amministrativa, controllo degli ammortizzatori sociali. Servono vere riforme per i giovani che entrano nel mondo del lavoro, altro che sta stupidaggine del lavoro di cittadinanza (ancora con le promesse di mamma-Stato?), quello non è e non sarà mai funzionale in nessuna realtà, soprattutto ora che ci troviamo ad affrontare crescenti economie con settori industriali altamente competitivi
Concordo sulla prima parte, il centro sinistra negli ultimi anni è stato il braccio armato di certa imprenditoria d'assalto contro i diritti dei lavoratori, praticamente resettati senza un ritorno occupazionale in cambio, come sarebbe stato lecito attendersi,
Per i rimedi, bah, messe giù in maniera elegante, ma paiono tutte ricette neo liberiste, quelle che stanno affondando il mondo,
la fiscalità, la burocrazia e i controllo sono cose che nell'attuale visione del mondo servono più che in passato,
poi sono assolutamente d'accordo che al momento non funzionano bene per il pachidermismo dello stato,
ingombrante con tutti e particolarmente lento di riflessi quando occorre intervenire realmente.
Le crescenti economie attuali si fondano sullo sfruttamento della manodopera, pertanto semplicemente occorre rifiutare il confronto e separare i mercati, tutto il contrario di quello che stà avvenendo.
In sunto per non fare confusione occorre fare la definitiva distinzione filosofica fra l'attuale neo liberismo e il liberalismo.
La prima filosofia prevede semplicemente la legge barbarica del più forte, chi ha successo economico sopravvive, gli altri crepino pure di fame, attualmente questa è la strada, pertanto qualsiasi ricetta venga suggerita da chi ha attualmente in pugno il potere và assolutamente contestata.
Il vero liberalismo al contrario, vede il libero mercato come strumento di regolazione dell'economia nell'ambito di un benessere sociale diffuso, pertanto afferma la supremazia del privato sullo stato nelle iniziative imprenditoriali o economiche, ma pretende da quest'ultimo un attento controllo, non solo nella legale gestione dell'attività economica in se stessa, ma anche iniziative atte a mantenere costanti equilibri fra le parti in causa.