I Mirtilli di Marte

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Piccole sfere scure, disseminate ovunque sul suolo marziano. In questi “mirtilli” alieni- come li hanno soprannominati gli scienziati- potrebbe trovarsi la risposta alla domanda delle domande: esistono forme di vita extraterrestre sul Pianeta Rosso? Un dilemma che adesso potrebbe sciogliere Curiosity, con il suo laboratorio spaziale.
Queste palline composte da ematite erano già nota da tempo, ma finora gli studiosi le avevano messe in relazione con la presenza di acqua allo stato liquido. Invece, le implicazioni sarebbero assai più importanti, almeno secondo un recente studio pubblicato su una rivista di geologia che conferma- tra l’altro- quanto ipotizzato già 3 anni fa da due scienziati italiani, Vincenzo Rizzo e Nicola Cantasano.
I ricercatori dell’Università dell’Australia occidentale, in collaborazione con l’Università del Nebraska, sono infatti convinti che ad aver prodotto queste sferette di ossido di ferro siano stati dei microbi, perchè così è successo- in epoche remote- sulla Terra. Sul nostro pianeta, queste concrezioni di ematite sono piuttosto frequenti nei deserti, in varie parti del globo. Moltissime, ad esempio, sono state trovate vicino al fiume Colorado, nello Utah, dove si innalzano le cime scenografiche del Navajo Sandstone.
In questa zona, le sfere hanno diametri che variano da qualche millimetro- come una biglia- ad una decina di centimetri-come una palla di cannone- e sono formate da un guscio duro di ossido di ferro che avvolge un “cuore” tenero sabbioso. In origine si pensava che fossero il prodotto di una reazione chimica, ma gli studiosi australiani, utilizzando un microscopio ad altissima risoluzione, hanno dimostrato la presenza nelle concrezioni di microstrutture, spiegabili come residui di alcune forme batteriche- ad esempio la Gallionella, capace di ossidare ferro e manganese.
I ricercatori sperano che la Nasa ora indirizzi Curiosity su questo obiettivo. Il rover si è già imbattuto in questi “mirtilli” marziani, come provano le foto inviate. Le sfere sono in parte in superficie, in parte sepolte nella polvere marziana. Appurare che la loro formazione dipenda- come sulla Terra- dall’attività batterica significherebbe provare che un giorno, anche quassù, c’erano forme di vita. Primordiali e semplici quando si vuole, ma pur sempre extraterrestri.
 

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