[STORIA] Franz Beckenbauer e la scuola tedesca anni '70 - Parte II

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È il 19 settembre del 1973 quando il Bayern Monaco inizia la sua avventura in Coppa dei Campioni, i bavaresi nel primo turno incontrano gli svedesi dell'Atvidaberg, i quali dopo la sconfitta per 3-1 all'andata riusciranno a imporre lo stesso risultato a loro favore nella partita di ritorno, questo porterà i due team a giocarsi la qualificazioni ai calci di rigore dove soltanto allora la spunterà il Bayern col punteggio di 4-3. Negli ottavi di finale i bavaresi incontrano la Dinamo Dresda dando vita ad un altro turno al cardiopalma, infatti all'andata il risultato termina 4-3 a favore del Bayern ma la Dinamo Dresda non si da per vinta e nella partita di ritorno insidia la squadra di Monaco fino al 3-3 finale che qualificherà la squadra bavarese. Più agevoli i quarti dove il Bayern batte per 4-1 il CSKA Sofia all'andata concedendosi di perdere 2-1 al ritorno; infine c'è l'Ujpest in semifinale dove gli ungheresi riescono a bloccare gli avversari sul risultato di 1-1 salvo poi dover capitolare nella partita di ritorno con un passivo di 3-0. La finale mette di dunque fronte Bayern Monaco ed Atletico Madrid.
L'andata termina sul risultato di 1-1, goal di Luis Aragones al 114' a cui risponderà la staffilata di Schwarzenbeck al 119' ordinata da Beckenbauer, infatti stringendo il tempo ed essendo l'Atletico Madrid tutto arroccato in difesa, sarà proprio il Kaiser ad ordinare al compagno di reparto di lasciar partire il tiro che per fortuna dei tedeschi si insaccherà precisamente nell'angolino basso di Miguel Reina, papà dell'attuale Pepe Reina.
Furono dunque quell'intuizione del Kaiser e quel fortunato colpo di biliardo di Schwarzenbeck a indurre la ripetizione della gara dal momento che il regolamento dell'epoca non prevedeva i calci di rigore. Nella ripetizione il Bayern Monaco schianta per 4-0 l'Atletico grazie alle doppiette di Muller e Hoeness e così porta a casa la sua prima Coppa dei Campioni.


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Un mese dopo la conquista del trofeo inizieranno i Mondiali del 1974 ai quali la Germania guidata da Schön si presenterà con lo zoccolo duro del Bayern formato da Maier, Beckenbauer, Schwarzenbeck e Breitner in difesa, a completare il reparto, come terzino destro, c'è Berti Vogts del Borussia Monchengladbach, all'epoca l'unica vera rivale del Bayern Monaco nella corsa alla Bundesliga, infatti al triennio bavarese seguirà proprio uno renano.
Il Borussia vanta tra i titolari anche un altro calciatore, è Rainer Bonhof che completerà il centrocampo tedesco insieme a Jurgen Grabowski dell'Eintracht Francoforte e a Wolfgang Overath del Colonia, già presente nella nazionale del '66 all'esordio del Kaiser. In realtà la scelta del trio di centrocampo non fu così semplice per Schön, infatti ad insidiare il posto di Overath ci fu fino all'ultimo momento il regista del Real Madrid Gunter Netzer. Due indiscutibili campioni, due fini registi dalle caratteristiche diverse, il primo più propenso alla ragnatela di passaggi, il secondo al lancio lungo ma il problema non fu tanto tecnico quanto umano. Vincitore del ballottaggio sarà infatti Overath per un semplice motivo, perché questi a differenza di Netzer godeva delle simpatie di Beckenbauer, a quest'ultimo infatti non piacque il "tradimento" di Netzer che andò via dal Monchengladbach per vestire la maglia del Real Madrid. Il clan di Monaco all'epoca era troppo grande, Franz un'autorità e quindi Schön non poté far altro che scegliere Wolfgang Overath.
In avanti nessun problema, ci sono sempre loro, Gerd Muller in mezzo all'attacco e Uli Hoeness come ala sinistra, sulla fascia opposta invece Bernd Holzenbein, compagno di squadra di Grabowski.
All'esordio la Germania risolve la rognosissima partita col Cile di Elìas Figueroa soltanto con un tiro dalla lunga distanza di Breitner, nella seconda partita del girone invece vince per 3-0 con l'Australia e nel terzo match si gioca il passaggio turno con i fratelli della Germania Est che usciranno addirittura vincitori dallo scontro. La sfortuna però fu tutta dalla parte della Germania Est che in questo modo finì in un girone di ferro con l'Olanda di Cruijff e le due sudamericane, Brasile e Argentina, incredibilmente finite seconde nei gironi del primo turno. La Germania Ovest invece finisce nel girone di Polonia, Svezia e Jugoslavia, da questo raggruppamento i tedeschi otterranno tre vittorie su tre, stesso discorso per l'Olanda di Rinus Michels che non solo vincerà tutte le partite ma non subirà neanche un goal.
Siamo in finale, Germania Ovest contro Olanda, Franz Beckenbauer contro Johan Cruijff.
I favori del pronostico vanno tutti all'Arancia meccanica, l'Olanda è la nazionale del calcio totale, ha schiantato tutti gli avversari sul proprio cammino, è quotata ad uno la sua vittoria, a differenza del due tedesco e già al fischio di inizio sembra mettersi in un certo modo la partita, infatti dopo una rete di passaggi alla quale la Germania non riesce a venire a capo Cruijff prende palla e in un'azione prolungata in dribbling arriva in area di rigore dove viene steso da Vogts: calcio di rigore, realizza Neeskens, Olanda-Germania 1-0.
La Germania tuttavia non si da per vinta, non l'hai mai fatto, fa il suo gioco, si adatta alle situazioni di gioco, anche gli olandesi sono esseri umani e quando viene fuori l'occasione per il pareggio ecco che al 25' Holzenbein s'invola in area di rigore ma viene falciato da Jansen, sul dischetto va Breitner e la Germania pareggia.
L'Olanda torna davanti ma concede avventatamente un'altra occasione da goal al 43' che la Germania concretizza senza troppi complimenti, contropiede orchestrato da Bonhof che sfugge sulla destra e imbecca Muller il quale pronto come sempre, che si tratti di una partita di oratorio o di una finale mondiale, la butta dentro, Olanda-Germania 1-2. L'Olanda si getta di nuovo in avanti ma la difesa tedesca è pronta e tra i pali c'è un grande Sepp Maier, il risultato resta sul 2-1 e la Germania è campione del mondo.


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Il Mondiale così incrociò la prima Coppa dei Campioni del Bayern portando in Germania tutto il fior fior dei trofei calcistici dell'epoca ma non è finita qui, il Bayern Monaco vincerà ancora altre due Coppe dei Campioni dopo quell'anno.
È il 23 ottobre del 1974 quando il Bayern inizia la sua seconda avventura in Coppa dei Campioni ma a Monaco sono cambiate un po' di cose: Paul Breitner ha deciso di andare al Real Madrid, emulando la scelta di un anno prima del compagno di nazionale Netzer, il trasferimento sollevò anche non poche polemiche dato che Breitner, detto 'il maoista', secondo le critiche dell'epoca aveva scelto il club del dittatore fascista Francisco Franco. A Monaco, in sostituzione, arriva Bjorn Andersson ma anche un altro giocatore molto interessante, un attaccante prelevato dalle giovanili del Borussia Lippstadt, tale Karl-Heinz Rumenigge che ruoterà con Torstensson per quella stagione, salvo poi scalzarlo e prendere stabilmente posto al fianco di Muller dalla stagione successiva. Oltre a qualche cambio nella rosa ne avverrà anche uno in panchina, infatti Udo Lattek viene esonerato e al suo posto arriva Dettmar Cramer. Questo però soltanto da marzo, infatti, sebbene Lattek avesse portato il Bayern fino ai quarti di finale, lo scarso rendimento in campionato costrinse la società bavarese al cambio e così Cramer lo sostituì, non riuscendo tuttavia a risollevare le sorti del club in Bundesliga, il Bayern termina infatti la stagione al decimo posto, ma riuscendo a portare a casa la seconda Coppa dei Campioni consecutiva. Il Bayern campione in carica e già qualificato agli ottavi, incontra il Magdeburgo che elimina con i risultati di 3-2 e 2-1.
A marzo cambia la guida tecnica, arriva Cramer e nei quarti c'è l'Ararat Yerevan che i bavaresi liquidano con un 2-0 all'andata lasciandosi sconfiggere per 1-0 nel ritorno.
In semifinale invece, i tedeschi, troveranno un team rispetto al quale non si può fare soltanto una breve citazione, incontreranno infatti il Saint-Etienne di Robert Herbin.
Di cosa abbia significato il Saint-Etienne e Robert Herbin nella storia del calcio ne parleremo nel prossimo articolo, per il momento ci limitiamo a dire che quella sfida si sarebbe ripetuta l'anno successivo in finale di Coppa dei Campioni, intanto, nel 1975, il Bayern dopo un duro 0-0 all'andata riuscirà a spuntarla nella partita di ritorno per 2-0.
Parallelamente alla cavalcata bavarese però c'è un'altra cavalcata, ancora più convincente, cioè quella degli inglesi del Leeds United che avevano schiantato più nettamente del Bayern tutte le avversarie oppostesi al loro cammino. Era il Leeds di Joe Jaws Jordan, di Billy Bremner e Peter Lorimer ma soprattutto il Leeds lasciato in eredità a Jimmy Armfield da Don Revie che dal 1969 al 1974 riuscì a centrare col team inglese due First Division, una FA Cup, una Charity Shield e due Coppe delle Fiere.
Nella finale il Leeds parte subito forte ma è sfortunato perché nei primi minuti non si vedrà concesso un netto calcio di rigore su fallo di Beckenbauer, successivamente il Leeds troverà anche la via del goal con Peter Lorimer che però verrà annullato dopo grandi polemiche, anche se giustamente, a causa di una posizione di fuorigioco del capitano Billy Bremner. Il Bayern tiene botta all'urto inglese e nel secondo tempo, alla prima defaillance, al 71' trova la via del goal con un inserimento di Roth perfettamente imbeccato dalla sponda di Torstensson. Il Leeds continuerà ad imporre il proprio gioco per i restanti dieci minuti, il Bayern regge e all'81' coglie la seconda occasione goal col timbro di Muller su azione prolungata dalla destra di Kapellmann.
Il Bayern con grande sofferenza ma con grande dimostrazione di forza è per la seconda volta campione d'Europa, prendo spunto da questa finale per sottolineare come la vera forza del Bayern non stesse nella capacità di imporre gioco, la scuola tedesca degli anni '70, e quindi mi riferisco anche alla nazionale, non fu come quella olandese capace di imporre il loro gioco e dare spettacolo in campo ma fu un tipo di calcio molto più accorto, equilibrato ma soprattutto cinico, probabilmente il Bayern e la Germania furono la maggior espressione di cosa volesse dire cinismo nel calcio.
Il calcio tedesco infatti era impostato in questo modo: grandi risorse umane, sia il Bayern che la nazionale disponevano di campioni immensi per l'epoca, un modulo più funzionale possibile alle caratteristiche dei giocatori e infine grande intelligenza, cioè capacità di sapere quando poter imporsi e di sapere quando dover subire, quindi un grande equilibrio mentale, il tutto rappresentato dalla più grande mente tedesca di quegli anni, Franz Beckenbauer. Il calcio tedesco scende in campo conscio della sua forza ma anche consapevole della forza dell'avversario e analiticamente aspetta quand'è il momento opportuno per colpire, a differenza dell'esuberanza olandese; questo successe nella finale di Coppa del mondo del '74, successe nella finale contro il Leeds e succederà anche nella finale di Coppa dei Campioni dell'anno successivo, contro il Saint-Etienne.
Ecco quindi cosa significò la scuola tedesca degli anni '70, una scuola che fu fondata in quegli anni e ancora oggi vive infatti con le dovute proporzioni del caso la metodologia calcistica tedesca è rimasta invariata nel corso di questi quaranta anni di calcio che hanno portato ad altri due mondiali e ad altri due europei, fino al Mondiale conquistato qualche settimana fa dalla Germania con un modo di fare non diverso dai colleghi di un tempo... ma torniamo a noi.
È il 17 settembre del 1975 quando inizierà la terza avventura bavarese in Coppa dei Campioni, il Bayern elimina prima i lussemburghesi del Jeunesse con un complessivo di 8-1, poi il Malmo per 2-0 dopo essere stati sconfitti all'andata per 1-0, quindi 5-1 il Benfica dopo lo 0-0 dell'andata e infine, in semifinale, nel big match col Real Madrid, dopo l'1-1 dell'andata, la spunteranno col risultato di 2-0 nella partita di ritorno.
Siamo in finale, il Bayern Monaco di Dettmar Cramer incontra il Saint-Etienne di Robert Herbin, il Saint-Etienne non è una squadra come le altre e il suo mister non è un mister qualunque, questa partita per loro fu l'atto conclusivo di un leggendario ciclo ancora impresso nella memoria calcistica ma il Saint-Etienne non giocava solo per se stesso, giocava per una nazione nuova, in rampa di lancio, la Francia, però questa è un'altra storia di cui parleremo nel prossimo articolo. Nonostante la favola del Saint-Etienne il dio del calcio non arriderà alla squadra di Herbin e il Bayern Monaco andrà via da campione per la terza volta consecutiva.
Il Saint-Etienne di quell'anno non ebbe nulla da invidiare al Leeds United dell'anno precedente, infatti il Saint Etienne gioca bene, colpisce due legni ma il Bayern è un team cinico per l'appunto, attende come una serpe e attende fino al 57' quando un fallo di Piazza sul Muller scaturisce il calcio di punizione sul quale una sassata di Franz Roth bucherà la porta francese. Il risultato resterà sull'1-0 per la mezz'ora rimanente e il Bayern Monaco si laureerà campione d'Europa.
Il grande ciclo del Bayern Monaco è all'epilogo e nel 1979 arriva l'esodo: Beckenbauer va a svernare negli USA, con lui Gerd Muller, Sepp Maier dice basta dopo aver rischiato la vita in un incidente stradale e fa lo stesso Hoeness a causa dell'infortunio nella finale contro il Leeds dal quale non riuscirà più a riprendersi.
Il Bayern resterà tre anni senza titoli, a parte la Coppa Intercontinentale del 1976, tornerà a vincere la Bundesliga soltanto nel 1980 ma con una squadra completamente diversa.
Beckenbauer invece dirà basta col calcio nel 1983, diventerà allenatore e lo sarà per almeno una decina di anni vincendo tra l'altro una Bundesliga e una Coppa Uefa proprio col Bayern ma soprattutto un altro Mondiale, quello del 1990 del quale forse avremo modo di parlarne in futuro. Attualmente il Kaiser ricopre il ruolo di presidente onorario del Bayern di Monaco.


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rossovero

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Era una Germania costruita sul Bayern e completata dal blocco Gladbach. Un po´come questa, ma col BVB al posto del Borussia.
 

Fabry_cekko

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Grandissimo mostro sacro del Calcio, ma come diceva Gerd Muller "E' stato furbo (anzi intelligente) a giocare difensore centrale perchè aveva più libertà per impostare l'azione. Poteva continuare benissimo a fare il centrocampista".

E' l'unica Leggenda a vincere il Mondiale da giocatore e da allenatore?
 
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