Australia, il boom dei ragazzi italiani

Blu71

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SOCIETÀ 06/10/2012 - ILCASO Australia, il boom dei ragazzi italiani

Si comincia con il visto di un anno, poi ci sono molte possibiltà per restare

ENRICO CAPORALE (AGB) La prima parola magica è Working Holiday Visa. La seconda coraggio . Risultato: un anno in Australia con un visto lavorativo. Basta avere tra i 18 e i 30 anni, i soldi per il biglietto aereo, un fondo di tre/quattro mila euro sul conto corrente, e il gioco è fatto. Addio contratti precari, a progetto, sottopagati o sottoinquadrati.
La terra dei canguri è una delle poche economie industrializzate ad avere evitato la crisi. Qui il tasso di disoccupazione è del 5% (in alcune zone scende al 3,5%). Appena 22 milioni di abitanti popolano un territorio esteso all’incirca come tutta l’Europa . Le opportunità sono infinite. Architetti, ingegneri, avvocati, ma anche cuochi, camerieri e operai specializzati: in Australia pare esserci posto per tutti. “Gli italiani che scelgono di partire sono tantissimi”, racconta Andrea Buonaguidi, laureato in Lettere e Filosofia a Pisa e residente in Australia dal 2007. Tre anni fa ha fondato Melbournepuntoit (MELBOURNEPUNTOIT - Nuovi Italiani a Melbourne), un network che offre assistenza ai nuovi arrivati. “Se prima della crisi migravano soprattutto gli accademici, ora i flussi sono cambiati. Intere famiglie vengono qui per ricominciare. Dopo la classica fuga dei cervelli, stiamo assistendo a un vero e proprio si salvi chi può”. Tra il 2006 e il 2011, d’altronde, le richieste di Working Holiday Visa dal Belpaese sono aumentate del 119%. “Solo lo scorso anno – spiega ancora Buonaguidi – gli italiani sbarcati in Australia con un visto lavorativo sono stati 10 mila. E la maggior parte di loro è arrivata con l’idea di restare”.

Mica tanto facile però, soprattutto negli ultimi anni. Per il Permanent Visa servono circa 8 mila dollari australiani, il superamento di un esame di inglese e lo sponsor, un datore di lavoro disposto ad assumere a lungo termine (minimo due anni e mezzo). “Da quando è iniziata la crisi europea molti giovani hanno deciso di tentare la via australiana. E la concorrenza per gli sponsor è aumentata. Ma tutto dipende dalla determinazione e dalla preparazione professionale del candidato. Se l’obiettivo è vivere qui, alla fine uno sponsor si trova quasi sempre”, racconta Marco Celestino, 30 anni, laurea in Scienze Politiche e “australiano” da maggio.

In Italia Marco non riusciva a trovare un lavoro che lo soddisfacesse. Dopo ripetuti stage e contratti a progetto, aveva rimediato un impiego presso Esselunga, catena della grande distribuzione. Ma non si sentiva realizzato. “Dopo anni di studio, vedevo le mie competenze inutlizzate. Avevo l’impressione di buttare via i mie anni migliori. Così mi sono detto: ora o mai più”. A maggio, insieme alla fidanzata Francesca, è partito per Brisbane. “Appena arrivati abbiamo cercato lavoro in farm. Tre mesi con la schiena piegata a raccogliere fragole. Ma ora possiamo chiedere il rinnovo del visto per un altro anno.” Il Working Holiday Visa, infatti, dura dodici mesi. Offre la possibilità di legarsi allo stesso datore di lavoro per un massimo di sei mesi ed è prorogabile di altri dodici. Unica clausola: 88 giorni in settori come agricoltura, pesca e miniere.

Ma per chi ha già compiuto 31 anni l’Australia resta off llimits? Assolutamente no. Dal 1 luglio 2012 il governo australiano ha introdotto un nuovo programma d’immigrazione chiamato Skill Select. Tutti gli interessati possono presentare una richiesta definita “Espressione di Interesse” (EOI). Per potersi candidare servono 60 punti. Che tradotto significa una laurea triennale, il certificato IELTS (International English Language Testing System) con un voto non inferiore a 7 e la dimostrazione di esperienza in una professione presente nella lista del governo (https://www.immi.gov.au/skilled/sol/). A questo punto non resta che aspettare la chiamata.

Un altro modo per aggirare la barriera dei 30 anni è quello dello Student Visa: permette di lavorare legalmente fino a 40 ore ogni due settimane; costa 535 dollari australiani e può essere richiesto da chiunque abbia compiuto 16 anni. La durata, però, è vincolata al corso di studi più un mese. In questo periodo si può provare a trovare lo sponsor.

“In Australia si è decisamente padroni del proprio tempo”, riferisce con entusiasmo Francesco Bono, 23 anni a ottobre e da quest’estate cuoco in una pizzeria a Cairns, cittadina del nord affacciata sulla barriera corallina. “In Italia una volta che trovi un lavoro sai che devi tenertelo stretto, che il capo ci mette un secondo a rimpiazzarti e che invece tu impiegherai mesi a trovarne un altro. E così si sopportano a lungo situazioni anche molto frustranti. Qui è esattamente l’opposto. La gente si sposta spesso, cambia occupazione di continuo. Tutti hanno l’opportunità di vivere a pieno la propria vita. Sei stufo del tuo lavoro? Nessun problema. Ti licenzi e ne provi un altro. In poco più di tre mesi ho già cambiato quattro impieghi. Ora ho un contratto full time, guadagno 800 dollari australiani a settimana, pago le tasse e ho l’assicurazione medica. Tutte cose che in Italia non avevo mai visto”.

Fonte: La Stampa
 
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In Italia Marco non riusciva a trovare un lavoro che lo soddisfacesse. Dopo ripetuti stage e contratti a progetto, aveva rimediato un impiego presso Esselunga, catena della grande distribuzione. Ma non si sentiva realizzato. “Dopo anni di studio, vedevo le mie competenze inutlizzate. Avevo l’impressione di buttare via i mie anni migliori. Così mi sono detto: ora o mai più”. A maggio, insieme alla fidanzata Francesca, è partito per Brisbane. “Appena arrivati abbiamo cercato lavoro in farm. Tre mesi con la schiena piegata a raccogliere fragole. Ma ora possiamo chiedere il rinnovo del visto per un altro anno.” Il Working Holiday Visa, infatti, dura dodici mesi. Offre la possibilità di legarsi allo stesso datore di lavoro per un massimo di sei mesi ed è prorogabile di altri dodici. Unica clausola: 88 giorni in settori come agricoltura, pesca e miniere.

Ma il buon Marco che in Italia era un precario,mentre in Australia è diventato un bracciante (e comunque precario),che diamine ha studiato? Quali sarebbero le sue competenze inutilizzate? :lol:
 

Butcher

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Io e una amica ne parlavamo qualche giorno fa...
Certo è dura, ti trovi dall'altra parte del mondo.
 

Darren Marshall

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L'Australia è sempre stata una meta ambita, certo il brutto è che ti ritrovi letteralmente dall'altra parte del mondo e non è che in 2-3 ore te ne torni in Italia se ne hai voglia.
 

Doctore

Bannato
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Ma in australia una come la camusso cosa farebbe?
 
M

Morto che parla

Guest
Tutto bellissimo.

Il problema è che il dollaro australiano è più forte del dollaro americano, e che il costo della vita fa si che ti metti da parte poco o nulla.
Si potrebbe ovviare facendo il frontalier....uhm.....
 
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