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Ernesto Paolillo, ex dirigente dell'Inter ed esperto di FPF, ha parlato della situazione del Milan, con la Uefa. Ecco le dichiarazioni a Tuttosport:"Io non so che aria tiri in seno all’Uefa perché non ci sto dentro e adesso sono anche fuori dai lavori calcistici, quindi ignoro quali discussioni e valutazioni stiano facendo in merito a questo caso. Posso però dire che, in virtù delle regole attuali, mi sembra naturale che venga comminata una sanzione nei riguardi del Milan e che questa sanzione possa essere rappresentata dall’esclusione dalle competizioni internazionali. È evidente. A meno che non vengano presentate motivazioni o istanze straordinarie che al momento però non si vedono. Soprattutto con un Milan che ha conquistato l’accesso all’Europa League anziché alla Champions, alla quale sarebbe – nel caso – certamente più difficile rinunciare senza fare ricorso contro un’eventuale esclusione; sia per ragioni economiche, sia per la più complessa gestione operativa, in termini di compatibilità con il campionato, della seconda Coppa rispetto alla prima. Un anno fuori dalla mischia peraltro consentirebbe al club di lavorare con più calma per rimettere le cose a posto in una prospettiva a lungo termine. Questo, chiaro, in base alla logica. Poi ognuno fa come ritiene, o come può. La Commissione Giudicante del Club Financial Control Body farà le sue valutazioni e prenderà una decisione che poi passerà all’Uefa la quale adotterà sul piano formale e operativo il provvedimento. Tempi? Non posso quantificarli, ma credo brevi. Sia per salvaguardare l’organizzazione del torneo internazionale coinvolto sia per rispetto di chi dovesse prendere il posto del club punito; perché partecipare o meno a una Coppa cambia, ovviamente, date, tipologie e dinamiche della preparazione. E delle strategie di mercato. Esclusione MIlan comporterebbe il ripescaggio del Torino? Assolutamente sì. È automatico. Ogni nazione ha un certo numero di club, stabilito, che devono partecipare alle varie competizioni. Se una società non ha i requisiti per accedervi, subentra la prima arrivata dietro che li abbia. In questo caso, il Torino. È la stessa cosa che accadde nel 2006, quando lo scudetto andò all’Inter perché Juventus e Milan vennero punite per Calciopoli. O, per tornare al Torino, la stessa cosa del 2014 quando i granata presero il posto del Parma che non aveva i conti in regola con il fisco. Se arriverà una rinuncia autonoma o un patteggiamento? Si tratta di una via tecnicamente percorribile, magari per evitare di mettersi in contrapposizione con l’Uefa nella consapevolezza di avere dei problemi finanziari da risolvere. Ma le conseguenze sarebbero le stesse. Per i medesimi motivi che ho elencato prima. La priorità dell’Uefa è salvaguardare la regolarità dei tornei che organizza e amministra: fuori una, dentro un’altra. La vicenda del City può condizionare quella del Milan? No. Sono questioni distinte. Per ciascuna vengono fatte delle valutazioni asettiche, a sé stanti. Previsioni? Ho già prefigurato all’inizio lo scenario che ritengo plausibile. Dopodiché, bisogna considerare che esistono anche due – chiamiamole – attenuanti cui ci si potrebbe appellare: la storia e la tradizione del club coinvolto, in questo caso il Milan, e la volontà di non scoraggiare nuovi investitori, come ad esempio il Fondo Elliott che non ha responsabilità per i passivi delle gestioni precedenti. E che certo non progetta bilanci in perdita, visto che un Fondo rileva un club con la mission di rivenderlo, tra i 5 e i 10 anni dall’acquisto, possibilmente realizzando una plusvalenza. Non a caso il Milan sta puntando con forza a uno stadio di proprietà. Però stiamo parlando di norme non scritte, dettate a seconda dei casi dal buonsenso, e che prima andrebbero messe nero su bianco".