Nuovo art. 18: per la Cassazione si applica anche agli statali.

Decisione importantissima della Suprema Corte di Cassazione, che risolve un dubbio che aveva attanagliato molti politici: l'estensibilità del nuovo art. 18 anche ai lavoratori statali.
Con la sentenza n.24157/2015 (che riguardava il licenziamento di un dirigente di un consorzio pubblico siciliano che è stato dichiarato illegittimo in giudizio in quanto effettuato da un solo componente dell'ufficio disciplinare che invece era organo collegiale), la Corte si sofferma anche su un'importante questione sollevata dall'ente pubblico ricorrente.
Quest'ultimo, infatti, ha chiesto ai giudici di legittimità di pronunciarsi sull'estensione dell'applicabilità del nuovo art. 18 anche agli statali e, in caso di esito negativo, di adire la Corte Costituzionale per via della disparità di trattamento tra lavoro pubblico e privato.

Ebbene, per gli ermellini non c'è nessun dubbio.
Nella sentenza si legge che "è innegabile che il nuovo testo dell'art. 18 della legge n. 300/70, come novellato dall'art. 1 legge n. 92/12, trovi applicazione ratione temporis al licenziamento per cui è processo e ciò a prescindere dalle iniziative normative di armonizzazione previste dalla legge c.d. Fornero".

Alla base di questa decisione, spiegano i giudici, c'è l'inequivocabile tenore dell'art. 51 del Testo Unico del Pubblico Impiego (d.lgs. n. 165/2001) che prevede chiaramente che lo statuto dei lavoratori, con le sue "successive modificazioni e integrazioni si applichi anche alle pubbliche amministrazioni a prescindere dal numero dei dipendenti".

Per cui non c'è neanche bisogno di scomodare la Consulta: l'art. 18 deve ritenersi applicabile anche al settore pubblico e non occorre nessuna norma di armonizzazione al riguardo.

Giusto che tutti vengano trattati in maniera uguale.

Indipendentemente dalla discutibilità o meno di tale articolo.