Milano Finanza critica pesantemente il fair play finanziario

A.C Milan 1899

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Però così si rischia di fare l'errore che si fa col VAR: poiché la regola del fallo di mano in area è demenziale e pensata contro lo spirito del gioco (uso un esempio che a me sta a cuore), allora si attribuisce la colpa al VAR che permette di assegnare rigori ridicoli.
Niente di più fuorviante secondo me, perché anzi il VAR permette proprio di evidenziare e rendere palesi queste contraddizioni, esponendo le regole da ritoccare o rivedere.

Ugualmente non è colpa del FPF se ci sono le plusvalenze pompate e tanto meno queste sono da esso incentivate, ma è banalmente una brutta abitudine delle società di calcio inadeguate a fare mercato al giusto prezzo e che usano trucchi contabili per sistemare i conti nel presente, con ovvie e sicure ripercussioni negative per il futuro.

Sfido chiunque e qualsiasi critico del FPF finanziario a dimostrare che esso non sia meritocratico.
Per me il FPF finanziario è un grande passo verso la fattispecie di sport professionistico più sana e meritocratica al mondo, in cui non vincono solo New York e Los Angeles e solo perché hanno più soldi, ma in cui "provincie" come San Antonio, Toronto e San Francisco possono fare la voce grossa solo grazie alla loro bravura ed organizzazione. Mi riferisco ovviamente al sistema USA ed alla NBA nel dettaglio.

Così come sfido chiunque a smentire il fatto che due anni fa, in condizioni di debito preesistente, il FPF ci abbia concesso (purtroppo) di spendere e/o impegnare 250 milioni fumanti nel mercato giocatori, record storico per una squadra di serie A fino a quel momento, senza nemmeno uno straccio di entrata salvi due spicci sotto i 20 milioni per De Sciglio e Kucka.

Il problema non è stato spendere 250 milioni, ma è stato farlo a fondo perso e sbagliando profili, per altro con l'errore capitale degli ingaggi sproporzionati.
Perché siamo sempre lì: se il Bonucci preso a 42 milioni a due anni di distanza fosse diventato il De Ligt della situazione, oggi quell'investimento ci valeva una mega plusvalenza.

Se Calhanoglu, Rodriguez, Conti, Musacchio, Silva, Borini, Biglia, Kalinic si fossero rivelati acquisti non dico formidabili ma almeno decorosi, oggi avremmo avuto intanto risultati sportivi migliori e l'introito fondamentale della Champions garantito, ma soprattutto un parco giocatori non fatto di esuberi e gente che nessuno vuole o che addirittura dobbiamo pagare noi per andare, bensì fatto di gente valorizzata che ci permette di scegliere la plusvalenza migliore da mostrare in faccia alla UEFA.

Abbiamo sbagliato la campagna acquisti di due anni fa, verissimo, il punto è che anche la Juve tornata in A di scelte sbagliate ne ha fatte una marea, erano una barzelletta.

Però hanno potuto continuare a sbagliare e sbagliare fino a quando non sono risaliti, a noi non è concesso (e, a scanso di equivoci, quando la Juve tornò in A era messa molto meglio del Milan dell’ultimo Belluccone. Basta fare un confronto tra i giocatori coi quali la Juve affrontò la serie B 2006/2007 e i giocatori che schierava il Milan nel 2012/2013 per capire che la smobilitazione dell’Estate 2012 aveva letteralmente incenerito questo club tecnicamente, e poi anche economicamente).

Se l’FPF fosse stato in vigore coi suoi parametri restrittivi attuali nel 2007/2008, quando la Juve risalì dalla B, ora sarebbero al massimo al nostro livello, niente più.

Perché gli errori fatti sul mercato li avrebbero pagati e sarebbero stati zavorre per loro che li avrebbero schiacciati per anni.
 

A.C Milan 1899

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Non c'entri il punto, parlare della Premier è fuorviante. Il calcio inglese attualmente vive in una realtà a parte, nella quale i dettami del rigido FPF non costituiscono un ostacolo insormontabile.
Per il resto del calcio europeo certe regole non hanno fatto altro che acuire le differenze pre-esistenti tra top clubs e outsider/nobili decadute/mal gestite.
L'esempio più fulgido sono proprio i recenti risultati nella massima competizione europea: citi ad esempio l'ultima finale di CL disputata tra 2 squadre che vivono in una realtà a parte, che permette loro manovre di mercato importanti, al di là della gestione societaria più o meno buona, dimenticando però che nelle edizioni precedenti le finali sono sempre state vinte da top team (Barcellona-Real-Bayern-Liverpool e Chelsea), giocando sempre o quasi in semifinale e finale contro altri top club (Juventus-Atletico e altre che hanno poi vinto la coppa).
L'attuale non è assolutamente un sistema equilibrato. Sono sufficientemente vecchio per essere cresciuto in un calcio dove il Milan risaliva dal suo inferno, durato 10 anni, alzando la sua terza coppa Campioni dopo aver battuto i rumeni dello Steaua Bucarest, succedendo al PSV che l'edizione prima se la era aggiudicata; era un'era nella quale trovavano spazio negli anni successivi il Marsiglia, non certo una società gloriosa e storicamente vincente, di Desailly, Dechamps e Boksic, o l'Ajax dei giovani Kluivert, Davids e Seedorf ed il Borussia fucina del nuovo corso della nazionale tedesca.
Il calcio di adesso è totalmente diverso, è in mano ad un granitico monopolio gestito da poche società proprio a causa dei paletti insuperabili imposti dalla Uefa. Per emergere si potrebbe solo sperare in una gestione formidabile delle finanze, anche se neppure questo costituirebbe una garanzia: se consideriamo le tante realtà vincenti di squadre ben costruite negli ultimi anni come Ajax, Siviglia o Benfica notiamo che alla fine nessuna tra queste è riuscita a fare l'ultimo salto di qualità, perchè appunto costrette a rivendere subito i propri talenti , strozzate dalle rigide normative vigenti.

Concordo Clarenzio, solo una precisazione: fu la sentenza Bosman ad uccidere alcune realtà come quelle da te dette sopra, cioè la Stella Rossa, il PSV e lo stesso Ajax.

Prima di tale sentenza c’era un numero ben preciso agli stranieri che ogni squadra poteva schierare, tale per cui i clubs più ricchi al mondo non potevano impoverire tecnicamente i clubs più poveri come hanno fatto da lì in poi, per il semplice motivo che non era permesso.

Una volta dato il via a tutto ciò con la sentenza Bosman era inevitabile sparissero.

Un’altra cosa: non credo che il Milan sia messo come il Siviglia, l’Ajax o il Benfica, come prospettive. La prima è una piccola realtà che non ha nemmeno lontanamente le potenzialità del Milan, le ultime due sono squadre che comunque stanno in campionati anni luce più poveri dell’attuale Serie A (l’Ajax praticamente con 70 milioni ti costruisce un undici titolare) tale per cui è praticamente impossibile che possano competere.

Sul resto concordo in toto.
 

A.C Milan 1899

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Succede banalmente la solita cosa che succede quando si stabiliscono regole in una comunità e le si spacciano come soluzione a tutti i mali: le imperfezioni vengono abilmente sfruttate (quasi sempre in malafede) per favorire il potente e il furbo. Solo dopo verranno perfezionate, quando ormai chi ha operato con scaltrezza ne ha tratto un gradiente di vantaggio spesso incolmabile.

Sì, insomma, quello che è successo a livello economico-politico anche con l’euro e l’Europa.

Poi, vabbè, semplicemente noi ci andiamo a nozze perché chi ci comanda non ha nessuno interesse a questo mercato competitivo. Il nostro "inginocchiatore di stati" Elliott a quanto pare si fa sodomizzare da regole che anche il commercialista del Pizzighettone riuscirebbe ad aggirare. Ma questa è un’altra storia.

Esatto Gabri. Perfetto come sempre.
 

Djerry

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a me non pare proprio che il fpf sia nato per avvicinarci al sistema usa e nba (salary cap), ma per limitare l'indebitamento del mondo del calcio che stava assumendo proporzioni preoccupanti (squadre che fallivano). quindi non per eliminare/limitare le differenze tra la squadre.

Ma in un sistema inevitabilmente privo di equità e di condizioni pari per tutti, il FPF è l'unico argine alla deriva.

Ovviamente è un palliativo, perché se è ineluttabile che esistano certe super potenze, il calcio europeo sarà sempre una piattaforma che porta a sproporzioni.
Ma proprio perché il processo di estensione e crescita delle big è in parte irreversibile ed il gap rischiava di diventare infinito, il FPF ha evitato che la deriva annullasse del tutto le realtà inferiori.
Senza il FPF e potendo fare debito, quelle squadre che hanno infinite risorse finanziarie dalla loro proprietà avrebbero potuto mangiarsi sia nobili decadute come il Milan e l'Inter che possibili nuove realtà cresciute progressivamente con merito (Napoli, Atletico Madrid, Siviglia, Atalanta, Sassuolo, le inglesi "minori" tipo Wolves, etc), che non sarebbero nemmeno esistite.

Il FPF invece permette almeno di emergere se sei bravo e premia il merito nel sottobosco, addirittura sancendo la superiorità manageriale di un campionato rispetto ad altri (in Premier non esiste un debito non sostenibile eppure la loro quindicesima squadra fattura più della nostra quarta), e diversamente da quanto si pensa frena e non alimenta la potenza delle squadre più ricche.

Poi ovvio, se ci si vuole realmente avvicinare al sistema USA bisogna stravolgere tutto quanto, ma con l'attuale configurazione il FPF è una manna.
 

A.C Milan 1899

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Ma in un sistema inevitabilmente privo di equità e di condizioni pari per tutti, il FPF è l'unico argine alla deriva.

Ovviamente è un palliativo, perché se è ineluttabile che esistano certe super potenze, il calcio europeo sarà sempre una piattaforma che porta a sproporzioni.
Ma proprio perché il processo di estensione e crescita delle big è in parte irreversibile ed il gap rischiava di diventare infinito, il FPF ha evitato che la deriva annullasse del tutto le realtà inferiori.
Senza il FPF e potendo fare debito, quelle squadre che hanno infinite risorse finanziarie dalla loro proprietà avrebbero potuto mangiarsi sia nobili decadute come il Milan e l'Inter che possibili nuove realtà cresciute progressivamente con merito (Napoli, Atletico Madrid, Siviglia, Atalanta, Sassuolo, le inglesi "minori" tipo Wolves, etc), che non sarebbero nemmeno esistite.

Il FPF invece permette almeno di emergere se sei bravo e premia il merito nel sottobosco, addirittura sancendo la superiorità manageriale di un campionato rispetto ad altri (in Premier non esiste un debito non sostenibile eppure la loro quindicesima squadra fattura più della nostra quarta), e diversamente da quanto si pensa frena e non alimenta la potenza delle squadre più ricche.

Poi ovvio, se ci si vuole realmente avvicinare al sistema USA bisogna stravolgere tutto quanto, ma con l'attuale configurazione il FPF è una manna.

Ma il problema non è tanto l’FPF in se (una qualche forma di regolamentazione ci vuole, altrimenti il CITY farebbe un miliardo e mezzo di euro di acquisti per sessione), è il come viene implementato, cioè in maniera troppo restrittiva.

Già un FPF con uso estensivo del voluntary agreement e breakeven a sette anni (è un esempio) permetterebbe di crescere molto di più e più velocemente per chi deve farlo.

Problema che non ci riguarda al momento, perché tanto Elliott non spenderebbe comunque. Uno strozzino prodigo devo ancora vederlo. Ma era per dire che le regole servono, ma non devono necessariamente essere così restrittive.
 
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Ma in un sistema inevitabilmente privo di equità e di condizioni pari per tutti, il FPF è l'unico argine alla deriva.

Ovviamente è un palliativo, perché se è ineluttabile che esistano certe super potenze, il calcio europeo sarà sempre una piattaforma che porta a sproporzioni.
Ma proprio perché il processo di estensione e crescita delle big è in parte irreversibile ed il gap rischiava di diventare infinito, il FPF ha evitato che la deriva annullasse del tutto le realtà inferiori.
Senza il FPF e potendo fare debito, quelle squadre che hanno infinite risorse finanziarie dalla loro proprietà avrebbero potuto mangiarsi sia nobili decadute come il Milan e l'Inter che possibili nuove realtà cresciute progressivamente con merito (Napoli, Atletico Madrid, Siviglia, Atalanta, Sassuolo, le inglesi "minori" tipo Wolves, etc), che non sarebbero nemmeno esistite.

Il FPF invece permette almeno di emergere se sei bravo e premia il merito nel sottobosco, addirittura sancendo la superiorità manageriale di un campionato rispetto ad altri (in Premier non esiste un debito non sostenibile eppure la loro quindicesima squadra fattura più della nostra quarta), e diversamente da quanto si pensa frena e non alimenta la potenza delle squadre più ricche.

Poi ovvio, se ci si vuole realmente avvicinare al sistema USA bisogna stravolgere tutto quanto, ma con l'attuale configurazione il FPF è una manna.

per me serviva a risolvere l'indebitamento del sistema e a quanto pare ci è riuscito, stando almeno a quello che dicono loro (non ho dati o conoscenze per confutarlo). mi citi il sassuolo ma se non sbaglio quella è una realta emersa proprio in barba al fair play finanziario, cresciuta solo grazie ai soldi pompati dentro direttamente da squinzi, possiamo considerarlo un mini-psg in pratica. possiamo dire forse che offre un certo standard di tutela al livello top. cioè ad esempio ipotizzando che barcellona, bayern, city e psg fatturino tutte e quattro 700 milioni il fpf mantiene un equilibro quando invece avremmo rischiato che city e psg avrebbero speso 2 miliardi fottendo le altre due.
 

Djerry

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Ma il problema non è tanto l’FPF in se (una qualche forma di regolamentazione ci vuole, altrimenti il CITY farebbe un miliardo e mezzo di euro di acquisti per sessione), è il come viene implementato, cioè in maniera troppo restrittiva.

Già un FPF con uso estensivo del voluntary agreement e breakeven a sette anni (è un esempio) permetterebbe di crescere molto di più e più velocemente per chi deve farlo.

Problema che non ci riguarda al momento, perché tanto Elliott non spenderebbe comunque. Uno strozzino prodigo devo ancora vederlo. Ma era per dire che le regole servono, ma non devono necessariamente essere così restrittive.

Indubbiamente ci si può e deve mettere mano, però le regole restrittive non hanno vietato al Milan già indebitato di spendere (male) ed impegnare circa 250 milioni nell'estate 2017.

La restrizione, ed è questo per me un punto forte e "liberista" del FPF, arriva se e solo se sgarri in maniera brutale negli investimenti e nei conti, entrando in un percorso potenzialmente non sostenibile a livello finanziario. Ed entra gioco per tutelare il sistema. Detto in altre parole, il FPF ti osserva, ti sanziona e ti costringe a fare bene i conti non come metodo d'azione, ma solo nel caso in cui sbagli a livello aziendale e/o a livello sportivo e quindi hai già fatto danni.

Ed ecco perché ogni sciocchezza che si legge sulla potenza di Elliott e sulla sia impossibilità di fare investimenti è proprio intrinsecamente sbagliata: Elliott entra al Milan non per investire, ma in funzione della speculazione e di fatto scommettendo sul nostro fallimento virtuale. Quindi Elliott, proprio per suo modus operandi, non solo accetta ma ha bisogno del debito pregresso e quindi di conti fuori posto, per poter operare nel risanamento.

La nostra fortuna è che, nell'azienda calcio, risanare vuol dire molto probabilmente investire bene per tornare competitivi, quindi per pura coincidenza di interessi quello di Singer ed il nostro di tifosi coincide.

P.S.: caso mai, e qui casca l'asino se pensiamo all'Italia ma persino alle serie minori inglesi (se retrocedi dalla Premier e non risali in pochi anni sei spesso rovinato), il grande limite del FPF è che vale solo per la partecipazione all'Europa, e quindi quell'effetto di regolamentazione si ferma alle prime 6-7 squadre di ogni paese.
Risultato? Noi abbiamo ed abbiamo avuto persino in serie A delle società zombie oberate di debiti e di fatto fallite (Cesena, Siena, Palermo, Catania, Parma, in parte le genovesi, etc), senza che COVISOC o chicchessia abbia svolto il benché minimo controllo. E per carità di patria non cito le serie minori o la giunga della serie C in cui il debito è considerato organico alla partecipazione (e non a caso ci sono solo speculatori a capo delle società).

Se non si parte almeno dall'idea di sostenibilità e se non si è restrittivi nell'applicarla, il calcio professionistico muore come è morto da anni dalla bassa serie A fino alla serie C.
 
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