Milano Finanza critica pesantemente il fair play finanziario

A.C Milan 1899

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Ieri Milano Finanza ha criticato apertamente il Fair Play Finanziario, sostenendo che, in pratica, l’FPF (da molti commercialisti di Milanworld osannato come panacea), nato per garantire sostenibilità e continuità ai clubs nel lungo-medio periodo, abbia tradito i suoi principi ispiratori, in particolare sotto la presidenza di Ceferin. Si criticano soprattutto gli adattamenti restrittivi subiti dall’FPF negli ultimi anni e si afferma (sacrosantamente) che “Uno dei punti del Fair Play Finanziario “incoraggia le società a contare solo sui propri profitti”, ma da nessuna parte si esclude il fatto che il proprietario possa autofinanziare la propria squadra. Dopodiché si dice che questi adattamenti sarebbero ciò che spiegherebbe gli investimenti col contagocce di Elliott, toppando clamorosamente (visto che, come già ampiamente discusso gli scorsi giorni, Elliott, al contrario di Suning, non ha fatto nemmeno gli investimenti in sponsorizzazioni che avrebbe potuto fare, e la differenza tra i risultati ottenuti da Suning nel primo anno all’Inter e quelli ottenuti da Elliott dopo 12 mesi (di più, in verità) al Milan sono assolutamente imbarazzanti. Quindi Elliott semmai è la conferma che l’FPF è la scusa delle proprietà che non vogliono spendere o l’ostacolo vero di quelle che vorrebbero spendere ma non possono farlo perché non hanno abbastanza peso politico per aggirarlo, peccato che il secondo caso non sia il nostro caso, visto che la nostra “””””””””””””proprietà”””””””””””” (ROTFL) se volesse di peso politico potrebbe metterne sul piatto della bilancia a quintalate. Se volesse, per l’appunto. Intanto godiamoci il Paris Saint Germain fare ciò che vuole impunemente con il tacito accordo della UEFA http://www.milanworld.net/uefa-troppo-permissiva-col-psg-spuntano-le-prove-vt79352.html ), ma se non altro è positivo il fatto che sempre più persone si stiano rendendo conto di che razza di mostruosità sia l’FPF, di come uccida il calcio e di come stia devastando sempre più la competitive balance, necessaria perchè il calcio rimanga lo sport più bello del mondo.
 

MassimoRE

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Però sono due cose diverse, il FFP è ormai chiaro come sia diventato (o forse è sempre stato) un obbrobrio giuridico-economico, basti pensare al fatto che sono consentiti, anzi sono incentivati, magheggi come quelli delle plusvalenze fittizi, con scambi di giocatori con valutazioni gonfiate, mentre al contempo vieta alla proprietà di immettere nella società sue risorse economiche, altra cosa è dire che tutto questo sì aggirare se solo c’è la volontà. Che poi però bisogna fare dei distinguo, è vero che le proprietà arabe sono praticamente sempre riuscite a cavarsela senza alcuna sanzione, l’Inter però, che quest’anno sta investendo pesantemente, viene da tre anni di S.A. Dove non mi pare avesse fatto mirabilie sul mercato.
 
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Ieri Milano Finanza ha criticato apertamente il Fair Play Finanziario, sostenendo che, in pratica, l’FPF (da molti commercialisti di Milanworld osannato come panacea), nato per garantire sostenibilità e continuità ai clubs nel lungo-medio periodo, abbia tradito i suoi principi ispiratori, in particolare sotto la presidenza di Ceferin. Si criticano soprattutto gli adattamenti restrittivi subiti dall’FPF negli ultimi anni e si afferma (sacrosantamente) che “Uno dei punti del Fair Play Finanziario “incoraggia le società a contare solo sui propri profitti”, ma da nessuna parte si esclude il fatto che il proprietario possa autofinanziare la propria squadra. Dopodiché si dice che questi adattamenti sarebbero ciò che spiegherebbe gli investimenti col contagocce di Elliott, toppando clamorosamente (visto che, come già ampiamente discusso gli scorsi giorni, Elliott, al contrario di Suning, non ha fatto nemmeno gli investimenti in sponsorizzazioni che avrebbe potuto fare, e la differenza tra i risultati ottenuti da Suning nel primo anno all’Inter e quelli ottenuti da Elliott dopo 12 mesi (di più, in verità) al Milan sono assolutamente imbarazzanti. Quindi Elliott semmai è la conferma che l’FPF è la scusa delle proprietà che non vogliono spendere o l’ostacolo vero di quelle che vorrebbero spendere ma non possono farlo perché non hanno abbastanza peso politico per aggirarlo, peccato che il secondo caso non sia il nostro caso, visto che la nostra “””””””””””””proprietà”””””””””””” (ROTFL) se volesse di peso politico potrebbe metterne sul piatto della bilancia a quintalate. Se volesse, per l’appunto. Intanto godiamoci il Paris Saint Germain fare ciò che vuole impunemente con il tacito accordo della UEFA http://www.milanworld.net/uefa-troppo-permissiva-col-psg-spuntano-le-prove-vt79352.html ), ma se non altro è positivo il fatto che sempre più persone si stiano rendendo conto di che razza di mostruosità sia l’FPF, di come uccida il calcio e di come stia devastando sempre più la competitive balance, necessaria perchè il calcio rimanga lo sport più bello del mondo.

Il ffp non uccide nessuno. Chi vuol spendere può farlo. Elliott non vuol farlo. Fine.
 

egidiopersempre

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Ieri Milano Finanza ha criticato apertamente il Fair Play Finanziario, sostenendo che, in pratica, l’FPF (da molti commercialisti di Milanworld osannato come panacea), nato per garantire sostenibilità e continuità ai clubs nel lungo-medio periodo, abbia tradito i suoi principi ispiratori, in particolare sotto la presidenza di Ceferin. Si criticano soprattutto gli adattamenti restrittivi subiti dall’FPF negli ultimi anni e si afferma (sacrosantamente) che “Uno dei punti del Fair Play Finanziario “incoraggia le società a contare solo sui propri profitti”, ma da nessuna parte si esclude il fatto che il proprietario possa autofinanziare la propria squadra. Dopodiché si dice che questi adattamenti sarebbero ciò che spiegherebbe gli investimenti col contagocce di Elliott, toppando clamorosamente (visto che, come già ampiamente discusso gli scorsi giorni, Elliott, al contrario di Suning, non ha fatto nemmeno gli investimenti in sponsorizzazioni che avrebbe potuto fare, e la differenza tra i risultati ottenuti da Suning nel primo anno all’Inter e quelli ottenuti da Elliott dopo 12 mesi (di più, in verità) al Milan sono assolutamente imbarazzanti. Quindi Elliott semmai è la conferma che l’FPF è la scusa delle proprietà che non vogliono spendere o l’ostacolo vero di quelle che vorrebbero spendere ma non possono farlo perché non hanno abbastanza peso politico per aggirarlo, peccato che il secondo caso non sia il nostro caso, visto che la nostra “””””””””””””proprietà”””””””””””” (ROTFL) se volesse di peso politico potrebbe metterne sul piatto della bilancia a quintalate. Se volesse, per l’appunto. Intanto godiamoci il Paris Saint Germain fare ciò che vuole impunemente con il tacito accordo della UEFA http://www.milanworld.net/uefa-troppo-permissiva-col-psg-spuntano-le-prove-vt79352.html ), ma se non altro è positivo il fatto che sempre più persone si stiano rendendo conto di che razza di mostruosità sia l’FPF, di come uccida il calcio e di come stia devastando sempre più la competitive balance, necessaria perchè il calcio rimanga lo sport più bello del mondo.

Suning ha comprato il 70% delle azioni dell'Inter nel 2016, e in 3+3 (2016-2017-2018) sessioni di mercato l'Inter si è sempre preoccupata di rientrare nei parametri FPF prima di spendere, con il brillante risultato che sappiamo (le famose prese per il **** sulla "potenza di suning") . Quindi dire che suning (zang) è presidente dal 2018 è come dire che il PSG rispetta il FPF (facciata).

Divertente che MF da una parte dica cose sacrosante (finchè sembra di confermare le proprie tesi) per poi cadere improvvisamente nell'ignoranza (quando dice cose che non piacciono).

Elliott (Singer) non ha comprato il milan per passione calcistica e non ha nessuna intenzione di sperperare i propri soldi per il calcio. Fino a prova contraria ha agito per tutelare il proprio investimento (salvandoci il ****, fra l'altro). Non li amo, vorrei un'altra proprietà, ma la fila per comprarci non la vedo. Fidati che se si presenta qualcuno con la cifra giusta in mano, Singer si allontana battendo i tacchi. Se vuoi , e probabilmente questa è la parte del discorso su cui credo concorderemo, questa è la buona notizia. Quando lo sceicco/magnate si presenterà a differenza di SB Singer si farà da parte, anzi stenderà il tappeto rosso.
 

Djerry

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Però sono due cose diverse, il FFP è ormai chiaro come sia diventato (o forse è sempre stato) un obbrobrio giuridico-economico, basti pensare al fatto che sono consentiti, anzi sono incentivati, magheggi come quelli delle plusvalenze fittizi, con scambi di giocatori con valutazioni gonfiate, mentre al contempo vieta alla proprietà di immettere nella società sue risorse economiche, altra cosa è dire che tutto questo sì aggirare se solo c’è la volontà. Che poi però bisogna fare dei distinguo, è vero che le proprietà arabe sono praticamente sempre riuscite a cavarsela senza alcuna sanzione, l’Inter però, che quest’anno sta investendo pesantemente, viene da tre anni di S.A. Dove non mi pare avesse fatto mirabilie sul mercato.

Però così si rischia di fare l'errore che si fa col VAR: poiché la regola del fallo di mano in area è demenziale e pensata contro lo spirito del gioco (uso un esempio che a me sta a cuore), allora si attribuisce la colpa al VAR che permette di assegnare rigori ridicoli.
Niente di più fuorviante secondo me, perché anzi il VAR permette proprio di evidenziare e rendere palesi queste contraddizioni, esponendo le regole da ritoccare o rivedere.

Ugualmente non è colpa del FPF se ci sono le plusvalenze pompate e tanto meno queste sono da esso incentivate, ma è banalmente una brutta abitudine delle società di calcio inadeguate a fare mercato al giusto prezzo e che usano trucchi contabili per sistemare i conti nel presente, con ovvie e sicure ripercussioni negative per il futuro.

Sfido chiunque e qualsiasi critico del FPF finanziario a dimostrare che esso non sia meritocratico.
Per me il FPF finanziario è un grande passo verso la fattispecie di sport professionistico più sana e meritocratica al mondo, in cui non vincono solo New York e Los Angeles e solo perché hanno più soldi, ma in cui "provincie" come San Antonio, Toronto e San Francisco possono fare la voce grossa solo grazie alla loro bravura ed organizzazione. Mi riferisco ovviamente al sistema USA ed alla NBA nel dettaglio.

Così come sfido chiunque a smentire il fatto che due anni fa, in condizioni di debito preesistente, il FPF ci abbia concesso (purtroppo) di spendere e/o impegnare 250 milioni fumanti nel mercato giocatori, record storico per una squadra di serie A fino a quel momento, senza nemmeno uno straccio di entrata salvi due spicci sotto i 20 milioni per De Sciglio e Kucka.

Il problema non è stato spendere 250 milioni, ma è stato farlo a fondo perso e sbagliando profili, per altro con l'errore capitale degli ingaggi sproporzionati.
Perché siamo sempre lì: se il Bonucci preso a 42 milioni a due anni di distanza fosse diventato il De Ligt della situazione, oggi quell'investimento ci valeva una mega plusvalenza.

Se Calhanoglu, Rodriguez, Conti, Musacchio, Silva, Borini, Biglia, Kalinic si fossero rivelati acquisti non dico formidabili ma almeno decorosi, oggi avremmo avuto intanto risultati sportivi migliori e l'introito fondamentale della Champions garantito, ma soprattutto un parco giocatori non fatto di esuberi e gente che nessuno vuole o che addirittura dobbiamo pagare noi per andare, bensì fatto di gente valorizzata che ci permette di scegliere la plusvalenza migliore da mostrare in faccia alla UEFA.
 

Clarenzio

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Però così si rischia di fare l'errore che si fa col VAR: poiché la regola del fallo di mano in area è demenziale e pensata contro lo spirito del gioco (uso un esempio che a me sta a cuore), allora si attribuisce la colpa al VAR che permette di assegnare rigori ridicoli.
Niente di più fuorviante secondo me, perché anzi il VAR permette proprio di evidenziare e rendere palesi queste contraddizioni, esponendo le regole da ritoccare o rivedere.

Ugualmente non è colpa del FPF se ci sono le plusvalenze pompate e tanto meno queste sono da esso incentivate, ma è banalmente una brutta abitudine delle società di calcio inadeguate a fare mercato al giusto prezzo e che usano trucchi contabili per sistemare i conti nel presente, con ovvie e sicure ripercussioni negative per il futuro.

Sfido chiunque e qualsiasi critico del FPF finanziario a dimostrare che esso non sia meritocratico.
Per me il FPF finanziario è un grande passo verso la fattispecie di sport professionistico più sana e meritocratica al mondo, in cui non vincono solo New York e Los Angeles e solo perché hanno più soldi, ma in cui "provincie" come San Antonio, Toronto e San Francisco possono fare la voce grossa solo grazie alla loro bravura ed organizzazione. Mi riferisco ovviamente al sistema USA ed alla NBA nel dettaglio.

Così come sfido chiunque a smentire il fatto che due anni fa, in condizioni di debito preesistente, il FPF ci abbia concesso (purtroppo) di spendere e/o impegnare 250 milioni fumanti nel mercato giocatori, record storico per una squadra di serie A fino a quel momento, senza nemmeno uno straccio di entrata salvi due spicci sotto i 20 milioni per De Sciglio e Kucka.

Il problema non è stato spendere 250 milioni, ma è stato farlo a fondo perso e sbagliando profili, per altro con l'errore capitale degli ingaggi sproporzionati.
Perché siamo sempre lì: se il Bonucci preso a 42 milioni a due anni di distanza fosse diventato il De Ligt della situazione, oggi quell'investimento ci valeva una mega plusvalenza.

Se Calhanoglu, Rodriguez, Conti, Musacchio, Silva, Borini, Biglia, Kalinic si fossero rivelati acquisti non dico formidabili ma almeno decorosi, oggi avremmo avuto intanto risultati sportivi migliori e l'introito fondamentale della Champions garantito, ma soprattutto un parco giocatori non fatto di esuberi e gente che nessuno vuole o che addirittura dobbiamo pagare noi per andare, bensì fatto di gente valorizzata che ci permette di scegliere la plusvalenza migliore da mostrare in faccia alla UEFA.

Infatti non c'è mai stata tanta ripetitività nelle vittorie in CL come negli ultimi anni.
 

Djerry

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Infatti non c'è mai stata tanta ripetitività nelle vittorie in CL come negli ultimi anni.

A parte che non mi pare, visto che fino a qualche anno fa si derideva il calcio inglese che non faceva più risultati, ed ora ci si lamenta che vanno avanti solo squadre di Premier. Ma la ripetitività non c'entra nulla e non è certo il parametro che annulla il merito, perché se vogliamo anche in campionati in cui si parte tutti alla pari Golden State e San Antonio, una volta arrivati al vertice per meriti propri, monopolizzano le Finals e l'albo d'oro, così come Bulls e Lakers qualche anno fa.

Quello che conta è il percorso e come ci si arriva.

Liverpool-Tottenham è esattamente l'esempio della meritocrazia del sistema oltre che della programmazione, perché le squadre di Premier non volano a causa del FPF che permette loro di spendere, ma volano perché il marketing della Premier vende da Dio e come nessuno il prodotto, generando introiti dei diritti televisivi che noi ci scordiamo. E poiché hanno soldi, li spendono all'interno delle norme imposte dalla UEFA, è una conseguenza naturale.

E lo fanno (insieme a tante altre cose) con una regola tassativa imposta qualche anno fa, che ora dà i suoi ovvi risultati, ovvero che l'ultima di Premier deve prendere non meno della metà della prima. Come se, fissando la Juve a 120 milioni di diritti tv, il Crotone o il Frosinone o il Lecce invece di prendere 15 milioni ne prendesse almeno 60. E così via tutte le altre a salire.

Il Tottenham è l'esempio più fulgido di programmazione, derisa fino a ieri ed oggi ammirata: addirittura non hanno comprato giocatori nell'anno in cui hanno raggiunto la Champions.
E non scomodo il discorso stadi, perché mentre noi in questi 20 anni spendiamo tutto il fatturato per il Bacca o il Bonucci di turno, loro tengono da parte un tesoretto per poi investire sulle strutture, col risultato che oggi mettere un Arsenal qualsiasi sullo stesso piano del Milan fa quasi ridere.
 

gabri65

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Ieri Milano Finanza ha criticato apertamente il Fair Play Finanziario, sostenendo che, in pratica, l’FPF (da molti commercialisti di Milanworld osannato come panacea), nato per garantire sostenibilità e continuità ai clubs nel lungo-medio periodo, abbia tradito i suoi principi ispiratori, in particolare sotto la presidenza di Ceferin. Si criticano soprattutto gli adattamenti restrittivi subiti dall’FPF negli ultimi anni e si afferma (sacrosantamente) che “Uno dei punti del Fair Play Finanziario “incoraggia le società a contare solo sui propri profitti”, ma da nessuna parte si esclude il fatto che il proprietario possa autofinanziare la propria squadra. Dopodiché si dice che questi adattamenti sarebbero ciò che spiegherebbe gli investimenti col contagocce di Elliott, toppando clamorosamente (visto che, come già ampiamente discusso gli scorsi giorni, Elliott, al contrario di Suning, non ha fatto nemmeno gli investimenti in sponsorizzazioni che avrebbe potuto fare, e la differenza tra i risultati ottenuti da Suning nel primo anno all’Inter e quelli ottenuti da Elliott dopo 12 mesi (di più, in verità) al Milan sono assolutamente imbarazzanti. Quindi Elliott semmai è la conferma che l’FPF è la scusa delle proprietà che non vogliono spendere o l’ostacolo vero di quelle che vorrebbero spendere ma non possono farlo perché non hanno abbastanza peso politico per aggirarlo, peccato che il secondo caso non sia il nostro caso, visto che la nostra “””””””””””””proprietà”””””””””””” (ROTFL) se volesse di peso politico potrebbe metterne sul piatto della bilancia a quintalate. Se volesse, per l’appunto. Intanto godiamoci il Paris Saint Germain fare ciò che vuole impunemente con il tacito accordo della UEFA http://www.milanworld.net/uefa-troppo-permissiva-col-psg-spuntano-le-prove-vt79352.html ), ma se non altro è positivo il fatto che sempre più persone si stiano rendendo conto di che razza di mostruosità sia l’FPF, di come uccida il calcio e di come stia devastando sempre più la competitive balance, necessaria perchè il calcio rimanga lo sport più bello del mondo.

Succede banalmente la solita cosa che succede quando si stabiliscono regole in una comunità e le si spacciano come soluzione a tutti i mali: le imperfezioni vengono abilmente sfruttate (quasi sempre in malafede) per favorire il potente e il furbo. Solo dopo verranno perfezionate, quando ormai chi ha operato con scaltrezza ne ha tratto un gradiente di vantaggio spesso incolmabile.

Sì, insomma, quello che è successo a livello economico-politico anche con l’euro e l’Europa.

Poi, vabbè, semplicemente noi ci andiamo a nozze perché chi ci comanda non ha nessuno interesse a questo mercato competitivo. Il nostro "inginocchiatore di stati" Elliott a quanto pare si fa sodomizzare da regole che anche il commercialista del Pizzighettone riuscirebbe ad aggirare. Ma questa è un’altra storia.
 

MassimoRE

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Niente di più fuorviante secondo me, perché anzi il VAR permette proprio di evidenziare e rendere palesi queste contraddizioni, esponendo le regole da ritoccare o rivedere.

Ugualmente non è colpa del FPF se ci sono le plusvalenze pompate e tanto meno queste sono da esso incentivate, ma è banalmente una brutta abitudine delle società di calcio inadeguate a fare mercato al giusto prezzo e che usano trucchi contabili per sistemare i conti nel presente, con ovvie e sicure ripercussioni negative per il futuro.

Sfido chiunque e qualsiasi critico del FPF finanziario a dimostrare che esso non sia meritocratico.
Per me il FPF finanziario è un grande passo verso la fattispecie di sport professionistico più sana e meritocratica al mondo, in cui non vincono solo New York e Los Angeles e solo perché hanno più soldi, ma in cui "provincie" come San Antonio, Toronto e San Francisco possono fare la voce grossa solo grazie alla loro bravura ed organizzazione. Mi riferisco ovviamente al sistema USA ed alla NBA nel dettaglio.

Così come sfido chiunque a smentire il fatto che due anni fa, in condizioni di debito preesistente, il FPF ci abbia concesso (purtroppo) di spendere e/o impegnare 250 milioni fumanti nel mercato giocatori, record storico per una squadra di serie A fino a quel momento, senza nemmeno uno straccio di entrata salvi due spicci sotto i 20 milioni per De Sciglio e Kucka.

Il problema non è stato spendere 250 milioni, ma è stato farlo a fondo perso e sbagliando profili, per altro con l'errore capitale degli ingaggi sproporzionati.
Perché siamo sempre lì: se il Bonucci preso a 42 milioni a due anni di distanza fosse diventato il De Ligt della situazione, oggi quell'investimento ci valeva una mega plusvalenza.

Se Calhanoglu, Rodriguez, Conti, Musacchio, Silva, Borini, Biglia, Kalinic si fossero rivelati acquisti non dico formidabili ma almeno decorosi, oggi avremmo avuto intanto risultati sportivi migliori e l'introito fondamentale della Champions garantito, ma soprattutto un parco giocatori non fatto di esuberi e gente che nessuno vuole o che addirittura dobbiamo pagare noi per andare, bensì fatto di gente valorizzata che ci permette di scegliere la plusvalenza migliore da mostrare in faccia alla UEFA.
Due cose:
1) io non parlavo di plusvalenze reali, tipo quella fatta da noi con Cutrone VENDENDO un giocatore e incassando cash, ma ovviamente di plusvalenze fittizie basate su scambi di giocatori su valori irreali, tipo quello tra Juve e Roma con Spinazzola (giocatore di 26 anni che negli ultimi 3 è stato più in infermeria che in campo) valutato 30 milioni, e Pellegrini (ragazzo di belle speranze con solo 4 mesi di serie A alle spalle) valutato 22 milioni e immediatamente spedito in prestito.
2) dissento sul fatto che il FFP abbia allargato la platea delle squadre competitive a livello CL, piuttosto ha creato una casta di 8-10 squadre (sempre le stesse) che sono state brave e soprattutto fortunate a trovarsi pronte quando è stato avviato il FFP e che ora arrivano più o meno costantemente ai quarti di Champions.
L'NBA sai meglio di me che è tutt'altra cosa, e i criteri meritocratici si basano su ben altri parametri, e del resto se il Presidente stesso della Fifa dice che il FFP così com'è strutturato ora non funziona, forse lo possiamo dire anche noi.
 
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