Occhio che i punti sono 32 in 16 giornate, non 35 in 15.
Non so, non riesco ad essere convinto da Rino, con tutto l'affetto di questo mondo moltiplicato anche da una mia metà calabrese a 10 chilometri dalla sua Corigliano.
Se guardiamo ai risultati puri e semplici e non come arrivano, secondo me sbagliamo approccio.
I meriti di Gattuso ci sono e riguardano soprattutto la sfera delle "certezze" date alla squadra proprio in discontinuità con la totale incertezza che vigeva con Montella.
Motivazione, senso di appartenenza, ruoli chiari e 12-13 giocatori massimo in rotazione nello stesso identico modulo di base: è chiaro che qui ha inciso Rino, aggiungendo un palese richiamo atletico nel momento giusto che ci ha permesso di cavalcare una superiorità fisica rispetto a molte squadre che abbiamo incontrato nel periodo peggiore di imballaggio (Coppa Italia e romane su tutte, basta vedere i rispettivi segmentini prima e dopo per la conferma).
Ma la proposta tecnico-tattica, al netto di un sano pragmatismo che gli ha dato anche più punti di quanto il gioco esprimesse, per me non è incoraggiante. Manca un'identità evoluta di gioco e di struttura offensiva, manca un'idea ambiziosa di gioco da implementare con schemi specifici, manca un baricentro aggressivo e magari alto, manca qualcosa che alla distanza vada al di là dell'effetto post "Montella odiato" ed a quel senso di appartenenza che ti fa rendere al massimo.
Due grandi considerazioni però a favore di Rino:
1: non è detto che non si possa arrivare al vertice con una squadra pragmatica, bassa, ignorante e che sviluppa relativa qualità di manovra offensiva di gruppo. Per farla breve, non è detto che esista solo Simeone in grado di fare quel tipo di gioco, anche se francamente la mia storia rossonera nata con Arrigo mi porta ad aborrire a prescindere un Milan così impostato e pensato;
2: l'alibi enorme della rosa e dell'impossibilità con questi uomini di fare più di questa proposta sterile e demineralizzata che però massimizza i punti.
Un grande direttore sportivo lungimirante vede oltre e va alla ricerca di un allenatore più identitario in grado di pensare forse un po' più in grande. Ma al tempo stesso non sappiamo dove l'eventuale crescita tecnico-tattica di Rino e del suo fondamentale staff possa arrivare, partendo dall'oggettivo risollevamento dei risultati.
Se però ci trovassimo a mettere sotto accusa l'allenatore intorno al quinto-sesto posto dopo 10 giornate del prossimo campionato, non sarei sorpreso proprio per il peso del suo effetto in questi mesi, ben più importante della conta dei punti.