In un articolo della sezione 'Football Spa" della edizione on line, La Gazzetta dello Sport, a firma di Marco Iaria, fa il punto sulla situazione finanziaria della Juventus dopo la recente emissione obbligazionaria non convertibile di 175 milioni di euro, con cedola del 3,375%, e scadenza quinquennale, effettuata dal club bianconero, definita un 'successo', con cui 'la Juventus si è aperta per la prima volta a finanziatori internazionali, con ordini dal Regno Unito a Singapore, dopo aver già accolto nel proprio assetto azionario i fondi d’investimento (Lindsell Train ha l’11,3% delle quote)'. Con questo bond, dice Marco Re, CFO della Juventus, il club vorrà dotarsi 'di nuove risorse per l’attività gestionale ottimizzando la struttura del debito ed estendendo la durata dello stesso a un costo conveniente. Facciamo ricorso già da tempo a linee di credito bancarie, così diversificheremo le fonti di finanziamento e andremo a rifinanziare parte dell’esposizione con le banche (che aveva una scadenza più ravvicinata rispetto ai cinque anni del bond, ndr)'. Dietro queste note agiografiche, apparentemente rassicuranti (in pratica, una ristrutturazione del debito bancario), emerge una realtà meno edificante per i conti juventini. Leggiamo testualmente Iaria: 'Al 30 giugno 2018 la Juventus aveva un indebitamento finanziario netto di 310 milioni, quasi raddoppiato rispetto all’anno prima. Dopo la campagna acquisti estiva, che ha registrato un saldo negativo di 163 milioni, questa voce è aumentata come da piano di sviluppo con vista sul 2024. Acquistato Ronaldo, il management bianconero sapeva già che il bilancio si sarebbe caricato immediatamente di costi notevoli (80 milioni annui tra stipendio e ammortamento) con una crescita più graduale del fatturato e l’obiettivo di superare il mezzo miliardo di ricavi, nel giro di 2-3 anni, dai 411 milioni del 2017-18, proprio grazie alle nuove opportunità commerciali offerte dalla carta CR7. Insomma, per il momento il conto economico della Juve è in sofferenza.
Dopo tre esercizi consecutivi in utile, nel 2017-18 si è registrata una perdita di 19,2 milioni e anche il 2018-19 dovrebbe chiudere, nelle previsioni del club, col segno rosso la cui entità dipenderà dal cammino in Champions. Questo perché il grande balzo dei ricavi deve ancora arrivare: il rinnovo con Adidas (passerà da 23 a 51 milioni di fisso a partire dal 2019-20) è stato solo il primo passo. L’analista di Banca Imi, Alberto Francese, nel suo ultimo report, ha previsto il ritorno all’utile nel 2021-22 fornendo le seguenti previsioni di risultato d’esercizio: -68 milioni nel 2018-19, -62 nel 2019-20, -26 nel 2020-21, +1 nel 2021-22. Tutto questo con una stima prudente sulle plusvalenze, che possono spostare parecchio.
L’indebitamento finanziario netto salirà di circa 100 milioni in questa stagione, quindi sopra i 400 milioni, cioè 3,5 volte l’Ebitda (margine operativo lordo). E’ questo rapporto a misurare la sostenibilità del debito. Già con le spese del mercato estivo, quindi, si è raggiunto il tetto di tolleranza. Il bond offrirà qualche risorsa in più e consentirà scadenze più lunghe per meglio pianificare il lavoro futuro, ma non costituirà – per intenderci – il budget di una faraonica campagna acquisti. La Juve non può permettersi di fare il passo più lungo della gamba. Il debito potrà crescere ulteriormente solo con un allargamento del fatturato, che non è immediato. “E’ naturale – spiega Marco Re – che ci siamo posti dei limiti sull’indebitamento oltre i quali non andremo”. Tutto questo, però, non esclude nuovi investimenti sul mercato, che sotto la gestione Agnelli hanno sempre rappresentato il core business della Juventus. Occhio, non solo comprare giocatori, ma anche venderli. Insomma, player trading a tutto tondo. Dipenderà dalle opportunità del momento e dalle scelte strategiche dell’area sportiva, tenendo a mente i fondamentali economico-finanziari'.
Al di la delle aspettative di ritorno commerciale, l'operazione su Cristiano Ronaldo insinua dopo anni il termine sofferenza nel conto economico della Juventus, con saldi di gestione, al netto delle plusvalenze di mercato, che portano dritti alla violazione della break even rule del FPF per il prossimo triennio, in una situazione di indebitamento che advisors indipendenti considerano non più sostenibile. Si dirà che la Juve rimedia con plusvalenze farlocche, ma la realtà è che la Juventus è alle soglie di un 2012 come quello del Milan, con tanti giocatori del gruppo storico che sono a fine carriera, dovrebbe acquistare più che vendere per mantenere alto il livello di competitività, e non ha risorse che siano libere dall'esigenza di copertura degli oneri derivanti dal pesante indebitamento finanziario, che il bond semplicemente rifinanzia e oltre modo consolida. Insomma, una situazione di precario equilibrio finanziario, con aspettative di sviluppo di fatturato i cui margini comprensibilmente si restringono. Parigi val bene una messa?