Ormai tutte le fonti giornalistiche sembra che convergano sul fatto che a breve verrà convocato un Consiglio di Amministrazione straordinario di Fininvest, su richiesta del suo partecipante assoluto, Berlusconi Silvio, con all'ordine del giorno la richiesta di approvazione del progetto di accordo con un consorzio cinese per la cessione in suo favore di una quota di maggioranza, sembra il 70%, della quota di capitale sociale del Milan detenuta dalla holding di Via Paleocapa. A seguito della ratifica del progetto di accordo, atto negozialmente non vincolante ai fini contrattuali ma impegnativo sulle successive, anch'esse concordate, fasi della negoziazione verso la chiusura finale, si aprirà una fase di verifica con la diligenza dovuta di aspetti del progetto di accordo relativi a profili contrattuali e societari della società target, ovvero analisi e controllo di tutti i contratti verso fornitori, partners commerciali, con dipendenti, contratti relativi a diritti immobiliari, già in essere nel Milan e che verranno rilevati dai nuovi proprietari, verifica importante in una fattispecie, come questa, di passaggio del controllo e dunque della gestione ordinaria del club. Si tratta di aspetti non fondamentali per la formazione del consenso sul nucleo essenziale del contratto (oggetto, prezzo, termini e modalità del pagamento), per la quale si è già svolta la verifica sui documenti contabili del club, e pertanto posposti alla fase di ratifica dell'accordo quadro. Ciò che potrebbe modificare il consenso delle parti sugli aspetti essenziali del costruendo contratto sarebbe, in tale fase interlocutoria, la eventuale notifica al promittente alienante di una proposta di un terzo di acquisto di quote a condizioni di prezzo ritenute migliori di quelle offerte dal promissario acquirente, circostanza che potrebbe ovviamente indurre l'alienante a recedere dalle intese già intervenute. Ad evitare ciò (ed innescare uno spiacevole effetto asta che vanificherebbe definitivamente il dialogo negoziale), le parti, da quanto si legge, starebbero convenendo un patto di esclusiva sul prosieguo della negoziazione, in virtù del quale Fininvest si impegnerebbe a non trattare con terzi sul medesimo oggetto, ed a non ricevere offerte su di esso, ovvero, ove eventualmente ricevute, a rifiutare semplicemente le stesse onde evitare di incorrere in una eccezione di risoluzione espressa dalle intese intervenute. Si tratta di un accordo di esclusiva a tempo che, da quanto si apprende, non sarebbe protetto da penali per inadempimento (che, in ogni caso, sarebbero limitate al mero accollo delle competenze per le attività professionali già intervenute e sostenute, in concreto alcuni milioni di euro), circostanza che, lungi dall'essere interpretata come segno di scarsa serietà di intenzioni di una Fininvest che desidererebbe essere in tal modo "disimpegnata" (ma si tratterebbe allora di capire perché la controparte voglia avallare sue condotte ipoteticamente poco serie ed impegnative), rappresenterebbe piuttosto un indice di reciproca fiducia e rispetto delle parti sulla propria volontà di condividere fino in fondo il percorso negoziale intrapreso. Queste trattative si stanno svolgendo secondo prassi standard riconosciute dal diritto internazionale dei contratti in materia di M&A, da contraenti (non conosciamo direttamente la parte cinese, ma conosciamo Fininvest) universalmente noti per l'alto livello professionale che li ha contraddistinti in analoghe vicende. Nulla impedisce, ad essere cavillosi, che nella più irrazionale follia ed in violazione di regole recepite e di fondamentali obblighi di correttezza e di buon costume contrattuale, una delle parti si ritiri dalle trattative, ma si tratta di eventi assolutamente improbabili una volta che le parti abbiano ratificato la base di accordo sulla compravendita delle quote. La fase che si sta aprendo, piuttosto, come ha scritto oggi Laudisa, è interessante per un altro aspetto: nel documento di intenti che si sta andando a sottoscrivere,
le parti si impegnano a convenire politiche di governance nelle delicate fasi di passaggio della proprietà del club. Aspetto cruciale in un contesto temporale come quello di queste settimane, con il varo della programmazione sportiva relativa alla nuova stagione: i tempi sono stringenti, ed è ben possibile che le parti si rappresentino, e portino a soluzione, il problema del compimento di fondamentali scelte sul nuovo allenatore e sul parco giocatori della prossima stagione. E’ possibile che Silvio, nell’ottica di individuazione delle nuove cariche societarie, voglia negoziare una propria posizione di influenza in tali scelte, ovvero condividere le scelte che dovranno essere compiute dalle nuove funzioni, eventualmente anche su mandato temporaneo della vecchia dirigenza. Ciò sarebbe auspicabile, nell’ottica di consentire ai proprietari designati di progettare il nuovo Milan senza attendere i necessari tempi tecnici per la stipulazione del contratto definitivo e la costituzione delle nuove posizioni sociali, ciò senza considerare che in ogni caso già la sottoscrizione del contratto preliminare scandirà da subito i tempi di costruzione del nuovo Milan. Quindi, attenzione e fiducia per quanto potrebbe accadere già nelle prossime ore, soprattutto considerando che al ponte di comando c’è uno dei massimi esperti mondiali di M&A in materia di club sportivi, Salvatore Galatioto, di fiducia di entrambe le parti, e che non sono visibili segnali di dissenso tra di esse su un percorso negoziale evidentemente condiviso. Nella speranza che, a breve, un comunicato stampa, magari congiunto, ci ragguagli ufficialmente sullo stato delle cose.