Mettetevi comodi: vi racconto una storia

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C’era una volta, decadi or sono, un uomo minuto ma di grande ingegno, si chiamava Burloni, un vero re Mida che con astuzia e abilità trasformava in oro ogni sua azione.
Un giorno l’uomo, essendo un edonista innamorato di sé stesso, decise che esser ricco non gli bastava più, che sarebbe diventato uno potente come quelli che contavano davvero, quelli che non solo hanno montagne di soldi ma soprattutto hanno “potere”. Decise allora insieme ad un suo fidato amico, tale Fagiani, di investire nel business col più alto ritorno d’immagine che c’è nel suo paese, il circo.
Al tempo il circo era dominato da una compagnia di proprietà di gente davvero potente, gente che bastava schioccassero le dita e tutti i politici si mettevano a cuccia, la famiglia Porcelli.
Burloni pensa tra sé “Se io sfido i Porcelli e li batto nel circo, la gente vedrà in me un vero uomo di successo e mi darà anche il potere”
Così Burloni e Fagiani, che sono 20 anni avanti ai vecchi Porcelli come idee, si buttano sul business del circo: trovano un’ex gloriosa compagnia in declino ma che conserva alcuni buoni artisti da cui ripartire. la prendono per due soldi dal proprietario indebitato fino al collo e poi spendono cifre mai viste prima per prendere tutti i migliori artisti sul mercato, ma ne prendono così tanti che addirittura alcuni manco hanno il tempo per farli esibire come si deve, e ottengono un successo mai visto prima.
Premi e riconoscimenti piovono a grappoli, Burloni in breve tempo diventa l’uomo di successo per eccellenza, anche perché astutamente prima di tutto aveva già messo le mani sui media, creandosi canali ad hoc di propaganda, ed ecco che il suo piano va in porto, approfittando del clima instabile nel suo paese sale al potere.
Burloni e Fagiani sono arrivati all’apice della loro scalata al successo, adesso sono visti da tutti come modelli da imitare, e la loro compagnia circense per vent’anni calca le scene dei più grandi teatri del mondo mostrando cose mai viste arrivando ad essere considerata la compagnia più grande del mondo, forse di sempre.
Ma il tempo si sa, presenta il conto a tutti: un giorno di fine primavera l’artista di punta della compagnia decide che vorrebbe andare via, non era mai successo e nessuno pensava che Burloni avrebbe lasciato andare uno dei suoi pupilli, invece accade. Nel mondo del circo iniziano nel frattempo ad arrivare persone molto più ricche di Burloni ma soprattutto idee nuove. Burloni invece da tempo ha delegato tutto al suo compare fidato ma incapace Fagiani, i due sono legati a doppio filo, alcuni addirittura pensano che Fagiani stesso in realtà possa manovrare Burloni ormai vecchio e un po’ suonato, ma la verità nessuno la sa davvero. Certo Burloni inizia a vedere le spese non più come investimenti ma come costi, soprattutto gli ingaggi degli artisti, scopre perfino che paga il primo dei pagliacci 54 miliardi all’anno!!! La mentalità ormai è cambiata. Anche perché l’ormai vecchio Burloni inizia ad avere altri interessi, soprattutto per le vallette della compagnia.
Poi un giorno decide che è ora di andare in pensione l’artista simbolo, il senatore del gruppo. Tutti si attendono gli elogi per il comandante di lunga data, invece non è così, l’addio è inglorioso, anche perché c’erano stati attriti con Fagiani già da anni e Fagiani si sa non perdona.
Da quel momento la compagnia circense inizia a perdere i pezzi, tutti gli artisti più importanti si ritirano, altri vengono portati via da altre compagnie ormai più blasonate. Burloni e Fagiani si ritrovano per mano una compagnia ormai di scarso livello, che nessuno invita più nei palcoscenici più importanti (anche perché le ultime volte che si erano presentati erano state figuracce e uova in testa) e coi conti in rosso.
L’incapacità di Fagiani inizia a manifestarsi e anche il suo fare poco chiaro, assume e strapaga artisti scadenti, e li prende sempre dalle stesse scuole di circo. Burloni però non ci pensa mai a licenziare il vecchio Fagiani e mettere al suo posto qualcuno all’avanguardia, preferisce lasciare tutto a naufragare, usando i suoi media per celare ovvie realtà accampando scuse penose. Nel frattempo anche gli ultimi artisti di livello vengono liquidati per non dovergli più pagare l’ingaggio e tirare su qualche spicciolo per coprire i buchi fatti da Fagiani.
A questo punto intervengono i figli di Burloni (che nel frattempo ha pure avuto problemi coniugali ed un divorzio salatissimo): alcuni figli vorrebbero che vendesse la compagnia che a loro non interessa, ma una delle figlie più giovani, Barbie Burloni, manifesta invece interesse (anche se qualcuno pensa sia più interesse per il giovane trapezista da poco ingaggiato..). Barbie dapprima si scaglia contro Fagiani per farlo fuori, ma non ha fatto i conti col vecchio volpone, che con due telefonate mette in riga tutti. Così la povera Barbie viene ripresa dai fratelli più vecchi e dal padre, si scusa e si accomoda a fianco di Fagiani dividendosi i compiti.
Per farla stare buona papà Burloni le fa perfino portare avanti un progetto per la realizzazione di un nuovo padiglione circense megagalattico, in pieno centro, un’opera che potrebbe rilanciare la compagnia in declino. Barbie si butta a capofitto nel progetto e alla fine arriva a vincere la gara di appalto del terreno, e lì il babbo è costretto a dirle l’amara verità: non ci sono soldi per il suo progetto, era solo uno scherzo, Barbie non la prende bene, decide di fare un altro figlio e di dedicarsi al circo con meno interesse.
Nel frattempo papà Burloni, pressato da più parti decide di far finta di vendere la compagnia circense, spara alto così da non trovare nessuno davvero interessato, salvo un povero avventuriero thailandese che forse riesce a dargli ciò che chiede, a quel punto intimorito il vecchio Burloni cambia le carte in tavola, ammettendo che cede solo metà compagnia, anzi, il 48%, vuole comandare, ma coi soldi altrui. Il povero avventuriero prende tempo, ci prova anche, ma tutto naufraga e nel frattempo Fagiani va avanti con le sue disastrose operazioni. La compagnia ormai è talmente ridicola che perfino le piccole compagnie di provincia fanno più spettatori e ottengono riconoscimenti maggiori. I costi però rimangono mostruosi e le casse piangono.
Burloni sempre più accerchiato dai figli rimette in vendita tutto, trova un interlocutore italo-americano dal nome profetico, Salvatore, molto serio che porta avanti la trattativa abilmente. Stavolta la cessione è totale e i soldi si trovano, Burloni capisce che il giocattolo gli sta per sfuggire di mano e che sto qua potrebbe anche riportare in alto la compagnia che lui ormai ha affossato, e allora architetta il piano B (Burloni appunto). Trova un ristoratore asiatico sconosciuto e il suo buttafuori, li assume. Il tizio ha un nome talmente assurdo che deve farsene prestare uno per essere identificato, per comodità lo chiameremo proprio prestanome. Sto tizio imbeccato da Burloni fa fuori l’interlocutore americano e appare dal nulla a casa di Burloni stesso affermando che la compagnia la comprerà lui con una mega cordata alle spalle.
I fan della compagnia che chiedevano la testa di Burloni sono scioccati ma sono talmente in giubilo da credere a tutto. La salvezza è arrivata finalmente.
Burloni però ha pensato a tutto: prestanome tramite conti esteri in paradisi fiscali fa confluire soldi a trance senza avere nulla in cambio, un vero babbeo, qualcuno addirittura sostiene che i soldi sono di Burloni stesso, chi lo sa. di certo nessuno capisce come stia operando sto tizio. Prestanome si scopre che soldi suoi non ne ha, li chiede a qualcuno, chi glieli dia però non si sa. Purtroppo i conti ad un certo punto non tornano più, i rinvii alla conclusione della trattativa si sprecano, e alla fine prestanome si dilegua nel nulla lasciando solo i milioni dati in caparra.
Burloni così rimane in sella con Fagiani, continuando nella sua missione: portare con sé nella tomba la sua creazione.
Alla fine, ironia della sorte, mentre i figli di Burloni colano a picco in ogni loro attività i Porcelli di nuova generazione sono tornati a comandare il circo. E il cerchio si chiude qui.
:grande:
 

Goro

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C’era una volta, decadi or sono, un uomo minuto ma di grande ingegno, si chiamava Burloni, un vero re Mida che con astuzia e abilità trasformava in oro ogni sua azione.
Un giorno l’uomo, essendo un edonista innamorato di sé stesso, decise che esser ricco non gli bastava più, che sarebbe diventato uno potente come quelli che contavano davvero, quelli che non solo hanno montagne di soldi ma soprattutto hanno “potere”. Decise allora insieme ad un suo fidato amico, tale Fagiani, di investire nel business col più alto ritorno d’immagine che c’è nel suo paese, il circo.
Al tempo il circo era dominato da una compagnia di proprietà di gente davvero potente, gente che bastava schioccassero le dita e tutti i politici si mettevano a cuccia, la famiglia Porcelli.
Burloni pensa tra sé “Se io sfido i Porcelli e li batto nel circo, la gente vedrà in me un vero uomo di successo e mi darà anche il potere”
Così Burloni e Fagiani, che sono 20 anni avanti ai vecchi Porcelli come idee, si buttano sul business del circo: trovano un’ex gloriosa compagnia in declino ma che conserva alcuni buoni artisti da cui ripartire. la prendono per due soldi dal proprietario indebitato fino al collo e poi spendono cifre mai viste prima per prendere tutti i migliori artisti sul mercato, ma ne prendono così tanti che addirittura alcuni manco hanno il tempo per farli esibire come si deve, e ottengono un successo mai visto prima.
Premi e riconoscimenti piovono a grappoli, Burloni in breve tempo diventa l’uomo di successo per eccellenza, anche perché astutamente prima di tutto aveva già messo le mani sui media, creandosi canali ad hoc di propaganda, ed ecco che il suo piano va in porto, approfittando del clima instabile nel suo paese sale al potere.
Burloni e Fagiani sono arrivati all’apice della loro scalata al successo, adesso sono visti da tutti come modelli da imitare, e la loro compagnia circense per vent’anni calca le scene dei più grandi teatri del mondo mostrando cose mai viste arrivando ad essere considerata la compagnia più grande del mondo, forse di sempre.
Ma il tempo si sa, presenta il conto a tutti: un giorno di fine primavera l’artista di punta della compagnia decide che vorrebbe andare via, non era mai successo e nessuno pensava che Burloni avrebbe lasciato andare uno dei suoi pupilli, invece accade. Nel mondo del circo iniziano nel frattempo ad arrivare persone molto più ricche di Burloni ma soprattutto idee nuove. Burloni invece da tempo ha delegato tutto al suo compare fidato ma incapace Fagiani, i due sono legati a doppio filo, alcuni addirittura pensano che Fagiani stesso in realtà possa manovrare Burloni ormai vecchio e un po’ suonato, ma la verità nessuno la sa davvero. Certo Burloni inizia a vedere le spese non più come investimenti ma come costi, soprattutto gli ingaggi degli artisti, scopre perfino che paga il primo dei pagliacci 54 miliardi all’anno!!! La mentalità ormai è cambiata. Anche perché l’ormai vecchio Burloni inizia ad avere altri interessi, soprattutto per le vallette della compagnia.
Poi un giorno decide che è ora di andare in pensione l’artista simbolo, il senatore del gruppo. Tutti si attendono gli elogi per il comandante di lunga data, invece non è così, l’addio è inglorioso, anche perché c’erano stati attriti con Fagiani già da anni e Fagiani si sa non perdona.
Da quel momento la compagnia circense inizia a perdere i pezzi, tutti gli artisti più importanti si ritirano, altri vengono portati via da altre compagnie ormai più blasonate. Burloni e Fagiani si ritrovano per mano una compagnia ormai di scarso livello, che nessuno invita più nei palcoscenici più importanti (anche perché le ultime volte che si erano presentati erano state figuracce e uova in testa) e coi conti in rosso.
L’incapacità di Fagiani inizia a manifestarsi e anche il suo fare poco chiaro, assume e strapaga artisti scadenti, e li prende sempre dalle stesse scuole di circo. Burloni però non ci pensa mai a licenziare il vecchio Fagiani e mettere al suo posto qualcuno all’avanguardia, preferisce lasciare tutto a naufragare, usando i suoi media per celare ovvie realtà accampando scuse penose. Nel frattempo anche gli ultimi artisti di livello vengono liquidati per non dovergli più pagare l’ingaggio e tirare su qualche spicciolo per coprire i buchi fatti da Fagiani.
A questo punto intervengono i figli di Burloni (che nel frattempo ha pure avuto problemi coniugali ed un divorzio salatissimo): alcuni figli vorrebbero che vendesse la compagnia che a loro non interessa, ma una delle figlie più giovani, Barbie Burloni, manifesta invece interesse (anche se qualcuno pensa sia più interesse per il giovane trapezista da poco ingaggiato..). Barbie dapprima si scaglia contro Fagiani per farlo fuori, ma non ha fatto i conti col vecchio volpone, che con due telefonate mette in riga tutti. Così la povera Barbie viene ripresa dai fratelli più vecchi e dal padre, si scusa e si accomoda a fianco di Fagiani dividendosi i compiti.
Per farla stare buona papà Burloni le fa perfino portare avanti un progetto per la realizzazione di un nuovo padiglione circense megagalattico, in pieno centro, un’opera che potrebbe rilanciare la compagnia in declino. Barbie si butta a capofitto nel progetto e alla fine arriva a vincere la gara di appalto del terreno, e lì il babbo è costretto a dirle l’amara verità: non ci sono soldi per il suo progetto, era solo uno scherzo, Barbie non la prende bene, decide di fare un altro figlio e di dedicarsi al circo con meno interesse.
Nel frattempo papà Burloni, pressato da più parti decide di far finta di vendere la compagnia circense, spara alto così da non trovare nessuno davvero interessato, salvo un povero avventuriero thailandese che forse riesce a dargli ciò che chiede, a quel punto intimorito il vecchio Burloni cambia le carte in tavola, ammettendo che cede solo metà compagnia, anzi, il 48%, vuole comandare, ma coi soldi altrui. Il povero avventuriero prende tempo, ci prova anche, ma tutto naufraga e nel frattempo Fagiani va avanti con le sue disastrose operazioni. La compagnia ormai è talmente ridicola che perfino le piccole compagnie di provincia fanno più spettatori e ottengono riconoscimenti maggiori. I costi però rimangono mostruosi e le casse piangono.
Burloni sempre più accerchiato dai figli rimette in vendita tutto, trova un interlocutore italo-americano dal nome profetico, Salvatore, molto serio che porta avanti la trattativa abilmente. Stavolta la cessione è totale e i soldi si trovano, Burloni capisce che il giocattolo gli sta per sfuggire di mano e che sto qua potrebbe anche riportare in alto la compagnia che lui ormai ha affossato, e allora architetta il piano B (Burloni appunto). Trova un ristoratore asiatico sconosciuto e il suo buttafuori, li assume. Il tizio ha un nome talmente assurdo che deve farsene prestare uno per essere identificato, per comodità lo chiameremo proprio prestanome. Sto tizio imbeccato da Burloni fa fuori l’interlocutore americano e appare dal nulla a casa di Burloni stesso affermando che la compagnia la comprerà lui con una mega cordata alle spalle.
I fan della compagnia che chiedevano la testa di Burloni sono scioccati ma sono talmente in giubilo da credere a tutto. La salvezza è arrivata finalmente.
Burloni però ha pensato a tutto: prestanome tramite conti esteri in paradisi fiscali fa confluire soldi a trance senza avere nulla in cambio, un vero babbeo, qualcuno addirittura sostiene che i soldi sono di Burloni stesso, chi lo sa. di certo nessuno capisce come stia operando sto tizio. Prestanome si scopre che soldi suoi non ne ha, li chiede a qualcuno, chi glieli dia però non si sa. Purtroppo i conti ad un certo punto non tornano più, i rinvii alla conclusione della trattativa si sprecano, e alla fine prestanome si dilegua nel nulla lasciando solo i milioni dati in caparra.
Burloni così rimane in sella con Fagiani, continuando nella sua missione: portare con sé nella tomba la sua creazione.
Alla fine, ironia della sorte, mentre i figli di Burloni colano a picco in ogni loro attività i Porcelli di nuova generazione sono tornati a comandare il circo. E il cerchio si chiude qui.

Capolavoro
 
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C’era una volta, decadi or sono, un uomo minuto ma di grande ingegno, si chiamava Burloni, un vero re Mida che con astuzia e abilità trasformava in oro ogni sua azione.
Un giorno l’uomo, essendo un edonista innamorato di sé stesso, decise che esser ricco non gli bastava più, che sarebbe diventato uno potente come quelli che contavano davvero, quelli che non solo hanno montagne di soldi ma soprattutto hanno “potere”. Decise allora insieme ad un suo fidato amico, tale Fagiani, di investire nel business col più alto ritorno d’immagine che c’è nel suo paese, il circo.
Al tempo il circo era dominato da una compagnia di proprietà di gente davvero potente, gente che bastava schioccassero le dita e tutti i politici si mettevano a cuccia, la famiglia Porcelli.
Burloni pensa tra sé “Se io sfido i Porcelli e li batto nel circo, la gente vedrà in me un vero uomo di successo e mi darà anche il potere”
Così Burloni e Fagiani, che sono 20 anni avanti ai vecchi Porcelli come idee, si buttano sul business del circo: trovano un’ex gloriosa compagnia in declino ma che conserva alcuni buoni artisti da cui ripartire. la prendono per due soldi dal proprietario indebitato fino al collo e poi spendono cifre mai viste prima per prendere tutti i migliori artisti sul mercato, ma ne prendono così tanti che addirittura alcuni manco hanno il tempo per farli esibire come si deve, e ottengono un successo mai visto prima.
Premi e riconoscimenti piovono a grappoli, Burloni in breve tempo diventa l’uomo di successo per eccellenza, anche perché astutamente prima di tutto aveva già messo le mani sui media, creandosi canali ad hoc di propaganda, ed ecco che il suo piano va in porto, approfittando del clima instabile nel suo paese sale al potere.
Burloni e Fagiani sono arrivati all’apice della loro scalata al successo, adesso sono visti da tutti come modelli da imitare, e la loro compagnia circense per vent’anni calca le scene dei più grandi teatri del mondo mostrando cose mai viste arrivando ad essere considerata la compagnia più grande del mondo, forse di sempre.
Ma il tempo si sa, presenta il conto a tutti: un giorno di fine primavera l’artista di punta della compagnia decide che vorrebbe andare via, non era mai successo e nessuno pensava che Burloni avrebbe lasciato andare uno dei suoi pupilli, invece accade. Nel mondo del circo iniziano nel frattempo ad arrivare persone molto più ricche di Burloni ma soprattutto idee nuove. Burloni invece da tempo ha delegato tutto al suo compare fidato ma incapace Fagiani, i due sono legati a doppio filo, alcuni addirittura pensano che Fagiani stesso in realtà possa manovrare Burloni ormai vecchio e un po’ suonato, ma la verità nessuno la sa davvero. Certo Burloni inizia a vedere le spese non più come investimenti ma come costi, soprattutto gli ingaggi degli artisti, scopre perfino che paga il primo dei pagliacci 54 miliardi all’anno!!! La mentalità ormai è cambiata. Anche perché l’ormai vecchio Burloni inizia ad avere altri interessi, soprattutto per le vallette della compagnia.
Poi un giorno decide che è ora di andare in pensione l’artista simbolo, il senatore del gruppo. Tutti si attendono gli elogi per il comandante di lunga data, invece non è così, l’addio è inglorioso, anche perché c’erano stati attriti con Fagiani già da anni e Fagiani si sa non perdona.
Da quel momento la compagnia circense inizia a perdere i pezzi, tutti gli artisti più importanti si ritirano, altri vengono portati via da altre compagnie ormai più blasonate. Burloni e Fagiani si ritrovano per mano una compagnia ormai di scarso livello, che nessuno invita più nei palcoscenici più importanti (anche perché le ultime volte che si erano presentati erano state figuracce e uova in testa) e coi conti in rosso.
L’incapacità di Fagiani inizia a manifestarsi e anche il suo fare poco chiaro, assume e strapaga artisti scadenti, e li prende sempre dalle stesse scuole di circo. Burloni però non ci pensa mai a licenziare il vecchio Fagiani e mettere al suo posto qualcuno all’avanguardia, preferisce lasciare tutto a naufragare, usando i suoi media per celare ovvie realtà accampando scuse penose. Nel frattempo anche gli ultimi artisti di livello vengono liquidati per non dovergli più pagare l’ingaggio e tirare su qualche spicciolo per coprire i buchi fatti da Fagiani.
A questo punto intervengono i figli di Burloni (che nel frattempo ha pure avuto problemi coniugali ed un divorzio salatissimo): alcuni figli vorrebbero che vendesse la compagnia che a loro non interessa, ma una delle figlie più giovani, Barbie Burloni, manifesta invece interesse (anche se qualcuno pensa sia più interesse per il giovane trapezista da poco ingaggiato..). Barbie dapprima si scaglia contro Fagiani per farlo fuori, ma non ha fatto i conti col vecchio volpone, che con due telefonate mette in riga tutti. Così la povera Barbie viene ripresa dai fratelli più vecchi e dal padre, si scusa e si accomoda a fianco di Fagiani dividendosi i compiti.
Per farla stare buona papà Burloni le fa perfino portare avanti un progetto per la realizzazione di un nuovo padiglione circense megagalattico, in pieno centro, un’opera che potrebbe rilanciare la compagnia in declino. Barbie si butta a capofitto nel progetto e alla fine arriva a vincere la gara di appalto del terreno, e lì il babbo è costretto a dirle l’amara verità: non ci sono soldi per il suo progetto, era solo uno scherzo, Barbie non la prende bene, decide di fare un altro figlio e di dedicarsi al circo con meno interesse.
Nel frattempo papà Burloni, pressato da più parti decide di far finta di vendere la compagnia circense, spara alto così da non trovare nessuno davvero interessato, salvo un povero avventuriero thailandese che forse riesce a dargli ciò che chiede, a quel punto intimorito il vecchio Burloni cambia le carte in tavola, ammettendo che cede solo metà compagnia, anzi, il 48%, vuole comandare, ma coi soldi altrui. Il povero avventuriero prende tempo, ci prova anche, ma tutto naufraga e nel frattempo Fagiani va avanti con le sue disastrose operazioni. La compagnia ormai è talmente ridicola che perfino le piccole compagnie di provincia fanno più spettatori e ottengono riconoscimenti maggiori. I costi però rimangono mostruosi e le casse piangono.
Burloni sempre più accerchiato dai figli rimette in vendita tutto, trova un interlocutore italo-americano dal nome profetico, Salvatore, molto serio che porta avanti la trattativa abilmente. Stavolta la cessione è totale e i soldi si trovano, Burloni capisce che il giocattolo gli sta per sfuggire di mano e che sto qua potrebbe anche riportare in alto la compagnia che lui ormai ha affossato, e allora architetta il piano B (Burloni appunto). Trova un ristoratore asiatico sconosciuto e il suo buttafuori, li assume. Il tizio ha un nome talmente assurdo che deve farsene prestare uno per essere identificato, per comodità lo chiameremo proprio prestanome. Sto tizio imbeccato da Burloni fa fuori l’interlocutore americano e appare dal nulla a casa di Burloni stesso affermando che la compagnia la comprerà lui con una mega cordata alle spalle.
I fan della compagnia che chiedevano la testa di Burloni sono scioccati ma sono talmente in giubilo da credere a tutto. La salvezza è arrivata finalmente.
Burloni però ha pensato a tutto: prestanome tramite conti esteri in paradisi fiscali fa confluire soldi a trance senza avere nulla in cambio, un vero babbeo, qualcuno addirittura sostiene che i soldi sono di Burloni stesso, chi lo sa. di certo nessuno capisce come stia operando sto tizio. Prestanome si scopre che soldi suoi non ne ha, li chiede a qualcuno, chi glieli dia però non si sa. Purtroppo i conti ad un certo punto non tornano più, i rinvii alla conclusione della trattativa si sprecano, e alla fine prestanome si dilegua nel nulla lasciando solo i milioni dati in caparra.
Burloni così rimane in sella con Fagiani, continuando nella sua missione: portare con sé nella tomba la sua creazione.
Alla fine, ironia della sorte, mentre i figli di Burloni colano a picco in ogni loro attività i Porcelli di nuova generazione sono tornati a comandare il circo. E il cerchio si chiude qui.

Caro amico [MENTION=1415]Milanforever26[/MENTION] credo proprio che il tuo romanzo vada arricchito di nuovi e appassionanti capitoli.
Armati di pazienza , ti aspetto.
It è tornato.
 

Milanforever26

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Caro amico [MENTION=1415]Milanforever26[/MENTION] credo proprio che il tuo romanzo vada arricchito di nuovi e appassionanti capitoli.
Armati di pazienza , ti aspetto.
It è tornato.

Non pensavo fosse possibile..pazzesco..e ho pure sentito che stanno facendo un nuovo tagliando a Burloni..questo campa altri 20 anni... :facepalm:
 
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