Ormai siamo usciti completamente dal recinto. Il Milan, inteso come squadra di calcio, non sembra interessare più a nessuno. Il focus si è spostato su altro: lotta contro il giornalisti, discussioni che manco all'interno della facoltà di economia e commercio e giurisprudenza, gente che loda Galliani e Berlusconi, gente che odia Galliani e Berlusconi, gente che loda Fassone e Mirabelli, gente che odia Fassone e Mirabelli, soggetti che provano a speculare sulla carcassa di questo club. Ma in tutto questo, il calcio, le partite, il calciomercato e tutto il resto?
Rendiamoci conto che siamo gli unici tifosi al mondo che parlano di tutto tranne che di calcio giocato. Una tristezza infinita.
No, conta meno di zero, ma è una situazione temporanea, contingente. Potrà durare uno, cinque o vent'anni, ma sempre temporanea è.
Un giorno il Milan rivincerà lo scudo, andrà in finale di Champions, e in quel momento riluceranno le Coppe Campioni in bacheca, le Intercontinentali, le gesta di Schiaffino, Liedholm, Rivera, Baresi, Van Basten. Mica si possono far sparire, rimarranno per sempre.
E le risa di adesso, gli sberleffi, si trasformeranno in lacrime di commozione dei tifosi neutrali, e in invidia e rabbia dei nemici.
Siamo usciti da 40 anni di digiuno a cavallo delle guerre, dalla Serie B, usciremo anche da questo pozzo che sembra senza fine. La ruota gira per tutti.
