Le mie fonti, che ritengo piuttosto affidabili, dicono altro, ma mi posso sempre sbagliare.
L'ultimo periodo è un concentrato di propaganda neoliberal. Come al solito si parte dall'assunto che i dettami monetaristi e liberoscambisti siano validi oggettivamente e vadano incontro all'interesse di tutti. Ma la politica economica è fatta di scelte e di valutazioni. L'adozione di un modello liberoscambista basato su un regime di concorrenza e sulla totale assenza dello Stato è una scelta. Una scelta che, a mio modo di vedere, è all'origine di tutti i mali odierni. Le riforme impopolari sono quella che promuovono la recessione e la disoccupazione endemica. Ne faccio volentieri a meno. Le tasse sono alte proprio a causa della mancanza di controllo dei tassi sul debito sovrano e della stretta sui bilanci pubblici imposta dall'UE. Tutto il resto c'era anche quando eravamo quinta potenza industriale e crescevamo al 3% annuo. VI hanno fatto credere che tutti i mali odierni derivano dallo Stato: è esattamente il contrario. Lo Stato ormai non conta nulla. Non ha politica doganale, non può contrastare le speculazioni perché non ha il controllo della circolazione dei capitali, non può pianificare strategie industriali a causa del divieto di aiuti di Stato, non può attuare politiche anticicliche perché non ha la politica di bilancio né tantomeno quella valutaria e monetaria, non ha il controllo dell'esercizio del credito, totalmente affidato alle norme concorrenziali (FOLLIA), non può salvaguardare le proprie produzioni, perché è costretto ad importare senza dazi l'olio tunisino ed il latte ungherese a causa dei diktat di Bruxelles, per non parlare di come hanno distrutto il sistema d'istruzione introducendo anche qui norme mercatali. Lo Stato non conta praticamente nulla, svuotato com'è di pezzi di essenziali pezzi di sovranità, che non sono stati attribuiti ad un Superstato, ma semplicemente dispersi. L'UE è semplicemente un immane mercato, in cui si impedisce allo Stato di mettere becco. E si sa che quando il mercato è lasciato alla propria autoregolamentazione succedono i disastri. E' già accaduto in passato, e si è reagito recuperando l'interventismo statale a partire dagli anni 30. A PARTIRE DAGLI ANNI 30 I PRINCIPI DEL LAISSEZ FAIRE IN MOLTI STATI ERANO CONSIDERATI SUPERATI. La nostra Costituzione è agli antipodi rispetto a tale modello economico. La restaurazione dell'ordine mercatista è ricominciata a partire dagli anni 80, con l'unico scopo di favorire gli interessi dei rentiers e dei capitalisti, che si erano visti erodere consistenti quote di profitto a causa degli aumenti salariali generati dalle politiche di intervento e di spesa.
L'odierno sistema è una COMPETIZIONE tra Stati a chi deflaziona e svaluta di più il lavoro, per poter vincere la partita dell'export e godere di bassi tassi di interesse sul debito. La Germania ha segno + nelle partite correnti, perché altri hanno il segno -. E' una competizione: c'è chi vince e c'è chi perde. Così è strutturata l'Unione monetaria. Difatti ciò che fece Monti non fu abbattere il debito (che infatti è aumentato, a causa delle politiche di austerity), ma risanare il deficit della bilancia dei pagamenti. Senza altri strumenti di flessibilità l'unico modo per fare ciò è comprimere redditi e salari per scoraggiare le importazioni. Ed è ciò che è avvenuto. Ma l'austerity non può che generare ulteriore recessione, avvitando i Paesi che l'adottano in spirali deflattive senza via d'uscita, se non quella di sganciarsi dal sistema. La disoccupazione ed i bassi salari sono endemiche in questo sistema, ne sono un prodotto naturale e voluto.
« Il professor Hayek...non vede, o non ammette, che un ritorno alla “libera” concorrenza significa per la grande massa di persone una tirannia probabilmente peggiore, perché più irresponsabile, rispetto a quella dello Stato. Il problema con la competizione è che qualcuno la vince. Il professor Hayek nega che il libero capitalismo porti necessariamente al monopolio, ma in pratica è lì che ha condotto, e dal momento che la stragrande maggioranza delle persone preferirebbe di gran lunga una stretta regolamentazione statale ai crolli e alla disoccupazione, la propensione verso il socialismo è destinata a continuare, se l'opinione pubblica ha qualche voce in capitolo. »(George Orwell)