Henry
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Diciamo una cosa. Il Milan ha sofferto in questi ultimi anni di un problema che potrebbe essere definito mutuando un termine medico come "superinfezione", mi spiego. Da un lato ha seguito il destino del calcio milanese, perdendo la capacità competitiva a causa del totale fallimento del modello economico che lo sorreggeva. Tanto è vero che hanno prevalso in Italia, in misura proporzionale al loro "tonnellaggio", società già in precedenza abituate a gestioni in pareggio (il pareggio strutturale è indicativo soprattutto quando hai la squadra vincente con i ricavi potenziali* estesi al massimo: l'Inter di Moratti da sempre e in misura minore l'ultimo Milan vincente di Berlusconi, quello con Ibra, erano dei baracconi sfondati, delle fornaci di distruzione di valore in termini aziendalistici). Quando tale modello è tramontato, sia per la sua intrinseca insostenibilità sia per l'avvento del FFP, ecco che il Milan ha evidenziato una peculiare difficoltà, tutta sua, ad adeguarsi alla nuova situazione, perché il soggetto a cui nel frattempo era stato affidato tutto il potere sulla parte sportiva era del tutto inadeguato a gestirla, benché nell'ultimo periodo fosse del tutto sprovvisto, bisogna ammetterlo, di poteri di programmazione a causa della natura erratica e improvvisata anno per anno del rapporto con la Fininvest come soggetto investitore, fortemente condizionato da esigenze di breve termine legate alla congiuntura economica, cosa che alla fine ha finito per costringerlo a maggiori esborsi successivi a copertura perdite.
Una nota per il futuro. Esiste sicuramente un legame tra i risultati sportivi e quelli economici, ma non è così stretto e lineare come qualcuno mostra di credere. Il risultato come variabile indipendente da ottenere a tutti costi per ragioni di prestigio, che trova come unico limite quello delle tasche del proprietario è intrinsecamente distruttivo sul piano dei conti aziendali, ma naturalmente anche una incapacità a reggere dei risultati minimamente consoni alla tradizione di un club erode progressivamente la base dei ricavi creando un circolo vizioso alla lunga mortale anche sul piano economico: nel mezzo esistono varie sfumature possibili. Conosciamo dei casi in Premier, come quello dell'Arsenal, che dimostrano come sia possibile per un proprietario vedere crescere poderosamente i ricavi e il valore del club e fare gestioni sempre in utile senza vincere mai il campionato, pur mantenendo naturalmente una squadra di alto livello e qualificata in CL. Nel nostro caso, indubbiamente molto diverso da tanti punti di vista, vedremo quello che accadrà con la nuova proprietà, sicuramente una esperienza come quella del Milan degli ultimi anni è la peggiore possibile, crollo dei risultati con costi sportivi eccessivi e gravemente slegati dal valore tecnico della rosa, ricavi inevitabilmente in calo etc.
*Uso il termine "potenziale per indicare una potenzialità attuale. Ovviamente un conto è sfruttare compiutamente i margini attuali (esempio tipico sono i ricavi della CL che sono legati ai risultati) un altro è la capacità di allargare i confini stessi dei ricavi potenziali (stadio etc.) come è stato fatto soprattutto all'estero.Quest'ultima dipende da tanti fattori, alcuni legati al sistema paese, ma la carenza di tale capacità è sicuramente aggravata dal modello mecenatistico in sè: un manager che sa che nel lungo termine la sua abilità a cercarsi sul mercato le risorse non costituisce un limite alla sua capacità di spesa non avrà mai l'incentivo adeguato da un lato a essere massimamente efficiente nell'allargare le possibilità stesse di aumentare i ricavi e dall'altro lato a impiegare con la massima efficienza possibile le risorse che ha in mano. Chi fa un investimento per aumentare il valore di un club nobile e decaduto come il nostro mosso da una logica prevalentemente finanziaria ha un sentiero stretto di fronte a sé: deve sicuramente aumentare i costi sportivi da subito, ma deve farlo solo nella misura in cui ritiene realisticamente di pareggiarli nel medio termine con un certo aumento dei ricavi, altrimenti il suo investimento sarà fallito, in borsa un club ultra-vincente con i conti in profondo disordine non interesserebbe a nessuno temo. Possibile anche il contrario, una prospettiva che certamente non delizia il tifoso: un Milan rilanciato che arriva sempre in CL (facendo magari ottime figure pure lì) senza vincere mai il campionato e che macina utili potrebbe essere apprezzato dagli investitori della borsa di HK, meno dai tifosi: sarebbe ovviamente una situazione molto migliore di quella attuale, ma forse non proprio il rinascimento che ci aspettiamo. Vedremo.
Una nota per il futuro. Esiste sicuramente un legame tra i risultati sportivi e quelli economici, ma non è così stretto e lineare come qualcuno mostra di credere. Il risultato come variabile indipendente da ottenere a tutti costi per ragioni di prestigio, che trova come unico limite quello delle tasche del proprietario è intrinsecamente distruttivo sul piano dei conti aziendali, ma naturalmente anche una incapacità a reggere dei risultati minimamente consoni alla tradizione di un club erode progressivamente la base dei ricavi creando un circolo vizioso alla lunga mortale anche sul piano economico: nel mezzo esistono varie sfumature possibili. Conosciamo dei casi in Premier, come quello dell'Arsenal, che dimostrano come sia possibile per un proprietario vedere crescere poderosamente i ricavi e il valore del club e fare gestioni sempre in utile senza vincere mai il campionato, pur mantenendo naturalmente una squadra di alto livello e qualificata in CL. Nel nostro caso, indubbiamente molto diverso da tanti punti di vista, vedremo quello che accadrà con la nuova proprietà, sicuramente una esperienza come quella del Milan degli ultimi anni è la peggiore possibile, crollo dei risultati con costi sportivi eccessivi e gravemente slegati dal valore tecnico della rosa, ricavi inevitabilmente in calo etc.
*Uso il termine "potenziale per indicare una potenzialità attuale. Ovviamente un conto è sfruttare compiutamente i margini attuali (esempio tipico sono i ricavi della CL che sono legati ai risultati) un altro è la capacità di allargare i confini stessi dei ricavi potenziali (stadio etc.) come è stato fatto soprattutto all'estero.Quest'ultima dipende da tanti fattori, alcuni legati al sistema paese, ma la carenza di tale capacità è sicuramente aggravata dal modello mecenatistico in sè: un manager che sa che nel lungo termine la sua abilità a cercarsi sul mercato le risorse non costituisce un limite alla sua capacità di spesa non avrà mai l'incentivo adeguato da un lato a essere massimamente efficiente nell'allargare le possibilità stesse di aumentare i ricavi e dall'altro lato a impiegare con la massima efficienza possibile le risorse che ha in mano. Chi fa un investimento per aumentare il valore di un club nobile e decaduto come il nostro mosso da una logica prevalentemente finanziaria ha un sentiero stretto di fronte a sé: deve sicuramente aumentare i costi sportivi da subito, ma deve farlo solo nella misura in cui ritiene realisticamente di pareggiarli nel medio termine con un certo aumento dei ricavi, altrimenti il suo investimento sarà fallito, in borsa un club ultra-vincente con i conti in profondo disordine non interesserebbe a nessuno temo. Possibile anche il contrario, una prospettiva che certamente non delizia il tifoso: un Milan rilanciato che arriva sempre in CL (facendo magari ottime figure pure lì) senza vincere mai il campionato e che macina utili potrebbe essere apprezzato dagli investitori della borsa di HK, meno dai tifosi: sarebbe ovviamente una situazione molto migliore di quella attuale, ma forse non proprio il rinascimento che ci aspettiamo. Vedremo.