Roma, la strana difesa di Zeman
Nei momenti difficili di Luis Enrique la società si era schierata al suo fianco. I posizionamenti nei confronti del boemo, invece, non sono mai stati così netti. Anzi.
ROMA - E’ difficile non distribuire le responsabilità tra gli uomini del management di Trigoria in un momento come questo. La Roma da due stagioni vaga in una posizione di classifica che non lascia illusioni ai tifosi, inizialmente ammaliati dall’arrivo della proprietà americana. Oggi quell’apertura di credito è quasi esaurita. Anche l’effetto Zeman sembra essersi evaporato: sono sensibilmente calate le presenze allo stadio rispetto alle prime giornate. La gente si interroga sulla scelta degli allenatori, da Luis Enrique a Zeman, sulle due campagne acquisti. La prima praticamente rinnegata con le cessioni dagli stessi dirigenti. Che hanno smontato la Roma regalando Juan, Pizarro, Simplicio, Greco, Rosi, in alcuni casi con tanto di incentivo all’esodo. E Borriello è andato a giocare al Genoa con più di metà dell’ingaggio pagato dalla società giallorossa. Al posto degli esodati, in estate, sono arrivati soprattutto giovani, che nei migliori dei casi hanno bisogno di tempo per poter dimostrare di essere da Roma. Ma gli errori non finiscono qui.
Oggi Zeman - anche lui ha le sue responsabilità - è di fatto un allenatore sfiduciato. Nei momenti difficili di Luis Enrique la società si era schierata al suo fianco. Addirittura con vigore, quando Baldini annunciò il rinnovo del contratto dello spagnolo dopo l’ennesima debacle a Firenze. I posizionamenti nei confronti di Zeman non sono mai stati così netti. Anzi. Qualche settimana fa Sabatini, in un’intervista alla televisione di famiglia, ha tenuto a precisare che tutte le scelte di mercato sono state condivise con l’allenatore. Il boemo andrà avanti, se non ci saranno altri clamorosi rovesci. E già la partita col Torino sarà un esame. Ma la sua seconda avventura in giallorosso sembra già segnata.
Cds