La lettera di Laura alla ragazza travolta dalla folla a Torino

fabri47

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Laura Cefalo, una ragazza presente in piazza San Carlo a Torino la sera in cui è avvenuto il falso allarme e che ha provocato la fuga dei tifosi che ha fatto morire Erika Pioletti, ha dedicato una lettera a quest'ultima. Laura ha inviato la dedica alla blogger Selvaggia Lucarelli, che l'ha prontamente pubblicata sul web e successivamente è stata trasmessa in tv su Rai1 nel programma La Vita in Diretta di Marco Liorni.

Il contenuto della lettera sotto spoiler:
Le persone muoiono nei modi più disparati. Malattie, incidenti.
Eppure sono sempre realtà aliene, sfighe altrui, un brivido lungo la schiena e un lampo che ti attraversa la mente "sono fortunata".
Stavolta è diverso.
Anche stavolta è toccato a qualcun altro, ma in un modo così randomico che il brivido non basta.
In quella piazza eravamo decine di migliaia, e, come Erika, eravamo in tante ad aver fatto un gesto d'amore e sopportato caldo, ressa e sudore solo per far vivere ai nostri fidanzati una serata magica, nel bene o nel male.
Era una festa.
Era l'unico modo, pensavamo, per affrontare serenamente anche una sconfitta.
Almeno si potrà consolare con altri come lui, che lo capiscono, invece di rompere a me con fuorigioco, azioni sospette, scelte tecniche sbagliate. "Ma cosa vuoi da me, io non so cosa dirti, è solo una partita, parlane con i tuoi amici tifosi."
Forse, Erika, eri la bionda dietro di me che ha messo la maglietta di Amauri perché "il mio ragazzo dice che porta fortuna".
O forse eri la ragazza che ha cucinato i maccheroni col pomodoro, ha portato parmigiano e piatti di carta per mangiare in piazza, con fidanzato e amici, seduti in cerchio per terra. "È tradizione!". Mi hai detto di fronte al mio sguardo stupito e divertito.
Mi hai strappato un sorriso, quel maledetto giorno.
Non so chi fossi, Erika.
Ma so che eri come me.
Una giovane donna. Magari avevi appena comprato casa anche tu. Magari pensavi a un bimbo col tuo fidanzato juventino, tra una lettura di gazzetta e uno sproloquio contro l'Inter.
Chissà che lavoro facevi, dove ti piaceva andare il sabato sera.
Tu eri me. E io sono te, potevo essere te.
Quella maledetta sera una mano invisibile ha fatto una conta beffarda.
Per la prima volta, la morte ha preso una persona a caso in una situazione in cui sarei potuta essere, benissimo, anche io.
E piango, piango per te perché non è giusto, è assurdo, nessuno pagherà.
Piango per i tuoi genitori, chissà quanto sono stati in pensiero quando hai detto loro che avresti visto la partita in piazza.
"Di questi tempi.. Non puoi evitare?". Quante volte me l'ha detto mia mamma.
Piango per il tuo ragazzo. Il mio ha i sensi di colpa da quel giorno, solo per lo shock che ho vissuto "a causa sua".
Ma non è causa sua, non è colpa vostra, le colpe sono tante ma non di chi voleva solo passare una serata diversa, potenzialmente bellissima.
E piango per me. Perché una storia così assurda non si può metabolizzare.
Io che ero patita di concerti, una da front row, ora sono terrorizzata dalla folla.
Perché in quei 20 minuti di follia in cui correvo senza scarpe, sui vetri, sporca di sangue non mio, la gente intorno a me che urlava "sparano, sparano", ero sicura che sarei morta. Ero lucida, ma atterrita. Pensavo solo a mia mamma, che dolore le avrei dato.
È così che succede, ho pensato.
No, non è così che succede, non tu, Laura. Ma è così che è successo per te, Erika.


Laura Cefalo
 

Pamparulez2

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Mah... saró cinico ma mi sembra tutto orientato a 30 minuti.. o 30 like di celebrità.
 
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