La Grande Bellezza su Canale 5 Martedì 4 Marzo 2014 ore 21

Brain84

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[MENTION=115]Brain84[/MENTION] e [MENTION=214]Splendidi Incisivi[/MENTION] e anche gli altri che hanno apprezzato il film vorrei chiedervi un confronto su un' idea che mi sono fatto sul finale....

ascoltando le parole del monologo di chiusura del film e guardano bene le luci e l' espressione di Servillo mi è quasi sembrato che volesse dire "nonostante abbiate vissuto una vita poco risoluta e di inutilità sociale per il prossimo, il più bel romanzo che si possa scrivere è quello di vivere la propria vita per come la si può vivere"

mi spiego meglio, è come se alla fine di un viaggio durato una vita il protagonista che stava cercando risposte le ha trovate dentro di se e non grazie agli altri, alla fine il secondo romanzo non lo ha mai scritto perchè ha preferito vivere come ha fatto....

vi pare pure a voi?
la mia non è un' interpretazione, ma una sensazione

Ti rispondo con quello che scrissi qualche pagina indietro

Vive la Sua Grande Bellezza nel passato, nel ricordo tacito ma intriso di emozioni della sua prima volta, dove le parole non servono, dove lo sguardo intenso e incantato pervade i suoi occhi e raccontano da soli più di ogni parola. Tutto si svuota, ogni parola si fa inutile e lascia lo spazio ad un volo di fenicotteri. Il resto sono blablabla vuoti e senza un domani dove "i trenini delle feste romane sono i più belli. Sono belli perché non vanno da nessuna parte" con la consapevolezza che forse si, la vita è solo un enorme trucco da illusionista.
 

Splendidi Incisivi

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[MENTION=115]Brain84[/MENTION] e [MENTION=214]Splendidi Incisivi[/MENTION] e anche gli altri che hanno apprezzato il film vorrei chiedervi un confronto su un' idea che mi sono fatto sul finale....

ascoltando le parole del monologo di chiusura del film e guardano bene le luci e l' espressione di Servillo mi è quasi sembrato che volesse dire "nonostante abbiate vissuto una vita poco risoluta e di inutilità sociale per il prossimo, il più bel romanzo che si possa scrivere è quello di vivere la propria vita per come la si può vivere"

mi spiego meglio, è come se alla fine di un viaggio durato una vita il protagonista che stava cercando risposte le ha trovate dentro di se e non grazie agli altri, alla fine il secondo romanzo non lo ha mai scritto perchè ha preferito vivere come ha fatto....

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la mia non è un' interpretazione, ma una sensazione
Sono d'accordo, la Grande Bellezza, Jep, credeva di averla trovata nella mondanità, alla fine si rende conto che la Grande Bellezza in un certo senso è da ricercare dentro se stessi, la Grande Bellezza è la meraviglia per qualcosa di genuino, spontaneo come l'impianto di un semaforo per il quale una folla di persone si precipita a guardare(ovviamente mi riferisco alla scena tagliata dal film), la Grande Bellezza è un po' quello sguardo ingenuo del fanciullo che scopre il mondo. La Bellezza è ciò che fa sgorgare sincerità e purezza dal cuore e dipende da ognuno di noi, ad esempio penso alla risposta di Jep alla domanda su cosa conti davvero nella vita, dove Jep risponde "l'odore delle case dei vecchi" mentre i compagni rispondono "la fessa", quindi la Bellezza non è nulla di preconfezionato come il mondo del quale decide di far parte ma sta nelle "piccole cose" che non è mai riuscito ad apprezzare.
 

Angstgegner

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[MENTION=115]Brain84[/MENTION] e [MENTION=214]Splendidi Incisivi[/MENTION] e anche gli altri che hanno apprezzato il film vorrei chiedervi un confronto su un' idea che mi sono fatto sul finale....

ascoltando le parole del monologo di chiusura del film e guardano bene le luci e l' espressione di Servillo mi è quasi sembrato che volesse dire "nonostante abbiate vissuto una vita poco risoluta e di inutilità sociale per il prossimo, il più bel romanzo che si possa scrivere è quello di vivere la propria vita per come la si può vivere"

mi spiego meglio, è come se alla fine di un viaggio durato una vita il protagonista che stava cercando risposte le ha trovate dentro di se e non grazie agli altri, alla fine il secondo romanzo non lo ha mai scritto perchè ha preferito vivere come ha fatto....

vi pare pure a voi?
la mia non è un' interpretazione, ma una sensazione
A me il monologo finale è sembrato una sorta di riassunto del film. Un continuo contrasto tra l'utopia della bellezza e lo squallore di un'epoca decaduta. E' un film "cubista", sembra un quadro di Picasso per certi versi. La scena della bambina che versa i colori sulla tela può essere vista come una sorta di dichiarazione di poetica, Sorrentino è come se avesse voluto spiegare le sue intenzioni con quella scena: la bambina è in realtà Sorrentino, i colori sono le scene surreali del film, la tela può lo schermo del cinema e, quindi, lo spettatore.
Per come ho capito io il film, "La grande bellezza" va ricercata nell'Io, ma non tutti gli uomini riescono a trovarla, distratti dal chiacchiericcio e dalla mondanità. La vera bellezza va ricercata nelle piccole cose e non nel voler apparire in tutti i costi.
Da alcuni critici è stato considero un film che spu****a l'Italia, ma per come ho colto il messaggio secondo me Roma e la medio-alta borghesia sono solamente un pretesto per parlare dell'umanità in generale. Poi, chiaro, le critiche al clero, ai radical chic, al "popolino" italico non sono proprio così velate ;)
 

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La bambina è una schiava sfruttata dai genitori e destinata a diventare un mostro. Rappresenta Michael Jackson.

Forse apprezzerò l'opera in futuro, ma ora mi lascia perplesso, sarà anche per la pochezza degli interpreti, escluso Toni Servillo, che apprezzo in qualsiasi veste.

Gli interpreti erano all'altezza secondo me, anzi hanno fatto meglio di quello che ci si aspettava. C'è la Ferilli che per la prima volta riesce a fare un'interpretazione decente. Verdone che riesce a rappresentare un personaggio diverso dai suoi bulletti arroganti. Alla fine il punto debole del film è proprio l'uomo dietro la cinepresa con inquadrature ridicole e la scelta di non tagliare nessuna scena inutile.
 

mefisto94

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La bambina è una schiava sfruttata dai genitori e destinata a diventare un mostro. Rappresenta Michael Jackson.



Gli interpreti erano all'altezza secondo me, anzi hanno fatto meglio di quello che ci si aspettava. C'è la Ferilli che per la prima volta riesce a fare un'interpretazione decente. Verdone che riesce a rappresentare un personaggio diverso dai suoi bulletti arroganti. Alla fine il punto debole del film è proprio l'uomo dietro la cinepresa con inquadrature ridicole e la scelta di non tagliare nessuna scena inutile.

Sono sostanzialmente d'accordo con [MENTION=18]Andreas89[/MENTION]. Servillo bravo ma mi è piaciuto più in altri film, Verdone non mi è piaciuto. La Ferilli si salva, gli altri mediocri.
 

Darren Marshall

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E' un film eccezionale, che secondo me non tutti sono in grado di capire a primo impatto. l'intero film dall'inizio alla fine è la rappresentazione artistica di se stesso, ed è proprio questo a renderlo quasi unico a mio avviso. Consiglio alle persone che gli hanno dato un giudizio negativo di riguardarselo con calma e di ragionare su ciò che vedono, perché non è un prodotto che va ad imboccare il suo significato.
 
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l'ho trovato anch'io eccezionale.
Racchiude un insieme di significati uno nell'altro, qualcuno più oggettivo, qualcun altro più intimo e soggettivamente interpretabile.
Decadenza, disagio esistenziale, analisi critica della moderna società attuale, filosofia, psicologia sottile profonda. C'è tutto il repertorio di Sorrentino.
A tratti l'ho trovato anche divertente, vedi il monologo dell'immenso Servillo quando demolisce la tizia:D
Film sicuramente pesante, ma a mio avviso di grande spessore
 
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Film bellissimo, quasi poetico.
Ero partito con molti pregiudizi, ma lo considero quasi un capolavoro (dico quasi perché secondo me la parte iniziale sarebbe dovuta durare un po' meno).
Ho apprezzato tantissimo la scena della demolizione della radical chic che predica il marxismo, ma soprattutto il monologo finale è fantastico:

Finisce sempre così, con la morte, prima però c’è stata la vita, nascosta sotto i bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura, gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza e poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto nella coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo, bla bla bla bla. Altrove c’è l’altrove, io non mi occupo dell’altrove, dunque che questo romanzo abbia inizio. In fondo è solo un trucco, si è solo un trucco.

E' un film che apprezzi o trovi inutile/noioso. Non può piacere a tutti come è giusto che sia, ma è un film che divide. Se è riuscito in questo intento significa che è un gran film IMHO.

il pezzo finale l'ho trovato semplicemente fantastico.
Il contrasto tra cardinale e suora e l'allegoria dei fenicotteri sono pura poesia.
La suora è la vera bellezza che si nasconde sotto il chiacchiericcio, fede vera (non necessariamente religiosa ma fede in qualcosa), interiorità, passione, sacrificio, verità.
Il cardinale invece menzogna, opulenza, ostentazione, fumo negli occhi, falso predicare finte verità.
Lei non parla, non si fa intervistare anche se tutti lo vorrebbero, non ha nulla da raccontare, sono gli altri che provano a raccontare di lei, il più delle volte fraintendendo.
Lui tenta in ogni ogni modo di attirare l’attenzione e prendere parola, di dispensare verità, ma le sue chiacchiere si perdono nel nulla cui appartengono. Lei mangia solo radici, perché le radici “sono importanti”, per rimanere in contatto con sé stessi e poter cosi riuscire a contemplare in silenzio (“schhh”) quei fugaci sprazzi di bellezza chè “tra poco migrano a ovest, ma ora si riposano”, di cui sa ogni cosa, addirittura “nomi e cognomi di battesimo”, ma che sono qualcosa che “non si racconta, si vive”.
E poi c’è Jep, sintesi tra i due, in continuo contrasto come tutti tra quegli “sparuti e incostanti sprazzi di bellezza, e poi lo squallore, e l’uomo miserabile…”.

:ave:
 
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