Film bellissimo, quasi poetico.
Ero partito con molti pregiudizi, ma lo considero quasi un capolavoro (dico quasi perché secondo me la parte iniziale sarebbe dovuta durare un po' meno).
Ho apprezzato tantissimo la scena della demolizione della radical chic che predica il marxismo, ma soprattutto il monologo finale è fantastico:
Finisce sempre così, con la morte, prima però c’è stata la vita, nascosta sotto i bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura, gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza e poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto nella coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo, bla bla bla bla. Altrove c’è l’altrove, io non mi occupo dell’altrove, dunque che questo romanzo abbia inizio. In fondo è solo un trucco, si è solo un trucco.
E' un film che apprezzi o trovi inutile/noioso. Non può piacere a tutti come è giusto che sia, ma è un film che divide. Se è riuscito in questo intento significa che è un gran film IMHO.
il pezzo finale l'ho trovato semplicemente fantastico.
Il contrasto tra cardinale e suora e l'allegoria dei fenicotteri sono pura poesia.
La suora è la vera bellezza che si nasconde sotto il chiacchiericcio, fede vera (non necessariamente religiosa ma fede in qualcosa), interiorità, passione, sacrificio, verità.
Il cardinale invece menzogna, opulenza, ostentazione, fumo negli occhi, falso predicare finte verità.
Lei non parla, non si fa intervistare anche se tutti lo vorrebbero, non ha nulla da raccontare, sono gli altri che provano a raccontare di lei, il più delle volte fraintendendo.
Lui tenta in ogni ogni modo di attirare l’attenzione e prendere parola, di dispensare verità, ma le sue chiacchiere si perdono nel nulla cui appartengono. Lei mangia solo radici, perché le radici “sono importanti”, per rimanere in contatto con sé stessi e poter cosi riuscire a contemplare in silenzio (“schhh”) quei fugaci sprazzi di bellezza chè “tra poco migrano a ovest, ma ora si riposano”, di cui sa ogni cosa, addirittura “nomi e cognomi di battesimo”, ma che sono qualcosa che “non si racconta, si vive”.
E poi c’è Jep, sintesi tra i due, in continuo contrasto come tutti tra quegli “sparuti e incostanti sprazzi di bellezza, e poi lo squallore, e l’uomo miserabile…”.