La Grande Bellezza su Canale 5 Martedì 4 Marzo 2014 ore 21

juventino

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Scrivo qui quello che ho scritto anche altrove, mi è venuto proprio spontaneo dopo i pareri di ieri sera:

Si era capito da subito che La Grande Bellezza non fosse un film per tutti, basta farsi un giro sulle proprie bacheche di Facebook per capire quanta superficialità e banalità s'impieghi per esprimere giudizi su quello che non ho paura di definire uno dei più grandi prodotti artistici degli ultimi vent'anni(almeno)del cinema italiano. L'aspetto più divertente della questione è che la banalità e la superficialità con la quale l'italiano medio giudica il film è la stessa che Paolo Sorrentino ha voluto rappresentare nella sua pellicola, ma procediamo con ordine.

Jep Gambardella è un giornalista di costume, affermatosi nella Roma bene, il quale sciorina la trama del film ben prima che la pellicola abbia un suo sviluppo dichiarando di aver desiderato la mondanità ma soprattutto di aver desiderato di essere il re dei mondani, colui che avesse il poter non solo di partecipare alle feste di Roma ma colui che avesse il potere di farle finire. Jep riesce nel suo intento, almeno parzialmente, perché in verità non sarà lui ad avere tutto quel potere sulla mondanità, non sarà lui a possederla ma sarà la mondanità a possedere lui.

Jep nella pellicola è già all'ultimo stadio della sua "tristezza esistenziale" essendosi reso conto che il mondo che ha tanto desiderato non era altro che un mondo fatto di banalità e superficialità, per l'appunto. Una totale vacuità permea tutta la pellicola, durante i festini ai quali partecipa l'improbabile combriccola di Jep formata da: Romano, drammaturgo teatrale privo di talento; Lorena, showgirl sul viale del tramonto; Viola, facoltosa borghese che impazzisce dietro alla malattia mentale del figlio; Ramona che spende tutto ciò che guadagna in maniera misteriosa e infine Dadina, la caporedattrice, figura materna per Jep, la quale è una dei pochi personaggi ad illudersi ancora della Grande Bellezza della sua vita.

Ecco cosa intende Sorrentino con "Grande Bellezza", intende indicare il senso di una vita ormai smarrito nel nulla più assoluto da parte dei mondani e da parte del re dei mondani. Jep oltre che giornalista è infatti anche uno scrittore, tuttavia scrive soltanto un romanzo, l'"Apparato umano", nel fiore della sua verve mondana pur nutrendo il desiderio di scrivere ancora, non trovando però l'ispirazione per farlo e lo confessa lui stesso il perché, perché il suo mondo è il nulla, è il niente, non c'è niente che possa comunicare, non c'è niente che la vita gli abbia dato perché potesse farlo.
Jep dirà ancora che Falubert aveva tentato di scrivere un romanzo sul nulla e se d'altronde non c'era riuscito Gustave come avrebbe potuto riuscirci lui? In realtà se Jep non riesce a scrivere un romanzo sul nulla, riesce Sorrentino a realizzarne una pellicola. Mondanità spicciola, festicciole di cattivo gusto, effimero divertimento, personaggi improbabili e al limite dell'inettitudine, ecco tutta la banalità e la superficialità che rappresenta il film traendo spunto dall'Italia dei nostri giorni.

Ecco la superficialità e la banalità con la quale si guarda e si giudica questo film, la stessa che Sorrentino avrebbe voluto denunciare. Ho letto che questo film non è piaciuto perché Sorrentino mette a nudo l'Italia, il suo popolo, mette a nudo le sue debolezze e questo agli spettatori non è piaciuto.
Magari gli spettatori si fossero sdegnati per questo, magari! Vorrebbe dire che questo film ha centrato il suo obiettivo ma in realtà ha fallito, non per proprie colpe, sia chiaro, ma per cause di forza maggiore, diciamo così.
D'altronde com'era il detto? Nessun profeta è ben accetto in patria.

Perfettamente d'accordo su tutto. Aggiungo pure che a mio avviso non è affatto un caso che l'Italia torni a vincere l'Oscar proprio con questo film.
 

prebozzio

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I film di Ferreri, i film di Moretti, i film di Sorrentino... tre esempi diversi di registi che creano opere in cui succede poco, pochissimo, ma la magia sta nel racconto, nelle parole, nei simboli, nel modo in cui il mondo viene risignificato. Senza offesa per nessuno, ma oggi certi film chiedono spiccata comprensione artistica e critica per essere capiti e apprezzati.

Basta vedere il giudizio che molti hanno dato anche su Faust di Sokurov, film grandioso (Leone d'Oro a Venezia) che però pochi hanno la cultura necessaria per apprezzarlo.

C'è poco da fare: quando un prodotto artistico si sposta più dal consumo all'arte, il consumatore è naturale ne prenda le distanze.
 

Ronaldinho_89

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I geni che dicono che questo film "pochi lo possono capire" hanno capito perchè quel tizio che fotografava è morto all'inizio cosi all'improvviso? E perchè quella tizia nuda andava a sbattere in fronte alla torre?
 

Angstgegner

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Scrivo qui quello che ho scritto anche altrove, mi è venuto proprio spontaneo dopo i pareri di ieri sera:

Si era capito da subito che La Grande Bellezza non fosse un film per tutti, basta farsi un giro sulle proprie bacheche di Facebook per capire quanta superficialità e banalità s'impieghi per esprimere giudizi su quello che non ho paura di definire uno dei più grandi prodotti artistici degli ultimi vent'anni(almeno)del cinema italiano. L'aspetto più divertente della questione è che la banalità e la superficialità con la quale l'italiano medio giudica il film è la stessa che Paolo Sorrentino ha voluto rappresentare nella sua pellicola, ma procediamo con ordine.

Jep Gambardella è un giornalista di costume, affermatosi nella Roma bene, il quale sciorina la trama del film ben prima che la pellicola abbia un suo sviluppo dichiarando di aver desiderato la mondanità ma soprattutto di aver desiderato di essere il re dei mondani, colui che avesse il poter non solo di partecipare alle feste di Roma ma colui che avesse il potere di farle finire. Jep riesce nel suo intento, almeno parzialmente, perché in verità non sarà lui ad avere tutto quel potere sulla mondanità, non sarà lui a possederla ma sarà la mondanità a possedere lui.

Jep nella pellicola è già all'ultimo stadio della sua "tristezza esistenziale" essendosi reso conto che il mondo che ha tanto desiderato non era altro che un mondo fatto di banalità e superficialità, per l'appunto. Una totale vacuità permea tutta la pellicola, durante i festini ai quali partecipa l'improbabile combriccola di Jep formata da: Romano, drammaturgo teatrale privo di talento; Lorena, showgirl sul viale del tramonto; Viola, facoltosa borghese che impazzisce dietro alla malattia mentale del figlio; Ramona che spende tutto ciò che guadagna in maniera misteriosa e infine Dadina, la caporedattrice, figura materna per Jep, la quale è una dei pochi personaggi ad illudersi ancora della Grande Bellezza della sua vita.

Ecco cosa intende Sorrentino con "Grande Bellezza", intende indicare il senso di una vita ormai smarrito nel nulla più assoluto da parte dei mondani e da parte del re dei mondani. Jep oltre che giornalista è infatti anche uno scrittore, tuttavia scrive soltanto un romanzo, l'"Apparato umano", nel fiore della sua verve mondana pur nutrendo il desiderio di scrivere ancora, non trovando però l'ispirazione per farlo e lo confessa lui stesso il perché, perché il suo mondo è il nulla, è il niente, non c'è niente che possa comunicare, non c'è niente che la vita gli abbia dato perché potesse farlo.
Jep dirà ancora che Falubert aveva tentato di scrivere un romanzo sul nulla e se d'altronde non c'era riuscito Gustave come avrebbe potuto riuscirci lui? In realtà se Jep non riesce a scrivere un romanzo sul nulla, riesce Sorrentino a realizzarne una pellicola. Mondanità spicciola, festicciole di cattivo gusto, effimero divertimento, personaggi improbabili e al limite dell'inettitudine, ecco tutta la banalità e la superficialità che rappresenta il film traendo spunto dall'Italia dei nostri giorni.

Ecco la superficialità e la banalità con la quale si guarda e si giudica questo film, la stessa che Sorrentino avrebbe voluto denunciare. Ho letto che questo film non è piaciuto perché Sorrentino mette a nudo l'Italia, il suo popolo, mette a nudo le sue debolezze e questo agli spettatori non è piaciuto.
Magari gli spettatori si fossero sdegnati per questo, magari! Vorrebbe dire che questo film ha centrato il suo obiettivo ma in realtà ha fallito, non per proprie colpe, sia chiaro, ma per cause di forza maggiore, diciamo così.
D'altronde com'era il detto? Nessun profeta è ben accetto in patria.
Quoto ogni lettera.

Veramente dura giudicare un film del genere. È a tratti geniale, a tratti pretenzioso, a tratti noioso, a tratti poetico, a tratti ci sono scene bellissime, a tratti scene imbarazzanti. Ecco se proprio dovessi scegliere un espressione per definirlo userei proprio "a tratti". Con Fellini a mio avviso non c'entra veramente nulla, è un film che punta più sul surrealismo, che pretende l'interpretazione della sua poetica da parte dello spettatore più che mostrargliela.
La Grande Bellezza è il tipico film che o si ama o si odia.
Secondo me quello che hai descritto è proprio l'effetto che voleva creare Sorrentino. E' un film che spiazza, difficile anche da capire pienamente in tutte le sue sfaccettature ad una prima visione.
 

Ronaldinho_89

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Comunque è anche vero che sto ces.so di film è stato sponsorizzato dall' Oscar preso. Il 90% di quelli che lo definiscono geniale, se lo avessero visto in tempi non sospetti si sarebbero ammosciati i maroni al 50'.
 

Albijol

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La cosa più insopportabile del film stesso è la spocchia/arroganza dei suoi fan, prova a criticarlo e ti cominciano a insultare con un "non l'hai capito", "non hai la cultura necessaria per valutarlo", "se ha vinto dei premi ci sarà un motivo no'"... Poi però quando vai nel dettaglio e cominci ad argomentare i millemila difetti del film (lentezza esasperante, personaggi macchiette non approfonditi, dialoghi tranne rari casi di basso livello, trashate a go go prese da un cinepanetone qualunque) poi allora stanno o stanno zitti o ti ripetono all'infinito gli insulti di prima.
 

Brain84

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Inserisco qui la mia opinione che scrissi all'uscita del film

Scrivere una recensione del film "La Grande Bellezza" non è semplice. Le sfaccettature che lo compongono sono veramente moltissime e tutte meriterebbero un'analisi più che approfondita vista la magnificenza.

Il film racconta la storia di Jep Gambardella (Toni Servillo), giornalista e scrittore di 65 anni trasferitosi a Roma in giovane età. Egli vive nella mondanità raccontando se stesso e la Roma che respira dall'interno attraverso un disagio, quello del "blocco dello scrittore" dove la voglia di poter cimentarsi nuovamente nella scrittura di un romanzo in seguito al discreto successo de "L'Apparato Umano", si scontra con la sua cinica e disincantata visione del mondo in cui vive.

La Grande Bellezza è la visione che Paolo Sorrentino ha dell'Italia, una visione Felliniana della Dolce Vita contemporanea, un affresco a 360 gradi dove tutto ciò che è insito nella nostra cultura viene mostrato attraverso immagini e metafore di rara bellezza. La regia è debordante, i movimenti di macchina e le inquadrature non sono mai fine a se stesse o banali, tutto ha un suo perché nella ricerca dell’immagine perfetta resa possibile anche da una fotografia di pregevole fattura. Intorno al mastodontico Toni Servillo, vero fulcro e centro di questa pellicola, ruotano vari personaggi tutti con un loro passato, una personalità e una visione propria della vita, delle speranze e delle disillusioni che in qualche modo contaminano l'atmosfera godereccia che tanto amano. Un carosello di personaggi che entrano ed escono come fossero delle entità, dei fantasmi.
C'è Romano (Carlo Verdone) drammaturgo teatrale senza talento che decide di andarsene da Roma incolpandola di non averlo compreso.
Serena Grandi nel ruolo della showgirl inoltrata da tempo verso il viale del tramonto che continua a frequentare feste e a sottoporsi al massacro estetico del botulino (rappresentato qui come un rito simile alla comunione di Cristo) convinta di poter ancora piacere.
Il ragazzo schizofrenico che fa diventare schizofrenica la madre convinta della guarigione del figlio.
Ramona (Sabrina Ferilli) spogliarellista dall'età non più florida, che spende misteriosamente tutto ciò che guadagna.
Dadina la direttrice del giornale dove lavora Jep, una nana che ricava tutto ciò che di buono offre la vita, un'amica ma anche una figura quasi materna per Jep.
L’artista autodistruttiva che parla di vibrazioni senza conoscerne ne il significato ne il senso logico.

Un ruolo di particolare rilievo è dato al clero: l'alto prelato che disconosce il voto di povertà cedendo ai peccati della tavola e del viver bene invece che diffondere la parola di Gesù. I sermoni vengono sostituiti da consigli su come cucinare questa o quell’altra pietanza.
Sorrentino crea una contrapposizione inserendo fra i personaggi una suora centenaria dedita alla vera essenza del vivere ecclesiastico che non prende parte ai frivoli discorsi. Immagine altrettanto forte è dedicata alla suora di clausura che rivolge uno sguardo languido all'uomo di colore.

Jep però è diverso, in lui alberga l'eterna realtà, il distacco disincantato verso quel carrozzone fatto di supponenza, ricchezza ostentata e cocaina ma fatto soprattutto di "sparuti incostanti sprazzi di bellezza e poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile"; è l'esatta contrapposizione di tutto questo circo, vive nella mondanità ma la critica aspramente "Non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire", si frappone fra tutti questi personaggi e la realtà, frequenta i salotti ma fa tornare tutti con i piedi per terra attraverso un'analisi reale e spietata delle loro vite, mette in crisi l'artista chiedendo insistentemente il significato della parola "vibrazioni" senza averne risposta, chiede risposte sul mistero della fede ad un prelato che cerca sempre di cambiare il discorso. Jep potremo considerarlo una sorta di Virgilio che mostra la Nostra Italia nel bene e nel male perché è questo ciò che siamo.

Vive la Sua Grande Bellezza nel passato, nel ricordo tacito ma intriso di emozioni della sua prima volta, dove le parole non servono, dove lo sguardo intenso e incantato pervade i suoi occhi e raccontano da soli più di ogni parola. Tutto si svuota, ogni parola si fa inutile e lascia lo spazio ad un volo di fenicotteri. Il resto sono blablabla vuoti e senza un domani dove "i trenini delle feste romane sono i più belli. Sono belli perché non vanno da nessuna parte" con la consapevolezza che forse si, la vita è solo un enorme trucco da illusionista.

voto: 9
 

Albijol

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Comunque è anche vero che sto ces.so di film è stato sponsorizzato dall' Oscar preso. Il 90% di quelli che lo definiscono geniale, se lo avessero visto in tempi non sospetti si sarebbero ammosciati i maroni al 50'.

Vatti a leggere le recensioni di questo film appena uscito, quando ancora non se lo filava di striscio di nessuno, e vedrai decine e decine di giudizi negativi...poi però ha cominciato a vincere premi vari (grazie a "spinte" dall'alto) e sono arrivati "chinotti" a non finire di qua e di là. L'Italia è veramente il paese dei voltagabbana.
 

Angstgegner

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Comunque è anche vero che sto ces.so di film è stato sponsorizzato dall' Oscar preso. Il 90% di quelli che lo definiscono geniale, se lo avessero visto in tempi non sospetti si sarebbero ammosciati i maroni al 50'.
Per quanto mi riguarda è proprio l'esatto opposto.
Non avendo purtroppo avuto il modo di vederlo al cinema, l'ho visto ieri sera per la prima volta. Volevo proprio vedere se fosse così tanto bello da meritare l'Oscar. Se fosse stato anche solamente un film normalmente bello probabilmente sarei rimasto deluso.
Nel bene o nel male, dopo tantissimi anni un film di questo genere sta facendo discutere e dividere gli italiani. Sorrentino ha vinto più di un Oscar da questo punto di vista.
 

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La cosa più insopportabile del film stesso è la spocchia/arroganza dei suoi fan, prova a criticarlo e ti cominciano a insultare con un "non l'hai capito", "non hai la cultura necessaria per valutarlo", "se ha vinto dei premi ci sarà un motivo no'"... Poi però quando vai nel dettaglio e cominci ad argomentare i millemila difetti del film (lentezza esasperante, personaggi macchiette non approfonditi, dialoghi tranne rari casi di basso livello, trashate a go go prese da un cinepanetone qualunque) poi allora stanno o stanno zitti o ti ripetono all'infinito gli insulti di prima.

Il cinema è quanto di più opinabile ci sia. Io non sono mai per i giudizi assoluti.

A me comunque è piaciuto. Come è piaciuto tanto Mulholland Drive (amato da tanti, ma odiato da altrettanti).
 
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