Stavo riflettendo e pensavo che il calcio per nazionali rischia di essere l’unico “calcio serio” del futuro.
Nelle nazionali i soldi non hanno l’importanza che hanno per le squadre di club, perché i giocatori che una nazione produce quelli sono, non è che il Brasile o la Spagna possano costruire un undici titolare senza pecca alcuna e fatto solo di top players con la forza dei miliardi, come fanno le squadre di club. Se hai gente del livello di Di Stefano in attacco e gente del livello di Musacchio un difesa (è solo un esempio), quelli ti tieni, non puoi smiliardare per fare una difesa al livello dell’attacco.
Le nazionali rischiano di restare l’unico ambito nel quale la competenza valga ancora davvero qualcosa, e non vedremo mai nazionali come l’Italia, il Brasile o la Germania sparire per sempre, semplicemente perché la tradizione calcistica in questi paesi è troppo forte e radicata per non produrre più giocatori validi. Potranno esserci periodi neri come il nostro degli anni ‘50 e ‘60’ o il post-2006 (e si spera che ormai sia alle nostre spalle), o come quello della Germania post mondiali del 1990 fino ad arrivare al 2006 (dove misero le basi per il trionfo in Brasile di otto anni dopo), o come quello del Brasile dal 2002 che pare non essersi ancora arrestato, ma non potranno mai sparire dai radar del tutto. Questo potrebbe avvenire se le nazionali si “clubizzassero” e una nazionale potesse comporre con la forza del denaro un undici titolare fatto di svariati stranieri puri come si vede in altri sport, ma nel calcio credo e spero che ciò non avverrà mai.
La situazione del calcio per club, invece, se non trovano il modo di arginare il potere del denaro, è destinata a peggiorare sempre di più.