Intrigo Cina - Milan: reportage esclusivo della Gazzetta.

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La Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 4 ottobre 2016, riporta un reportage esclusivo sulla cessione del Milan alla cordata cinesi. Ecco quanto raccolto dall'inviato della rosea (Marco Iaria) in Cina:

Nessuno sembra conoscere Yonghong Li, il regista dell'operazione Milan insieme al braccio destro Han Li. Si diceva che fosse billionaire e che possedesse due società quotate in Borsa ma non ci sono riscontri in Cina sulla sua consistenza patrimoniale, anche perché i suoi affari si perdono in un reticolo di società e prestanome. Non abbiamo intervistato un miliardo e quattrocento milioni di abitanti della seconda economia del mondo ma una pluralità di interlocutori, nel campo del calcio e della finanza, e la risposta è stata sempre la stessa:"Non sappiamo chi sia Li Yonghong". Ce l’hanno detto imprenditori del calibro di Feng Yin, titolare di Boafeng, società leader nei new media che, in joint- venture con Everbright, ha recentemente acquisito l’agenzia di diritti sportivi MP&Silva. «Mai visto prima», riferisce dopo aver osservato la foto che ritrae Li assieme a Berlusconi a Villa Certosa. «Ho sentito che chi vuole comprare il Milan sta cercando fondi a Shanghai», la mezza frase pronunciata con un occhio rivolto a quegli invitanti chicchi di melograno, serviti sul tavolino di un’esclusiva casa da tè del distretto di Dongcheng. Come se la partita del finanziamento dell’operazione, dopo i 100 milioni versati a titolo di acconto, non fosse ancora conclusa: in ballo ci sono 420 milioni, che Fininvest dovrà incassare al
closing in cambio del 99,93% delle azioni rossonere. Secondo Sino-Europe Sports gli investitori sono stati definiti, i soldi sono in arrivo e il closing, previsto entro fine anno, dovrebbe essere anticipatoa novembre. Secondo James Tian, che coordina le acquisizioni di società estere per la banca CICC, l’operazione Milan è strana: «Gli investitori non sono noti, non sono player di primo livello della finanza e non lavorano nell’industria sportiva. Per i cinesi è più coerente che i club di calcio vengano acquistati da società o imprenditori già avviati». Al di là delle scarne informazioni sul capofila Li Yonghong, in Cina stupisce la struttura stessa del gruppo che sta per acquistare il Milan. Ecco perché molti, di fronte all’interlocutore italiano, fanno il paragone con Suning, realtà nota e preesistente, che ha acquistato l’Inter. «I cinesi che acquistano club esteri di calcio – spiega ancora Tian – lo fanno in due modi: una singola azienda o un singolo imprendi- tore decidono di compiere da soli l’investimento, oppure si riuniscono in un consorzio formato da due, tre, massimo quattro grossi investitori. L’azionariato diffuso non è una strada battuta da queste parti». Quindi, appare scontato che l’operazione Milan sia un uni- cum per la stessa Cina. La pensa allo stesso modo He Wenyi, direttore del centro di ricerca di sport cinese alla Peking University: «La struttura del gruppo che vuole comprare il Milan non è tipica in Cina. Suning la conoscono tutti, possiede già una squadra e ha rilevato l’Inter per fare sinergie e creare valore in Cina. Quello del Milan è un caso completamente diverso: sembra un’operazione finanzia- ria con l’obiettivo di trarre pro- fitto in futuro, puntando sul brand value del Milan che in Cina è molto alto e sull’enorme potenziale dei giovani consumatori cinesi». Ma lo Stato cinesi c'è nell'operazione? il Milan non sembra proprio un affare di Stato. Intanto perché, come precisa il professor He Wenyi, «il governo non finanzia le acquisizioni dei club europei ma dà solo un indirizzo a investire nell’industria sportiva». C’è stato, a dire il vero, il caso del City Football Group, il cui 13% è stato comprato da un consorzio formato anche da Citic Capital, banca che fa parte del colosso statale Citic Group. Tuttavia, non si hanno riscontri sulla partecipazione del governo nell’affare rossonero. Tra gli investitori noti, Haixia Capital non è un fondo di Stato bensì è controllato al 40% dalla provincia di Fujian: la differenza è sostanziale, soprattutto per i budget.Haixia Capital è basata a Fuzhou, nella capitale ha un ufficio in cui lavorano sei persone.Il mistero resta: di chi sarà il Milan? L’attesa per un socio forte rimarrà delusa, proprio per la natura dell’operazione. Li Yonghong, uomo della finanza che pochissimi conoscono ma che, secondo alcuni, vanta relazioni strette con apparati e imprenditori di una o più generazioni fa, sta lavorando in gran segreto all’architettura finanziaria. Nessun singolo azionista dovrebbe avere quote rilevanti: pare che il tetto sia attorno al 15%. Jilin Yongda Group, società quotata a Shenzhen e indicata ufficiosamente come investitore, aveva impegnato sul Milan 300 milioni di renminbi, ossia 40 milioni di euro, corrispondente a meno del 10% delle quote. In totale i soci dovrebbero essere 7-8: convinti a investire nel Milan con la promessa di elevati rendimenti, magari attraverso la quotazione in Borsa. Il piano prevede l’utile nel 2017-18 (negli ultimi due anni persi 181 milioni) grazie a un’impennata del fatturato. I 350 milioni di investimenti futuri pretesi e ottenuti da Silvio Berlusconi deriveranno, in realtà, non da apporti di capitale da parte dei soci ma dalle entrate commerciali che il gruppo conta di incamerare nell’arco di un triennio attingendo al mercato cinese. Sarà possibile? Il Milan in Cina è popolare. L’ultima ricerca di Nielsen Sport gli accredita addirittura 106 milioni di fan, come l’Inter: solo il Real farebbe meglio, a quota 127 milioni. Lo stesso studio, tuttavia, spiega che i tifosi in Cina «si comportano in modo molto di- verso rispetto ad altri mercati internazionali e vi è un notevole grado di sovrapposizione»: ad esempio tra i fan cinesi del Manchester City, il 95% sostengono anche lo United, il 71% il Liverpool, il 68% il Chelsea e il 64% l’Arsenal. Tutto questo deve tradursi in moneta sonante. Il Barcellona, che dal marketing genera quasi il quadruplo del Milan, incassa in tutta l’Asia 15 milioni circa di ricavi commerciali annui più qualche milione di royalty dalle vendite dei prodotti.Nike. All’aeroporto di Pechino campeggiano i faccioni di Messi, Neymar, Suarez, Iniesta e Piqué che pubblicizzano i telefonini Oppo, unico sponsor cinese degli spagnoli. Il responsabile dell’ufficio blaugrana a Hong Kong, che impiega dodici persone, ammette: «Tutti conoscono il Barcellona ma questa notorietà è difficile da monetizzare commercialmente, per noi co- me per gli altri club europei, perché in Cina si tende a spendere a favore di aziende cinesi». Sino-Europe Sports promette di far soldi con un modello differente da quello usato dalle squadre europee, proprio perché il Milan sarà percepito non come un’entità “colonizzatrice” ma come un’azienda cinese, appoggiandosi alla rete di relazioni con numerose società-partner. Gli investitori rossoneri sono convinti che questa sia la strada migliore per poter utilizzare tutte le entrate rispettando il fair play Uefa, a differenza delle iniezioni di capitale stile Suning. Di certo si tratta di una grande scommessa: è il primo caso di una grande squadra di calcio che verrà comprata da un fondo d’investimento con una pluralità di soci. È vero che l’esigenza di ottenere alti rendimenti indurrà i soci e il management guidato da Marco Fassone a rendere il Milan una macchina da soldi, ma è altrettanto vero che il futuro dei rossoneri è proprio per questo un rebus. In Cina nessuno si sente di mettere in dubbio la chiusura della trattativa per novembre, sebbene la ricerca dei finanziamenti sia segnalata tuttora in perfezionamento. Anche una fonte finanziaria vicina al dossier assicura che il closing si farà e che si aspettano solo le autorizzazioni politiche per lo spostamento di capitali in una valuta estera. Ma il punto è un altro: cosa ne sarà del Milan? Di certo, per ora, ci sono i 100 milioni versati a titolo di caparra a Fininvest, con una voce secondo cui a determinate condizioni i cinesi potrebbero uscire rimettendoci solo 15 milioni. Ma è un rumor per cui non abbiamo trovato riscontri e che anzi viene seccamente smentito dalle parti. Resta negli occhi la visita a Changxing, cittadina a due ore d’auto dalla Nanchino nerazzurra, dove è registrata la Sino- Europe Sports. La sede si trova in un palazzo moderno, il Tai Hu Capital Plaza. Non ci si aspetta che una società-veicolo, costituita quattro mesi fa, abbia uffici rumorosi e spaziosi. Ep- pure, lassù al quindicesimo piano, in fondo al corridoio, davanti all’ufficio numero 1502 con targa in cinese, si prova un senso straniante: la porta è chiusa e al citofono non risponde nessuno.

Altre notizie di giornata


QUI -) http://www.milanworld.net/svolta-milan-ce-maldini-nel-ruolo-di-dg-vt40759.html#post1071136


QUI -) http://www.milanworld.net/han-li-ri...vestitori-confermati-vt40761.html#post1071146
 

Casnop

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La Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 4 ottobre 2016, riporta un reportage esclusivo sulla cessione del Milan alla cordata cinesi. Ecco quanto raccolto dall'inviato della rosea (Marco Iaria) in Cina:

Nessuno sembra conoscere Yonghong Li, il regista dell'operazione Milan insieme al braccio destro Han Li. Si diceva che fosse billionaire e che possedesse due società quotate in Borsa ma non ci sono riscontri in Cina sulla sua consistenza patrimoniale, anche perché i suoi affari si perdono in un reticolo di società e prestanome. Non abbiamo intervistato un miliardo e quattrocento milioni di abitanti della seconda economia del mondo ma una pluralità di interlocutori, nel campo del calcio e della finanza, e la risposta è stata sempre la stessa:"Non sappiamo chi sia Li Yonghong". Ce l’hanno detto imprenditori del calibro di Feng Yin, titolare di Boafeng, società leader nei new media che, in joint- venture con Everbright, ha recentemente acquisito l’agenzia di diritti sportivi MP&Silva. «Mai visto prima», riferisce dopo aver osservato la foto che ritrae Li assieme a Berlusconi a Villa Certosa. «Ho sentito che chi vuole comprare il Milan sta cercando fondi a Shanghai», la mezza frase pronunciata con un occhio rivolto a quegli invitanti chicchi di melograno, serviti sul tavolino di un’esclusiva casa da tè del distretto di Dongcheng. Come se la partita del finanziamento dell’operazione, dopo i 100 milioni versati a titolo di acconto, non fosse ancora conclusa: in ballo ci sono 420 milioni, che Fininvest dovrà incassare al
closing in cambio del 99,93% delle azioni rossonere. Secondo Sino-Europe Sports gli investitori sono stati definiti, i soldi sono in arrivo e il closing, previsto entro fine anno, dovrebbe essere anticipatoa novembre. Secondo James Tian, che coordina le acquisizioni di società estere per la banca CICC, l’operazione Milan è strana: «Gli investitori non sono noti, non sono player di primo livello della finanza e non lavorano nell’industria sportiva. Per i cinesi è più coerente che i club di calcio vengano acquistati da società o imprenditori già avviati». Al di là delle scarne informazioni sul capofila Li Yonghong, in Cina stupisce la struttura stessa del gruppo che sta per acquistare il Milan. Ecco perché molti, di fronte all’interlocutore italiano, fanno il paragone con Suning, realtà nota e preesistente, che ha acquistato l’Inter. «I cinesi che acquistano club esteri di calcio – spiega ancora Tian – lo fanno in due modi: una singola azienda o un singolo imprendi- tore decidono di compiere da soli l’investimento, oppure si riuniscono in un consorzio formato da due, tre, massimo quattro grossi investitori. L’azionariato diffuso non è una strada battuta da queste parti». Quindi, appare scontato che l’operazione Milan sia un uni- cum per la stessa Cina. La pensa allo stesso modo He Wenyi, direttore del centro di ricerca di sport cinese alla Peking University: «La struttura del gruppo che vuole comprare il Milan non è tipica in Cina. Suning la conoscono tutti, possiede già una squadra e ha rilevato l’Inter per fare sinergie e creare valore in Cina. Quello del Milan è un caso completamente diverso: sembra un’operazione finanzia- ria con l’obiettivo di trarre pro- fitto in futuro, puntando sul brand value del Milan che in Cina è molto alto e sull’enorme potenziale dei giovani consumatori cinesi». Ma lo Stato cinesi c'è nell'operazione? il Milan non sembra proprio un affare di Stato. Intanto perché, come precisa il professor He Wenyi, «il governo non finanzia le acquisizioni dei club europei ma dà solo un indirizzo a investire nell’industria sportiva». C’è stato, a dire il vero, il caso del City Football Group, il cui 13% è stato comprato da un consorzio formato anche da Citic Capital, banca che fa parte del colosso statale Citic Group. Tuttavia, non si hanno riscontri sulla partecipazione del governo nell’affare rossonero. Tra gli investitori noti, Haixia Capital non è un fondo di Stato bensì è controllato al 40% dalla provincia di Fujian: la differenza è sostanziale, soprattutto per i budget.Haixia Capital è basata a Fuzhou, nella capitale ha un ufficio in cui lavorano sei persone.Il mistero resta: di chi sarà il Milan? L’attesa per un socio forte rimarrà delusa, proprio per la natura dell’operazione. Li Yonghong, uomo della finanza che pochissimi conoscono ma che, secondo alcuni, vanta relazioni strette con apparati e imprenditori di una o più generazioni fa, sta lavorando in gran segreto all’architettura finanziaria. Nessun singolo azionista dovrebbe avere quote rilevanti: pare che il tetto sia attorno al 15%. Jilin Yongda Group, società quotata a Shenzhen e indicata ufficiosamente come investitore, aveva impegnato sul Milan 300 milioni di renminbi, ossia 40 milioni di euro, corrispondente a meno del 10% delle quote. In totale i soci dovrebbero essere 7-8: convinti a investire nel Milan con la promessa di elevati rendimenti, magari attraverso la quotazione in Borsa. Il piano prevede l’utile nel 2017-18 (negli ultimi due anni persi 181 milioni) grazie a un’impennata del fatturato. I 350 milioni di investimenti futuri pretesi e ottenuti da Silvio Berlusconi deriveranno, in realtà, non da apporti di capitale da parte dei soci ma dalle entrate commerciali che il gruppo conta di incamerare nell’arco di un triennio attingendo al mercato cinese. Sarà possibile? Il Milan in Cina è popolare. L’ultima ricerca di Nielsen Sport gli accredita addirittura 106 milioni di fan, come l’Inter: solo il Real farebbe meglio, a quota 127 milioni. Lo stesso studio, tuttavia, spiega che i tifosi in Cina «si comportano in modo molto di- verso rispetto ad altri mercati internazionali e vi è un notevole grado di sovrapposizione»: ad esempio tra i fan cinesi del Manchester City, il 95% sostengono anche lo United, il 71% il Liverpool, il 68% il Chelsea e il 64% l’Arsenal. Tutto questo deve tradursi in moneta sonante. Il Barcellona, che dal marketing genera quasi il quadruplo del Milan, incassa in tutta l’Asia 15 milioni circa di ricavi commerciali annui più qualche milione di royalty dalle vendite dei prodotti.Nike. All’aeroporto di Pechino campeggiano i faccioni di Messi, Neymar, Suarez, Iniesta e Piqué che pubblicizzano i telefonini Oppo, unico sponsor cinese degli spagnoli. Il responsabile dell’ufficio blaugrana a Hong Kong, che impiega dodici persone, ammette: «Tutti conoscono il Barcellona ma questa notorietà è difficile da monetizzare commercialmente, per noi co- me per gli altri club europei, perché in Cina si tende a spendere a favore di aziende cinesi». Sino-Europe Sports promette di far soldi con un modello differente da quello usato dalle squadre europee, proprio perché il Milan sarà percepito non come un’entità “colonizzatrice” ma come un’azienda cinese, appoggiandosi alla rete di relazioni con numerose società-partner. Gli investitori rossoneri sono convinti che questa sia la strada migliore per poter utilizzare tutte le entrate rispettando il fair play Uefa, a differenza delle iniezioni di capitale stile Suning. Di certo si tratta di una grande scommessa: è il primo caso di una grande squadra di calcio che verrà comprata da un fondo d’investimento con una pluralità di soci. È vero che l’esigenza di ottenere alti rendimenti indurrà i soci e il management guidato da Marco Fassone a rendere il Milan una macchina da soldi, ma è altrettanto vero che il futuro dei rossoneri è proprio per questo un rebus. In Cina nessuno si sente di mettere in dubbio la chiusura della trattativa per novembre, sebbene la ricerca dei finanziamenti sia segnalata tuttora in perfezionamento. Anche una fonte finanziaria vicina al dossier assicura che il closing si farà e che si aspettano solo le autorizzazioni politiche per lo spostamento di capitali in una valuta estera. Ma il punto è un altro: cosa ne sarà del Milan? Di certo, per ora, ci sono i 100 milioni versati a titolo di caparra a Fininvest, con una voce secondo cui a determinate condizioni i cinesi potrebbero uscire rimettendoci solo 15 milioni. Ma è un rumor per cui non abbiamo trovato riscontri e che anzi viene seccamente smentito dalle parti. Resta negli occhi la visita a Changxing, cittadina a due ore d’auto dalla Nanchino nerazzurra, dove è registrata la Sino- Europe Sports. La sede si trova in un palazzo moderno, il Tai Hu Capital Plaza. Non ci si aspetta che una società-veicolo, costituita quattro mesi fa, abbia uffici rumorosi e spaziosi. Ep- pure, lassù al quindicesimo piano, in fondo al corridoio, davanti all’ufficio numero 1502 con targa in cinese, si prova un senso straniante: la porta è chiusa e al citofono non risponde nessuno.

Altre notizie di giornata


QUI -) http://www.milanworld.net/svolta-milan-ce-maldini-nel-ruolo-di-dg-vt40759.html#post1071136


QUI -) http://www.milanworld.net/han-li-ri...vestitori-confermati-vt40761.html#post1071146
Una operazione collettiva, programmaticamente diffusa, di investimento, non a dominanza di taluni soggetti, centrata su un programma di generazione a medio termine di un valore economico, che rimane nell'azienda come autofinanziamento. Un Real o Barcellona con soci cinesi, in ultima istanza milioni dopo la quotazione in Borsa, a fruizione dell'entertainment cinese, con lo stabilimento delocalizzato in Italia, ove rimarrà permanentemente, come non-cinese, il prodotto immateriale, il risultato sportivo. Però. :)
 

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Crediamo a questo articolo o all'intervista? Sono praticamente agli antipodi!
 
M

martinmilan

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Non dice nulla di quello che già sappiamo...viaggio a vuoto...

Comunque fa ridere come minimizzi all'inverosimile la presenza di haixia...

Detto questo la domanda per tutti è:
Meglio un gruppo suning che fattura 4 mld di dollari o una cordata di 8 investitori che fatturano 1 mld a testa?
La risposta è scontata...
 

Milanforever26

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Ripeto quanto già detto: ci siamo liberati del nano..adesso comunque vada si potrà sempre cambiare e progredire..di certo un brand come il Milan non va in fumo..
Aspettiamo di vederli all'opera..a me dei nomi frega zero..
 

IDRIVE

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1) "Gli intervistati non conoscono la struttura finanziaria che sta acquistando il Milan, e portano ad esempio Suning, che ha acquistato l'Inter";
2) "Il Milan in Cina vanta 106 milioni di fan, come l'Inter (peccato che la Gazzetta stessa nel 2011 parlava di 85 milioni di tifosi dell'Inter in Cina, poi si va a giocare il derby di Supercoppa a Pechino e lo stadio per due terzi era rossonero e ora magicamente diventano 106 milioni, guarda caso quanto i milanisti)"
3) La Nanchino nerazzurra (alludendo alla sede di Suning).

Insomma... classico articolo da Gazzetta.
 

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