Il Re dell'Est
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Come riporta Bellinazzo sul suo blog, Erik Thohir è riuscito a trasformare 230M di debito in 220M di proventi straordinari in soli due anni. Roba da far impallidire quei dirigenti che negli anni 2000 hanno inventato operazioni di ingegneria finanziaria per sistemare i conti. Ma qui siamo su un altro livello. E sia chiaro, tutto lecito, a meno che Covisoc o Uefa non vogliano vederci più chiaro. Ma in cosa sono consistite queste maxi operazioni di chirurgia economica?
Siamo nel giugno 2014. Thohir diventato proprietario dell’Inter si obbliga a liberare Moratti dalle garanzie personali prestate per assicurare le banche creditrici del club nerazzurro. Il neo presidente non paga però i debiti di tasca propria, ma li salda facendosi prestare i soldi da Goldman Sachs e da altri fondi tramite Unicredit. Nell'ambito di questa operazione di rifinanziamento viene effettuata una rilevante operazione straordinaria infragruppo consistente nella creazione di una nuova società, la IMC (Inter Media and Communication Srl), in cui far confluire il marchio ed altri crediti derivanti dai diritti tv. Questa operazione. Nel bilancio di Inter Brand, dopo il conferimento del marchio a IMC viene iscritta una plusvalenza di 79,8M. Ma che fine fanno queste plusvalenze? La prima, quella dell’Inter già nell’esercizio 2013/14 porta a iscrivere nel bilancio una bonus di 139,2M che conduce a dichiarare un utile netto di 33M circa.
Dopo di che Inter Brand il 20 ottobre 2014 delibera la distribuzione alla stessa Inter di un dividendo "in natura" pari a 78,7M, più o meno tutta la plusvalenza emersa con il conferimento a IMC del marchio "Fc Inter". Plusvalenza che emerge nel bilancio al 30 giugno 2015 del club. Bilancio che formalmente, quindi senza contare questo dividendo, si è chiuso con un rosso di 74M.
In altre parole, senza i conferimenti infragruppo in IMC e circa 219M di plusvalenze contabili, l’Inter che ha chiuso il biennio 2014/15 con una perdita di appena 41M, avrebbe chiuso con un deficit complessivo di quasi 250M di euro.
Last but not least, in dieci anni, fra il 2005 e il 2015, il doppio conferimento del marchio (prima da Fc Inter a Inter Brand e poi da quest’ultima a IMC), ha prodotto plusvalenze contabili per oltre 290M.
Siamo nel giugno 2014. Thohir diventato proprietario dell’Inter si obbliga a liberare Moratti dalle garanzie personali prestate per assicurare le banche creditrici del club nerazzurro. Il neo presidente non paga però i debiti di tasca propria, ma li salda facendosi prestare i soldi da Goldman Sachs e da altri fondi tramite Unicredit. Nell'ambito di questa operazione di rifinanziamento viene effettuata una rilevante operazione straordinaria infragruppo consistente nella creazione di una nuova società, la IMC (Inter Media and Communication Srl), in cui far confluire il marchio ed altri crediti derivanti dai diritti tv. Questa operazione. Nel bilancio di Inter Brand, dopo il conferimento del marchio a IMC viene iscritta una plusvalenza di 79,8M. Ma che fine fanno queste plusvalenze? La prima, quella dell’Inter già nell’esercizio 2013/14 porta a iscrivere nel bilancio una bonus di 139,2M che conduce a dichiarare un utile netto di 33M circa.
Dopo di che Inter Brand il 20 ottobre 2014 delibera la distribuzione alla stessa Inter di un dividendo "in natura" pari a 78,7M, più o meno tutta la plusvalenza emersa con il conferimento a IMC del marchio "Fc Inter". Plusvalenza che emerge nel bilancio al 30 giugno 2015 del club. Bilancio che formalmente, quindi senza contare questo dividendo, si è chiuso con un rosso di 74M.
In altre parole, senza i conferimenti infragruppo in IMC e circa 219M di plusvalenze contabili, l’Inter che ha chiuso il biennio 2014/15 con una perdita di appena 41M, avrebbe chiuso con un deficit complessivo di quasi 250M di euro.
Last but not least, in dieci anni, fra il 2005 e il 2015, il doppio conferimento del marchio (prima da Fc Inter a Inter Brand e poi da quest’ultima a IMC), ha prodotto plusvalenze contabili per oltre 290M.
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