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Editoriale di Marco Masullo (scrittore) sulla Gazzetta dello Sport, versione cartacea, in edicola oggi 15 Aprile 2015, sulla soddisfazione di Inzaghi al termine di tutte le partite le partite del Milan. Un enigma, secondo l'autore dell'articolo, pari a quello della statua della madonna di Civitavecchia.
Ve lo proponiamo, in versione integrale, di seguito:
Il mistero della soddisfazione diPippo Inzaghi nelle interviste post partita del Milan di quest’anno. La gente è venuta da fuori a studiare questo fenomeno che, analizzato dai più eminenti scienziati calcistici, resta ancora irrisolto. Un enigma, misterioso,che divide, al pari di quello della statua della Madonna
che piangeva sangue a Civitavecchia. I turisti cominciano a invadere Milanello durante la settimana (perché a San Siro, la domenica, se ne vedono pochi). Tutti vogliono vedere da vicino com’è possibile che Pippo, uno che non era contento se faceva un gol perché ne voleva fare due, sia sempre felice della sua squadra, del gioco espresso, che si senta offeso se qualcuno che in quella squadra ci ha giocato (e che
squadra, all’epoca) esprima il pensiero di milioni di milanisti. Un pensiero semplice, nemmeno maligno, un pensiero che non dipende neanche da Inzaghi, in fondo: il Milan è scarso. Perché è così, Pippo. Il Milan è scarso. Tecnicamente, atleticamente, fisicamente. Il Milan non soltanto non è più il Milan in cui tu, Pippo, segnavi e sollevavi le Champions. Ma non è più neanche una squadra in grado di garantire una lotta per il terzo posto né per un posto in Europa League. Il Milan non ha neanche più quella «garra» che aveva un tempo, quella dei Gattuso, degli Ambrosini, quella che è tramontata con Ibra, Thiago e Nocerino. A volte mi sembra di vedere che quella voglia di mangiarsi il centrocampo a spicchi ce l’abbia soltanto tu, mister. A vederti applaudire dalla panchina dopo una rimessa laterale conquistata, il braccialetto rossonero intrecciato al polso, qualche capello bianco in più su quel cervello a sinapsi diavolesche.
Se è vero che un allenatore è l’uomo più solo del mondo, è anche vero che è il solo a metterci la faccia davvero, dopo la partita, a bocce ferme e cuore a battiti impazziti. A volte per la stizza di non far coincidere pensiero e azione, che nella tua testa, Pippo, noi lo sappiamo: gli schemi di gioco portano a vincere tre a zero tutte le partite, perché per te c’è un solo risultato: la stravittoria. La vittoria, quella, neanche ti basta. Però, tu lo sai perché il calcio ti ha formato alla vita, e non il contrario, non si può vincere sempre. Neanche in conferenza stampa o se uno che lo chiamavano Zorro, e non a caso, piazza la stoccata di giustezza. Il Milan è scarso, amen. Pippo, a volte, un fuorigioco contro possono fischiarlo anche a te. E in giacca e cravatta vederti sbracciare contro gli ex 10 nei post partita sulle pay tv, no, non va bene più. Sarà per la prossima palla in profondità, sicuri che farai gol.
Ve lo proponiamo, in versione integrale, di seguito:
Il mistero della soddisfazione diPippo Inzaghi nelle interviste post partita del Milan di quest’anno. La gente è venuta da fuori a studiare questo fenomeno che, analizzato dai più eminenti scienziati calcistici, resta ancora irrisolto. Un enigma, misterioso,che divide, al pari di quello della statua della Madonna
che piangeva sangue a Civitavecchia. I turisti cominciano a invadere Milanello durante la settimana (perché a San Siro, la domenica, se ne vedono pochi). Tutti vogliono vedere da vicino com’è possibile che Pippo, uno che non era contento se faceva un gol perché ne voleva fare due, sia sempre felice della sua squadra, del gioco espresso, che si senta offeso se qualcuno che in quella squadra ci ha giocato (e che
squadra, all’epoca) esprima il pensiero di milioni di milanisti. Un pensiero semplice, nemmeno maligno, un pensiero che non dipende neanche da Inzaghi, in fondo: il Milan è scarso. Perché è così, Pippo. Il Milan è scarso. Tecnicamente, atleticamente, fisicamente. Il Milan non soltanto non è più il Milan in cui tu, Pippo, segnavi e sollevavi le Champions. Ma non è più neanche una squadra in grado di garantire una lotta per il terzo posto né per un posto in Europa League. Il Milan non ha neanche più quella «garra» che aveva un tempo, quella dei Gattuso, degli Ambrosini, quella che è tramontata con Ibra, Thiago e Nocerino. A volte mi sembra di vedere che quella voglia di mangiarsi il centrocampo a spicchi ce l’abbia soltanto tu, mister. A vederti applaudire dalla panchina dopo una rimessa laterale conquistata, il braccialetto rossonero intrecciato al polso, qualche capello bianco in più su quel cervello a sinapsi diavolesche.
Se è vero che un allenatore è l’uomo più solo del mondo, è anche vero che è il solo a metterci la faccia davvero, dopo la partita, a bocce ferme e cuore a battiti impazziti. A volte per la stizza di non far coincidere pensiero e azione, che nella tua testa, Pippo, noi lo sappiamo: gli schemi di gioco portano a vincere tre a zero tutte le partite, perché per te c’è un solo risultato: la stravittoria. La vittoria, quella, neanche ti basta. Però, tu lo sai perché il calcio ti ha formato alla vita, e non il contrario, non si può vincere sempre. Neanche in conferenza stampa o se uno che lo chiamavano Zorro, e non a caso, piazza la stoccata di giustezza. Il Milan è scarso, amen. Pippo, a volte, un fuorigioco contro possono fischiarlo anche a te. E in giacca e cravatta vederti sbracciare contro gli ex 10 nei post partita sulle pay tv, no, non va bene più. Sarà per la prossima palla in profondità, sicuri che farai gol.