Il paradosso gallianesco è quello di aver fatto odiare un principio sulla carta giusto, perché è ostentatamente e impudentemente incapace di applicarlo. Se lavori male nel tempo e hai pochi giocatori vendibili non sarai mai in grado di fare spazio nel bilancio per sostituire giocatori validi con altri altrettanto validi ma più funzionali al progetto tecnico (concetto quest'ultimo a lui ignoto). Ecco che le risorse più che semplicemente "investite" sembrano soggette a un processo di imbalsamazione...la scorsa estate lo spazio si è creato solo grazie alle scadenze di contratto, non certo per meriti strategici della cravatta gialla. Si sarà capito che io sono tra quelli che si duole sì del fatto che non abbiamo più i costi annuali del 2011, ossia 240 milioni, ma mi dolgo ancora di più nel vedere che con 180 milioni annui - tra stipendi di tesserati e ammortamenti di cartellini - nelle ultime stagioni siamo arrivati 8° e 10°....cose che possono capitare se lasci un soggetto come Galliani, ormai bollito e sempre più protervo e autoreferenziale, a gestire un delicato processo di ridimensionamento dei costi, in sé quasi inevitabile a causa degli errori del passato meno recente, commessi anche da altri in Italia - vedasi alla voce Inter - in materia di mancato sviluppo dei ricavi potenziali.