Ecco la mia recensione:
Il Grande Gatsby racconta la storia di James Gatsby, gentiluomo benestante dal passato misterioso e proprietario di una mega reggia fonte di lussuose feste che lo rendono un personaggio dall’immensa fama.
Per parlare del Grande Gatsby bisogna, secondo me, parlare di un prima e di un dopo:
il prima è rappresentato dai 40 minuti iniziali del film dove troviamo il “solito” Baz Luhrmann con il suo tipico sfarzo molto kitsch, musiche contemporanee e non che si mescolano in scene molto coreografate, seguite da movimenti di camera dai voli pindarici.
Il dopo è rappresentato dal momento in cui Gatsby (Leonardo Di Caprio) entra in scena.
A guardare la seconda parte, ci si chiede se la prima dovesse essere così sfarzosa. È quasi come ritrovarsi a vedere due film diversi. La dicotomia tra il divertimento più sfrenato ed un animo tormentato come quello di Gatby che voleva creare Luhrmann risulta essere troppo marcata; se da una parte si vuole rappresentare la sfarzosità di un ambiente pieno di lusso e gente di ogni ceto che festeggia, dall’altra c’è l’animo noir e illuso di Gatsby che mal si adatta alla vita mondana, che tenta in tutti i modi di riconquistare il cuore di Daisy (Carrey Mulligan)
Ma d’altronde questo è Baz Luhrmann, il suo stile è sempre presente e la sua influenza derivata da Moulin Rouge qui è evidente ma non ha la stessa carica emozionale del famoso musical, proprio perché la trama non si presta a questo esercizio stilistico.
Per assurdo (forse in fin dei conti non così tanto) la parte migliore del film è proprio la seconda dove lo stile sfarzoso, colorato e super pompato fa spazio all’eleganza e all’interpretazione magistrale di Leonardo Di Caprio. Il film si regge in larghissima parte, sulle sue doti attoriali immense, è lui che cattura l’azione con il suo sguardo magnetico e il suo fare elegante.
I comprimari mi hanno deluso, primo fra tutti Tobey Maguire qui in veste di narratore e amico di Gatsby. Rimane sempre troppo fuori dal contesto, diventando quasi un bambolotto insipido in preda agli eventi. Più che un narratore, sembra colui che regge il moccolo.
Carrey Mulligan, che personalmente ho apprezzato in molti film (Drive e Brothers su tutti), qui sembra spenta, apatica e molto poco espressiva. Il ruolo indubbiamente richiedeva una certa sofferenza vista la battaglia interiore che deve affrontare, ma non mi ha emozionato, non ho sentito il tormento entrare e trascinarmi lungo la pellicola.
La colonna sonora è veramente bella, la mescolanza tra Jazz anni ’20 e musica contemporanea funziona alla grande, i costumi sono magnifici come anche le scenografie. Il castello in cui vive Gatsby sembra uscito dal mondo delle favole e le sue feste sono uno spettacolo per gli occhi.
Un film dalla ricchezza stilistica grandiosa ma, forse per riverenza verso il romanzo o per voglia di affidarsi al solo Leonardo Di Caprio per gran parte della pellicola, bello solo a metà. Baz Luhrmann ha viaggiato con il freno a mano un po’ troppo tirato mostrando moltissime immagini sfarzose e di pregevole bellezza ma senza continuità.
Voto: 6.5