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Dopo Mentana, un altro clamoroso attacco alla conferenza di Giuseppe Conte da parte della stampa anti-sovranista, anti-salviniana e anti-populista.
La feroce critica dell'Huffington Post:
"Alla fine dello show, più nervoso del solito, messo in onda con lo stesso format, ovvero una conferenza stampa che sequestra tutti i tg nell’ora di massimo ascolto, pressoché in contemporanea con la via Crucis, vero omaggio all’unico Dio che guida la politica di questi tempi, la Comunicazione, alla fine dello show, dicevamo, c’è un solo punto fermo: lo “state a casa”. Per un periodo ancora lungo, lunghissimo, quasi come quello che abbiamo alle spalle, altre tre settimane poi chissà.
Va in onda una dimensione individuale separata dalla realtà, che si manifesta in una torsione, o illusione, da “uomo solo al comando” costruita sullo stato di eccezione. La indica quel dito puntato contro l’opposizione, con toni quasi da comizio sulla tv di Stato, che spoglia il ruolo di presidente del Consiglio da quell’abito di terzietà indossato ai tempi in cui, da aspirante Churchill, chiedeva collaborazione nell’ora più buia.
Il discorso di Conte rivela un avvitamento populista.
È una eclissi del ruolo della politica e dei partiti, che servono solo a garantire la maggioranza in Parlamento, svuotato anch’esso di ruolo perché in fondo è un impiccio per una maggioranza così litigiosa. Sgabelli su cui poggiarsi, non interlocutori. È un disegno, che rivela un’ipotesi di lavoro tecnicamente populista, un capo circondato da una pletora di comitati di esperti, la cui linea non è frutto della intermediazione politica.
La linea del Governo italiano sul Mes è affidato all’Abracadabra del “noi siamo per gli Eurobond” il che suonerebbe benissimo se l’Italia non avesse sottoscritto, all’Eurogruppo di 24 ore fa, un accordo in cui gli Eurobond non ci sono. Ma la bacchetta magica promette miracoli al prossimo consiglio del 23.
La feroce critica dell'Huffington Post:
"Alla fine dello show, più nervoso del solito, messo in onda con lo stesso format, ovvero una conferenza stampa che sequestra tutti i tg nell’ora di massimo ascolto, pressoché in contemporanea con la via Crucis, vero omaggio all’unico Dio che guida la politica di questi tempi, la Comunicazione, alla fine dello show, dicevamo, c’è un solo punto fermo: lo “state a casa”. Per un periodo ancora lungo, lunghissimo, quasi come quello che abbiamo alle spalle, altre tre settimane poi chissà.
Va in onda una dimensione individuale separata dalla realtà, che si manifesta in una torsione, o illusione, da “uomo solo al comando” costruita sullo stato di eccezione. La indica quel dito puntato contro l’opposizione, con toni quasi da comizio sulla tv di Stato, che spoglia il ruolo di presidente del Consiglio da quell’abito di terzietà indossato ai tempi in cui, da aspirante Churchill, chiedeva collaborazione nell’ora più buia.
Il discorso di Conte rivela un avvitamento populista.
È una eclissi del ruolo della politica e dei partiti, che servono solo a garantire la maggioranza in Parlamento, svuotato anch’esso di ruolo perché in fondo è un impiccio per una maggioranza così litigiosa. Sgabelli su cui poggiarsi, non interlocutori. È un disegno, che rivela un’ipotesi di lavoro tecnicamente populista, un capo circondato da una pletora di comitati di esperti, la cui linea non è frutto della intermediazione politica.
La linea del Governo italiano sul Mes è affidato all’Abracadabra del “noi siamo per gli Eurobond” il che suonerebbe benissimo se l’Italia non avesse sottoscritto, all’Eurogruppo di 24 ore fa, un accordo in cui gli Eurobond non ci sono. Ma la bacchetta magica promette miracoli al prossimo consiglio del 23.
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