Il Re dell'Est
New member
- Registrato
- 14 Giugno 2013
- Messaggi
- 15,745
- Reaction score
- 160
Lunga intervista di Keisuke alla Gazzetta dello Sport, che tocca diversi temi personali e di squadra.
"Giocare un bel calcio e richiamare tifosi allo stadio è una delle mie ambizioni. Quanto ai risultati, nessuno di noi è soddisfatto, ma il nostro è un lavoro di crescita continua. Sapevo che avrei trovato delle difficoltà al Milan, ma ho scelto questo club perché lo sognavo da sempre. Non penso sia normale l'incontro richiesto dalla curva, ma posso capire lo stato d’animo dei tifosi in quella situazione. Probabilmente se giochi male è logico che chiedano delle spiegazioni. Non sono d’accordo con chi dice che è meglio non qualificarsi per l'EL. Per migliorare bisogna giocare, più partite ci sono meglio è, soprattutto per un club che ha tanti giocatori bravi da mettere in campo. Siamo professionisti e dobbiamo essere preparati per giocare due partite la settimana, ma se non riusciremo a raggiungere l’Europa League dovremo prendere il lato positivo della situazione e concentrarci sul tempo in più per allenarsi. Però giocare tante partite è meglio. Le critiche non mi fanno piacere, ma voi siete liberi di scrivere. Io sento che presto arriverà il primo gol in serie A e sarà un momento importante. Sono molto determinato: sono venuto per diventare campione con il Milan. Qui c’è un grande progetto e i giapponesi sono persone pazienti. Parlo spesso con Seedorf, col suo ottimo inglese è facile comprendersi. Soprattutto all’inizio non capivo tante cose, allora andavo nella sua stanza per approfondire dettagli. All’inizio a destra non mi sentivo a mio agio, ma in mezzo c’è Kakà, che sta giocando bene, e io devo trovare il mio spazio. Adesso va un po’ meglio rispetto alle prime partite. Certo, il centro è la mia casa: mi è capitato di giocare a destra in nazionale e nel Cska, però amo stare dietro la punta. Seedorf invece dice che ho le qualità per giocare a destra e ai giocatori capita di doversi adattare. Abbiamo filosofie differenti, l’importante è dialogare, e noi parliamo tanto, tutti i giorni. Che filosofie? Diciamo che c’è il calcio di contropiede e quello che si basa sul possesso palla. Tutto dipende dalle preferenze del tecnico, ma sapersi abituare alle necessità della società è importante. A Milanello sono tutti bravissimi, lo staff è eccellente. Fra i miei compagni, tanti mi hanno aiutato: Kakà traduce quando non capisco qualcosa, Bonera, Abate e Montolivo mi danno consigli. E’ tutto importante per un adattamento più veloce. Con Balotelli siamo differenti nella scelta degli abiti e nello stile di vita, ma in campo siamo uguali e possiamo lottare e ridere insieme. Mario con il suo carattere ha regalato tante emozioni agli italiani.
Non mi pesa non essere il numero 1. Neppure in nazionale o a Mosca lo ero. Il calcio è uno sport di squadra.
Non mi aspettavo pazienza: ho scelto la maglia numero dieci, sono stato presentato ingrande stile. So che la gente si aspetta molto da me. Ma io ho fiducia in me stesso, e le critiche non mi smontano mai."
"Giocare un bel calcio e richiamare tifosi allo stadio è una delle mie ambizioni. Quanto ai risultati, nessuno di noi è soddisfatto, ma il nostro è un lavoro di crescita continua. Sapevo che avrei trovato delle difficoltà al Milan, ma ho scelto questo club perché lo sognavo da sempre. Non penso sia normale l'incontro richiesto dalla curva, ma posso capire lo stato d’animo dei tifosi in quella situazione. Probabilmente se giochi male è logico che chiedano delle spiegazioni. Non sono d’accordo con chi dice che è meglio non qualificarsi per l'EL. Per migliorare bisogna giocare, più partite ci sono meglio è, soprattutto per un club che ha tanti giocatori bravi da mettere in campo. Siamo professionisti e dobbiamo essere preparati per giocare due partite la settimana, ma se non riusciremo a raggiungere l’Europa League dovremo prendere il lato positivo della situazione e concentrarci sul tempo in più per allenarsi. Però giocare tante partite è meglio. Le critiche non mi fanno piacere, ma voi siete liberi di scrivere. Io sento che presto arriverà il primo gol in serie A e sarà un momento importante. Sono molto determinato: sono venuto per diventare campione con il Milan. Qui c’è un grande progetto e i giapponesi sono persone pazienti. Parlo spesso con Seedorf, col suo ottimo inglese è facile comprendersi. Soprattutto all’inizio non capivo tante cose, allora andavo nella sua stanza per approfondire dettagli. All’inizio a destra non mi sentivo a mio agio, ma in mezzo c’è Kakà, che sta giocando bene, e io devo trovare il mio spazio. Adesso va un po’ meglio rispetto alle prime partite. Certo, il centro è la mia casa: mi è capitato di giocare a destra in nazionale e nel Cska, però amo stare dietro la punta. Seedorf invece dice che ho le qualità per giocare a destra e ai giocatori capita di doversi adattare. Abbiamo filosofie differenti, l’importante è dialogare, e noi parliamo tanto, tutti i giorni. Che filosofie? Diciamo che c’è il calcio di contropiede e quello che si basa sul possesso palla. Tutto dipende dalle preferenze del tecnico, ma sapersi abituare alle necessità della società è importante. A Milanello sono tutti bravissimi, lo staff è eccellente. Fra i miei compagni, tanti mi hanno aiutato: Kakà traduce quando non capisco qualcosa, Bonera, Abate e Montolivo mi danno consigli. E’ tutto importante per un adattamento più veloce. Con Balotelli siamo differenti nella scelta degli abiti e nello stile di vita, ma in campo siamo uguali e possiamo lottare e ridere insieme. Mario con il suo carattere ha regalato tante emozioni agli italiani.
Non mi pesa non essere il numero 1. Neppure in nazionale o a Mosca lo ero. Il calcio è uno sport di squadra.
Non mi aspettavo pazienza: ho scelto la maglia numero dieci, sono stato presentato ingrande stile. So che la gente si aspetta molto da me. Ma io ho fiducia in me stesso, e le critiche non mi smontano mai."