Grexit: Referendum contro la Troika. Voi cosa votereste?

Cosa votereste?

  • Si

    Voti: 3 17.6%
  • No

    Voti: 14 82.4%

  • Votanti
    17
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
E

Efferosso

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A mio parere la grecia dovrebbe fare di tutto per non tornare alla sua moneta. Con la sua svalutazione si ritroverebbe nel caos più totale (stile germania post bellica). La Grecia non ha un export forte in termini reali, non ha fabbriche o industrie che esportino, con una battuta lo yogurt greco ed il turismo non fanno un settore economico forte.

Praticamente ha una bilancia commerciale che ad oggi vive di più sull'import che sull'export e quindi avendo una moneta svalutata si troverebbe in un circolo vizioso terribile, questo la maggiorparte dei greci lo sa.

Oltretutto non facciamo passare la Grecia per vittima, ma come ho detto spesso, carnefice di se stessa, non è che metto uno zero a penna su una banconota da 10 € diventano 100€. La Germania come giustamente anche altri paesi, non vuole accollarsi un debito di un'altra nazione senza che questa faccia dei sacrifici.

L'Europa dal canto suo sbaglia a considerarsi unita quando va bene divisa quando va male, al di là dello strapotere della Germania (che è poco opinabile, il paese più forte è giusto che dia le linee guida), il resto degli stati non sa gestire bene l'armonizzazione che si vuole generare tra i vari stati, e se questa doveva essere l'anticamera di una UE federalista, diciamo che si è decretata la sua morte ancora prima della bozza.

L'Italia non credo corra un rischio simile alla Grecia, intanto perchè noi abbiamo un bell'export, sia nel primario nel secondario e nei servizi, abbiamo un capitale umano invidiato nel mondo. Abbiamo quel know how che renderebbe una nostra uscita dall'euro diversamente traumatica. Anche se noi non saremmo mai giunti come al caso greco, gli altri stati si sarebbero coalizzati subito per aiutarci perchè noi eravamo (e siamo in una certa misura) una delle prime potenze economico mondiali.

Per quanto riguarda il referendum, io sono d'accordo in parte, nel senso che è giusto dare la possibiltà al popolo di decidere, però Tsipras è un gran paracarro (per non dire altro). Non ha avuto le palle di fare il capo di governo eletto dal popolo, per paura di perdere la solidissima maggioranza in parlamento, e par paura di non venire eletto successivamente. Se sei messo li per governare, governi, punto e basta, non fai referendum per ogni cosa, solo perchè non hai il fegato di decidere. Meglio se vuoi fare il referendum lo fai prima, no che decidi di alzarti dal tavolo di chi ti sta pagando il conto decidendo di non decidere.

Più che altro è tragicomico vedere che Tsipras ha fatto melina per mesi e poi ha organizzato il referendum una setimana DOPO la scadenza del rimborso degli aiuti.

Questo è quello che succede quando si eleggono i dilettanti (populisti) allo sbaraglio..
 

danyaj87

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Più che altro è tragicomico vedere che Tsipras ha fatto melina per mesi e poi ha organizzato il referendum una setimana DOPO la scadenza del rimborso degli aiuti.

Questo è quello che succede quando si eleggono i dilettanti (populisti) allo sbaraglio..

Ma guarda non nego che tsipras (non considerandolo un dilettante o un mero populista, dato che lui ha sempre detto di essere un politico) abbia fato una mossa sbagliata sopratutto inserendo Varoufakis, che ha sbagliato tutto nelle trattative, tuttavia ha perso stima personale, dimostrandosi senza personalità.

Non sono un politologo o un filosofo politico, però se si chiama democrazia rappresentativa, chi governa per elezione o per nomina (come si fa in italia, per favore non dite che renzi non è stato eletto, nessun presidente del consiglio viene eletto in italia) deve decidere le mosse da fare, come fare o non fare gli accordi. Si è dimostrato uno senza un briciolo di palle con la mossa del referendum. Dovesse perdere il referendum che fa ritornerà alle urne?! Accetterà le condizioni unilaterali? Farà un altro referendum?

Da Europa io col cacchio che ti faccio una proposta buona semmai ti apro il bilancio in due e decido io.
 

Milanforever26

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L'Europa dal canto suo sbaglia a considerarsi unita quando va bene divisa quando va male, al di là dello strapotere della Germania (che è poco opinabile, il paese più forte è giusto che dia le linee guida), il resto degli stati non sa gestire bene l'armonizzazione che si vuole generare tra i vari stati, e se questa doveva essere l'anticamera di una UE federalista, diciamo che si è decretata la sua morte ancora prima della bozza.

Perdonatemi la franchezza ma io ad un paese (e soprattutto ad un popolo) che ha scatenato due guerre mondiali non darei la guida nemmeno di un fazzoletto di terra, figuriamoci di un continente...hanno provato a seppellire il resto d'Europa con la guerra due volte e non ce l'hanno fatta...pare che con l'economia gli stia andando meglio....
 
E

Efferosso

Guest
Per chi è avvezzo all'inglese e ha dieci minuti da "buttare"
 
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Efferosso

Guest
Anche questo è molto interessante. Un po' più lungo, ma con l'audio si può anche evitare di leggere.

 
E

Efferosso

Guest
C'è un bellissimo articolo sul post di oggi che finalmente dice le cose come stanno.

Solo due passaggi, parafraso giusto per non violare il regolamento:

"(...) Oggi è stato calcolato che le imposte non riscosse valgano 80 miliardi su 180 miliardi di PIL. La più grande economia sommersa dell'Eurozona (...)"

"(...) L’80% delle spese statali, invece, veniva indirizzato a retribuzioni e pensioni del settore pubblico, che negli anni era aumentato sempre di più, anche durante la crisi: oltre 700.000 persone lavorano nella pubblica amministrazione, 25.000 di queste erano state assunte nel biennio 2010/2011 (...)" Nota a margine 25 su 700 vuol dire circa un aumento delle assunzioni del 3,6%, mica noccioline.

Nel frattempo:
a) i governi, in fila, destra e sinistra, hanno truccato per un decennio i conti, e non di poco (il rapporto deficit/Pil prodotto dalla loro ISTAT, che era completamente in mano alle forze politiche, era sempre nell'intorno del 3%, quando in realtà viaggiava intorno al 10-12%).
b) gli stessi governi che hanno truccato i conti sono stati rivotati dal popolo dopo che gli stessi hanno ammesso di averli truccati


Mi raccomando "salviamo" la grecia, che se no abbiamo la coscienza sporca con tutti i poveri greci che subiscono le angherie dell'europa eh.

E' proprio strana la concezione dell'uomo, su queste cose.
Questo è un furto. Niente di più niente di meno. Un furto. E noi siamo qui a dire "Eh ma l'europa paghi per i suoi errori". "Eh ma l'europa ci ha guadagnato, anzi, la Gemrania ci ha guadagnato"

Un po' come dire che siccome hai messo un lucchetto di scarsa qualità su un cassetto degli attrezzi in giardino, e un vicino che ti doveva solo concimare il prato ti ha fregato il tosaerba nuovo, e ti chiede di dargli le costolette di maiale ad ogni barbecue se no non ti restituisce il tosaerba, allora sei tu il brutto delinquente, perché ci lasci il tosaerba, ci lasci le costine, ma magari l'assicurazione ti ripaga una parte di quello che ti hanno rubato. Così ti impari, a mettere il lucchetto scarso.
 
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Un po' d'ordine:
1) Come mostra il grafico, al principio della crisi (2009), l'esposizione degli Stati europei verso la Grecia era nulla. Vi era invece una forte esposizione delle banche francesi e tedesche verso la Grecia. E' un fenomeno comunemente osservato e studiato in pressoché tutte le esperienze di aggancio valutario o unione monetaria tra Paesi con sensibili differenziali nei parametri macroeconomici: si ha un massiccio afflusso di capitali dal Paese a valuta forte verso quello a valuta debole, favorito dalla rigidità del cambio. Il cambio fisso infatti da un lato maschera l'effettivo grado di solvibilità del Paese meno sviluppato, conferendogli una credibilità che in realtà non ha, perché la valuta è sovradimensionata rispetto alla sua economia e non ne rispecchia i fondamentali macroeconomici, dall'altro lato incentiva il Paese forte a prestare, poiché questo non corre il rischio di vedersi restituita moneta svalutata. Ed è ciò che è accaduto in Grecia: vi è stato un consistente accumulo di DEBITO ESTERO PRIVATO, per effetto dei prestiti con i quali le banche del Nord finanziavano gli acquisti dei beni dei Paesi del Nord (perché di questo si tratta. Io DB presto soldi a te greco così ti compri la Mercedes). Questo cosa ci dice? Semplice: che LA CRISI, PERLOMENO NEL SUO MOMENTO GENETICO, NON E' UNA CRISI DI FINANZA PUBBLICA. E difatti alla vigilia dello scoppio della crisi il Debito pubblico greco era elevato, ma costante, quello italiano, sotto Berlusconi, che ci crediate o no, era sceso di 10 punti percentuali, quello spagnolo nel 2007 era addirittura al 37%. Quanto sopra è stato esplicitamente confermato da Vitor Costancio, nella sua qualità di VICEPRESIDENTE DELLA BCE (quindi non stiamo parlando di Salvini, Grillo o Borghi), in un discorso del 23 maggio del 2013 ad Atene, in cui si affermava: "Il debito pubblico non c'entra. Ha sempre prevalso una narrazione sbagliata della crisi." Il testo integrale del discorso si trova sulla rete.

2) Appena dopo l'entrata nell'Eurozona, per effetto del meccanismo descritto al punto 1), La Grecia vive un periodo di moderata crescita a causa dell'economia drogata dalla bolla finanziaria, fino a che nel 2008 si ha il crollo Lehman e la crisi dei mutui subprime. Le banche francesi e tedesche, che erano pesantemente esposte sul mercato finanziario USA (venendo perciò ribattezzati "Gli idioti di Dusseldorf") entrano in crisi. A questo punto si ha il sudden stop: i Paesi del Nord tagliano i flussi dei capitali che finanziavano disavanzi di parte corrente della bilancia dei pagamenti greca, in sostanza chiudono i rubinetti e chiedono il rientro dei prestiti fino a quel momento accordati. Dovendo fare la voce grossa, molto più facile farla con la Grecia, piuttosto che con gli USA...

3) A questo punto il sistema bancario greco crolla e lo Stato è costretto a compensare facendo deficit. Anche in Germania il deficit aumenta. I soldi fuggono dalle banche per rifugiarsi nei titoli di stato, che in questa fase godono ancora di bassi tassi di interesse. Come sempre avviene in questi casi, gli Stati si accollano le sofferenze bancarie secondo il consolidato principio "privatizzare i profitti, socializzare le perdite". E' solo a questo punto, a valle e non a monte, che la crisi diviene un problema di finanza pubblica.

4) Qualcuno inizia a vendere titoli di debito a manetta, nasce la speculazione sui debiti sovrani dei Paesi del Sud Europa e il famigerato spread. Piccola nota a margine: se avesse voluto, la BCE avrebbe potuto garantire i titoli greci (e italiani) in ogni momento e azzerare lo spread. Questo in un sistema normale e razionale con una Banca Centrale che fa la Banca Centrale. Ma siccome è appurato che l'UE è tutto tranne che un sistema normale, si decide di non farlo. Si ha quindi una massiccia fuga di denaro dai titoli a rischio, che viene riversato in titoli francesi e tedeschi. Per la Grecia si opta per un piano alternativo: concessione di prestiti da parte del FMI e del MES, che viene all'uopo creato. L'Italia, guidata da Monti, succeduto a Berlusconi dopo il golpe finanziario del 2011, vi contribuisce per 60 miliardi (un paio di finanziarie praticamente, cifre da capogiro). Si tratta in sostanza di un'enorme partita di giro per mettere al sicuro le banche del Nord: dal Mes alla Grecia, dalla Grecia alle banche franco-tedesche e di altri paesi. Proprio così: la vostra IMU ha contribuito a salvare la finanza nordica, dai prevedibili effetti del loro comportamento scriteriato.

5) I mercati si placano momentaneamente, ma gli squilibri strutturali restano: terminato l'afflusso di capitali esteri, ed in assenza del cuscinetto rappresentato dal cambio fluttuante, il gap di competitività nei confronti della Germania e dei Paesi più forti può essere colmato solamente applicando la c.d svalutazione interna: incremento della produttività e taglio dei salari reali e della spesa pubblica, in una parola l'AUSTERITY. Il problema è che queste politiche deflattive hanno un effetto collaterale: determinando una forte compressione della domanda interna (obiettivo dichiarato di tali misure, volto a pareggiare il saldo delle partite correnti), causano un crollo dei redditi e dell'occupazione, che avvita il Paese in una spirale recessiva, con peggioramento dei saldi di finanza pubblica (basta vedere che in Italia il debito è aumentato invece di diminuire) e insostenibilità a lungo termine del debito. Ragion per cui, volente o nolente, ciclicamente il problema del debito si ripropone, con la Grecia che sarà costretta ad uscire prima o poi.

Ovviamente, per mascherare il reale svolgimento dei fatti si sono dovuti inventare un sacco di scemenze sulla Grecia, ma basta prendere i dati Eurostat per constatare che la spesa corrente ante crisi della Grecia era in linea con la media europea, così come per i dati relativi al numero di occupati del settore pubblico rispetto agli occupati totali. I Governi greci hanno falsificato i conti, questo è vero. Ma come? Con l'aiuto delle grande banche d'investimento internazionali, tra cui la Goldman Sachs dei Monti e dei Draghi! La verità è che la Grecia nell'euro faceva comodo alla Germania, perché forniva un mercato di sbocco e favoriva le esportazioni, ritrovandosi quest'ultima con una moneta sottodimensionata rispetto alla propria economia. E' un fatto palese a tutti ormai. E del resto la Germania sapeva benissimo che noi, come la Grecia, avevamo un debito superiore al 60% fissato dai Trattati. Se ci hanno permesso di entrare è stato per interesse, non certo per magnanimità o spirito di solidarietà.

Conclusivamente, due considerazioni sotto il profilo morale:
1) Una volta ho assistito ad un pignoramento per un cliente, una società di ingrosso alimentare, che vantava un credito di 70.000 euro nei confronti di un dettagliante. Giunto sul posto trovo una baracca scapestrata con NULLA di pignorabile. L'Ufficiale Giudiziario non si capacitava di come fosse stato possibile elargire tanto credito a dei soggetti del genere con tanta leggerezza. Questo per dire che il capitalismo è dominato dal concetto di RISCHIO. L'investimento è rischioso per definizione: c'è la possibilità che ti vada male. Nel caso di specie è o non è un fatto che le banche tedesche e francesi abbiano prestato soldi allegramente ad un Paese di cui si conosceva benissimo l'arretratezza? Voi direte, la colpa è anche di chi si indebita oltre le proprie possibilità. Ma in un ambiente di crescita sostenuta, come era quello della Grecia, per una famiglia o per una impresa era o non era razionale, o comunque giustificato, anticipare certe spese ricorrendo al mercato finanziario,nell'aspettativa di riuscire a ripagare i propri debiti? La capacità tecnica (nonché il DOVERE) di valutare la sostenibilità dei finanziamenti erogati ai privati, è delle banche e dei loro uffici o del privato quivis de populo risparmiatore?
2) Il fatto che i Governi greci abbiano falsificato i conti o si siano fatti corrompere (per comprare armi tedesche...Vedi scandalo Siemens/Thyssen) giustifica il fatto che gli ospedali greci siano senza medicinali, siringhe e garze? Siamo veramente a sti livelli di bassezza morale?
 

Milanforever26

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Un po' d'ordine:
1) Come mostra il grafico, al principio della crisi (2009), l'esposizione degli Stati europei verso la Grecia era nulla. Vi era invece una forte esposizione delle banche francesi e tedesche verso la Grecia. E' un fenomeno comunemente osservato e studiato in pressoché tutte le esperienze di aggancio valutario o unione monetaria tra Paesi con sensibili differenziali nei parametri macroeconomici: si ha un massiccio afflusso di capitali dal Paese a valuta forte verso quello a valuta debole, favorito dalla rigidità del cambio. Il cambio fisso infatti da un lato maschera l'effettivo grado di solvibilità del Paese meno sviluppato, conferendogli una credibilità che in realtà non ha, perché la valuta è sovradimensionata rispetto alla sua economia e non ne rispecchia i fondamentali macroeconomici, dall'altro lato incentiva il Paese forte a prestare, poiché questo non corre il rischio di vedersi restituita moneta svalutata. Ed è ciò che è accaduto in Grecia: vi è stato un consistente accumulo di DEBITO ESTERO PRIVATO, per effetto dei prestiti con i quali le banche del Nord finanziavano gli acquisti dei beni dei Paesi del Nord (perché di questo si tratta. Io DB presto soldi a te greco così ti compri la Mercedes). Questo cosa ci dice? Semplice: che LA CRISI, PERLOMENO NEL SUO MOMENTO GENETICO, NON E' UNA CRISI DI FINANZA PUBBLICA. E difatti alla vigilia dello scoppio della crisi il Debito pubblico greco era elevato, ma costante, quello italiano, sotto Berlusconi, che ci crediate o no, era sceso di 10 punti percentuali, quello spagnolo nel 2007 era addirittura al 37%. Quanto sopra è stato esplicitamente confermato da Vitor Costancio, nella sua qualità di PRESIDENTE DELLA BCE (quindi non stiamo parlando di Salvini, Grillo o Borghi), in un discorso del 23 maggio del 2013 ad Atene, in cui si affermava: "Il debito pubblico non c'entra. Ha sempre prevalso una narrazione sbagliata della crisi." Il testo integrale del discorso si trova sulla rete.

2) Appena dopo l'entrata nell'Eurozona, per effetto del meccanismo descritto al punto 1), La Grecia vive un periodo di moderata crescita a causa dell'economia drogata dalla bolla finanziaria, fino a che nel 2008 si ha il crollo Lehman e la crisi dei mutui subprime. Le banche francesi e tedesche, che erano pesantemente esposte sul mercato finanziario USA (venendo perciò ribattezzati "Gli idioti di Dusseldorf") entrano in crisi. A questo punto si ha il sudden stop: i Paesi del Nord tagliano i flussi dei capitali che finanziavano disavanzi di parte corrente della bilancia dei pagamenti greca, in sostanza chiudono i rubinetti e chiedono il rientro dei prestiti fino a quel momento accordati. Dovendo fare la voce grossa, molto più facile farla con la Grecia, piuttosto che con gli USA...

3) A questo punto il sistema bancario greco crolla e lo Stato è costretto a compensare facendo deficit. Anche in Germania il deficit aumenta. I soldi fuggono dalle banche per rifugiarsi nei titoli di stato, che in questa fase godono ancora di bassi tassi di interesse. Come sempre avviene in questi casi, gli Stati si accollano le sofferenze bancarie secondo il consolidato principio "privatizzare i profitti, socializzare le perdite". E' solo a questo punto, a valle e non a monte, che la crisi diviene un problema di finanza pubblica.

4) Qualcuno inizia a vendere titoli di debito a manetta, nasce la speculazione sui debiti sovrani dei Paesi del Sud Europa e il famigerato spread. Piccola nota a margine: se avesse voluto, la BCE avrebbe potuto garantire i titoli greci (e italiani) in ogni momento e azzerare lo spread. Questo in un sistema normale e razionale con una Banca Centrale che fa la Banca Centrale. Ma siccome è appurato che l'UE è tutto tranne che un sistema normale, si decide di non farlo. Si ha quindi una massiccia fuga di denaro dai titoli a rischio, che viene riversato in titoli francesi e tedeschi. Per la Grecia si opta per un piano alternativo: concessione di prestiti da parte del FMI e del MES, che viene all'uopo creato. L'Italia, guidata da Monti, succeduto a Berlusconi dopo il golpe finanziario del 2011, vi contribuisce per 60 miliardi (un paio di finanziarie praticamente, cifre da capogiro). Si tratta in sostanza di un'enorme partita di giro per mettere al sicuro le banche del Nord: dal Mes alla Grecia, dalla Grecia alle banche franco-tedesche e di altri paesi. Proprio così: la vostra IMU ha contribuito a salvare la finanza nordica, dai prevedibili effetti del loro comportamento scriteriato.

5) I mercati si placano momentaneamente, ma gli squilibri strutturali restano: terminato l'afflusso di capitali esteri, ed in assenza del cuscinetto rappresentato dal cambio fluttuante, il gap di competitività nei confronti della Germania e dei Paesi più forti può essere colmato solamente applicando la c.d svalutazione interna: incremento della produttività e taglio dei salari reali e della spesa pubblica, in una parola l'AUSTERITY. Il problema è che queste politiche deflattive hanno un effetto collaterale: determinando una forte compressione della domanda interna (obiettivo dichiarato di tali misure, volto a pareggiare il saldo delle partite correnti), causano un crollo dei redditi e dell'occupazione, che avvita il Paese in una spirale recessiva, con peggioramento dei saldi di finanza pubblica (basta vedere che in Italia il debito è aumentato invece di diminuire) e insostenibilità a lungo termine del debito. Ragion per cui, volente o nolente, ciclicamente il problema del debito si ripropone, con la Grecia che sarà costretta ad uscire prima o poi.

Ovviamente, per mascherare il reale svolgimento dei fatti si sono dovuti inventare un sacco di scemenze sulla Grecia, ma basta prendere i dati Eurostat per constatare che la spesa corrente ante crisi della Grecia era in linea con la media europea, così come per i dati relativi al numero di occupati del settore pubblico rispetto agli occupati totali. I Governi greci hanno falsificato i conti, questo è vero. Ma come? Con l'aiuto delle grande banche d'investimento internazionali, tra cui la Goldman Sachs dei Monti e dei Draghi! La verità è che la Grecia nell'euro faceva comodo alla Germania, perché forniva un mercato di sbocco e favoriva le esportazioni, ritrovandosi quest'ultima con una moneta sottodimensionata rispetto alla propria economia. E' un fatto palese a tutti ormai. E del resto la Germania sapeva benissimo che noi, come la Grecia, avevamo un debito superiore al 60% fissato dai Trattati. Se ci hanno permesso di entrare è stato per interesse, non certo per magnanimità o spirito di solidarietà.

Conclusivamente, due considerazioni sotto il profilo morale:
1) Una volta ho assistito ad un pignoramento per un cliente, una società di ingrosso alimentare, che vantava un credito di 70.000 euro nei confronti di un dettagliante. Giunto sul posto trovo una baracca scapestrata con NULLA di pignorabile. L'Ufficiale Giudiziario non si capacitava di come fosse stato possibile elargire tanto credito a dei soggetti del genere con tanta leggerezza. Questo per dire che il capitalismo è dominato dal concetto di RISCHIO. L'investimento è rischioso per definizione: c'è la possibilità che ti vada male. Nel caso di specie è o non è un fatto che le banche tedesche e francesi abbiano prestato soldi allegramente ad un Paese di cui si conosceva benissimo l'arretratezza? Voi direte, la colpa è anche di chi si indebita oltre le proprie possibilità. Ma in un ambiente di crescita sostenuta, come era quello della Grecia, per una famiglia o per una impresa era o non era razionale, o comunque giustificato, anticipare certe spese ricorrendo al mercato finanziario,nell'aspettativa di riuscire a ripagare i propri debiti? La capacità tecnica (nonché il DOVERE) di valutare la sostenibilità dei finanziamenti erogati ai privati, è delle banche e dei loro uffici o del privato quivis de populo risparmiatore?
2) Il fatto che i Governi greci abbiano falsificato i conti o si siano fatti corrompere (per comprare armi tedesche...Vedi scandalo Siemens/Thyssen) giustifica il fatto che gli ospedali greci siano senza medicinali, siringhe e garze? Siamo veramente a sti livelli di bassezza morale?

:grande:
ottimo intervento

comunque come ho già detto vedrete che l'accordo lo trovano..non possono rischiare che un paese esca dall'Euro
 
Stato
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