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Renegade
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Nell’estate delle speranze, dei sospetti e dei malfidati sono venute meno le presidenze nel calcio. Ad oggi, nello stupore generale, telecamere ed obiettivi devono cogliere con estremo clamore l’ingresso dei monarchi. Una monarchia inaugurata dalle tinte rossonere. Poiché il Milan, tra le squadre più regali che il calcio abbia mai visto, ha conosciuto il suo monarca. L’incoronazione è ad un passo. Si odono squilli di tromba, si avvistano chierichetti; che si dia inizio all’annunciazione!
I monarchi delle favole. Avversi ad un popolo abbandonato. Le persone più sole al mondo. Persone che tollerano la compagnia di sé stessi e nulla più. Persone che, nella maggioranza dei casi, mendicano accondiscendenza mentre temono Dio. Persone che, isolate nei loro castelli sfarzosi, perdono la vista dei campi desolati oltre la loro finestra. Soggetti imprigionati in uno stato di quiescenza. Personaggi, forse è il caso di sottolineare, ormai privi di udito. Assoggettati dall’ingordigia che, anche nel più pittoresco degli eventi, dona la sfumatura tragicomica degna del caso.
Tutti gli uomini al potere, soprattutto se soli, hanno una particolarità che li accomuna. Essi vivono nell’autoconvinzione di prosperare buone azioni. Ne sono convinti col sangue. Potrebbero ascendere ad uno stato Divino, osservarsi e ribadire il concetto, senza che il loro animo, la loro mente, estrapoli la controversia e li porti a capire.
Al Milan il Monarca incoronato dagli eventi, il Re, è uno e uno soltanto. Un Re che ha governato una terra arida, un Re stanco la cui considerazione è dipesa dall’impossibilità di aprire eleganti forzieri. Un Re ignaro dei suoi errori. In molti hanno provato a sottolinearli con innocenza. Ecco, proprio come una favola ci insegna, qualche bambino ha provato a richiamare l’attenzione, a far notare che il Monarca non indossava alcun prezioso vestito, ma semmai fosse nudo. Voci inascoltate. Voci, che ora che quei forzieri sono stati aperti, echeggiano nella somma della Vox Populi.
E allora ci si chiede perché… Perché un simile sperpero di denaro? Che sia l’ennesima ‘’sfida’’ al Popolo, reo di faziosità e contestazione? Che i denari possano piovere dalle finestre, possano essere gettati in mare, possa portarseli il vento piuttosto che accontentare le richieste di una popolazione?
100 gettoni d’oro. 100 gettoni d’oro con cui il Popolo e la città, ad oggi, possono trovare nuove pezze, nuovi rattoppi. Ma mai quei drappi, mai l’acqua utile e necessaria, l’aria pulita di un tempo. Ad oggi il Popolo cammina ancora su una terra arida. Mentre il sovrano, che mai si affaccia dal balcone in tempesta, continua a presidiare i suoi raffinati confini.
Ma perché? Cosa vive nel suo animo? Quale tra gli uomini più cinici troverebbe soddisfazione nell’essere odiato? Quale essere umano non vorrebbe provare la soddisfazione e lo sfizio dell’acclamazione invece che crogiolarsi nel perseverare? Amore, rispetto. Ecco cosa ne deriverebbe. ll risultato delle azioni più giuste e corrette.
Ma ora, invece, la città si trova costretta all’ennesima festa di corte, tra fiumi di vini e nebbia, che neanche la più antica Londra potrebbe produrre. Con la consapevolezza che quest’estate sarebbe potuta arrivare la vera redenzione. Ma, come tutti hanno imparato a caro prezzo, spesso la redenzione è più fiabesca dei personaggi d’inchiostro delle fiabe stesse.
Lui, Re del Milan, potrebbe ancora abdicare. Abdicare e trovare un dignitoso congedo. Soprattutto dopo lo sperpero di viveri e danari provenienti da Oriente. Ma non lo farà. Tuttavia la Monarchia è una struttura di società d’altri tempi, un isolotto fuori dalle terre di oggi, seppur continui a vivere. Spesso incontra la sua fine nell’evoluzione del popolo e nella costituzione politica della società stessa. Magari questa terra troverà chi farà tutto ciò. Forse un Salvatore da Oriente.
Perché oggi, 29 Agosto 2015, possiamo aggirarci nella città Milan e ritrovare le stesse crepe, gli stessi muri, pur riverniciati di fresco colore, le stesse sterpaglie. Possiamo guardare dai nostri confini quel castello e riscoprire la sagoma dello stesso ed unico sovrano.