prebozzio
Bannato
- Registrato
- 30 Agosto 2012
- Messaggi
- 5,942
- Reaction score
- 52
«Vorresti dirmi di grazia quale strada prendere per uscire di qui?»
«Dipende soprattutto da dove vuoi andare» disse il Gatto.
«Non mi importa molto...» disse Alice.
«Allora non importa che strada prendi» disse il Gatto.
«..purché arrivi in qualche posto» aggiunse Alice a mo' di spiegazione.
«Ah, per questo stai pure tranquilla» disse il Gatto «basta che non ti fermi prima.»
(Alice nel Paese delle Meraviglie)
Per decidere che strada prendere, devi prima sapere dove vuoi arrivare; altrimenti una strada vale l'altra, perché prima o poi tutte le strade portano da qualche parte.
Siamo nell'Inghilterra di metà Ottocento, lo scrittore è quel genio di Lewis Carrol e quello che parla è il Gatto che Alice incontra nel Paese delle Meraviglie. La filosofia espressa dall'arguto micetto è semplice e chiara, e ben si adatta alle riflessioni sul futuro milanista.
Un futuro che per me attualmente è impossibile da immaginare. Cessione societaria o no? Se sì, in che percentuale? A chi? E chi ci compra, perché lo fa? A quale scopo? E chi gestirà il Milan in questo caso? Se il Milan resterà tutto in mano alla famiglia Berlusconi, che succederà?
Le preoccupazioni di noi tifosi si condensano in un'unica semplice domanda: quale sarà la futura dimensione del Milan? Ci sono tante possibilità quante le sfumature (non cinquanta, tranquilli) che separano “top team” da “in lotta per la salvezza”.
Tornando al Gatto, direi che il Milan dal 2007 si è mosso esattamente come Alice: chi ci comanda non sapeva (e non sa) dove voleva arrivare, e quindi prendeva (e continua a prendere) strade a caso. Esclusa l'estate 2010, perché lì, dopo l'addio burrascoso di Leonardo e il vuoto lasciato da Mourinho, l'obiettivo chiaro e dichiarato era lo scudetto e fu costruita una rosa adatta allo scopo (con annessi disastri economici di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze, ma questa è un'altra storia).
Lasciando da parte la poesia, sono anni che si vivacchia o si naviga a vista.
Il tifoso milanista del 2015 è maturo e realista: sa che non c'è possibilità di grandissimi acquisti, ma pretende comunque progettualità. Un piano di rinascita basato su un nucleo di giovani da far crescere è quanto la maggioranza si auspica.
Lo speriamo per la società italiana, lo speriamo per il mondo del lavoro, della politica e dell'imprenditoria, e lo speriamo per il calcio.
L'idea che i giovani siano il futuro è anacronistica: il mondo del calcio, di ieri e di oggi, racconta tante storie di giovani che sono anche e soprattutto il presente.
Ma quanto il progetto giovani si adatta al Milan, e in particolare a questo Milan?
Per provare a rispondere a questa domanda ho fatto una semplice ricerca, andando a ripescare i giovani che hanno vestito la maglia rossonera nelle ultime stagioni.
Per essere più precisi: giocatori cresciuti nelle giovanili o arrivati al Milan tra i 17 i 23 anni a partire dalla stagione 2008/09 (ultimo anno Ancelotti). Sono in ordine di stagioni, e tra parentesi ci sono gli anni che avevano al momento della firma.
Gli acquisti: Mattioni (20), Cardacio (20), Viudez (18), Senderos (23), Zigoni (18), Adiyiah (19), Papastathopoulos (22), Bruno Montelongo (22), Boateng (23), Dìdac Vilà (21), El Shaarawy (18), Salamon (21), Niang (17), Bojan (22), Balotelli (22), Valoti (17), Gabriel (19), Carmona (18), Saponara (21), Suso (21), Destro (23), Van Ginkel (21)
Sviluppati dal nostro settore giovanile o acquistati prima di aver compiuto 17 anni: Di Gennaro, De Vito, Strasser, Verdi, Abate, Oduamadi, Cristante, De Sciglio, Calvano, Ganz, Petagna, Albertazzi.
Alcuni nomi sono agghiaccianti, e la stragrande maggioranza di questi calciatori (tutti?) non ha mantenuto le aspettative. Qualcuno è evidentemente un favore ai procuratori.
Quando si parla di giovani si usa non a caso il termine “scommessa”, perché non c'è mai la certezza dello sviluppo atteso. Lo stiamo vedendo in questo momento con il caso Niang, valorizzato da un sistema di gioco preciso e organizzato come quello del Genoa di Gasperini. E abbiamo tanta paura per De Sciglio ed El Shaarawy.
Scorrendo queste liste, solo una cosa mi viene da dire: progetto giovani? Sì, ma a due condizioni: che cambi chi li sceglie e che ci sia una situazione tecnica che permetta a questi ragazzi di crescere. Altrimenti, meglio di no.
«Dipende soprattutto da dove vuoi andare» disse il Gatto.
«Non mi importa molto...» disse Alice.
«Allora non importa che strada prendi» disse il Gatto.
«..purché arrivi in qualche posto» aggiunse Alice a mo' di spiegazione.
«Ah, per questo stai pure tranquilla» disse il Gatto «basta che non ti fermi prima.»
(Alice nel Paese delle Meraviglie)
Per decidere che strada prendere, devi prima sapere dove vuoi arrivare; altrimenti una strada vale l'altra, perché prima o poi tutte le strade portano da qualche parte.
Siamo nell'Inghilterra di metà Ottocento, lo scrittore è quel genio di Lewis Carrol e quello che parla è il Gatto che Alice incontra nel Paese delle Meraviglie. La filosofia espressa dall'arguto micetto è semplice e chiara, e ben si adatta alle riflessioni sul futuro milanista.
Un futuro che per me attualmente è impossibile da immaginare. Cessione societaria o no? Se sì, in che percentuale? A chi? E chi ci compra, perché lo fa? A quale scopo? E chi gestirà il Milan in questo caso? Se il Milan resterà tutto in mano alla famiglia Berlusconi, che succederà?
Le preoccupazioni di noi tifosi si condensano in un'unica semplice domanda: quale sarà la futura dimensione del Milan? Ci sono tante possibilità quante le sfumature (non cinquanta, tranquilli) che separano “top team” da “in lotta per la salvezza”.
Tornando al Gatto, direi che il Milan dal 2007 si è mosso esattamente come Alice: chi ci comanda non sapeva (e non sa) dove voleva arrivare, e quindi prendeva (e continua a prendere) strade a caso. Esclusa l'estate 2010, perché lì, dopo l'addio burrascoso di Leonardo e il vuoto lasciato da Mourinho, l'obiettivo chiaro e dichiarato era lo scudetto e fu costruita una rosa adatta allo scopo (con annessi disastri economici di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze, ma questa è un'altra storia).
Lasciando da parte la poesia, sono anni che si vivacchia o si naviga a vista.
Il tifoso milanista del 2015 è maturo e realista: sa che non c'è possibilità di grandissimi acquisti, ma pretende comunque progettualità. Un piano di rinascita basato su un nucleo di giovani da far crescere è quanto la maggioranza si auspica.
Lo speriamo per la società italiana, lo speriamo per il mondo del lavoro, della politica e dell'imprenditoria, e lo speriamo per il calcio.
L'idea che i giovani siano il futuro è anacronistica: il mondo del calcio, di ieri e di oggi, racconta tante storie di giovani che sono anche e soprattutto il presente.
Ma quanto il progetto giovani si adatta al Milan, e in particolare a questo Milan?
Per provare a rispondere a questa domanda ho fatto una semplice ricerca, andando a ripescare i giovani che hanno vestito la maglia rossonera nelle ultime stagioni.
Per essere più precisi: giocatori cresciuti nelle giovanili o arrivati al Milan tra i 17 i 23 anni a partire dalla stagione 2008/09 (ultimo anno Ancelotti). Sono in ordine di stagioni, e tra parentesi ci sono gli anni che avevano al momento della firma.
Gli acquisti: Mattioni (20), Cardacio (20), Viudez (18), Senderos (23), Zigoni (18), Adiyiah (19), Papastathopoulos (22), Bruno Montelongo (22), Boateng (23), Dìdac Vilà (21), El Shaarawy (18), Salamon (21), Niang (17), Bojan (22), Balotelli (22), Valoti (17), Gabriel (19), Carmona (18), Saponara (21), Suso (21), Destro (23), Van Ginkel (21)
Sviluppati dal nostro settore giovanile o acquistati prima di aver compiuto 17 anni: Di Gennaro, De Vito, Strasser, Verdi, Abate, Oduamadi, Cristante, De Sciglio, Calvano, Ganz, Petagna, Albertazzi.
Alcuni nomi sono agghiaccianti, e la stragrande maggioranza di questi calciatori (tutti?) non ha mantenuto le aspettative. Qualcuno è evidentemente un favore ai procuratori.
Quando si parla di giovani si usa non a caso il termine “scommessa”, perché non c'è mai la certezza dello sviluppo atteso. Lo stiamo vedendo in questo momento con il caso Niang, valorizzato da un sistema di gioco preciso e organizzato come quello del Genoa di Gasperini. E abbiamo tanta paura per De Sciglio ed El Shaarawy.
Scorrendo queste liste, solo una cosa mi viene da dire: progetto giovani? Sì, ma a due condizioni: che cambi chi li sceglie e che ci sia una situazione tecnica che permetta a questi ragazzi di crescere. Altrimenti, meglio di no.