Crimi M5s ministro all editoria. È scontro totale.

Super_Lollo

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Vito Crimi, esponente del M5S è stato nominato al ministero dell Editoria. In queste ore si sta scatenando la polemica da parte di tutta l opppsizione con l appoggio di Forza Italia visto che lo stesso ha scritto in passato un libro con il titolo “Via il finanziamento pubblico all editoria” .

Dopo il progetto di eliminazione del finanziamento pubblico alle Tv ( anch’esso contestatissimo da opposizione e F.I ) in arrivo un altro ennesimo taglio di finanziamenti con soldi pubblici ?

Staremo a vedere, le polemiche divampano.
 

The Ripper

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tendenzialmente sarei anche d'accordo, ma quando si pensa ai periodici si pensa a Repubblica, Fatto, Corriere, Messaggero ecc...ecc... e non si pensa ai tantissimi piccoli quotidiani, alle edizioni locali, che garantiscono l'informazione nelle piccole comunità (dalle valli dell'arco alpino, alle comunità appenniniche del Sud) che riescono a sopravvivere soprattutto grazie ai contributi pubblici.
Bisogna garantire la sopravvivenza di queste piccole realtà imprenditoriali in un settore, quello editoriale, troppo importante per la democrazia ma, purtroppo, un settore fortemente in perdita ormai da 2 decenni.
Se taglio deve essere, deve essere mirato. Non si può fare di tutta l'erba un fascio.

Iniziassero a togliere di mezzo l'albo dei giornalisti che è un'istituzione fascista.
Iniziassero a indagare nel sottobosco. Gran parte dei quotidiani si basa sul contributo di giornalisti freelance che guadagnano pochissimi euro ad articolo, possessori di p. Iva o freelance. E' un settore che è diventato una giungla.
 

Super_Lollo

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tendenzialmente sarei anche d'accordo, ma quando si pensa ai periodici si pensa a Repubblica, Fatto, Corriere, Messaggero ecc...ecc... e non si pensa ai tantissimi piccoli quotidiani, alle edizioni locali, che garantiscono l'informazione nelle piccole comunità (dalle valli dell'arco alpino, alle comunità appenniniche del Sud) che riescono a sopravvivere soprattutto grazie ai contributi pubblici.
Bisogna garantire la sopravvivenza di queste piccole realtà imprenditoriali in un settore, quello editoriale, troppo importante per la democrazia ma, purtroppo, un settore fortemente in perdita ormai da 2 decenni.
Se taglio deve essere, deve essere mirato. Non si può fare di tutta l'erba un fascio.

Iniziassero a togliere di mezzo l'albo dei giornalisti che è un'istituzione fascista.
Iniziassero a indagare nel sottobosco. Gran parte dei quotidiani si basa sul contributo di giornalisti freelance che guadagnano pochissimi euro ad articolo, possessori di p. Iva o freelance. E' un settore che è diventato una giungla.

Concordo in toto con te ma aggiungo un tassello.

Senza i finanziamenti il lavoro del giornalista non scomparirà ma farà un clamoroso passo avanti qualitativo perchè i giornali vivranno delle loro stesse vendite come succede IN TUTTE LE ALTRE AZIENDE ITALIANE.

Se sei bravo, vendi e stai in piedi se fai schifo e mistifichi la realtà per il tuo padrone la gente non ti compra più una copia ed è giusto che tu CHIUDA.
 

Milanforever26

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tendenzialmente sarei anche d'accordo, ma quando si pensa ai periodici si pensa a Repubblica, Fatto, Corriere, Messaggero ecc...ecc... e non si pensa ai tantissimi piccoli quotidiani, alle edizioni locali, che garantiscono l'informazione nelle piccole comunità (dalle valli dell'arco alpino, alle comunità appenniniche del Sud) che riescono a sopravvivere soprattutto grazie ai contributi pubblici.
Bisogna garantire la sopravvivenza di queste piccole realtà imprenditoriali in un settore, quello editoriale, troppo importante per la democrazia ma, purtroppo, un settore fortemente in perdita ormai da 2 decenni.
Se taglio deve essere, deve essere mirato. Non si può fare di tutta l'erba un fascio.

Iniziassero a togliere di mezzo l'albo dei giornalisti che è un'istituzione fascista.
Iniziassero a indagare nel sottobosco. Gran parte dei quotidiani si basa sul contributo di giornalisti freelance che guadagnano pochissimi euro ad articolo, possessori di p. Iva o freelance. E' un settore che è diventato una giungla.

Concorderei con te, ma nell'era del digitale credo sia ora che si finanzi semmai un nuovo tipo di informazione..inutile che lo stato mantenga a spese di tutti vera e propria carta straccia...

Con i soldi risparmiati dal finanziamento alla carta iniziamo a cablare pesantemente il paese se vogliamo stare con chi sarà nel futuro...

Poi ormai ogni giornale si finanzia con la pubblicità, ogni forma di informazione indipendente non esiste nell'editoria..
 

The Ripper

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Concordo in toto con te ma aggiungo un tassello.

Senza i finanziamenti il lavoro del giornalista non scomparirà ma farà un clamoroso passo avanti qualitativo perchè i giornali vivranno delle loro stesse vendite come succede IN TUTTE LE ALTRE AZIENDE ITALIANE.

Se sei bravo, vendi e stai in piedi se fai schifo e mistifichi la realtà per il tuo padrone la gente non ti compra più una copia ed è giusto che tu CHIUDA.

tipico discorso molto superficiale
l'editoria non è un settore paragonabile agli altri per numerosi motivi. tra cui:
1)la carta è il materale che più risente del prezzo del petrolio
2)la carta è il materiale che più risente gli effetti della digitalizzazione
3)l'editoria è nella top 3 dei settori più influenzati dalla digitalizzazione
4)l'editoria è un settore in cui l'offerta supera la domanda
5)l'editoria è un settore in perdita da 20 anni (i quotidiani USA, negli ultimi 15 anni hanno perso oltre il 55% dei lettori. Più grave la situazione italiana).
6)l'editoria è un settore di interesse primario
7)l'editoria è un settore che coinvolge una filiera molto ampia (tipografi, giornalisti professionisti, giornalisti pubblicisti, editor, fotografi, amministrativi, agenzie pubblicitarie, disegnatori, pubblicitari, freelance, produttori della carta, trasportatori, edicolanti ecc...) e numerosissime professionalità.
8)l'editoria è un settore che coinvolge diversi prodotti (dal quotidiano all'inserto, dal quindicinale alla rivista ecc... ed escludiamo l'editoria libraria...)
e potrei continuare.
Non c'è azienda editoriale (giornalistica) che può vivere delle sue vendite. Non esiste al mondo. Non più.
I giornali più venduti al mondo hanno alle spalle grossissimi gruppi editoriali o gruppi che differenziano la propria offerta, magnati che sono tra le persone più ricche al mondo ecc... In altri paesi, inoltre, essendo più ampia la platea di lettori, il prezzo della pubblicità è più alto rispetto a quella sui giornali italiani (perché la pubblicità viene vista da più persone...).
In più il pubblico soprattutto anglosassone si è abituato alle edizioni digitali a pagamento, cosa che in Italia ancora non ha sfondato (leggiamo il sito delle testate giornalistiche, ma NON l'edizione online A PAGAMENTO).
Qui dentro quante persone comprano la Gazzetta o altri quotidiani sportivi? Quanti, invece, leggono online (e rigorosamente gratis?).

Non è come dici tu Lollo. E te lo dico io che provengo proprio dal settore dell'editoria prima di diventare professionista del web marketing e della comunicazione digital.

Più coerente il commento di [MENTION=1415]Milanforever26[/MENTION]... che comunque dimentica che non possiamo eliminare del tutto la carta stampata, né pensare "a chi starà nel futuro" dimenticando chi è ben radicato nel presente (penso ai tanti che non hanno accesso all'informazione digitale e ad un paese in cui il digital divide è ancora molto pesante).
Vogliamo togliere o tagliare i fondi all'editoria?
Nel primo caso sono d'accordo, ma bisogna fare investimenti MASSICCI in infrastrutture capaci di ridurre DRASTICAMENTE il digital divide e di fare corsi di formazione in ambito digital (quelli sì, finanziati).
Nel secondo caso sono ancora più d'accordo... ovvero destinare parte di quei fondi in altre cose (magari proprio lato digital) e adottare un approccio più graduale.

Ah tra le conseguenze di una cosa del genere potrebbero esserci:
- aumento smisurato del prezzo della carta stampata
- tagli nel personale con conseguenze in tutta la filiera
- diminuzione delle tirature con conseguenze in tutta la filiera
- diminuzione delle informazioni con conseguenze su tutto il popolo
- diminuzione delle informazioni GRATUITE online a favore di un'informazione a pagamento
- informazione elitaria
- sensazionalismo estremizzato
- informazione ancor più in mano a grossi finanziatori privati, che hanno potere e interesse a veicolare solo le informazioni che vogliono
- aumento della censura
- aumento delle fake news

Insomma... Sono anche d'accordo col taglio dei fondi... ma valutiamone anche le conseguenze e PARLIAMONE... dire "Godo" e "Godo, tagliare" non serve ad una beneamata minchya
 

Stanis La Rochelle

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Io penserei a istituire qualcosa tipo la rai per i giornali. Un giornale totalmente pubblico nazionale e locale, un po' come avviene per i tg. Tg nazionale e tg regionale appunto. Il più è costruire una struttura che possa essere indipendente e non un organo di propaganda del governo di turno
 
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Vito Crimi, esponente del M5S è stato nominato al ministero dell Editoria. In queste ore si sta scatenando la polemica da parte di tutta l opppsizione con l appoggio di Forza Italia visto che lo stesso ha scritto in passato un libro con il titolo “Via il finanziamento pubblico all editoria” .

Dopo il progetto di eliminazione del finanziamento pubblico alle Tv ( anch’esso contestatissimo da opposizione e F.I ) in arrivo un altro ennesimo taglio di finanziamenti con soldi pubblici ?

Staremo a vedere, le polemiche divampano.

Madonna mia, quanto godo.
Neanche la Satta e la Nargi insieme mi darebbero simili soddisfazioni.
 

Milanforever26

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tipico discorso molto superficiale
l'editoria non è un settore paragonabile agli altri per numerosi motivi. tra cui:
1)la carta è il materale che più risente del prezzo del petrolio
2)la carta è il materiale che più risente gli effetti della digitalizzazione
3)l'editoria è nella top 3 dei settori più influenzati dalla digitalizzazione
4)l'editoria è un settore in cui l'offerta supera la domanda
5)l'editoria è un settore in perdita da 20 anni (i quotidiani USA, negli ultimi 15 anni hanno perso oltre il 55% dei lettori. Più grave la situazione italiana).
6)l'editoria è un settore di interesse primario
7)l'editoria è un settore che coinvolge una filiera molto ampia (tipografi, giornalisti professionisti, giornalisti pubblicisti, editor, fotografi, amministrativi, agenzie pubblicitarie, disegnatori, pubblicitari, freelance, produttori della carta, trasportatori, edicolanti ecc...) e numerosissime professionalità.
8)l'editoria è un settore che coinvolge diversi prodotti (dal quotidiano all'inserto, dal quindicinale alla rivista ecc... ed escludiamo l'editoria libraria...)
e potrei continuare.
Non c'è azienda editoriale (giornalistica) che può vivere delle sue vendite. Non esiste al mondo. Non più.
I giornali più venduti al mondo hanno alle spalle grossissimi gruppi editoriali o gruppi che differenziano la propria offerta, magnati che sono tra le persone più ricche al mondo ecc... In altri paesi, inoltre, essendo più ampia la platea di lettori, il prezzo della pubblicità è più alto rispetto a quella sui giornali italiani (perché la pubblicità viene vista da più persone...).
In più il pubblico soprattutto anglosassone si è abituato alle edizioni digitali a pagamento, cosa che in Italia ancora non ha sfondato (leggiamo il sito delle testate giornalistiche, ma NON l'edizione online A PAGAMENTO).
Qui dentro quante persone comprano la Gazzetta o altri quotidiani sportivi? Quanti, invece, leggono online (e rigorosamente gratis?).

Non è come dici tu Lollo. E te lo dico io che provengo proprio dal settore dell'editoria prima di diventare professionista del web marketing e della comunicazione digital.

Più coerente il commento di [MENTION=1415]Milanforever26[/MENTION]... che comunque dimentica che non possiamo eliminare del tutto la carta stampata, né pensare "a chi starà nel futuro" dimenticando chi è ben radicato nel presente (penso ai tanti che non hanno accesso all'informazione digitale e ad un paese in cui il digital divide è ancora molto pesante).
Vogliamo togliere o tagliare i fondi all'editoria?
Nel primo caso sono d'accordo, ma bisogna fare investimenti MASSICCI in infrastrutture capaci di ridurre DRASTICAMENTE il digital divide e di fare corsi di formazione in ambito digital (quelli sì, finanziati).
Nel secondo caso sono ancora più d'accordo... ovvero destinare parte di quei fondi in altre cose (magari proprio lato digital) e adottare un approccio più graduale.

Ah tra le conseguenze di una cosa del genere potrebbero esserci:
- aumento smisurato del prezzo della carta stampata
- tagli nel personale con conseguenze in tutta la filiera
- diminuzione delle tirature con conseguenze in tutta la filiera
- diminuzione delle informazioni con conseguenze su tutto il popolo
- diminuzione delle informazioni GRATUITE online a favore di un'informazione a pagamento
- informazione elitaria
- sensazionalismo estremizzato
- informazione ancor più in mano a grossi finanziatori privati, che hanno potere e interesse a veicolare solo le informazioni che vogliono
- aumento della censura
- aumento delle fake news

Insomma... Sono anche d'accordo col taglio dei fondi... ma valutiamone anche le conseguenze e PARLIAMONE... dire "Godo" e "Godo, tagliare" non serve ad una beneamata minchya

Infatti io ho parlato di un processo..capisci bene che non può uno stato mantenere a spese di tutti un settore che oltretutto nel 90% dei casi è vergognosamente scadente (io per esempio sono stufo dei giornalisti star del piccolo schermo in tv 3 volte al giorno)

Poi ad esempio credo che oggi giorno le persone che dai 65 in su non sanno usare internet sono davvero pochissime (poi vabbé, c'è chi lo usa solo per sciocchezze, ma è una scelta)..

Chi invece a 65 anni non sa usare il PC ho forti sospetti non sia nemmeno uno che si legge il giornale..senza contare poi che ormai quasi tutti i giornali hanno una linea editoriale precisa trasformandoli in veri e propri sistemi di propaganda altro che di informazione..

Io detesto alcune persone che conosco che sono del PD e si vanno a prendere Repubblica per citarsi addosso o leggere che hanno ragione..mi da sui nervi..

Poi senza dubbio l'informazione finanziata dalla pubblicità avrà difficoltà a fare inchieste su certi temi..concordo..ma oggi non mi pare in italia brilliamo per inchieste..qua ci facciamo le pippe sui travaglio e gomez coi loro libricini sui processi e sugli sprechi che sono ca22ate vuote..serve invece prendere spunto dal giornalismo (ex ormai anche lì) anglosassone..

PS: Poi sia chiaro, per me l'informazione non può nemmeno essere il blog spara boiate di grillo
 
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