Nettamente il migliore allenatore italiano della sua generazione, l'unico, per competenza tecnica, carattere, gestione dello spogliatoio, ed ora reputazione, in grado di non tremare al confronto con i grandi del passato (Capello, Lippi, Ancelotti, e tralasciando per un istante l'eterodosso Sacchi). Il lavoro che sta facendo in Nazionale non è diverso da quello compiuto nella sua Juventus: fondamenta, pilastri, muri perimetrali, muri interni, solaio. Piano dopo piano, giorno dopo giorno. Riconoscibile come il filo di fumo di una sigaretta o uno di cotone bianco su di un tessuto scuro. E una nota costante: lui eccelle in una squadra di astri nascenti, non in un firmamento di stelle fisse. Non chiedetegli di gestire l'esistente. Dategli il tritolo per demolire, e ferro e cemento per edificare. Ecco perché verrà al Milan.