Comunicato ufficiale di Maldini: "Non condivido l'area tecnica".

El Mágico

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Maldini ha fatto bene a non accettare. Gli hanno offerto un ruolo quasi inutile, visto che già hanno preso Mirabelli ad occuparsi della parte sportiva. Gli hanno fatto un'offerta tanto per fargliela, del tipo noi lo abbiamo chiamato è lui che non ha accettato... Maldini non ha parlato con nessun cinese di progetti societari, piano di svilulppo e su cosa sopratutto ci si aspettasse da lui. In pratica Maldini se avesse accettato ci avrebbe messo solo il nome, un nome troppo importante da rovinare in caso di fallimento non duvuto tra l'altro dalle sue decisioni.
 

Il Re dell'Est

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Ho letto il comunicato completo da quale secondo me si evince che Maldini voleva fare il DS più che il DT.

Chiaramanete fa riferimento più vole a Mirabelli e del fatto che sia stato chiamato prima di lui..
Per quale motivo voleva partecipare alla scelta dei giocatori? Io sono d'accordo che in una squadra vincente ci vogliono ruoli ben definiti, per tanto ti chiedo Paolo: perché volevi decidere sul lavoro di Mirabelli?
Perché ci vuole sinergia ma al tempo stesso volevo decidere da solo?

Mi dispiace molto, ma ha torto.

Vedo che non sono l'unico ad aver notato questo aspetto fondamentale.
 
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Veramente...ho letto delle sue relazioni...sono rimasto impressionato appunto da quella su Kondo...devo essere onesto...lo consideravo un grandissimo acquisto (come tanti nell'ambiente) e mi sono parecchio arrabbiato il giorno che ce l'hanno soffiato...pensa te..

In tal ottica son rimasto deluso dal 'no' di maldini. Perchè fassone è la mente 'economica', mirabelli quella calcistica e paolo sarebbe stato perfetto per stare vicino la squadra e seguirla quotidianamente. Non penso abbia le qualità per visionare giocatori o allestire squadre. Magari mi sbaglio ma di certo non l'ha mai fatto.
Ma ha tante altre qualità e un'esperienza che è un peccato 'parcheggiare' in un mondo che non sia il calcio e il milan.
 

clanton

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Ragionamento tortuoso, quello di Maldini. Nei club di calcio normali, non quelli dominati da un plenipotenziario alla Galliani, l'amministratore delegato di una società per azioni presiede ad almeno tre strutture verticali dell'amministrazione: quella finanziaria, quella commerciale, e quella sportiva, alla cui direzione sono preposti rispettivamente un direttore finanziario, uno commerciale ed uno tecnico. Le deliberazioni dei tre uffici vengono condivise con l'amministratore delegato, che riporta la volontà della proprietà e dinanzi a questa risponde esclusivamente dell'operato delle varie direzioni. Ciò in linea generale per i club a proprietà dominante, a maggior ragione in quella plurisoggettiva, quando non addirittura parcellizzata o diffusa, come si annuncia quella futura del Milan, ove non vi sarà (non dovrebbe esservi) un socio dominante rispetto ad un altro, che coarti l'operato dell'AD da lui nominato. In club con questa struttura, la volontà sociale si fonda sulla condivisione di un piano industriale e sull'affidamento di questo all'AD come lead manager, con precise responsabilità e discrezionalità, la cui volontà è prevalente su quella di ogni altro organo sociale. Tale è (sarà) Fassone nel Milan, per precisa volontà dei nuovi soci. Come possa collimare con questo profilo quello, vagheggiato da Maldini, di un direttore tecnico che gestisce in piena autonomia il budget di mercato, senza rispondere del suo operato all'AD, rimane un fatto difficile da interpretare. Pensavamo che la battaglia di Paolo fosse quella di guadagnare alla sua importante funzione di direttore tecnico spazi di manovra e di discrezionalità quanto a scelte strategiche, politiche di mercato, budget gestibile, non quella di ipotizzare una rivoluzione copernicana di modelli di amministrazione del club che non potrebbero essere diversi da quelli che sono. Delusione e dispiacere, dunque, per quella che poteva essere la grande occasione di rentree di Maldini nel grande calcio. Ma per costui si conferma un destino di signorile distacco dalla trita quotidianità di un mondo che gli ha donato felicità e ricchezza, ma a cui ha sempre riservato un estetico ed aristocratico sentimento di rifiuto. Rispetto, ma si deve andare avanti senza di lui. :sisi:

:grande::grande::grande::grande:
 

Jackdvmilan

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In tal ottica son rimasto deluso dal 'no' di maldini. Perchè fassone è la mente 'economica', mirabelli quella calcistica e paolo sarebbe stato perfetto per stare vicino la squadra e seguirla quotidianamente. Non penso abbia le qualità per visionare giocatori o allestire squadre. Magari mi sbaglio ma di certo non l'ha mai fatto.
Ma ha tante altre qualità e un'esperienza che è un peccato 'parcheggiare' in un mondo che non sia il calcio e il milan.

Davvero...avrebbe potuto imparare molto in un ambito che non è prettamente il suo...
 
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A me sembra un comunicato chiaro e onesto. Probabilmente, sapendo che la sua faccia rappresenta per noi milanisti la miglior garanzia, non se l'è alla fine senitita di mettercela, temendo probabilmente di finire 'stritolato' tra Fassone e Mirabelli (che collaborano da lungo tempo), in mancanza di una chiara definizione di compiti e ruoli.
Piuttosto mi ha inquietato la parte in cui parla delle 'fonti anonime' che conosce da 30 anni, perchè corrispondono paro paro al ritratto di uno in cravatta gialla.
Se mai avessi avuto dei dubbi in proposito, queste dichiarazioni di Paolo li hanno definitivamente trasformati in certezze. Spero che le 'notizie' di ravezzani (per il quale nutro la più profonda disistima) su ragliani nel CdA, siano destituite di fondamento, perchè non vorrei che, sotto sotto, se confermate, abbiano giocato un ruolo nel no di Maldini. Speriamo.
 

Jack14

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Maldini ha fatto bene a non accettare. Gli hanno offerto un ruolo quasi inutile, visto che già hanno preso Mirabelli ad occuparsi della parte sportiva. Gli hanno fatto un'offerta tanto per fargliela, del tipo noi lo abbiamo chiamato è lui che non ha accettato... Maldini non ha parlato con nessun cinese di progetti societari, piano di svilulppo e su cosa sopratutto ci si aspettasse da lui. In pratica Maldini se avesse accettato ci avrebbe messo solo il nome, un nome troppo importante da rovinare in caso di fallimento non duvuto tra l'altro dalle sue decisioni.

Perfetto
 

Il Re dell'Est

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La domanda è un'altra: se c'è già Mirabelli a cosa sarebbe servito Maldini?

A quanto pare Fassone vuole creare un settore tecnico dove le scelte siano prese da almeno due persone, per cui Maldini avrebbe fatto "circa" quello che fa Mirabelli, ma con altre competenze aggiuntive.
Come detto, questa è una scelta che condivido perché avere due opinioni anche diverse può aiutare ad avere una visione più ampia della situazione. Tanto, in ogni caso, la decisione finale spetterebbe a Fassone.

Quindi la domanda è: cosa cambiava a Maldini lavorare da solo o in collaborazione con un'altra persona se doveva sempre rendere conto a Fassone?

Ragionamento tortuoso, quello di Maldini. Nei club di calcio normali, non quelli dominati da un plenipotenziario alla Galliani, l'amministratore delegato di una società per azioni presiede ad almeno tre strutture verticali dell'amministrazione: quella finanziaria, quella commerciale, e quella sportiva, alla cui direzione sono preposti rispettivamente un direttore finanziario, uno commerciale ed uno tecnico. Le deliberazioni dei tre uffici vengono condivise con l'amministratore delegato, che riporta la volontà della proprietà e dinanzi a questa risponde esclusivamente dell'operato delle varie direzioni. Ciò in linea generale per i club a proprietà dominante, a maggior ragione in quella plurisoggettiva, quando non addirittura parcellizzata o diffusa, come si annuncia quella futura del Milan, ove non vi sarà (non dovrebbe esservi) un socio dominante rispetto ad un altro, che coarti l'operato dell'AD da lui nominato. In club con questa struttura, la volontà sociale si fonda sulla condivisione di un piano industriale e sull'affidamento di questo all'AD come lead manager, con precise responsabilità e discrezionalità, la cui volontà è prevalente su quella di ogni altro organo sociale. Tale è (sarà) Fassone nel Milan, per precisa volontà dei nuovi soci. Come possa collimare con questo profilo quello, vagheggiato da Maldini, di un direttore tecnico che gestisce in piena autonomia il budget di mercato, senza rispondere del suo operato all'AD, rimane un fatto difficile da interpretare. Pensavamo che la battaglia di Paolo fosse quella di guadagnare alla sua importante funzione di direttore tecnico spazi di manovra e di discrezionalità quanto a scelte strategiche, politiche di mercato, budget gestibile, non quella di ipotizzare una rivoluzione copernicana di modelli di amministrazione del club che non potrebbero essere diversi da quelli che sono. Delusione e dispiacere, dunque, per quella che poteva essere la grande occasione di rentree di Maldini nel grande calcio. Ma per costui si conferma un destino di signorile distacco dalla trita quotidianità di un mondo che gli ha donato felicità e ricchezza, ma a cui ha sempre riservato un estetico ed aristocratico sentimento di rifiuto. Rispetto, ma si deve andare avanti senza di lui. :sisi:

Concordo al 100%. Maldini non la racconta giusta, ma chi gli è troppo affezionato per me fatica a capirlo. Ogni club viene gestito in questo modo, per cui non capisco dove starebbe la stanezza vagheggiata da Maldini. Anche alla Juve presumo che Paratici, nella direzione tecnica, si servi di collaboratori.
 
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