Andiamo effettivamente in questa direzione, peraltro anticipata da Li Yonghong nella sua intervista all'ANSA del 21 dicembre scorso. Lo sblocco dei fondi interni alla Repubblica Popolare non avverrà, e se avverrà, avverrà in tempi non prevedibili nel medio periodo, ed allora si farà ricorso alla emersione di capitali da conti offshore presumibilmente appartenenti ai medesimi finanziatori dell'originaria struttura SES. Una operazione tipo Suning, condotta da un soggetto multiplo, con la presenza dominante di banche di investimento. Dal punto di vista fiscale, il passaggio su controllate domiciliate in Lussemburgo, Paese UE che non individua Cayman Islands, Bermuda o British Virgin Islands come Paesi da black list, quando la transazione originata in queste piazze sia adeguatamente controgarantita dal punto di vista finanziario, serve a purgare l'eventuale difformità per il successivo approdo in Italia, che non accetta bonifici da quei Paesi. Sono fondi che approdano su piazze meno pesanti come tassazione, in quanto incentivati da una nazione come la Cina che da anni ha liberalizzato l'espatrio di fondi, anziché reprimerlo, come l'Italia nei riguardi della circolazione valutaria extra UE. Vediamo, ma con un limite: il piano industriale, che solo deciderà la sorte di questo storico passaggio societario, dalla qualità degli investimenti, al successo del leverage in borsa, quando accadrà, forse prima di quanto si pensasse. Non confondano i nomi che circoleranno, ma le cose che faranno e come vorranno farle.